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      PAUL MUNI - Paul Muni, nato Frederich Meshilem Meier Weisenfreund il 22 settembre 1895 a Leopoli, allora parte dell’Impero austro-ungarico (oggi Lviv, Ucraina), è stato uno degli attori più versatili e intensi dell’era d’oro di Hollywood. Figlio di una famiglia ebraica ashkenazita, i suoi genitori erano attori di teatro yiddish, e Muni crebbe immerso nell’arte della recitazione. Emigrò negli Stati Uniti con la famiglia nel 1902, all’età di sette anni, stabilendosi a Chicago, dove iniziò a recitare nel teatro yiddish. A soli 12 anni debuttò sul palco interpretando un uomo di 80 anni, dimostrando un talento precoce per la trasformazione fisica e vocale, un’abilità che lo accompagnerà per tutta la carriera.  
La sua carriera teatrale lo portò a New York, dove lavorò con il prestigioso Yiddish Art Theatre sotto la guida di Maurice Schwartz. Nel 1926, a 31 anni, fece il suo debutto a Broadway in lingua inglese con la pièce We Americans, interpretando un anziano ebreo. Questo segnò l’inizio della sua transizione verso il teatro e il cinema americani. Nel 1929, Muni approdò a Hollywood con la Fox Film Corporation, ottenendo una nomination all’Oscar per il suo primo film, The Valiant. Tuttavia, insoddisfatto dei ruoli offerti, tornò a Broadway, per poi essere richiamato a Hollywood nel 1932 per due ruoli iconici: quello in I Am a Fugitive from a Chain Gang, che gli valse un’altra nomination all’Oscar, e quello di Tony Camonte in Scarface – Lo sfregiato, che lo consacrò come uno degli attori più potenti della sua epoca.  
Muni era noto per la sua dedizione quasi ossessiva ai ruoli: studiava a fondo i personaggi, immergendosi nei loro manierismi, dialetti e contesti storici, e utilizzava il trucco per trasformarsi completamente, guadagnandosi il soprannome di “nuovo Lon Chaney”. Durante gli anni ’30, divenne una delle stelle di punta della Warner Bros., che lo celebrava come “il più grande attore dello schermo”. Vinse l’Oscar come Miglior Attore nel 1936 per The Story of Louis Pasteur e ottenne altre nomination per The Life of Emile Zola (1937) e The Last Angry Man (1959). Parallelamente, brillò anche a teatro, vincendo un Tony Award nel 1955 per il ruolo di Henry Drummond in Inherit the Wind. La sua salute, però, iniziò a declinare negli anni ’50 a causa di problemi alla vista – perse un occhio a causa di un tumore nel 1955 – e si ritirò quasi completamente dopo il 1959. Morì il 25 agosto 1967 a MonteDEFFcito, California, lasciando un’eredità di 23 film e un’impronta indelebile nel cinema e nel teatro.  
Per i collezionisti di cigarette cards, Paul Muni è un’icona da custodire gelosamente. La nostra carta dal Salem Gold Film Bilder Album 2, che lo ritrae con una sigaretta in bocca e un’espressione enigmatica, è un esempio perfetto di come le cigarette cards degli anni ’30 celebrassero le star del cinema. Muni, con i suoi ruoli intensi e trasformisti, era il soggetto ideale per queste piccole opere d’arte, che catturavano il fascino di un’epoca in cui il cinema stava definendo i suoi miti.
Nel 1932, Paul Muni diede vita a Tony Camonte, il protagonista di Scarface – Lo sfregiato, diretto da Howard Hawks e prodotto da Howard Hughes. Tony Camonte è un gangster italo-americano nella Chicago degli anni ’20, un uomo spietato e ambizioso che scala i ranghi della criminalità organizzata durante il proibizionismo, lasciando dietro di sé una scia di sangue e tradimenti. Soprannominato “lo Sfregiato” per la cicatrice che gli deturpa il volto, Camonte è un predatore che vive per il potere, eliminando chiunque gli intralci il cammino – dal boss Big Louis Costillo, che uccide nella scena iniziale, ai rivali delle gang irlandesi del North Side.  
Muni interpreta Camonte con una ferocia quasi primordiale, alternando momenti di violenza brutale a un’ingenuità quasi infantile, come quando si entusiasma per una mitragliatrice o si gode uno spettacolo teatrale senza capirne il significato. La sua performance è un’esplosione di energia: con un accento italo-americano marcato, gesti esagerati e uno sguardo che trasuda fame di potere, Muni trasforma Camonte in un antieroe larger-than-life. Nonostante non fosse italiano – Muni era di origini ebraiche ucraine – riuscì a catturare l’essenza di un gangster ispirato ad Al Capone, pur aggiungendo un tocco personale che lo rese unico.  
Un elemento centrale del personaggio è il suo rapporto ossessivo con la sorella Cesca (interpretata da Ann Dvorak), che sfocia in sfumature incestuose, un dettaglio audace per l’epoca. Camonte è geloso e possessivo, e questa debolezza emotiva diventa la sua rovina: uccide il suo migliore amico e complice, Gino Rinaldo (George Raft), credendo erroneamente che abbia una relazione con Cesca, senza sapere che i due si erano sposati in segreto. Questo omicidio dà alla polizia il pretesto per accerchiarlo, portandolo a una drammatica caduta.  
La performance di Muni in Scarface non è solo un’interpretazione, ma una vera e propria incarnazione del gangster come archetipo: un uomo che vive secondo un codice spietato, disposto a tutto pur di “scrivere il suo nome in grande” sulla città, come dichiara nel film. La sua presenza scenica, accentuata da un guardaroba imbottito e tacchi per sembrare più imponente, domina ogni inquadratura, rendendo Tony Camonte un’icona che ha influenzato generazioni di attori – persino Al Pacino, che ha citato Muni come ispirazione per il suo Tony Montana nel remake del 1983.  
Nella nostra cigarette card dal Salem Gold Film Bilder Album 2, Paul Muni appare in un ritratto che sembra catturare un momento di calma prima della tempesta: con la sigaretta in bocca e gli occhi socchiusi, è l’immagine di un uomo che nasconde la ferocia di Tony Camonte dietro un’eleganza apparente. È un pezzo che ogni collezionista di cinema dovrebbe avere, un frammento di storia che testimonia il talento di Muni e l’impatto di Scarface sul genere gangster.
      JOAN BLONDELL - Joan Blondell, nata il 30 agosto 1906 a New York, è stata una delle stelle più versatili e carismatiche dell’epoca d’oro di Hollywood, capace di passare con disinvoltura da ruoli drammatici a commedie frizzanti. Con il suo fascino sfrontato, occhi vivaci e un’energia che illuminava lo schermo, Blondell è stata un’icona degli anni ’30 e ’40, nota per film come La donna del miracolo (1931) e Chorus Girl (1933). In Topper Returns (1941), terzo e ultimo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate a Thorne Smith, Blondell regala una performance memorabile come Gail Richards, un fantasma determinato e irresistibile, distinguendosi nettamente dai toni dei primi due film della serie.
Figlia di attori di vaudeville, Blondell crebbe sul palcoscenico e approdò a Hollywood dopo successi a Broadway. Con oltre 100 film all’attivo, si guadagnò una reputazione per la sua autenticità e il suo umorismo, spesso interpretando donne indipendenti e argute. Nominata all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per The Blue Veil (1951), continuò a lavorare in cinema, teatro e televisione fino agli anni ’70. La sua vitalità e il suo calore umano la resero una delle attrici più amate del suo tempo.
In Topper Returns, diretto da Roy Del Ruth, Joan Blondell interpreta Gail Richards, una giovane donna assassinata per errore in una villa gotica dopo uno scambio di stanze con l’amica Ann Carrington (Carole Landis). Trasformata in un fantasma, Gail è il motore della storia: non cerca solo giustizia, ma trascina il banchiere Cosmo Topper (Roland Young) in un’indagine piena di suspense e risate. Con la sua parlantina veloce e un’energia quasi palpabile, Blondell rende Gail un personaggio unico: un fantasma che è allo stesso tempo malizioso, determinato e adorabile. Le sue interazioni con Topper, la svampita Clara (Billie Burke) e l’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson) sono il cuore comico del film, mentre le scene in cui appare e scompare, grazie a effetti speciali nominati agli Oscar, aggiungono un tocco di magia visiva. Blondell domina ogni inquadratura, portando una freschezza che eleva il mix di giallo, commedia e horror leggero.

Rispetto a Topper (1937) e Topper Takes a Trip (1938), Topper Returns si distingue per tono, struttura e il ruolo del personaggio di Blondell. Nei primi due film, la coppia di fantasmi George e Marion Kerby (Cary Grant e Constance Bennett) è al centro della storia, con un focus su commedie sofisticate e dinamiche matrimoniali. In Topper, i Kerby, morti in un incidente d’auto, tornano come spiriti per “redimere” Topper, spingendolo a vivere con più audacia. La loro presenza è giocosa e romantica, con un’energia da screwball comedy. In Topper Takes a Trip, Marion (senza George) aiuta Topper a risolvere una crisi coniugale in Francia, mantenendo un’atmosfera leggera e mondana.
In Topper Returns, invece, Gail Richards di Blondell introduce un’energia più terrena e diretta. A differenza dei Kerby, che sono spiriti spensierati con motivazioni altruistiche, Gail è mossa da un obiettivo personale: trovare il suo assassino. Questo sposta il film verso un registro da giallo-commedia, con una villa piena di passaggi segreti e un’atmosfera che ricorda i mystery-horror degli anni ’30. Mentre Marion Kerby è elegante e maliziosa, Gail è più sfacciata e pratica, con un umorismo che riflette lo stile di Blondell, fatto di battute rapide e un’attitudine da “ragazza della porta accanto”. Inoltre, Topper Returns abbandona la continuity romantica dei Kerby, concentrandosi su un’indagine standalone, il che rende il ruolo di Blondell più centrale e narrativamente cruciale rispetto a quello di Bennett nei film precedenti.
Un’altra differenza è il tono: i primi due film sono commedie sofisticate con un tocco di glamour, mentre Topper Returns abbraccia elementi slapstick e suspense, grazie anche alla regia di Del Ruth e alla sceneggiatura di Jonathan Latimer. Blondell, con la sua versatilità, si adatta perfettamente a questo mix, portando una comicità più fisica e meno eterea rispetto a Constance Bennett. La sua Gail non è solo un fantasma, ma una detective improvvisata, dando al film un ritmo più incalzante e un appeal più moderno.

La performance di Blondell in Topper Returns è uno dei motivi del suo successo, con un 89% su Rotten Tomatoes e un posto tra i classici del genere. Il film, nel pubblico dominio dal 1969, è stato restaurato per il UCLA Festival of Preservation nel 2022, e la chimica di Blondell con Young, Burke e Anderson rimane un punto di forza. Puoi guardarlo su Tubi, Pluto TV o Archive.org, o noleggiarlo su Amazon Prime Video. La sua Gail Richards è un’icona della commedia soprannaturale, un personaggio che anticipa figure come Elvira o le protagoniste di Ghostbusters.
Joan Blondell morì il 25 dicembre 1979 a Santa Monica, ma la sua eredità vive in ruoli come quello di Topper Returns, dove ha dimostrato di poter trasformare un fantasma in una forza della natura. Con il suo sorriso malizioso e la sua verve, Blondell rimane una stella che illumina ogni fotogramma.
      CONSTANCE BENNETT - Card n.47 della serie FAMOUS FILM STARS stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934 - 
Constance Campbell Bennett nasce il 22 ottobre 1904 a New York, in una famiglia già immersa nel mondo dello spettacolo: suo padre, Richard Bennett, era un attore teatrale di successo, e le sue sorelle, Joan e Barbara, seguirono carriere simili. Constance debutta sul grande schermo negli anni ’20, durante l’era del cinema muto, ma è con l’avvento del sonoro che la sua carriera decolla. Grazie alla sua voce raffinata, al suo fascino elegante e a un talento naturale per la commedia, diventa una delle attrici più celebri e pagate degli anni ’30. Tra i suoi ruoli più noti ci sono quelli in What Price Hollywood? (1932), un precursore di A Star Is Born, e Merrily We Live (1938). Oltre a recitare, Bennett era una donna d’affari astuta: fondò una casa di produzione e fu attiva anche nella moda e nella cosmesi, lanciando una linea di bellezza. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si dedicò a spettacoli per le truppe, mostrando il suo impegno sociale. Sposata cinque volte, tra cui con l’attore Gilbert Roland e il produttore Henri de la Falaise, morì il 24 luglio 1965, lasciando un’eredità duratura nel cinema.

In Topper Takes a Trip (1938), Constance Bennett riprende il ruolo di Marion Kirby, il vivace fantasma che aveva già interpretato nel primo film della serie, Topper (1937). Marion è una figura eterea e spensierata, una socialite morta in un incidente d’auto che torna sulla Terra con una missione: compiere una buona azione per guadagnarsi il paradiso. In questo sequel, Marion si concentra sul salvare il matrimonio di Cosmo Topper (Roland Young) e sua moglie Clara (Billie Burke), intrecciando caos e risate con il suo approccio imprevedibile. Accompagnata dal suo cane fantasma Mr. Atlas (interpretato dal celebre Skippy), Marion porta scompiglio e magia in un lussuoso hotel della Riviera francese, affrontando situazioni assurde con il suo mix di ironia e fascino. Bennett infonde al personaggio una leggerezza irresistibile e un’energia frizzante, rubando la scena con la sua presenza scenica e il suo talento per la commedia. La sua interpretazione non solo consolida il successo della saga, ma contribuisce a rendere Marion Kirby un’icona delle commedie sovrannaturali dell’epoca. Inoltre, Bennett ebbe un ruolo attivo dietro le quinte, influenzando il tono del film e improvvisando alcune delle battute più memorabili, come confermato da aneddoti del set.
Constance Bennett, con la sua Marion, è il cuore pulsante di Topper Takes a Trip, trasformando una commedia leggera in un’esperienza indimenticabile!
      TOPPER TAKES A TRIP - Preparati a un viaggio esilarante e ultraterreno con Topper Takes a Trip, il secondo capitolo della saga cinematografica ispirata ai romanzi di Thorne Smith, diretto con maestria da Norman Z. McLeod nel 1938. Questa commedia fantasy è un cocktail irresistibile di risate, assurdità e un pizzico di magia che ti catturerà dall’inizio alla fine!
Dopo il successo di Topper, la spumeggiante Marion Kirby – un fantasma dal fascino irresistibile interpretato da Constance Bennett – torna sulla Terra, accompagnata dal suo adorabile cane Atlas, con una missione: salvare il matrimonio sull’orlo del naufragio di Cosmo Topper (Roland Young) e della sua adorabile ma esasperata moglie Clara (Billie Burke). Tra interventi spettrali e pasticci esilaranti, Marion non solo cerca di riaccendere la scintilla tra i due, ma punta anche a guadagnarsi un biglietto per il paradiso. Le cose si complicano quando un viscido barone francese entra in scena, trascinando l’intera vicenda in un lussuoso hotel sulla Riviera francese, dove il caos raggiunge livelli esilaranti.
Il film brilla grazie a un cast stellare: Roland Young è semplicemente perfetto nel ruolo di Cosmo, un uomo qualunque travolto da situazioni fuori dal comune, con una comicità fisica che strappa risate a ogni passo. Constance Bennett è un turbine di charme e ironia, una presenza eterea che domina lo schermo, mentre Billie Burke aggiunge un tocco di eccentricità deliziosa nei panni di Clara. Tra gag slapstick e dialoghi brillanti, Topper Takes a Trip mescola humor raffinato e follia sovrannaturale, regalando un’esperienza che non perde mai il ritmo.
Rispetto al primo capitolo, questo sequel alza la posta con nuove avventure e un’ambientazione glamour, senza mai tradire il suo spirito leggero e scanzonato. È una fuga spensierata in un mondo dove i fantasmi giocano a fare i cupidi e ogni scena è un’esplosione di divertimento senza tempo. Se hai un debole per le commedie classiche con un twist magico, questo gioiellino anni ’30 è un must assoluto: ti conquisterà con il suo mix di risate, cuore e un’eleganza d’altri tempi!
      LAURENCE OLIVIER - Card n.22 MY FAVOURITE PART GALLAHER Ltd. - Laurence Olivier, un nome che vibra come una corda di violino tesa al massimo, è stato il cuore pulsante del teatro e del cinema del Novecento. Nato il 22 maggio 1907 a Dorking, una cittadina inglese avvolta dal verde, Olivier sembrava portare con sé, fin dall’infanzia, un’aura di grandezza. Figlio di un reverendo severo, trovò presto rifugio nei drammi shakespeariani, recitando sonetti con una passione che lasciava già intravedere il genio. La Royal Academy of Dramatic Art lo accolse come un diamante grezzo, e lui ne uscì affilato, pronto a conquistare i palcoscenici di Londra con una voce che ruggiva come il mare in tempesta e un’eleganza che ammutoliva le platee. Ma non si fermò al teatro: il cinema lo chiamava, e Olivier rispose con una carriera che ha scolpito il suo nome nella storia.
Immagina un uomo capace di tutto: un Heathcliff selvaggio e disperato in Wuthering Heights (1939), che si aggira tra le brughiere con occhi pieni di fuoco; un Maxim de Winter in Rebecca (1940), così tormentedamente affascinante da far tremare i muri della villa di Manderley; e poi l’Amleto del 1948, un principe danese fragile e feroce, che gli valse un Oscar e la corona di re indiscusso della recitazione. Olivier non era solo un attore: era un tornado di emozioni, un alchimista che trasformava ogni battuta in oro puro. Con il suo portamento regale, i lineamenti cesellati e quel modo di scandire le parole – come se ogni sillaba fosse un dono – incantava chiunque lo guardasse.
E poi c’è The Divorce of Lady X (1938), un gioiellino dove Olivier svela un lato diverso, più leggero, ma non meno magnetico. Qui è Everard Logan, un avvocato divorzista dal cipiglio severo, un uomo che in tribunale sbroglia matrimoni con la precisione di un chirurgo e la freddezza di un generale. Ma quando Leslie Steele, interpretata dalla radiosa Merle Oberon, piomba nella sua vita come un fulmine in una notte nebbiosa, tutto cambia. Pensa alla scena: Londra avvolta da una coltre di fumo, Logan costretto a cedere la sua suite d’albergo a questa sconosciuta sfacciata, e una tensione che cresce tra battute taglienti e sguardi rubati. Lui, con quel sopracciglio inarcato e un’aria di sfida, cerca di resistere; lei, con un sorriso che scioglierebbe il ghiaccio, lo trascina in un gioco di seduzione e malintesi.
Olivier dà a Logan una vita che pulsa: è rigido ma vulnerabile, sarcastico ma adorabile. La sua chimica con Merle Oberon è un fuoco d’artificio – ogni dialogo è un botta e risposta che scoppietta di umorismo e desiderio represso. Guarda come il suo Logan, da austero professionista, si ritrova a inseguire Leslie con un misto di irritazione e fascinazione, inciampando quasi nella propria dignità. È un Olivier che gioca, che si diverte, e che ci ricorda quanto fosse versatile: capace di passare dal dramma shakespeariano alla commedia romantica senza perdere un grammo della sua potenza.
The Divorce of Lady X brilla anche grazie a lui. Everard Logan, sotto la guida di Olivier, diventa il perfetto eroe comico: un uomo che scopre l’amore quando meno se lo aspetta, e che ci fa ridere e sospirare allo stesso tempo. Se questo film resta un classico, è perché Laurence Olivier, con il suo talento sconfinato, ha saputo trasformare ogni gesto, ogni sguardo, in un momento indimenticabile. Un gigante, un poeta, un eterno incantatore: questo era Olivier, e questo rimarrà per sempre.
      CAROLE LOMBARD - Card n.26 della serie BEAUTIES of TO-DAY settima serie della GODFREY PHILLIPS Ltd.-  Carole Lombard, nata Jane Alice Peters il 6 ottobre 1908 a Fort Wayne, Indiana, è stata una delle attrici più amate e influenti di Hollywood durante gli anni '30 e '40. Conosciuta per il suo spirito vivace, la sua bellezza radiosa e il suo talento comico, Lombard ha iniziato la sua carriera come attrice bambina, ma è stata con i suoi ruoli da adulta che ha raggiunto la vera celebrità.

Nel film "Swing High, Swing Low" del 1937, Carole Lombard interpreta Maggie King, il cuore e l'anima della storia. Maggie è una giovane donna ingenua ma piena di speranza, che si innamora di "Skid" Johnson (interpretato da Fred MacMurray). La sua performance cattura l'essenza di un personaggio che è sia vulnerabile che determinato, navigando attraverso l'amore e le sfide con grazia e forza. Lombard trasmette una genuinità e una profondità che rendono Maggie un personaggio memorabile e amabile, dimostrandosi capace di portare sullo schermo non solo la leggerezza della commedia ma anche la complessità del dramma.

La sua interpretazione di Maggie è centrale per il successo del film, offrendo un contrasto perfetto alla tormentata figura di Skid, e contribuendo a creare una delle storie d'amore più toccanti del periodo. Lombard, con la sua presenza magnetica e la sua abilità nel bilanciare emozione e umorismo, ha lasciato un'impronta duratura in questo ruolo, dimostrando perché è stata considerata una delle grandi stelle del cinema classico.
      CHARLES (BUDDY) ROGERS - Card n.13 della serie CINEMA STARS - ABDULLA & Co. Ltd. (1934) - Charles "Buddy" Rogers, conosciuto come "America's Boyfriend", è stato un attore e musicista americano nato il 13 agosto 1904 a Olathe, Kansas. Durante il picco della sua popolarità negli anni '20 e '30, Rogers era noto per il suo fascino e il suo talento sia come attore che come musicista. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood a metà degli anni '20 e ha rapidamente guadagnato fama grazie al suo carisma e alla sua versatilità.

In "Wings" del 1927, Rogers interpreta Jack Powell, un giovane appassionato di automobili che si arruola nell'Air Force durante la Prima Guerra Mondiale. Il suo personaggio è inizialmente rivale in amore con David Armstrong, ma la loro rivalità si trasforma in un'amicizia fraterna mentre combattono insieme in Francia. La performance di Rogers in "Wings" è stata fondamentale per il successo del film, grazie alla sua capacità di trasmettere emozioni intense e di coinvolgere il pubblico.

Rogers era già una stella emergente quando fu scelto per "Wings", e la sua presenza nel film ha contribuito a renderlo un successo. La sua interpretazione di Jack Powell è stata elogiata per la sua autenticità e il suo spirito. Rogers ha portato una dimensione emotiva al film, rendendo il personaggio di Jack non solo un eroe di guerra, ma anche un giovane uomo alle prese con l'amore e la perdita.

Oltre alla sua carriera cinematografica, Rogers era anche un talentuoso musicista. Ha suonato in diverse band e ha registrato numerosi dischi durante la sua carriera. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ha servito nella Marina degli Stati Uniti come istruttore di volo.

Charles "Buddy" Rogers ha lasciato un'impronta duratura nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di Jack Powell ha dimostrato il suo talento e il suo carisma, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      MARY CARR - Card n.10 della serie CINEMA STARS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1926 - Mary Carr, nata Mary Kenevan il 14 marzo 1874 a Germantown, Pennsylvania, è stata un'attrice americana nota per i suoi ruoli materni nei film. Ha iniziato la sua carriera come insegnante, ma presto ha abbandonato l'insegnamento per lavorare come attrice in compagnie teatrali itineranti. Si è sposata con l'attore William Carr e ha girato ampiamente con la sua compagnia. Dopo l'inizio del secolo, William Carr si è dedicato alla produzione cinematografica come attore e regista, coinvolgendo Mary e i loro sei figli nel mondo del cinema.

Mary Carr ha debuttato nel cinema nel 1916, ma è stata la sua interpretazione in "Over the Hill to the Poorhouse" (1920) a renderla famosa. Questo film è stato un grande successo grazie alla sua toccante interpretazione di una madre povera. Ha continuato a recitare in ruoli simili in numerosi film durante il periodo del cinema muto. Con l'avvento del cinema sonoro, ha attraversato un periodo difficile, ma grazie alla pubblicità sulla sua situazione, ha ricevuto aiuto e ha trovato occasionalmente lavoro. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita apparendo sporadicamente in film, spesso diretti dal figlio Thomas Carr.

Uno dei film sonori più significativi in cui Mary Carr ha recitato è stato "Lights of New York" (1928), il primo lungometraggio interamente parlato. In questo film, Mary Carr ha interpretato il ruolo di Mrs. Morgan, la madre del protagonista Eddie Morgan, interpretato da Cullen Landis. La trama segue Eddie e il suo amico Gene, interpretato da Eugene Pallette, che si trovano coinvolti in un mondo di crimine e corruzione a New York. Questo film ha segnato una svolta nella carriera di Mary Carr, dimostrando la sua capacità di adattarsi al nuovo formato sonoro del cinema.

Mary Carr è morta il 24 giugno 1973 a Woodland Hills, Los Angeles, all'età di 99 anni.
      F. W. MURNAU - Card n.507 - MERCEDES FILMBILDER ALBUM 4 - F.W. Murnau è uno dei registi più influenti del cinema espressionista tedesco e del cinema muto in generale. Nato come Friedrich Wilhelm Plumpe, Murnau ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema con il suo stile visivo unico e la sua capacità di creare atmosfere inquietanti e suggestive.

Murnau è forse meglio conosciuto per il suo capolavoro del 1922, "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore". Questo film, basato liberamente sul romanzo "Dracula" di Bram Stoker, è considerato uno dei primi e più influenti film horror della storia del cinema. La sua capacità di utilizzare le ombre e le luci per creare un senso di angoscia e mistero è diventata una firma del suo stile.

Oltre a "Nosferatu", Murnau ha diretto altri film importanti come "Der letzte Mann" (L'ultima risata) del 1924, che è noto per l'uso innovativo della cinepresa mobile e per la sua narrazione visiva senza didascalie. Questo film ha dimostrato la sua abilità nel raccontare storie complesse attraverso immagini potenti e ha influenzato molti registi successivi.

Un altro capolavoro di Murnau è "Sunrise: A Song of Two Humans" (Aurora) del 1927, che ha vinto il primo Oscar per la Miglior Produzione Artistica. Questo film è celebrato per la sua fotografia espressionista e per la sua capacità di combinare elementi di realismo e fantasia in una narrazione emotivamente coinvolgente.

Murnau ha avuto un impatto duraturo sul cinema, influenzando innumerevoli registi e contribuendo a definire l'estetica del cinema espressionista e dell'horror. La sua capacità di evocare emozioni profonde attraverso immagini visive potenti lo rende uno dei registi più rispettati e ammirati della storia del cinema.
      INA CLAIRE - Card n.5 della serie STARS OF SCREEN & STAGE GALLAHER Ltd. Ina Claire, nata Ina Fagan il 15 ottobre 1893, è stata una luminosa stella del palcoscenico di Broadway e un'affermata attrice cinematografica. La sua vita è stata un affascinante viaggio attraverso l'epoca d'oro del teatro e del cinema americano. Orfana di padre prima della nascita, Ina e sua madre hanno affrontato sfide significative, ma la sua determinazione e il suo talento l'hanno portata a diventare una delle attrici più amate e rispettate del suo tempo. Conosciuta per il suo spirito effervescente e la sua presenza scenica magnetica, Ina Claire ha incantato il pubblico con la sua eleganza e il suo ingegno, diventando un'icona di stile e di grazia sul palcoscenico e sullo schermo. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue memorabili performance e il suo impatto duraturo sull'industria dell'intrattenimento. Ina Claire ha brillato nel suo ruolo nel film "The Greeks Had a Word for Them", un'opera del 1932 che ha catturato l'essenza della commedia sofisticata dell'epoca pre-Code. La sua interpretazione, insieme a quella delle co-protagoniste Joan Blondell e Madge Evans, ha portato sullo schermo una vivacità e uno spirito che hanno definito il film come un classico senza tempo. Il film, diretto da Lowell Sherman e prodotto da Samuel Goldwyn, è basato sulla commedia di Zoe Akins e presenta Ina Claire nel ruolo di una donna mondana e astuta, che naviga con intelligenza e fascino le complessità delle relazioni sociali e romantiche. La sua performance è stata acclamata per la sua capacità di bilanciare umorismo e pathos, dimostrando la sua versatilità come attrice.
      ADOLPHE MENJOU - Card n.75 della serie CINEMA STARS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1926 - Adolphe Menjou, nato il 18 febbraio 1890 a Pittsburgh, Pennsylvania, è stato un attore statunitense che ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema. Dopo aver completato la sua formazione presso la Culver Military Academy e laureatosi in ingegneria alla Cornell University, Menjou fu attratto dal teatro e dal vaudeville, facendo il suo debutto cinematografico nel 1914 con "The Acid Test". Emerse come una stella del cinema muto, brillando in film come "Lo sceicco" e "I tre moschettieri" nel 1921. Con l'avvento del cinema sonoro, la sua carriera non solo continuò, ma prosperò, culminando in una nomination all'Oscar nel 1931 per il suo ruolo in "The Front Page".

In "The Front Page", Menjou diede vita al personaggio di Walter Burns, un editore astuto e senza scrupoli, una performance che rafforzò la sua reputazione di uomo elegante e sofisticato. Oltre alla sua carriera cinematografica, Menjou era noto per le sue convinzioni politiche conservatrici e per il suo coinvolgimento con la Commissione per le attività antiamericane durante il periodo della paura rossa negli Stati Uniti. La sua vita fu segnata da successi professionali e da una presenza attiva nel dibattito politico del suo tempo.

Menjou si distinse anche per il suo stile impeccabile, tanto da essere nominato più volte come l'uomo più elegante d'America. La sua abilità nel vestire e nel portare se stesso con una grazia senza tempo lo ha reso un'icona di stile. La sua carriera attraversò diverse fasi del cinema, dai film muti ai talkies, e lavorò con alcuni dei più grandi nomi dell'epoca, come Charlie Chaplin in "A Woman of Paris", e Marlene Dietrich e Gary Cooper in "Morocco". Menjou fu anche un volto familiare in "A Star Is Born" con Janet Gaynor e Fredric March.

La sua vita privata fu altrettanto colorata quanto la sua carriera, con tre matrimoni, l'ultimo dei quali con l'attrice Verree Teasdale, durato fino alla sua morte nel 1963. Menjou lasciò un'eredità duratura come uno degli attori più raffinati e carismatici del suo tempo, un vero gentiluomo dello schermo che continua a ispirare gli attori di oggi.
      VIVIEN LEIGH - Card n.36 della serie SCREEN STARS stampata dalla ABDULLA & Co. Ltd. nel 1939Vivien Leigh, nata Vivian Mary Hartley il 5 novembre 1913 a Darjeeling, in India, è stata una delle attrici più affascinanti e talentuose del suo tempo. Con una carriera che ha attraversato tre decenni, Vivien Leigh ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del teatro e del cinema, diventando un'icona per le sue interpretazioni memorabili e la sua bellezza senza tempo.

La sua educazione artistica iniziò in giovane età, quando fu mandata a studiare in Europa, per poi fare ritorno a Londra nel 1931. Fu proprio in questo periodo che Vivien scoprì la sua passione per la recitazione, ispirata dall'amica e futura attrice Maureen O'Sullivan. Dopo aver completato la sua formazione alla Royal Academy of Dramatic Art, Vivien iniziò a farsi notare per le sue doti recitative, ottenendo piccoli ruoli in film nel 1935 e progredendo fino al ruolo di eroina in "Fire Over England" nel 1937.

Il suo talento non passò inosservato, e ben presto arrivò il ruolo che l'avrebbe resa immortale: Scarlett O'Hara in "Gone with the Wind" (1939). La sua interpretazione le valse il primo dei suoi due premi Oscar come Miglior Attrice. Il secondo Oscar arrivò nel 1952 per la sua performance come Blanche DuBois in "A Streetcar Named Desire", un ruolo che aveva già interpretato con successo sul palcoscenico del West End londinese nel 1949.

Nonostante la sua fama come attrice cinematografica, Vivien Leigh era principalmente una performer teatrale. Ha interpretato una vasta gamma di personaggi, dalle eroine delle commedie di Noël Coward e George Bernard Shaw alle classiche figure shakespeariane come Ofelia, Cleopatra, Giulietta e Lady Macbeth. La sua carriera teatrale fu coronata da un Tony Award per il suo lavoro nella versione musicale di Broadway di "Tovarich" nel 1963.

La vita personale di Vivien Leigh fu altrettanto affascinante quanto la sua carriera. Fu sposata due volte, prima con Herbert Leigh Holman e poi con l'attore Laurence Olivier, con cui formò una delle coppie più celebri del teatro e del cinema. Insieme, hanno recitato in numerose produzioni teatrali, spesso con Olivier alla regia, e in tre film.

Nonostante il successo, la vita di Vivien Leigh fu segnata da sfide personali, tra cui la lotta contro il disturbo bipolare e la tubercolosi cronica, che fu diagnosticata a metà degli anni '40 e che alla fine portò alla sua prematura scomparsa all'età di 53 anni nel 1967.

Vivien Leigh rimane una figura leggendaria, una donna che ha incarnato la grazia, la determinazione e il talento. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue memorabili interpretazioni e la sua capacità di ispirare le generazioni future di attori e appassionati di cinema e teatro. Vivien Leigh non è stata solo un'attrice; è stata una forza della natura che ha brillato intensamente sia sul palcoscenico che sullo schermo, lasciando un segno indelebile nella storia dell'arte performativa.
      GARY COOPER - Card n.47 della serie STARS of the SCREEN stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1934 - Gary Cooper, pseudonimo di Frank James Cooper, è stato un'icona del cinema americano, noto per il suo stile recitativo sobrio e la sua forte presenza scenica. Nato il 7 maggio 1901 a Helena, Montana, Cooper ha vissuto una carriera cinematografica di successo che lo ha visto protagonista in oltre 100 film. Il suo ruolo in "Meet John Doe" del 1941, diretto dal celebre Frank Capra, è uno dei più significativi. In questo film, Cooper interpreta 'Long John' Willoughby, un ex giocatore di baseball caduto in tempi difficili che si ritrova a impersonare John Doe, un uomo inventato da una giornalista, interpretata da Barbara Stanwyck, per stimolare l'interesse del pubblico e sollevare questioni sociali. La performance di Cooper in "Meet John Doe" è stata acclamata per la sua capacità di catturare la complessità del personaggio, un eroe americano riluttante che incarna le speranze e le paure del cittadino medio durante un periodo di grande incertezza. La sua interpretazione ha contribuito a rendere il film un classico duraturo, che continua a essere apprezzato per la sua rilevanza tematica e la sua profondità emotiva.
      WILLIAM POWELL - William Powell è stato un attore statunitense, noto soprattutto per la sua carriera cinematografica. Sotto contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer, ha recitato in 14 film accanto a Myrna Loy, tra cui la serie di L’uomo ombra, basata sui personaggi di Nick e Nora Charles creati da Dashiell Hammett. Powell è stato candidato tre volte all’Oscar come miglior attore: per L’uomo ombra (1934), L’impareggiabile Godfrey (1936) e Life with Father (1947).

Life with Father è un film commedia in Technicolor, diretto da Michael Curtiz e tratto dall’autobiografia e dal successo teatrale omonimi di Clarence Day. Powell interpreta Clarence Day Sr., il burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Il film è ricco di situazioni divertenti e toccanti, e mostra il talento comico e drammatico di Powell. Il film è stato un grande successo di pubblico e di critica, e ha ricevuto quattro nomination agli Oscar, tra cui quella per Powell.

Powell è nato a Pittsburgh nel 1892, da una famiglia agiata. Ha studiato legge all’Università del Kansas, ma dopo una settimana si è trasferito a New York, dove ha frequentato l’Accademia americana di arti drammatiche. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood nel 1922, interpretando il Professor Moriarty in una produzione di Sherlock Holmes con John Barrymore. Ha recitato in film sentimentali e d’avventura, e ha avuto una voce potente e piacevole che gli ha permesso di adattarsi al cinema sonoro.

Powell ha avuto tre matrimoni: con l’attrice Eileen Wilson, da cui ha avuto il suo unico figlio, con l’attrice Carole Lombard, e con l’attrice Diana Lewis, con cui è rimasto fino alla morte. Ha avuto anche una relazione con l’attrice Jean Harlow, morta improvvisamente nel 1937. Powell è morto a Palm Springs nel 1984, all’età di 91 anni.     (CARD posizione 6 pag. 19 dell'ALBUM 1 "SALEM GOLD-FILM-BILDER")
      STAN LAUREL & OLIVER HARDY - Laurel e Hardy erano una coppia di comici britannico-americana, considerata una delle più grandi della storia del cinema. Stan Laurel (1890-1965) era inglese e Oliver Hardy (1892-1957) era americano. Iniziarono la loro carriera come duo nell’epoca del cinema muto, e poi passarono con successo ai film sonori. Dal tardo anni '20 alla metà degli anni '50, furono famosi in tutto il mondo per la loro comicità basata sullo slapstick, con Laurel che interpretava l’amico goffo e innocente di Hardy, il bullo pomposo.

Prima di diventare una squadra, entrambi avevano una carriera cinematografica ben avviata. Laurel aveva recitato in oltre 50 film, e lavorato come scrittore e regista, mentre Hardy era in più di 250 produzioni. Entrambi erano apparsi in The Lucky Dog (1921), ma non erano ancora una coppia. Apparvero insieme per la prima volta in un cortometraggio nel 1926, quando firmarono contratti separati con lo studio cinematografico di Hal Roach. Divennero ufficialmente una squadra nel 1927, quando apparvero nel corto muto Putting Pants on Philip. Rimasero con Roach fino al 1940, e poi apparvero in otto commedie B per la 20th Century Fox e la Metro-Goldwyn-Mayer dal 1941 al 1945.

Dopo aver terminato i loro impegni cinematografici alla fine del 1944, si concentrarono sulle esibizioni teatrali, e intrapresero una tournée di music hall in Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia4 Realizzarono il loro ultimo film nel 1950, una coproduzione franco-italiana chiamata Atollo K. Apparvero come squadra in 107 film, tra cui 32 corti muti, 40 corti sonori e 23 lungometraggi. Fecero anche 12 apparizioni come ospiti o cameo, tra cui nel film promozionale Galaxy of Stars del 19365 Il 1° dicembre 1954, fecero la loro unica apparizione televisiva americana, quando furono sorpresi e intervistati da Ralph Edwards nel suo programma live NBC-TV This Is Your Life. Dagli anni '30, le loro opere sono state distribuite in numerose riedizioni teatrali, revival televisivi, film per la casa in 8-mm e 16-mm, compilation di lungometraggi e video domestici. Nel 2005, furono votati come il settimo miglior duo comico di tutti i tempi da un sondaggio britannico di comici professionisti. La società ufficiale di apprezzamento di Laurel e Hardy è The Sons of the Desert, dal nome di una società fraterna fittizia nel film omonimo.
(Ultima card pagina n.8 dell'ALBUM "BUNTE FILM BILDER" del 1936 stampato da CIGARETTEN-BILDERDIENST, DRESDA.)
      BUSTER KEATON - Buster Keaton è stato uno dei maestri del cinema muto classico. Il suo vero nome era Joseph Frank Keaton e nacque nel 1895 in una famiglia di attori di vaudeville. Fin da bambino si esibì sul palcoscenico con i genitori, mostrando il suo talento acrobatico e comico. Nel 1917, iniziò la sua carriera cinematografica, lavorando con il comico Roscoe Arbuckle in una serie di cortometraggi. Nel 1920, fondò la sua propria compagnia di produzione e realizzò alcuni dei suoi capolavori, come Sherlock Jr., The Navigator, The General e Steamboat Bill, Jr. Si distinse per il suo stile unico e inimitabile, caratterizzato da una espressione impassibile e malinconica, che gli valse il soprannome di “The Great Stone Face”. Fu anche un innovatore del linguaggio cinematografico, utilizzando tecniche come il montaggio, la parodia, il ralenti e il doppio espositivo. Nel 1928, passò alla MGM, una grande casa di produzione che limitò la sua libertà creativa e lo costrinse a recitare in film sonori, che non erano adatti al suo genere di comicità. Entrò in una fase di declino, aggravata dai problemi personali, come il divorzio dalla prima moglie Natalie Talmadge e l’alcolismo. Negli anni Trenta e Quaranta, continuò a lavorare come attore, regista e sceneggiatore, ma senza riscuotere il successo di un tempo. Solo negli anni Cinquanta, grazie alla televisione e alla riscoperta dei suoi film muti, tornò alla ribalta e ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui un Oscar onorario nel 1960. Morì nel 1966, all’età di 70 anni, lasciando un’eredità artistica enorme e influente. Molti registi e attori lo hanno citato come fonte di ispirazione, tra cui Charlie Chaplin, Woody Allen, Jackie Chan e Johnny Depp.

(Figurina Album  BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER 1933)
      ERROL FLYNN - Errol Flynn è stato un attore statunitense di origine australiana, famoso per i suoi ruoli di eroe, seduttore e scapestrato nella Hollywood degli anni trenta e quaranta. Nato nel 1909 in Tasmania, da una famiglia di origine irlandese e scozzese, mostrò fin da giovane una passione per il teatro e la recitazione. Debuttò sul palcoscenico nel 1933, e nello stesso anno iniziò la sua carriera cinematografica, che lo portò a lavorare con i maggiori registi tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più celebre fu quello di Robin Hood in La leggenda di Robin Hood, considerato uno dei migliori film di tutti i tempi. Morì nel 1959, a causa di un infarto, mentre giocava a golf.

Errol Flynn fu noto per la sua vita spericolata e per la sua fama di grande seduttore. Si sposò tre volte, con Lili Damita, Nora Eddington e Patrice Wymore, e ebbe quattro figli, tra cui Sean Flynn, che seguì le sue orme come attore e avventuriero. Ebbe numerose relazioni amorose, tra cui quelle con Olivia de Havilland, Marlene Dietrich, Bette Davis e Marilyn Monroe. Nel 1942 fu accusato da due minorenni di violenza carnale, ma venne assolto dopo due processi ricchi di dettagli scabrosi e accanitamente seguiti dalla stampa scandalistica.

Errol Flynn recitò in oltre 50 film, tra cui molti capolavori del cinema d’avventura, come Capitan Blood, La carica dei seicento, Il principe e il povero, Gli avventurieri, La storia del generale Custer, Il sentiero della gloria, La bandiera sventola ancora, La saga dei Forsyte, Kim, Il sole sorgerà ancora. Lavorò anche in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove interpretò ruoli di cattivo, come il maggiore Strasser in Casablanca, uno dei film più famosi della storia del cinema. La sua ultima pellicola fu Al di sopra di ogni sospetto, in cui impersonò John Barrymore, attore del cinema muto al quale Flynn somigliò per la vita spericolata e per la fama di grande seduttore.

Errol Flynn fu oggetto di molte controversie, sia per la sua vita privata, sia per le sue presunte simpatie naziste. Alcuni arrivarono a sospettare che le accuse di violenza carnale fossero state montate ad arte per danneggiare il suo produttore Jack Warner, che avrebbe rifiutato di pagare un’adeguata tangente ai nuovi inquilini del municipio di Los Angeles. Altri sostennero che Flynn fosse un agente segreto al servizio degli alleati, e che avesse usato la sua fama e le sue amicizie per raccogliere informazioni sul regime nazista. La verità è probabilmente più complessa e sfumata, e dipende dalla fonte che si consulta.
      SANTA FE TRAIL - Santa Fe Trail è un film western del 1940 diretto da Michael Curtiz e interpretato da Errol Flynn, Olivia de Havilland e Ronald Reagan. Il film narra le vicende di due giovani ufficiali di cavalleria, Jeb Stuart (Flynn) e George Armstrong Custer (Reagan), che si innamorano della stessa donna, Kit Carson Holliday (de Havilland), e che si trovano coinvolti nella lotta contro l’abolizionista John Brown (Raymond Massey), che con la sua banda di fanatici semina il terrore nel Kansas e in Virginia. Il film è basato su una sceneggiatura di Robert Buckner e fu presentato in anteprima a Santa Fe, in Nuovo Messico.

Santa Fe Trail è il terzo film western di Errol Flynn, dopo La carica dei seicento (1936) e Virginia City (1940), e segna la settima collaborazione tra la coppia Flynn-de Havilland, una delle più popolari e affiatate del cinema hollywoodiano. Il film è anche uno dei primi ruoli importanti di Ronald Reagan, che in seguito diventerà presidente degli Stati Uniti. Il film è ricco di azione, avventura, romanticismo e humour, e presenta alcune scene memorabili, come la fuga di Stuart e Custer da un’imboscata di Brown, la corsa dei cavalli sulle rotaie del treno, e il finale con l’assalto al forte di Harper’s Ferry.

Santa Fe Trail, tuttavia, non è un film storico accurato, ma piuttosto una libera interpretazione dei fatti, con molte inesattezze e anacronismi. Il film non ha nulla a che vedere con la celebre via commerciale Santa Fe Trail, che collegava il Missouri al Nuovo Messico, ma si svolge principalmente nel Kansas e in Virginia. Il film presenta una visione critica e negativa di John Brown, dipinto come un fanatico sanguinario e un traditore della patria, mentre esalta i valori dell’esercito e della cavalleria. Il film ignora anche le questioni legate alla schiavitù e alla guerra civile, e si concentra sulle avventure e le rivalità dei protagonisti.

Santa Fe Trail fu uno dei film di maggior successo del 1940, e fu apprezzato dal pubblico e dalla critica. Il film fu nominato per un Oscar alla migliore colonna sonora, composta da Max Steiner. Il film fu anche presentato nelle sale con il suono Vitasound, un sistema sperimentale di sonorizzazione sviluppato dalla Warner Brothers nel 1939, che forniva una fonte sonora più ampia e una maggiore gamma dinamica per la musica e gli effetti rispetto alle colonne sonore standard dell’epoca. Vitasound usava altoparlanti aggiuntivi a sinistra e a destra, che potevano essere attivati in parallelo con l’altoparlante centrale, e un amplificatore a guadagno variabile, che poteva aumentare il volume di riproduzione fino a 10 dB. Sia lo switching degli altoparlanti che il guadagno dell’amplificatore erano controllati da una traccia di controllo registrata sulla pellicola Vitasound. Il film Santa Fe Trail fu uno dei soli due film presentati con questo sistema, insieme a The Fighting 69th, entrambi del 1940.

Santa Fe Trail è considerato oggi un classico del genere western, e un esempio del cinema d’intrattenimento di Hollywood.
      FAY WRAY - Fay Wray è stata un’attrice canadese naturalizzata statunitense, famosa per il suo ruolo di Ann Darrow nel film King Kong del 1933. È considerata una delle prime “scream queens” del cinema horror, per le sue espressioni di terrore e i suoi acuti strilli.

Fay Wray è nata in un ranch vicino a Cardston, in Alberta, da una famiglia di mormoni. Si è trasferita negli Stati Uniti da bambina e ha iniziato la sua carriera cinematografica a 16 anni, partecipando a diversi film muti. Nel 1926 è stata scelta come una delle “WAMPAS Baby Stars”, un gruppo di giovani attrici promettenti. Ha firmato un contratto con la Paramount Pictures e ha recitato in numerosi film di vari generi.

Nel 1932 ha lasciato la Paramount e ha firmato con la RKO Radio Pictures, per la quale ha interpretato il suo ruolo più celebre, quello di Ann Darrow, la bionda attrice che viene rapita dal gigantesco gorilla King Kong. Il film è stato un grande successo e ha consacrato Fay Wray come una delle stelle del cinema dell’epoca. Ha continuato a lavorare in film di avventura, dramma, commedia e horror, tra cui The Most Dangerous Game (1932), Viva Villa! (1934) e The Maltese Falcon (1941).

Nel 1942 si è sposata con lo sceneggiatore Robert Riskin e ha ridotto le sue apparizioni sul grande schermo per dedicarsi alla famiglia. Ha avuto tre figli, tra cui Victoria Riskin, che è diventata una sceneggiatrice e produttrice televisiva. Dopo la morte del marito nel 1955, Fay Wray ha ripreso a recitare in televisione e in alcuni film fino agli anni ottanta. Nel 1997 ha rifiutato il ruolo di Rose da anziana nel film Titanic di James Cameron. Nel 2004 è morta per cause naturali a New York, all’età di 96 anni. È stata sepolta al cimitero di Hollywood.

Fay Wray è stata una delle prime attrici a incarnare il fascino e il terrore del cinema fantastico. La sua immagine legata a King Kong è entrata nell’immaginario collettivo e ha ispirato molte altre interpreti del genere horror. È stata omaggiata da registi come Peter Jackson, che voleva darle una piccola parte nel suo remake di King Kong del 2005, e da cantanti come Bob Dylan, che le ha dedicato una canzone nel suo album Modern Times del 2006. .
      LESLIE HOWARD - Leslie Howard è stato uno dei più grandi idoli del cinema degli anni '30, noto per i suoi ruoli di gentleman inglese in film come Via col vento, Pigmalione e La foresta pietrificata. Howard è nato a Londra nel 1893 con il nome di Leslie Howard Steiner, da una famiglia di origine ebraica ungherese. Si interessò al teatro fin da giovane, incoraggiato dalla madre, e partecipò a diverse produzioni teatrali sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Nel 1916 sposò Ruth Evelyn Martin, dalla quale ebbe due figli, Ronald e Leslie Ruth.

Howard iniziò la sua carriera cinematografica nel 1914, partecipando a un film diretto dallo zio Wilfred Noy. Nel 1919 fondò con l’amico Adrian Brunel una casa di produzione cinematografica a Londra, la Minerva Films, che però ebbe breve vita. Howard si dedicò soprattutto al teatro, ottenendo successo sia a Londra che a Broadway. Nel 1930 tornò al cinema con il film Outward Bound, che gli valse una candidatura all’Oscar come miglior attore. Da allora, Howard alternò il teatro al cinema, recitando in film di grande successo come Berkeley Square (1933), Of Human Bondage (1934), Il prigioniero di Zenda (1937), Intermezzo (1939) e La taverna della Giamaica (1939).

Howard è ricordato soprattutto per il suo ruolo di Ashley Wilkes in Via col vento (1939), il film più famoso della storia del cinema. Howard accettò il ruolo solo per poter produrre e dirigere il film Pimpernel Smith (1941), una parodia del romanzo La primula rossa ambientata nella seconda guerra mondiale. Howard fu infatti un fervente patriota e sostenitore della causa antinazista, e usò il suo talento e la sua fama per contribuire alla propaganda britannica. Tra i suoi ultimi film ci sono Il primo dei pochi (1942), in cui interpretò il progettista del caccia Spitfire, e Il conte di Montecristo (1942), in cui fu il narratore.

Howard morì tragicamente il 1° giugno 1943, quando l’aereo civile su cui viaggiava da Lisbona a Londra fu abbattuto dai caccia tedeschi nel Golfo di Biscaglia. Le circostanze della sua morte sono ancora avvolte nel mistero, e ci sono diverse teorie sul motivo dell’attacco. Alcuni sostengono che i tedeschi scambiarono l’aereo per quello di Winston Churchill, altri che Howard fosse una spia o un agente segreto britannico.

Leslie Howard è stato uno dei più grandi attori del suo tempo, capace di interpretare personaggi diversi con eleganza e intelligenza. Il suo stile raffinato e la sua voce distintiva lo hanno reso un’icona del cinema classico. Howard ha anche dimostrato di essere un regista e un produttore innovativo e coraggioso, che ha usato il suo cinema per esprimere le sue idee e i suoi valori.
      ADOLPHE MENJOU - Adolphe Menjou è un attore statunitense di origine francese, noto per il suo stile elegante e la sua baffatura. Menjou nacque a Pittsburgh nel 1890 e iniziò la sua carriera come attore cinematografico nel 1914. Divenne una star del cinema muto con film come Lo sceicco (1921) e La donna di Parigi (1923), in cui interpretava personaggi sofisticati e mondani. Con l’avvento del sonoro, continuò a lavorare con successo in vari generi, dal dramma alla commedia, dalla guerra al musical. Fu candidato all’Oscar come miglior attore protagonista per The Front Page (1931), una satira sul mondo del giornalismo. Tra i suoi film più famosi ci sono Marocco (1930), con Marlene Dietrich, Addio alle armi (1932), con Gary Cooper e Helen Hayes, Proibito (1932) e Passione (1935), con Barbara Stanwyck, Arriva John Doe (1941) e L’idolo delle folle (1942), con Gary Cooper e James Stewart, Per chi suona la campana (1943), con Gary Cooper e Ingrid Bergman, Mezzogiorno di fuoco (1952), con Gary Cooper e Grace Kelly, e Sentieri di gloria (1957), con Kirk Douglas. Menjou morì nel 1963 per un cancro alla prostata.

Menjou si distinse per il suo stile di recitazione naturale e sobrio, che esprimeva al meglio i suoi personaggi di eroi solitari, onesti e coraggiosi, ma anche vulnerabili e romantici. Menjou incarnò l’ideale dell’uomo americano, capace di affrontare le sfide della vita con determinazione e senso del dovere. Allo stesso tempo, seppe anche dare vita a personaggi cinici, ironici e maliziosi, sfruttando il suo fascino e la sua intelligenza. Menjou fu influenzato da Charlie Chaplin, che lo scritturò per il film La donna di Parigi e gli insegnò la differenza tra la recitazione teatrale e quella cinematografica. Menjou fu anche un maestro della commedia sofisticata, grazie alla sua collaborazione con registi come Ernst Lubitsch e Frank Capra. Menjou fu apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, ed è considerato uno dei più grandi attori della storia del cinema.
      WALTER HUSTON - Walter Huston era un attore e cantante canadese, nato nel 1883 e morto nel 1950. Ha vinto l’Oscar al miglior attore non protagonista per il suo ruolo nel film Il tesoro della Sierra Madre, diretto da suo figlio John Huston. Era il capostipite di quattro generazioni della famiglia Huston, che ha dato vita a tre vincitori di Oscar: lui, suo figlio John e sua nipote Anjelica.

Walter Huston ha iniziato la sua carriera teatrale nel 1902, e ha debuttato a Broadway nel 1924. Con l’avvento del cinema sonoro, è diventato uno dei migliori caratteristi di Hollywood, interpretando sia ruoli da protagonista che da comprimario. Alcuni dei suoi film più famosi sono L’uomo della Virginia (1929), Abraham Lincoln (1930), Pioggia (1932), La follia della metropoli (1932), Infedeltà (1936), Cuori umani (1938), La luce che si spense (1939), I misteri di Shanghai (1941), L’oro del demonio (1942) e La stirpe del drago (1944).

Walter Huston era un attore versatile e carismatico, che sapeva passare dal comico al drammatico, dal romantico al malvagio, dal realistico al fantastico. Era anche un bravo cantante, che ha mostrato le sue doti vocali in alcuni film musicali, come The Great Ziegfeld (1936) e Swing Time (1936). Era molto amato dal pubblico e dalla critica, e ha ricevuto quattro candidature all’Oscar nella sua carriera.

Walter Huston era anche un uomo di famiglia, che ha trasmesso la sua passione per il cinema ai suoi discendenti. Suo figlio John Huston è stato uno dei più grandi registi americani, che ha diretto Walter in due film: Il tesoro della Sierra Madre (1948) e Il grande peccatore (1949). Sua nipote Anjelica Huston è stata una delle più belle e talentuose attrici degli anni '80 e '90, che ha vinto l’Oscar per Il calore della notte (1985). Suo nipote Danny Huston è un attore e regista che ha lavorato in film come The Aviator (2004) e Wonder Woman (2017). Suo pronipote Jack Huston è un attore che ha recitato in serie tv come Boardwalk Empire (2010-2014) e film come Ben-Hur (2016).

Walter Huston è stato uno dei grandi attori del cinema americano, che ha lasciato un’eredità artistica e familiare di grande valore.
      MAY McAVOY - May McAvoy è stata un’attrice statunitense che ha lavorato principalmente durante l’epoca del cinema muto. Nata a New York il 8 settembre 1899, debuttò nel 1917 nel film Hate e recitò in oltre quaranta film, tra cui Ben-Hur, Lady Windermere’s Fan e Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui interpretò Mary Dale, la fidanzata di Al Jolson. Si ritirò dalle scene nel 1929, dopo aver sposato il banchiere Maurice Cleary, con cui ebbe un figlio. Tornò a recitare solo occasionalmente in piccoli ruoli non accreditati negli anni quaranta e cinquanta. Il suo ultimo film fu il remake del 1959 di Ben-Hur, in cui apparve tra la folla di Gerusalemme. Morì a Los Angeles il 26 aprile 1984, all’età di 84 anni
      SHIRLEY TEMPLE - Shirley Temple è stata un’attrice, cantante, ballerina e diplomatica statunitense. È stata una famosa enfant prodige del cinema negli anni trenta, soprannominata “riccioli d’oro”, e ha interpretato personaggi di bambine dolci e leziose, ma anche sagge e intelligenti. Da adulta si è dedicata alla carriera di ambasciatrice, usando il nome da sposata Shirley Temple Black. È morta nel 2014 all’età di 85 anni
      CHARLES BOYER - Boyer ha iniziato la sua carriera teatrale e cinematografica in Francia negli anni venti, dopo aver studiato filosofia alla Sorbona e recitazione al Conservatorio di Parigi. Ha debuttato a Hollywood all’inizio dell’era del sonoro e ha lavorato con alcune delle più grandi star dell’epoca, come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergman e Lauren Bacall. Ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 1942 e ha partecipato come voce narrante a un film sulla resistenza francese durante la seconda guerra mondiale. Ha recitato anche a Broadway e in televisione, apparendo come se stesso nella sitcom I Love Lucy. Ha avuto una vita privata tranquilla e riservata, lontana dagli scandali di Hollywood. Si è sposato una sola volta, con l’attrice Pat Paterson, e ha sofferto molto per la morte del figlio Michael, che si è suicidato nel 1965. Due giorni dopo la morte della moglie per cancro nel 1978, anche Boyer si è tolto la vita con un’overdose di barbiturici. È sepolto al Holy Cross Cemetery di Culver City, in California
      ALGIERS (1938) - Algiers è un film drammatico americano diretto da John Cromwell e interpretato da Charles Boyer, Sigrid Gurie e Hedy Lamarr. Il film racconta la storia di un famoso ladro di gioielli francese che si nasconde nel labirintico quartiere nativo di Algeri conosciuto come Casbah. Sentendosi imprigionato dal suo esilio autoimposto, è attratto fuori dal nascondiglio da una bellissima turista francese che gli ricorda i tempi felici a Parigi. Algiers fu una sensazione perché fu il primo film di Hollywood con Hedy Lamarr, la cui bellezza divenne la principale attrazione per il pubblico cinematografico. Il film è noto anche come una delle fonti di ispirazione per gli sceneggiatori del film del 1942 Casablanca, che lo scrissero pensando a Hedy Lamarr come protagonista femminile originale. La rappresentazione di Pepe le Moko da parte di Charles Boyer ispirò il personaggio animato della Warner Bros. Pepé Le Pew. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1966 perché i richiedenti non ne hanno rinnovato la registrazione del copyright nel 28° anno dopo la pubblicazione.
      HEDY LAMARR - Lamarr era un’attrice e inventrice austriaca naturalizzata statunitense, che ha recitato in molti film di successo negli anni trenta e quaranta, come La febbre del petrolio, Questa donna è mia e Sansone e Dalila. Era considerata una delle donne più belle del mondo e del cinema. Prima di andare a Hollywood, aveva fatto scandalo con il film Estasi, in cui appariva totalmente nuda . Oltre alla sua carriera cinematografica, Lamarr era anche una brillante inventrice, che sviluppò con il compositore George Antheil un sistema di trasmissione a spettro espanso per guidare i siluri durante la seconda guerra mondiale. Questa tecnologia è alla base del wifi, del bluetooth e del gps. Lamarr ricevette un riconoscimento postumo per il suo contributo alla scienza nel 2014, quando fu inserita nel National Inventors Hall of Fame statunitense.
      THE LITTLE PRINCESS (1939) - Il film è una commedia drammatica musicale diretta da Walter Lang e William A. Seiter e ispirata al romanzo per bambini di Frances Hodgson Burnett. Il film è il primo di Shirley Temple a essere girato completamente in Technicolor e il suo ultimo grande successo come attrice bambina. Il film è ambientato nella Londra vittoriana durante la seconda guerra boera e racconta la storia di Sara Crewe (Shirley Temple), una ragazzina ricca e gentile che viene lasciata in un collegio femminile dal padre, il capitano Reginald Crewe (Ian Hunter), che parte per combattere in Africa. Sara diventa presto amica di Becky (Sybil Jason), la servetta del collegio, e si scontra con la severa direttrice Miss Minchin (Mary Nash) e la sua snob pupilla Lavinia (Marcia Mae Jones). Quando il padre di Sara muore in battaglia e i suoi averi vengono requisiti dal nemico, Sara perde tutti i suoi privilegi e viene costretta a lavorare come serva. Tuttavia, Sara non perde mai la speranza e la fantasia e continua a credere che il padre sia vivo. Nel frattempo, il vicino di casa del collegio, Ram Dass (Cesar Romero), un indiano al servizio del ricco Geoffrey Hamilton (Richard Greene), si accorge della situazione di Sara e inizia a farle dei regali segreti per alleviare le sue sofferenze. Hamilton è un amico del padre di Sara e sta cercando di scoprire il suo destino. Un giorno, Hamilton trova il capitano Crewe, ferito e amnesico, in un ospedale militare e lo porta a casa sua. Sara lo riconosce dalla finestra del collegio e corre da lui, riportandogli la memoria. Sara viene così riunita con il padre e adottata da Hamilton, che si innamora della sua insegnante Rose (Anita Louise). La storia si conclude con Sara che saluta le sue amiche del collegio e parte con il padre e i suoi nuovi tutori.

Il film è una trasposizione molto libera del romanzo, che introduce diversi personaggi e situazioni nuove e cambia radicalmente il finale. Il film ha anche un tono più leggero e ottimista del libro, con diversi momenti musicali e comici. La pellicola è apprezzabile per le interpretazioni di Shirley Temple, che dimostra il suo talento sia come attrice che come ballerina, e degli altri attori, in particolare Cesar Romero, Arthur Treacher (che interpreta il fratello bonario di Miss Minchin) e Mary Nash (che rende bene la cattiveria della direttrice). Il film è anche notevole per la fotografia in Technicolor, che rende bene l’atmosfera della Londra vittoriana e i costumi d’epoca. Il film è considerato uno dei migliori di Shirley Temple e uno dei classici del cinema per bambini.
      THE JAZZ SINGER 1927 - Il cantante di jazz è un film storico e rivoluzionario, il primo a usare il sonoro sincronizzato per le canzoni e i dialoghi. Racconta la storia di un giovane ebreo che sfida le tradizioni della sua famiglia e della sua religione per seguire la sua passione per il jazz, diventando una star del palcoscenico. Il film è un inno alla libertà di espressione e alla musica come linguaggio universale, ma anche un dramma familiare e una riflessione sulle radici culturali. Il protagonista è Al Jolson, un famoso cantante dell’epoca, che interpreta brani memorabili come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Il film è considerato uno dei migliori film americani di tutti i tempi e un capolavoro del cinema musicale.

Il film utilizzò il sistema Vitaphone, una tecnologia sonora su disco sviluppata dalla Warner Bros. che permetteva di sincronizzare la musica e la voce registrate con le immagini in movimento. Il sistema era ancora imperfetto e richiedeva numerosi dischi di cera e una precisa sincronizzazione tra il proiettore e il fonografo. Per questo motivo, solo alcune scene del film contenevano dialoghi sonori, mentre il resto era accompagnato da didascalie come nei film muti. Il film fu un successo di pubblico e di critica e salvò la Warner Bros. dalla crisi finanziaria in cui si trovava.
      AL JOLSON (FILM Album n°1 ) JOSETTI Germany - Al Jolson è stato un cantante, attore e compositore russo naturalizzato statunitense, noto come “Il più grande intrattenitore del mondo”. Nato il 26 maggio 1886 a Seredžius, in Lituania, allora parte dell’Impero Russo, emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia ebraica nel 1894. Iniziò la sua carriera teatrale a New York, formando un trio vocale con i fratelli Harry e Palmer. Si distinse per il suo stile di canto jazz e blues e per la sua abitudine di esibirsi in blackface, una pratica controversa che consisteva nel dipingersi il volto di nero per imitare gli afroamericani. Divenne una star di Broadway negli anni dieci e venti, interpretando musical come La Belle Paree, Sinbad e Big Boy. Nel 1927 fu il protagonista de Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui cantò brani celebri come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Continuò a recitare in altri film musicali negli anni trenta, come The Singing Fool, Hallelujah I’m a Bum e Wonder Bar. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea si dedicò all’intrattenimento delle truppe americane all’estero. La sua vita fu raccontata nei film biografici The Jolson Story (1946) e Jolson Sings Again (1949), in cui fu doppiato da Larry Parks. Morì il 23 ottobre 1950 a San Francisco, all’età di 64 anni123

Messaggio ricevuto. Al Jolson è stato un cantante, attore e compositore russo naturalizzato statunitense, noto come "Il più grande intrattenitore del mondo". Nato il 26 maggio 1886 a Seredžius, in Lituania, allora parte dell'Impero Russo, emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia ebraica nel 1894. Iniziò la sua carriera teatrale a New York, formando un trio vocale con i fratelli Harry e Palmer. Si distinse per il suo stile di canto jazz e blues e per la sua abitudine di esibirsi in blackface, una pratica controversa che consisteva nel dipingersi il volto di nero per imitare gli afroamericani. Divenne una star di Broadway negli anni dieci e venti, interpretando musical come La Belle Paree, Sinbad e Big Boy. Nel 1927 fu il protagonista de Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui cantò brani celebri come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Continuò a recitare in altri film musicali negli anni trenta, come The Singing Fool, Hallelujah I'm a Bum e Wonder Bar. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea si dedicò all'intrattenimento delle truppe americane all'estero. La sua vita fu raccontata nei film biografici The Jolson Story (1946) e Jolson Sings Again (1949), in cui fu doppiato da Larry Parks. Morì il 23 ottobre 1950 a San Francisco, all'età di 64 anni.
      WARNER OLAND - Warner Oland (nato Johan Verner Ölund il 3 ottobre 1879 e morto il 6 agosto 1938) è stato un attore svedese-americano. La sua carriera ha incluso il teatro a Broadway e numerosi film. È ricordato soprattutto per aver interpretato diversi personaggi cinesi e sino-americani: il dottor Fu Manchu, Henry Chang in Shanghai Express e, soprattutto, il tenente Charlie Chan della polizia di Honolulu in 16 film.

Oland emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia all’età di 13 anni. Dopo aver studiato recitazione shakespeariana, debuttò nel cinema muto nel 1912. Grazie al suo aspetto vagamente asiatico, fu molto richiesto per ruoli di cattivo e di etnia. Il suo successo arrivò nel 1929, quando fu scelto per il ruolo principale nel film Il misterioso dottor Fu Manchu.

Nel 1931, Oland interpretò per la prima volta Charlie Chan, un detective cinese-americano basato sulla popolare serie di romanzi gialli di Earl Derr Biggers. La sua performance come il sagace ma apparentemente mite investigatore gli valse il plauso della critica e lo rese una star. Oland apparve in un totale di 16 film di Charlie Chan dal 1931 al 1937.

Oland morì di polmonite a Stoccolma nel 1938, mentre era in tournée in Europa. È sepolto nel Southborough Rural Cemetery, nel Massachusetts.

Warner Oland ha avuto il ruolo del cantore Rabinowitz, il padre di Jakie, il protagonista del film The jazz singer. Il film racconta la storia di un giovane ebreo che vuole diventare un cantante di jazz, ma entra in conflitto con le tradizioni della sua famiglia e della sua religione. Oland interpreta un padre severo e orgoglioso, che non accetta le scelte artistiche del figlio e lo punisce per aver cantato in un locale.

(CARD posizione 5 pag. 19 dell'ALBUM 1 "SALEM GOLD-FILM-BILDER")
      ABRAHAM LINCOLN 1930 - Abraham Lincoln è un film biografico del 1930 diretto da D. W. Griffith, uno dei pionieri del cinema americano. Il film racconta la vita del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, dalla sua nascita alla sua presidenza e al suo assassinio. Il film è interpretato da Walter Huston nel ruolo di Lincoln e da Una Merkel nel ruolo di Ann Rutledge, il suo primo amore.

Il film si divide in due parti: la prima parte copre gli anni della giovinezza e della formazione di Lincoln, come negoziante, taglialegna, avvocato e politico. Vediamo il suo rapporto con Ann Rutledge, la sua morte prematura e il suo matrimonio con Mary Todd. Vediamo anche il suo duello oratorio con Stephen A. Douglas e la sua elezione a presidente nel 1860.

La seconda parte si concentra sulla presidenza di Lincoln durante la guerra civile americana, il suo impegno per preservare l’unità della nazione e per abolire la schiavitù. Vediamo le sue difficoltà a gestire la guerra, le sue decisioni politiche e militari, il suo rapporto con i suoi collaboratori e la sua famiglia. Vediamo anche il suo discorso di Gettysburg, la sua firma della proclamazione di emancipazione e il suo assassinio al Ford’s Theatre per mano di John Wilkes Booth.
Il film ha ricevuto recensioni positive dai critici dell’epoca, che hanno lodato la performance di Huston e la regia di Griffith. Mordaunt Hall del The New York Times lo ha definito “un’opera degna e ispiratrice” e lo ha inserito nella sua lista dei dieci migliori film del 1930. Alcune fonti moderne lo considerano anche un capolavoro del cinema pre-code, che sfidava le convenzioni morali e sociali dell’epoca.
Il film presenta anche alcune curiosità interessanti:
Walter Huston era molto più basso del vero Abraham Lincoln, per cui indossava delle scarpe rialzate di sei pollici durante gran parte del film. Questo è particolarmente evidente nelle inquadrature lunghe.
Henry B. Walthall, che interpreta il ruolo minore di un aiutante di Robert E. Lee, era la star del primo capolavoro di Griffith sulla guerra civile, Nascita di una nazione (1915).
Griffith aveva già girato l’assassinio di Lincoln al Ford’s Theatre in Nascita di una nazione (1915).
James Bradbury Sr. (Generale Winfield Scott), Frank Campeau (Generale Philip Sheridan) e Robert Brower, che interpreta un ruolo non accreditato, sono gli unici attori del film che erano vivi durante la guerra civile americana (1861-1865). Sono nati rispettivamente il 12 ottobre 1857, il 14 dicembre 1864 e il 14 luglio 1850.
      UNA MERKEL - Una Merkel era un’attrice statunitense, nata nel 1903 e morta nel 1986. Era famosa per il suo aspetto da bambola, il suo accento del sud e la sua comicità. Ha recitato in molti film degli anni '30 e '40, spesso nel ruolo della migliore amica della protagonista. Alcuni dei suoi film più noti sono Quarantaduesima strada, Destry cavalca ancora e Estate e fumo, per il quale fu candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Ha iniziato la sua carriera come controfigura di Lillian Gish in alcuni film muti, tra cui Il vento di Victor Sjöström. Ha lavorato anche a Broadway, vincendo un Tony Award nel 1956 per il musical The Pajama Game.

Una Merkel ha recitato anche nel film Abraham Lincoln del 1930, diretto da D. W. Griffith, uno dei pionieri del cinema americano. Il film racconta la vita del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, dalla sua nascita alla sua presidenza e al suo assassinio. Una Merkel interpreta il ruolo di Ann Rutledge, il primo amore di Lincoln, che muore di febbre tifoide prima che possano sposarsi. La sua morte segna profondamente Lincoln, che le promette di diventare un uomo migliore e di dedicare la sua vita al servizio del suo paese. La performance di Una Merkel è delicata e commovente, e mostra la sua capacità di passare dal comico al drammatico.

Una Merkel era una donna di talento e di spirito, che ha lasciato un segno nel cinema americano.
      A FAREWELL TO ARMS (1932) - Cari amici, oggi vi propongo un film che è un capolavoro del cinema classico americano, tratto da un celebre romanzo di Ernest Hemingway. Si tratta di A Farewell to Arms, ovvero Addio alle armi, diretto nel 1932 da Frank Borzage. Il film narra la storia d’amore tra un tenente americano e un’infermiera inglese durante la Prima guerra mondiale, sullo sfondo dei drammi e delle sofferenze causati dal conflitto. I protagonisti sono interpretati da due grandi attori: Helen Hayes e Gary Cooper, che con la sua bellezza e il suo carisma ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Il film è stato premiato con due Oscar per la fotografia e il sonoro, ed è considerato un’opera d’arte per la sua intensità emotiva e la sua maestria tecnica. Vi invito a guardare questo film, che vi farà vivere una delle più belle e commoventi storie d’amore della storia del cinema.

Il film si basa sul romanzo omonimo di Ernest Hemingway, pubblicato nel 1929 e ispirato alle sue esperienze come volontario nella Croce Rossa durante la Prima guerra mondiale. Il romanzo è stato adattato per il teatro da Laurence Stallings nel 1930 e poi per il cinema da Benjamin Glazer e Oliver H.P. Garrett nel 1932. Il film ha avuto due remake: uno nel 1957 con Rock Hudson e Jennifer Jones, e uno nel 1966 con Chris Jones e Suzanne Pleshette.

Il film del 1932 è considerato il migliore tra le tre versioni cinematografiche, grazie alla regia di Frank Borzage, uno dei maestri del melodramma romantico. Borzage ha saputo creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente, usando la luce, il colore e il movimento della macchina da presa per esprimere i sentimenti dei personaggi. Il film è stato girato in parte in Italia, in luoghi come il lago Maggiore, il lago di Como e le Alpi.

Il film ha avuto un grande successo di pubblico e di critica, ricevendo quattro candidature agli Oscar nel 1933: miglior film, migliore fotografia, migliore scenografia e miglior sonoro. Ha vinto i premi per la fotografia e il sonoro, battendo film come Grand Hotel e Shanghai Express. Il film è stato inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 1960 come film “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”.

I due protagonisti del film sono Helen Hayes e Gary Cooper, due star di Hollywood che hanno dato vita a una coppia memorabile. Helen Hayes era una famosa attrice teatrale, soprannominata la “Prima dama del teatro americano”. Nel film interpreta Catherine Barkley, un’infermiera inglese che si innamora del tenente Frederic Henry, un americano arruolato nell’esercito italiano. Hayes ha dimostrato la sua bravura recitativa in questo ruolo drammatico e sensibile, che le ha fatto guadagnare il soprannome di “Prima dama del cinema americano”.

Gary Cooper era uno degli attori più popolari e ammirati del cinema americano, noto per il suo fascino naturale e la sua personalità schietta. Nel film interpreta Frederic Henry, un eroe romantico che vive una passione travolgente con Catherine Barkley. Cooper ha dato prova della sua versatilità in questo ruolo emotivo e intenso, che lo ha consacrato come uno dei maggiori divi del cinema.

Un altro attore degno di nota nel film è Adolphe Menjou, che interpreta il maggiore Alessandro Rinaldi, un medico militare italiano e amico di Frederic Henry. Menjou era un attore statunitense di origine francese, noto per il suo stile elegante e i suoi grandi baffi. Il personaggio di Rinaldi è un donnaiolo e un cinico, che cerca di consolare Henry dopo la sua ferita e lo incoraggia a corteggiare Catherine Barkley. Tuttavia, Rinaldi si ammala di sifilide e viene trasferito in un ospedale lontano dal fronte. Il suo destino rimane incerto alla fine del romanzo e del film. Menjou fu candidato all’Oscar per il suo ruolo nel film The Front Page nel 1931, ma non vinse nessun premio per la sua partecipazione a A Farewell to Arms.
      GARY COOPER - oggi parliamo di uno dei più grandi attori della storia del cinema: Gary Cooper. Nato nel Montana nel 1901, Cooper iniziò la sua carriera come comparsa e controfigura nei film western, grazie alla sua abilità nel cavalcare. Il suo primo ruolo importante fu in Sabbie ardenti (1926), un film che lo fece notare dal pubblico e dalla critica. Da allora, Cooper divenne una delle star più popolari e ammirate di Hollywood, interpretando oltre cento film in vari generi, dal western al melodramma, dalla commedia al bellico.

Cooper si distinse per il suo stile di recitazione naturale e sobrio, che esprimeva al meglio i suoi personaggi di eroi solitari, onesti e coraggiosi, ma anche vulnerabili e romantici. Cooper incarnò l’ideale dell’uomo americano, capace di affrontare le sfide della vita con determinazione e senso del dovere. Alcuni dei suoi ruoli più famosi sono il cowboy del Virginiano (1929), il soldato del sergente York (1942), il giornalista di Arriva John Doe (1941), il professore di L’idolo delle folle (1942), il guerrigliero di Per chi suona la campana (1943) e lo sceriffo di Mezzogiorno di fuoco (1952).

Cooper lavorò con alcuni dei più grandi registi del suo tempo, come Frank Capra, Ernst Lubitsch, Howard Hawks, William Wyler, Alfred Hitchcock e Billy Wilder. Cooper ebbe anche l’occasione di recitare accanto a bellissime attrici, come Marlene Dietrich, Claudette Colbert, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn e Grace Kelly. La sua vita privata fu segnata da numerosi flirt e da un matrimonio travagliato con l’ereditiera Veronica Balfe.

Cooper vinse due Oscar come miglior attore protagonista per Il sergente York e Mezzogiorno di fuoco, e ricevette un Oscar alla carriera poco prima della sua morte, avvenuta nel 1961 per un cancro alla prostata. Il suo ultimo film fu Il filo del rasoio (1961), uscito postumo. Cooper è considerato uno dei più grandi attori di tutti i tempi, e l’American Film Institute lo ha inserito all’11º posto tra le più grandi star della storia del cinema. Vi invito a scoprire o riscoprire i suoi film, che sono dei capolavori del cinema americano.
      HELEN HAYES - Helen Hayes è stata una delle più grandi attrici della storia del teatro americano, capace di esprimere con la sua voce e il suo corpo le emozioni più profonde e variegate. Ha recitato in oltre 80 opere teatrali, 40 film e 50 programmi televisivi, dimostrando la sua versatilità e il suo talento in ogni genere. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui quattro dei più prestigiosi del mondo dello spettacolo: l’Emmy, il Grammy, l’Oscar e il Tony. Ha anche dedicato parte della sua vita a opere di beneficenza e a sostenere le cause sociali che le stavano a cuore. Helen Hayes è stata una donna straordinaria, una fonte di ispirazione per molti artisti e una vera icona della cultura americana.
      OF HUMAN BONDAGE - Se ami i film drammatici e classici, non puoi perderti Of Human Bondage, il film del 1934 che ha fatto diventare una star Bette Davis. Il film è basato sul romanzo omonimo del 1915 di W. Somerset Maugham, uno dei più famosi scrittori inglesi del XX secolo. Il film racconta la storia di Philip Carey, un giovane artista zoppo che si innamora di Mildred Rogers, una cameriera che lo tratta con indifferenza e disprezzo. Philip diventa ossessionato da Mildred e rovina la sua vita per lei, rifiutando altre opportunità di amore e di lavoro. Mildred finisce per diventare una prostituta e una tossicodipendente, e muore in un ospedale in miseria. Philip riesce a liberarsi dalla sua schiavitù emotiva e a trovare la felicità con una sua amica, Sally Athelny.

Of Human Bondage è un film che ti farà provare forti emozioni e ti farà riflettere sulle scelte che facciamo nella vita. Il film è stato candidato all’Oscar per la migliore attrice per Bette Davis, che ha dato una performance potente e memorabile come la crudele e manipolatrice Mildred. Il film è stato elogiato dalla critica per la sua fedeltà e sensibilità nell’adattare il romanzo di Maugham, che ha saputo trasmettere le emozioni e le sofferenze dei protagonisti. Il film ha avuto anche un buon successo al botteghino, nonostante la sua tematica cupa e drammatica.

Of Human Bondage è un film che merita una visione per il suo valore storico e artistico. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1962, perché i detentori dei diritti non hanno rinnovato la registrazione del copyright nel 28° anno dopo la pubblicazione.
      BETTE DAVIS - Bette Davis è stata una delle più grandi star della storia del cinema hollywoodiano, nota per i suoi ruoli di donne forti, ambiziose e spregiudicate. Bette Davis è nata a Lowell, nel Massachusetts, il 5 aprile 1908, con il nome di Ruth Elizabeth Davis. Fin da giovane si appassionò al teatro e debuttò a Broadway nel 1929. Nel 1930 si trasferì a Hollywood, dove iniziò la sua carriera cinematografica con la Universal. Il suo primo grande successo fu Of Human Bondage (1934), in cui interpretò una cameriera crudele e manipolatrice. Da allora, Bette Davis si impose come una delle attrici più richieste e apprezzate del cinema americano, vincendo due Oscar come miglior attrice: nel 1936 per Paura d’amare (1935) e nel 1939 per Figlia del vento (1938). Altri film celebri da lei interpretati sono: Il conte di Essex (1939), L’amica (1943), Peccato (1949), Eva contro Eva (1950), La diva (1952) e Che fine ha fatto Baby Jane? (1962).

Bette Davis fu anche una donna di forte personalità e carattere, che non esitò a sfidare i produttori e a rifiutare i ruoli che non le piacevano. Fu la prima donna a essere eletta presidente dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ma si dimise dopo pochi mesi per contrasti con lo Studio. Fu anche una fervente patriota e sostenitrice della causa antinazista, e usò il suo talento e la sua fama per contribuire alla propaganda britannica durante la seconda guerra mondiale. Bette Davis morì il 6 ottobre 1989 a Neuilly-sur-Seine, in Francia, per un cancro al seno. Nel 1999 l’American Film Institute la inserì al secondo posto nella classifica delle più grandi star della storia del cinema.
      FRANCES DEE - Frances Dee è stata un’attrice statunitense, nota per i suoi ruoli di donna dolce e sensibile in film drammatici e romantici. Frances Dee è nata a Los Angeles nel 1909, da una famiglia di origine inglese. Si interessò al teatro fin da giovane e debuttò a Broadway nel 1929. Nel 1930 iniziò la sua carriera cinematografica con il film Montecarlo, accanto a Jack Buchanan. La sua grande occasione le venne data da Maurice Chevalier, che la scelse come sua partner in Playboy of Paris, nel 1930. Da allora, Frances Dee recitò in numerosi film di successo, tra cui Piccole donne (1933), in cui interpretò la parte di Meg, accanto a Katharine Hepburn, Schiavo d’amore (1934), in cui interpretò la parte di Sally Athelny, accanto a Leslie Howard e Bette Davis, e La foresta pietrificata (1936), in cui interpretò la parte di Gabrielle Maple, accanto a Leslie Howard e Humphrey Bogart.

Frances Dee si sposò nel 1933 con l’attore Joel McCrea, con cui recitò in alcuni film, tra cui Quattro volti ad ovest (1948). Il matrimonio durò fino alla morte di McCrea, nel 1990. La coppia ebbe tre figli, tra cui Jody McCrea, che divenne anch’egli attore. Frances Dee si ritirò dal cinema nel 1954, dopo aver interpretato il film Zingaro. Morì nel 2004, all’età di 94 anni.

Nel film Of Human Bondage, Frances Dee interpretò il ruolo di Sally Athelny, una giovane donna che aiuta il protagonista Philip Carey (Leslie Howard) a liberarsi dalla sua ossessione per Mildred Rogers (Bette Davis), una cameriera crudele e manipolatrice che lo tratta con disprezzo. Sally è la figlia di Thorpe Athelny (Reginald Owen), un paziente dell’ospedale dove Philip lavora come medico. Sally si innamora di Philip e lo incoraggia a riprendere gli studi e a dimenticare Mildred. Sally rappresenta il personaggio positivo e salvifico del film, in contrasto con Mildred, che è il personaggio negativo e distruttivo. Frances Dee diede una performance delicata e convincente nel ruolo di Sally, dimostrando la sua capacità di interpretare personaggi dolci e sensibili.
      THE MOST DANGEROUS GAME - The Most Dangerous Game è un film horror statunitense del 1932, diretto da Ernest B. Schoedsack e Irving Pichel, con Joel McCrea, Fay Wray e Leslie Banks. Il film è un adattamento del racconto breve omonimo del 1924 di Richard Connell. È la prima versione cinematografica della storia. In Italia, il film è stato distribuito con il titolo Pericolosa partita.

La trama riguarda un cacciatore di grossa selvaggina che si ritrova naufrago su un’isola remota dove vive un conte russo, anch’egli appassionato di caccia, che ha sviluppato un gusto per una nuova preda… gli esseri umani. Il conte Zaroff offre ospitalità al cacciatore Robert Rainsford e ad altri due sopravvissuti a un precedente naufragio, Eve e Martin Trowbridge, ma nasconde le sue intenzioni di cacciarli per sport. Rainsford scopre la verità quando vede le teste umane esposte come trofei nella stanza del conte e rifiuta la sua offerta di unirsi a lui nella caccia agli uomini. Zaroff gli dà una lama da caccia e alcune provviste e lo lascia libero di vagare sull’isola fino a mezzanotte, quando inizierà la sua caccia. Rainsford dovrà usare tutta la sua abilità e astuzia per sopravvivere e salvare Eve.

Il film è considerato un classico del genere horror e ha avuto vari rifacimenti. Il film è stato girato in contemporanea con King Kong, utilizzando gli stessi set, attori e produttori. Il film ha avuto un budget di 219.869 dollari e ha incassato 443.000 dollari. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1960. Il film ha ricevuto recensioni positive da parte della critica e del pubblico, che hanno apprezzato la tensione, l’atmosfera, le interpretazioni e la colonna sonora di Max Steiner.
      JOEL McCREA - Joel McCrea è stato un attore statunitense, famoso per i suoi ruoli in diversi generi cinematografici, tra cui la commedia, il dramma, il romance, il thriller, l’avventura e il western, per il quale è diventato più noto. Ha recitato in oltre cento film, di cui ottanta da protagonista, tra cui il film di spionaggio di Alfred Hitchcock Foreign Correspondent (1940), i classici della commedia di Preston Sturges Sullivan’s Travels (1941) e The Palm Beach Story (1942), il film romantico Bird of Paradise (1932), il classico dell’avventura The Most Dangerous Game (1932), la commedia scanzonata di Gregory La Cava Bed of Roses (1933), la commedia romantica di George Stevens The More the Merrier (1943), i film di William Wyler These Three, Come and Get It (entrambi del 1936) e Dead End (1937), il film di Howard Hawks Barbary Coast (1935) e numerosi film western, tra cui Wichita (1955) nel ruolo di Wyatt Earp e Ride the High Country (1962) di Sam Peckinpah, al fianco di Randolph Scott. Ha recitato in tre film candidati all’Oscar come miglior film: Dead End (1937), Foreign Correspondent (1940) e The More the Merrier (1943)

Joel McCrea è nato a South Pasadena, in California, figlio di Thomas McCrea, un dirigente della L.A. Gas & Electric Company, e Louise Whipple. Fin da bambino si interessò ai film che venivano girati intorno a lui e ebbe l’opportunità di assistere alle riprese di Intolerance di D. W. Griffith e di fare da comparsa in un serial con Ruth Roland. Si diplomò alla Hollywood High School e poi si laureò al Pomona College, dove studiò recitazione e oratoria e si esibì regolarmente al Pasadena Playhouse, dove anche altre future star come Randolph Scott, Robert Young e Victor Mature fecero le loro prime esperienze. Lavorò come stuntman e come extra dal 1927 al 1928, quando firmò un contratto con la MGM. Fu scelto tra la folla per interpretare un ruolo importante in The Jazz Age (1929) e ottenne il suo primo ruolo da protagonista nello stesso anno in The Silver Horde. Lasciò la MGM nel 1930 e firmò con la RKO Radio Pictures, per la quale interpretò il suo ruolo più celebre, quello di Ann Darrow, l’attrice bionda che viene rapita dal gigantesco gorilla King Kong. Il film fu un grande successo e consacrò Joel McCrea come una delle stelle del cinema dell’epoca. Continuò a lavorare in film di avventura, dramma, commedia e horror, tra cui The Most Dangerous Game (1932), Viva Villa! (1934) e The Maltese Falcon (1941)

Nel 1942 si sposò con l’attrice Frances Dee, con la quale rimase fino alla morte e ebbe tre figli, tra cui Jody McCrea, che divenne anch’egli attore. Dal 1946 al 1976 si dedicò esclusivamente ai film western, genere che amava particolarmente. Si ritirò dalle scene dopo aver girato il classico del western Ride the High Country (1962), nel quale recitò insieme al suo amico Randolph Scott. Morì nel 1990 per cause naturali a Woodland Hills, Los Angeles, all’età di 84 anni. Le sue ceneri furono sparse nell’Oceano Pacifico

Joel McCrea è stato uno degli attori più versatili e popolari del cinema americano, capace di passare con disinvoltura da un genere all’altro e di incarnare personaggi credibili e simpatici. La sua presenza scenica e la sua abilità nel cavalcare lo resero uno dei grandi protagonisti dei film western. Fu apprezzato da registi come Alfred Hitchcock, Preston Sturges e Sam Peckinpah, che lo consideravano uno dei loro attori preferiti. Fu anche un uomo semplice e modesto, che amava la vita di ranch e la sua famiglia. Fu insignito di numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera e per il suo contributo al cinema
      OLIVIA DE HAVILLAND - Olivia de Havilland è stata un’attrice britannica naturalizzata statunitense, che ha recitato in molti film del cinema classico hollywoodiano, vincendo due Oscar e due Golden Globe. È stata anche una delle ultime sopravvissute della cosiddetta età d’oro di Hollywood, morendo nel 2020 all’età di 104 anni.

Olivia de Havilland nacque a Tokyo nel 1916, da genitori inglesi. Si trasferì in California con la madre e la sorella minore, Joan Fontaine, anch’essa futura attrice. Iniziò la sua carriera teatrale e cinematografica negli anni trenta, diventando famosa per i suoi ruoli di eroina romantica e avventurosa, spesso accanto a Errol Flynn, con il quale formò una delle coppie più popolari dello schermo. Tra i suoi film più celebri di questo periodo, si ricordano Capitan Blood (1935), La carica dei seicento (1936), La leggenda di Robin Hood (1938) e Via col vento (1939), per il quale ricevette la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista.

Negli anni quaranta, Olivia de Havilland si emancipò dai ruoli di ingenua e si affermò come una delle attrici drammatiche più apprezzate del cinema americano. Vinse due Oscar come miglior attrice protagonista per Ogni sua donna (1946) e L’ereditiera (1949), e fu candidata altre due volte per La storia del dottor Wassell (1944) e Il serpente di fuoco (1948), in cui interpretò una donna affetta da disturbi mentali. Lavorò anche in Europa, dove girò film come La figlia di Nettuno (1952) e La principessa di Mendoza (1953).

Negli anni cinquanta e sessanta, Olivia de Havilland si dedicò anche al teatro e alla televisione, ottenendo successo e riconoscimenti. Tra le sue opere più note, ci sono Romeo e Giulietta (1951), Candida (1952), Anastasia (1986), per la quale vinse il Golden Globe come miglior attrice non protagonista in una serie televisiva, e Radici: le nuove generazioni (1979), per la quale fu candidata all’Emmy Award. Il suo ultimo film fu L’ultima follia di Mel Brooks (1976), una parodia del cinema muto.

Olivia de Havilland fu anche una pioniera nella difesa dei diritti degli attori, vincendo una storica battaglia legale contro la Warner Bros, che le consentì di liberarsi dal contratto che la legava alla casa di produzione e di scegliere i suoi ruoli con maggiore libertà. Fu anche una delle prime donne a presiedere la giuria del Festival di Cannes, nel 1965. Fu insignita di numerosi onori, tra cui la Legion d’onore francese, il National Medal of Arts americano e il titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Olivia de Havilland visse a Parigi dal 1953, dove morì nel 2020, all’età di 104 anni. Fu una delle ultime sopravvissute della cosiddetta età d’oro di Hollywood, insieme a Kirk Douglas, morto nello stesso anno a 103 anni. Fu anche la sorella maggiore di Joan Fontaine, con la quale ebbe una famosa rivalità professionale e personale, che durò per tutta la vita. Olivia de Havilland e Joan Fontaine sono le uniche due sorelle nella storia del cinema ad aver vinto entrambe un Oscar come miglior attrice protagonista.
      STEAMBOAT BILL, Jr. - Vi presentiamo oggi Steamboat Bill Jr., un film muto del 1928 diretto da Charles Reisner e Buster Keaton, con la partecipazione dello stesso Keaton nel ruolo principale. Il film è una commedia d’azione, ricca di gag e di scene spettacolari, tra cui la famosa sequenza del ciclone, in cui Keaton compie numerose acrobazie mentre la città viene distrutta intorno a lui. Il film è considerato uno dei capolavori di Keaton e del cinema muto, ed è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso negli Stati Uniti.

Il film racconta la storia di William Jr., un giovane studente che torna a casa dal college per incontrare suo padre, William Sr., detto Steamboat Bill, il proprietario di un vecchio battello fluviale. Il padre è deluso dal figlio, che lo trova troppo debole e goffo, e cerca di renderlo più virile e abile. William Jr. si innamora di Kitty, la figlia del rivale di suo padre, il ricco John King, che possiede un moderno battello. I due padri si oppongono alla loro relazione e si scontrano tra loro. Quando un violento ciclone colpisce la città, William dimostra il suo coraggio e la sua intelligenza, salvando il padre, la ragazza e il battello da vari pericoli.

Il film è stato girato in parte sul fiume Sacramento, in California, e in parte negli studi di Keaton. Il film ha avuto una produzione travagliata, a causa di problemi legali, personali e creativi di Keaton, che ha dovuto cambiare il copione, il cast e il titolo originari. Il film ha avuto anche una distribuzione difficile, a causa della censura e della concorrenza del cinema sonoro. Nonostante ciò, il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, ed è stato rivalutato nel tempo come un’opera di grande valore artistico e tecnico.

Il film contiene alcune delle scene più famose e divertenti della filmografia di Keaton, come quella in cui William Jr. prova vari cappelli per accontentare suo padre, quella in cui cerca di far evadere suo padre dalla prigione, e quella in cui William Jr. sfugge alla caduta della facciata di una casa, passando attraverso una finestra. Il film è anche ricco di curiosità e aneddoti, come il fatto che la pellicola è ispirata a una canzone popolare del 1910, che il film è stato girato in contemporanea con un altro film di Keaton, Il cameraman, e che questa pellicola ha influenzato altri registi e attori, come Jackie Chan e Woody Allen.
      THE FLYING DEUCES (1939) - The Flying Deuces è un film comico su due pescivendoli americani che si arruolano nella Legione Straniera francese a Parigi per dimenticare un amore fallito. Finiscono in Marocco, dove affrontano molti guai e avventure, coinvolgendo una lavanderia in fiamme, una fuga di prigionia, un cammello e un aereo. Il film finisce con un colpo di scena: si reincarnano in un cavallo e un asino.

Il film è il remake di un cortometraggio del 1931, chiamato Beau Hunks, in cui Laurel e Hardy si arruolano per lo stesso motivo. Il film fu il primo del duo ad essere prodotto da Boris Morros e RKO Radio Pictures, invece che da Hal Roach e MGM. Il film fu girato in parte a Los Angeles e in parte in Marocco, dove furono usati come comparse dei veri legionari francesi. Il film fu uno dei primi ad usare le tecniche di colorazione, retroproiezione e pittura a matita, per creare effetti realistici. Il film contiene scene famose come il canto di Shine On, Harvest Moon, il travestimento da arabi e la reincarnazione in animali. Il film fu ispirato da episodi reali della Legione Straniera e suggerito da Harry Langdon, uno degli sceneggiatori e un famoso comico muto.
      JEAN PARKER - Jean Parker (nata Lois May Green nel 1915) era un’attrice americana di cinema e teatro. Fu scoperta da Louis B. Mayer, il capo della MGM, dopo aver vinto un concorso di poster per le Olimpiadi del 1932. Recitò in diversi film importanti, tra cui Piccole donne (1933), in cui interpretò Elizabeth March, la sorella minore di Jo (Katharine Hepburn).

Nel film The Flying Deuces (1939), Parker interpretò Georgette, la figlia di un albergatore di Parigi, di cui si innamora Ollie (Oliver Hardy).

(Prima card della pagina n.16 dell'ALBUM "BUNTE FILM BILDER ALBUM 7"del 1935)
      THE JAZZ SINGER 1927 - Ron Hutchinson e Vince Giordano sono due esperti di cinema e musica, che hanno realizzato un commento audio per il film, disponibile sul DVD della Warner Home Video. Nel commento, i due forniscono informazioni storiche, aneddoti e curiosità sul film, le sue canzoni, i suoi attori e il suo impatto culturale. Il commento è molto apprezzato dai fan del film e del genere musical.
      AL JOLSON - Card pag.8 dell'ALBUM "VOM WERDEN DEUTSCHER FILMUNST DER TONFILM (1935) Germany
      A PLANTATION ACT (1926) - Si tratta di un cortometraggio sonoro del 1926, il primo film in cui ha recitato Jolson. Al, con il volto dipinto di nero, canta tre delle sue canzoni di successo: “When the Red, Red Robin (Comes Bob, Bob, Bobbin’ Along)“, "April Showers” e infine “Rock-a-Bye Your Baby with a Dixie Melody”.

Il film lo mostra come se fosse in una performance dal vivo, con tre richiami al sipario alla fine. Il film è stato presentato in anteprima il 7 ottobre 1926 al Colony Theatre di New York, dove ha concluso un programma di cortometraggi che accompagnavano il secondo film Vitaphone a lungometraggio della Warner Brothers, “The Better 'Ole”.

Il corto è stato a lungo ritenuto un film perduto, e la sua indisponibilità ha alimentato l’erronea convinzione che il primo film sonoro di Jolson fosse il famoso film epocale “The Jazz Singer”, che è uscito quasi esattamente un anno dopo. Una copia muta di “A Plantation Act” è stata infine trovata nella Library of Congress, etichettata erroneamente come un’anteprima di “The Jazz Singer”. È stata anche ritrovata una copia del disco sonoro corrispondente, ma era stato rotto in quattro pezzi e incollato di nuovo così male che non si poteva riprodurre. Dopo un’attenta operazione, i tecnici del restauro sono riusciti a fare una copia utilizzabile dal disco e a rimuovere digitalmente i rumori e i clic derivanti dal danno.

Il film restaurato è stato incluso in un LaserDisc pubblicato negli anni '90 e come contenuto extra nel DVD a 3 dischi del 2007 di “The Jazz Singer”.
      LIFE WITH FATHER - Life with Father è una commedia familiare basata sull’omonimo libro di Clarence Day, che racconta le vicende di una famiglia borghese di New York alla fine del XIX secolo. Il padre, interpretato da William Powell, è un broker di Wall Street autoritario e eccentrico, che cerca di imporre il suo ordine nella casa, ma si scontra spesso con la moglie Vinnie, interpretata da Irene Dunne, che è più dolce e religiosa. I quattro figli maschi della coppia sono alle prese con le prime esperienze amorose, i guai scolastici e le vendite di medicine brevettate. Il conflitto principale del film nasce quando Vinnie scopre che il marito non è mai stato battezzato e insiste perché lo faccia, temendo per la sua anima. Il padre rifiuta, ritenendo la cosa ridicola e imbarazzante.

Il film è diretto da Michael Curtiz, noto per Casablanca e Il mistero del falco, e vanta un cast di ottimi attori, tra cui Elizabeth Taylor nel ruolo di Mary, la fidanzata del figlio maggiore Clarence Jr. La sceneggiatura è firmata da Donald Ogden Stewart, che aveva già lavorato con Powell e Dunne in La via dell’impossibile. Il film è una divertente e affettuosa rappresentazione della vita familiare dell’epoca, con dialoghi brillanti e situazioni esilaranti. Il film fu candidato a quattro Oscar, tra cui quello per il miglior film, ma non ne vinse nessuno. Fu comunque un grande successo di pubblico e di critica, e rimane uno dei classici della commedia americana.
      IRENE DUNNE - Irene Dunne è stata un’attrice e cantante statunitense, famosa per i suoi ruoli comici e romantici. Ha recitato in 42 film e ha ricevuto cinque nomination all’Oscar come miglior attrice. Tra i suoi film più noti ci sono L’orribile verità, Le mie due mogli, Love Affair e Life with Father (1947).

Life with Father è un film commedia in Technicolor, diretto da Michael Curtiz e tratto dall’autobiografia e dal successo teatrale omonimi di Clarence Day. Dunne interpreta Vinnie Day, la moglie di Clarence Day Sr., un burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Dunne dimostra la sua bravura comica e il suo affiatamento con William Powell, con cui aveva già recitato in altri film.

Dunne è nata nel 1898 a Louisville, nel Kentucky, da una famiglia di origini irlandesi. Ha studiato musica e canto, e ha debuttato a Broadway nel 1922. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood nel 1930, interpretando ruoli drammatici e musicali. Ha dimostrato la sua versatilità recitando in vari generi, dalla commedia sofisticata al melodramma, dalla commedia familiare al western. Ha lavorato con registi come Leo McCarey, George Stevens, John Ford e John Sturges.

Dunne si è sposata una sola volta, con il dentista Francis Griffin, dal 1928 fino alla morte di lui nel 1965. Hanno adottato una figlia, Mary Frances. Dunne si è ritirata dal cinema nel 1952, ma ha continuato a lavorare in televisione e radio. È stata anche una fervente attivista repubblicana e una delegata speciale alle Nazioni Unite. È morta nel 1990, all’età di 91 anni.
      ZASU PITTS - ZaSu Pitts è stata un’attrice statunitense, nota per la sua partecipazione in diverse pellicole drammatiche durante il periodo del muto, anche se seppe adeguarsi sapientemente al sonoro specializzandosi nel genere brillante. Tra i suoi film più famosi ci sono Rapacità di Erich von Stroheim, in cui interpretò la moglie tormentata di un avido dentista, e Life with Father (1947) dove Pitts interpreta Cora Cartwright, la cugina di Vinnie Day, la moglie di Clarence Day Sr., un burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Pitts offre una divertente performance come una donna eccentrica e invadente, che cerca di combinare il matrimonio tra il figlio maggiore dei Day, Clarence Jr., e la figlia di un reverendo.

Pitts è nata a Parsons, nel Kansas, nel 1894, da una famiglia di origini inglesi. Ha studiato recitazione a Santa Cruz, in California, e ha debuttato a Hollywood nel 1917, grazie alla sceneggiatrice Frances Marion, che la scritturò per il film A Little Princess, con Mary Pickford. Ha recitato in film sentimentali e d’avventura, e ha avuto una voce caratteristica e stridula che le ha permesso di adattarsi al cinema sonoro.

Pitts si è sposata due volte: con l’attore Tom Gallery, dal 1920 al 1933, con cui ha avuto due figli adottivi, e con l’agente immobiliare John E. Woodall, dal 1933 fino alla morte di lui nel 1962. Ha avuto anche una lunga amicizia con l’attrice Thelma Todd, con cui ha formato una coppia comica in numerosi cortometraggi. Pitts è morta a Los Angeles nel 1963, all’età di 69 anni.
      WILLIAM POWELL - TURF CIGARETTES - FAMOUS FILM STARS - N. 17 - Questa carta raffigura il celebre attore William Powell nel ruolo di Clarence Day, il padre di famiglia protagonista del film Life with Father, una commedia del 1947 basata sull’omonimo romanzo autobiografico di Clarence Day Jr. Il film racconta le vicende quotidiane di una famiglia borghese di New York alla fine del XIX secolo, con il padre autoritario e burbero, la madre dolce e paziente, e i quattro figli scapestrati. Il film fu un grande successo di pubblico e di critica, e ottenne quattro nomination agli Oscar, tra cui quella per il miglior attore protagonista a William Powell.
La carta ritrae il viso sorridente di Powell su un corpo minuto, disegnato in stile caricaturale da un artista sconosciuto.
      ANITA LOUISE - Anita Louise, nata Anita Louise Fremault, è stata una famosa attrice bambina e adolescente, che ha debuttato a Broadway a sei anni e al cinema a nove. Tra i suoi film più noti ci sono Sogno di una notte di mezza estate (1935), La vita del dottor Pasteur (1936) e Maria Antonietta (1938). Nel 1939 ha interpretato il ruolo di Rose, la sorellastra cattiva di Shirley Temple, nel film The Little Princess, tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett. Negli anni quaranta la sua carriera cinematografica è declinata e si è dedicata alla televisione, dove ha avuto successo con la serie Frida, la storia dell’amicizia di un ragazzo con il suo cavallo. Si è sposata due volte, prima con il produttore Buddy Adler e poi con Henry Berger, ed è morta nel 1970 all’età di 55 anni
      HEDY LAMARR AND CHARLES BOYER in "ALGIERS" - CARD n. 95 FILM FAVOURITES stampata da A. AND M. WIX nel 1939. - 

Hedy Lamarr e Charles Boyer hanno recitato insieme nel film “Algiers” del 1938, che ha segnato il debutto di Lamarr a Hollywood e ha contribuito a consolidare la sua fama internazionale. La sua bellezza straordinaria ha catturato l’attenzione del pubblico e ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema. Boyer, d’altra parte, ha dato vita al personaggio di Pepe le Moko, un ruolo così memorabile che ha ispirato il personaggio di Pepé Le Pew dei cartoni animati di Warner Bros. Il film “Algiers” ha avuto un’influenza significativa sulla cultura popolare e ha ispirato altri capolavori cinematografici, incluso “Casablanca”. Inoltre, “Algiers” è diventato parte del patrimonio pubblico negli Stati Uniti nel 1966, permettendo così una più ampia diffusione e accessibilità. Questi elementi sottolineano l’importanza storica e culturale del film e il contributo di Lamarr e Boyer al mondo del cinema.
      BLACKFACE - Cards Nr.21 Godfrey Phillips Cigarettes PERSONALITIES OF TO-DAY 1932  -  
(collezione personale)  -  Il blackface nel contesto storico del teatro e dello spettacolo aveva significati e implicazioni diverse rispetto a come viene percepito oggi. Durante il XIX secolo, il blackface era uno stile di trucco teatrale diffuso che consisteva nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona di colore. Questa pratica era parte integrante dei Minstrel show, spettacoli itineranti molto popolari negli Stati Uniti, e successivamente anche in Europa.

Gli attori bianchi, per recitare in blackface, usavano annerirsi la pelle con sughero bruciato e successivamente cerone nero o lucido per scarpe, esagerando con il trucco le dimensioni delle labbra e portando spesso parrucche di lana, guanti, frac, oppure abiti da straccioni per completare la trasformazione. Questi spettacoli erano intesi come un’esagerazione comica e non come una rappresentazione fedele o rispettosa delle persone di colore.

Tuttavia, con il passare del tempo e l’evoluzione della società, la consapevolezza del razzismo e delle sue manifestazioni ha portato a una riconsiderazione critica del blackface. Il movimento per i diritti civili degli afroamericani degli anni '60, guidato da figure come Martin Luther King, ha denunciato i preconcetti razzisti e denigratori legati al blackface, portando alla sua graduale estinzione negli Stati Uniti.

Oggi, il blackface è universalmente riconosciuto come offensivo e razzista, e la sua pratica è condannata e bandita da tutte le rappresentazioni teatrali e cinematografiche. La comprensione moderna del blackface è che esso perpetua stereotipi razziali nocivi e si basa su una storia di umiliazione e sfruttamento delle persone nere.
      JANET GAYNOR - Card n.25, DAS ORAMI-ALBUM,  Janet Gaynor (pseudonimo di Laura Augusta Gainor) è stata un’attrice statunitense. Nata il 6 ottobre 1906 a Filadelfia, in Pennsylvania, Gaynor iniziò la sua carriera come comparsa in cortometraggi e film muti. Nel 1926, firmò un contratto con la Fox Film Corporation (poi diventata 20th Century-Fox) e divenne una delle più grandi attrazioni al botteghino dell’epoca. Nel 1929, fu la prima vincitrice del Premio Oscar per la Miglior Attrice per le sue interpretazioni in tre film: “Settimo cielo” (1927), “L’angelo della strada” (1927) e “Aurora” (1927). Questa fu l’unica occasione in cui un’attrice vinse un Oscar per più ruoli cinematografici. La sua carriera continuò con successo nell’era dei film sonori, e ottenne notevole successo nella versione originale di “È nata una stella” (1937), per cui ricevette una seconda nomination all’Oscar come Miglior Attrice. Dopo il ritiro dalla recitazione nel 1939, Gaynor sposò il costumista cinematografico Adrian, con cui ebbe un figlio. Tornò brevemente a recitare in film e televisione negli anni '50 e successivamente divenne un’abile pittrice ad olio. Nel 1980, fece il suo debutto a Broadway nell’adattamento teatrale del film del 1971 “Harold and Maude”, e apparve nella produzione teatrale itinerante di “On Golden Pond” nel febbraio 1982. Nel settembre 1984, le ferite riportate in un incidente automobilistico furono ufficialmente dichiarate causa della sua morte
      A STAR IS BORN - “A Star is Born” (1937) è un film drammatico romantico prodotto da David O. Selznick e diretto da William A. Wellman. La trama segue la storia di Esther Victoria Blodgett, una giovane ragazza di campagna che sogna di diventare una stella di Hollywood. Nonostante gli avvertimenti di sua zia e suo padre, Esther decide di seguire il suo sogno e si reca a Hollywood. Tuttavia, l’agenzia di casting ha smesso di accettare candidature per aspiranti attrici, e le dicono che le sue possibilità di diventare una star sono di una su centomila. Esther fa amicizia con Danny McGuire, un assistente regista disoccupato, e durante un concerto incontra Norman Maine, un attore affermato ma in declino a causa dell’alcolismo. Norman rimane colpito da Esther e le offre un provino. Il film esplora la relazione tra i due personaggi mentre Esther inizia la sua carriera e Norman affronta i suoi demoni personali. Il cast include Janet Gaynor (nel suo unico film in Technicolor) e Fredric March (nel suo debutto in Technicolor). Nel 2018, è stata realizzata una nuova versione di “A Star is Born” con Lady Gaga e Bradley Cooper, che ha anche diretto il film.
      FREDRIC MARCH - Card posizione 7, pag. n.5, SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM 2 - Fredric March (nome completo: Ernest Frederick McIntyre Bickel) è stato un attore statunitense, considerato una delle stelle più celebrate di Hollywood negli anni '30 e '40. La sua versatilità come interprete gli ha valso numerosi riconoscimenti, tra cui due Premi Oscar, un Golden Globe e due Tony Awards. March iniziò la sua carriera nel 1920, lavorando come comparsa in film girati a New York City. Nel 1926, debuttò a Broadway e alla fine del decennio firmò un contratto cinematografico con Paramount Pictures. Ricevette due Premi Oscar per le sue interpretazioni in “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” (1931) e “The Best Years of Our Lives” (1947). Fu anche candidato per altri film, tra cui “A Star is Born” (1937) e “Death of a Salesman” (1951). March divenne un idolo del pubblico femminile grazie a ruoli da protagonista in film come “Honor Among Lovers” (1931), “Merrily We Go to Hell” (1932) e “Design for Living” (1933). Collaborò con attrici famose dell’epoca, come Greta Garbo, Katharine Hepburn e Carole Lombard. Oltre al cinema, March ebbe una carriera teatrale di successo. Vinse due Tony Awards come Miglior Attore in una Piece, per le sue performance in “Years Ago” (1947) e “Long Day’s Journey into Night” (1956). Continuò a recitare in film come “Inherit the Wind” (1960) e “Seven Days in May” (1964). Il suo ultimo ruolo fu in “The Iceman Cometh” (1973). March fu sposato con l’attrice Florence Eldridge dal 1927 fino alla sua morte nel 1975 a causa di un tumore.
      ADOLPHE MENJOU - Card n. 273 , SALEM FILMBILDER ALBUM 2 - Adolphe Menjou (nome completo: Adolphe Jean Menjou) è stato un attore statunitense. La sua carriera ha spaziato sia nei film muti che nei film sonori. Dopo il ritorno dalla prima guerra mondiale, Menjou ha gradualmente guadagnato notorietà con ruoli minori in film come “The Faith Healer” (1921) e ruoli di supporto in pellicole importanti come “The Sheik” (1921) e “The Three Musketeers” (1921). Nel 1922, ha iniziato a ottenere ruoli di primo piano o quasi, lavorando con Famous Players–Lasky e Paramount Pictures. È stato votato Best Dressed Man in America nove volte, consolidando l’immagine di un uomo ben vestito e di mondo. Nel film “A Star Is Born” (1937), Menjou interpreta Oliver Niles, un produttore cinematografico e amico di lunga data del protagonista Norman Maine (interpretato da Fredric March). Il suo personaggio è coinvolto nel lancio della carriera dell’aspirante attrice Esther Blodgett (interpretata da Janet Gaynor).
      JANET GAYNOR & FREDRIC MARCH - Card n.36  "FILM FAVOURITES" stampata da A. and M. WIX. LONDON  -  Janet Gaynor interpreta Esther Victoria Blodgett, una giovane ragazza di campagna che sogna di diventare una stella di Hollywood. Nonostante gli avvertimenti di sua zia e suo padre, Esther decide di seguire il suo sogno e si reca a Hollywood. Tuttavia, l’agenzia di casting ha smesso di accettare candidature per aspiranti attrici, e le dicono che le sue possibilità di diventare una star sono di una su centomila. Esther fa amicizia con Danny McGuire, un assistente regista disoccupato, e durante un concerto incontra Norman Maine, un attore affermato ma in declino a causa dell’alcolismo. Norman rimane colpito da Esther e le offre un provino. Il film esplora la relazione tra i due personaggi mentre Esther inizia la sua carriera e Norman affronta i suoi demoni personali.

Fredric March, d’altra parte, interpreta Norman Maine, l’attore affermato ma in declino. La sua carriera è stata segnata dall’alcolismo, e il suo incontro con Esther Victoria Blodgett (Janet Gaynor) cambierà entrambe le loro vite. March offre una performance intensa e coinvolgente nel ruolo di Norman, catturando la complessità del personaggio e la sua lotta personale.
      "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Herald (Mar-Apr 1937) - David O. Selznick porta sullo schermo “A Star is Born”, un film che si colloca tra le grandi pellicole e che difficilmente può mancare la classe dei grandi successi. Questo è dovuto al suo superbo cast di nomi famosi e a una storia che tiene il pubblico incollato dall’inizio alla fine. In bianco e nero, “A Star Is Born” raggiungerebbe facilmente il suo obiettivo, ma con l’aggiunta dell’impulso del technicolor, Selznick offre una produzione che può contare su un grande successo in qualsiasi località e con qualsiasi tipo di pubblico. “A Star Is Born” sembra essere un successo naturale per i guadagni più consistenti e dovrebbe portare dividendi a qualsiasi teatro. Con un pubblico mondiale pronto, è destinato a una carriera di successo ovunque. David O. Selznick ha nuovamente ottenuto un trionfo artistico e commerciale del film.
      "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Daily (Apr-Jun 1937)
      A FAREWELL TO ARMS (1932)  - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Herald (May-Jun 1938) - “Il miglior film del 1932! Grande al botteghino… ‘A Farewell to Arms’ ha triplicato gli incassi da costa a costa, è stato proiettato a lungo e ha registrato ovunque spettatori al completo. Ha fatto la storia del botteghino per l’industria e per la Paramount. Anche i critici lo hanno valutato positivamente: ‘Un film bellissimo e commovente’, ‘il miglior film dell’anno’, ‘un trionfo per tutti gli interessati’, ‘un’opera cinematografica importante’ e ‘un capolavoro’. Ne hanno parlato entusiasticamente, sottolineando che è un film da non perdere. Nel cuore di Hollywood, alla cena degli Academy Awards, ‘A Farewell to Arms’ ha rubato la scena. Tra applausi sentiti, Helen Hayes ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione femminile dell’anno, e Frank Borzage è stato onorato per il miglior risultato nella regia.”
      ALGIERS (1938) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture (Aug 1938-Jan 1939)
      THE LITTLE PRINCESS (1939) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Box office digest (Dec 1938-Dec 1939)
      ABRAHAM LINCOLN (1930) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Screenland (Nov 1930-Apr 1931) - L’HONOR PAGE è stata dedicata a molti attori di grande talento, ma raramente è stata così meritata come quella di questo mese, che consegna il palmo della vittoria a Walter Huston con un inchino basso, profondo e grazioso! Huston ci ha regalato un grande Abraham Lincoln, immergendo splendidamente le maniere di Broadway in una completa realizzazione dell’Emancipatore, senza mai cadere nel banale o nell’autocompiacimento. La parte sorprendente è che Huston non aveva mai pensato di interpretare Lincoln fino a quando Griffith gli ha assegnato il ruolo. Ma come un abile artigiano che affronta un nuovo lavoro, ha accettato la parte e ha dato il massimo! Huston rappresenta il nuovo ordine delle cose a Celluloidia. Recitare è il suo mestiere, e lui lo conosce bene!
      " OF HUMAN BONDAGE " - Card n.9 della serie SHOTS FROM FAMOUS FILMS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1935 - Leslie Howard insieme a Frances Dee in una scena del film.
      HAROLD LLOYD - Card n.15 - CINEMA STARS 1ST SERIES (W.D. & H.O. WILLS 1928) - Harold Lloyd fu uno dei più grandi comici del cinema muto americano, celebre per la sua abilità di attore e per le sue acrobazie mozzafiato. Nato nel 1893, Lloyd iniziò la sua carriera nel vaudeville prima di passare al cinema, dove creò il personaggio di "Glasses" o "The Boy", che divenne un'icona della cultura popolare degli anni '20. Conosciuto per la sua espressione impassibile e per le situazioni pericolose in cui si cacciava, come l'indimenticabile scena dell'orologio in "Safety Last!", Lloyd si distinse per la sua capacità di combinare commedia fisica e pathos. Nonostante la sua popolarità sia stata oscurata da quella di Charlie Chaplin e Buster Keaton, Lloyd rimane una figura chiave nella storia del cinema, con oltre 200 film all'attivo. Lloyd creava drammi umoristici basati su una trama romantica, dove ogni film era una storia a sé, con un Harold diverso che affrontava preoccupazioni diverse. Questa capacità di creare narrazioni coinvolgenti e allo stesso tempo divertenti, senza mai perdere il contatto con la realtà e le emozioni autentiche, rendeva Lloyd un artista unico nel suo genere, capace di lasciare un'impronta indelebile nella storia del cinema. La sua eredità continua a influenzare i comici e i cineasti, dimostrando che il suo talento e il suo coraggio nell'arte della commedia sono senza tempo.
      SAFETY LAST! - "Safety Last!" è un capolavoro del cinema muto che ha incantato il pubblico con la sua miscela di romanticismo e comicità. Diretto da Fred C. Newmeyer e Sam Taylor, questo film del 1923 vede Harold Lloyd nei panni del protagonista, un giovane uomo pieno di ambizioni e sogni. La scena più memorabile del film, che mostra Lloyd aggrappato alle lancette di un orologio su un grattacielo, è diventata un'icona indimenticabile dell'epoca del cinema muto. Il successo di "Safety Last!" non si limitò al momento della sua uscita; il film ha continuato a ricevere elogi nel corso degli anni, consolidando la reputazione di Lloyd come uno dei grandi pionieri del cinema.

La trama di "Safety Last!" è una commedia di situazioni che segue le peripezie di Harold, che si trasferisce in città con l'obiettivo di fare fortuna e sposare la sua amata. Il suo percorso è costellato di situazioni esilaranti e pericolose, culminando nella famosa scena dell'arrampicata sul grattacielo. Questo momento di tensione e umorismo è un esempio perfetto della capacità del film di combinare azione e comicità in modo efficace.

Il film è noto anche per i suoi effetti speciali rivoluzionari, che hanno contribuito a creare alcune delle scene più emozionanti e pericolose dell'epoca. Lloyd, nonostante le gravi lesioni subite in un incidente precedente, eseguì personalmente molte delle acrobazie, dimostrando un coraggio e una dedizione straordinari. La sua performance è stata talmente significativa che, nel 1994, "Safety Last!" è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, riconoscendolo come un'opera di significativo valore culturale, storico ed estetico.

Oggi, "Safety Last!" rimane un classico intramontabile, un film che continua a deliziare il pubblico di tutte le età e che viene regolarmente incluso nelle rassegne cinematografiche. La sua eredità perdura come testimonianza dell'ingegnosità e dell'innovazione dei primi anni del cinema, e come promemoria del talento e dello spirito pionieristico di Harold Lloyd e dei suoi collaboratori.
      HAROLD LLOYD - Card n. 13 della serie PERSONALITIES OF TO-DAY stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1932.
Immagina Harold Lloyd, l'iconico attore del cinema muto, con il suo inconfondibile paio di occhiali tondi, che sembrano due lenti d'ingrandimento che esaltano i suoi occhi sgranati di sorpresa. Il suo sorriso è una linea sottile, quasi una smorfia, che si allarga in un'espressione di gioia contagiosa. Le sue mani, sempre in movimento, sembrano danzare nell'aria, mentre i suoi piedi, in perenne equilibrio precario, lo portano in avventure comiche sul filo dell'assurdo. La sua figura esile, vestita in modo impeccabile con un completo che sembra troppo grande per lui, gli conferisce un'aria di eleganza goffa, un gentiluomo in un mondo di slapstick. E poi c'è il suo cappello, un borsalino inclinato che sembra avere una personalità tutta sua, sempre al posto giusto al momento giusto, come per sottolineare la comicità delle situazioni in cui si trova. Harold Lloyd, con la sua presenza scenica, trasforma ogni scena in un capolavoro di tempismo e espressione, un maestro dell'arte visiva che sapeva come far ridere senza dire una parola.
      MEET JOHN DOE - "Meet John Doe", un film del 1941 diretto dal celebre Frank Capra, è una commedia drammatica che esplora temi di politica e società attraverso la storia di un uomo comune che diventa un eroe involontario. Con protagonisti Gary Cooper e Barbara Stanwyck, il film racconta di una giornalista, interpretata da Stanwyck, che per vendicarsi del suo licenziamento pubblica una lettera fittizia di un certo "John Doe", che minaccia di suicidarsi a causa delle ingiustizie sociali. La lettera diventa virale, spingendo il giornale a riassumere la giornalista e a creare un movimento politico intorno a questa figura immaginaria. Cooper interpreta il vagabondo assunto per impersonare John Doe, diventando un simbolo di speranza per la gente comune. Il film è un'incisiva critica al sensazionalismo dei media e alla manipolazione politica, ma è anche una storia di redenzione e di potere della comunità. "Meet John Doe" è considerato un classico del cinema, noto per il suo umorismo, il suo calore umano e la sua profonda risonanza emotiva.
      BARBARA STANWYCK - Card n.15 della serie Cinema Stars stampata dalla ROTHMANS nel 1939 - Barbara Stanwyck, una delle icone indiscusse del cinema classico americano, ha lasciato un'impronta indelebile con la sua interpretazione di Ann Mitchell in "Meet John Doe". In questo film del 1941, diretto dal maestro Frank Capra, Stanwyck interpreta una giornalista intraprendente che, in un colpo di genio (o di follia, a seconda della prospettiva), inventa una lettera di un disoccupato che minaccia il suicidio in segno di protesta contro le ingiustizie sociali. La sua performance è stata tanto convincente che ancora oggi si discute se Ann Mitchell fosse una visionaria o semplicemente una donna disperata per mantenere il suo lavoro in tempi di crisi. Il film, che esplora temi come la corruzione politica, il populismo e la dignità umana, ha visto Stanwyck dare vita a uno dei personaggi femminili più complessi e sfaccettati dell'epoca, dimostrando la sua straordinaria capacità di interpretare ruoli di forte impatto emotivo e sociale.
      MEET JOHN DOE - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Pag. 21 del Periodico CINE-MUNDIAL (1941) pubblicato da Nueva York, Chalmers publishing company. (Cine-Mundial era la versione in lingua spagnola di Moving Picture World).
      DARK JOURNEY - “Dark Journey” è un film di spionaggio britannico del 1937 diretto da Victor Saville e interpretato da Conrad Veidt, Vivien Leigh e Joan Gardner. La trama si svolge durante la Prima Guerra Mondiale e segue le vicende di due agenti segreti di opposte fazioni che si incontrano e si innamorano nella neutrale Stoccolma.

Il film è noto per la sua intrigante narrazione e per le intense performance dei protagonisti. Conrad Veidt interpreta il Barone Karl Von Marwitz, un ufficiale tedesco, mentre Vivien Leigh è Madeleine Goddard, una proprietaria di una boutique di moda che si rivela essere una spia francese. La storia si complica quando Madeleine, che lavora come doppio agente per i francesi, cerca di scoprire l’identità del nuovo capo del servizio segreto tedesco a Stoccolma.

“Dark Journey” combina elementi di avventura, crimine e romance, creando un’atmosfera densa di tensione e mistero. Il film è stato lodato per la sua sceneggiatura, scritta da Lajos Bíró e Arthur Wimperis, e per la regia di Saville, che gestisce abilmente il ritmo e la suspense. Inoltre, le scenografie e i costumi contribuiscono a ricreare l’epoca della guerra con dettagli accurati e un’atmosfera autentica.

Nonostante alcune critiche riguardo al ritmo lento e alla difficoltà nel distinguere le nazionalità dei personaggi a causa degli accenti, “Dark Journey” rimane un esempio significativo del cinema di spionaggio pre-bellico e un interessante studio dei personaggi coinvolti in giochi di doppia spionaggio durante un periodo storico tumultuoso.

In sintesi, “Dark Journey” è un film che merita attenzione per la sua capacità di intrecciare la narrazione di spionaggio con una storia d’amore commovente, il tutto ambientato contro lo sfondo della Prima Guerra Mondiale.
      CONRAD VEIDT - Card n.45 della serie FILM STAGE and RADIO STARS stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1935Conrad Veidt, pseudonimo di Hans Walter Konrad Veidt, è stato un attore tedesco che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema. Nato a Potsdam il 22 gennaio 1893, Veidt si è distinto per la sua capacità di incarnare personaggi complessi e memorabili, diventando una delle figure più emblematiche del cinema muto tedesco.

La sua carriera iniziò nei primi anni del Novecento, quando lavorò a Berlino nella compagnia teatrale di Max Reinhardt. Il suo debutto cinematografico avvenne nel 1917 con il film "Der Weg des Todes", ma fu il ruolo di Cesare nel film "Il gabinetto del dottor Caligari" del 1920 a consacrarlo come stella internazionale. Questo film, una pietra miliare del cinema espressionista, ha mostrato la sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni intense attraverso il linguaggio del corpo e dell'espressione facciale.

Dopo aver raggiunto la fama in Germania, la vita di Veidt prese una svolta drammatica con l'ascesa del nazismo. A causa delle sue convinzioni politiche e del fatto che sua moglie era ebrea, decise di lasciare la Germania per trasferirsi nel Regno Unito. Qui, ottenne la cittadinanza britannica nel 1939 e continuò la sua carriera cinematografica, spesso interpretando ruoli di militare tedesco in film antinazisti come "La spia in nero" e "Contrabbando".

Il suo trasferimento negli Stati Uniti all'inizio degli anni '40 segnò l'ultima fase della sua carriera. A Hollywood, Veidt continuò a lavorare in pellicole di rilievo, tra cui "Casablanca" del 1942, dove interpretò il ruolo del maggiore Strasser, uno dei suoi ultimi e più celebri personaggi. Purtroppo, la sua vita si concluse prematuramente l'anno successivo, il 3 aprile 1943, a causa di un infarto mentre giocava a golf.

Conrad Veidt rimane una figura leggendaria, un artista che ha attraversato epoche turbolente, portando sullo schermo una gamma di personaggi che continuano a influenzare il mondo del cinema. La sua eredità artistica vive attraverso le sue interpretazioni, che rimangono testimonianze potenti della sua maestria e del suo spirito indomito.
      JOAN GARDNER - Card n.39 della serie SCREEN STARS stampata dalla ABDULLA & Co. Ltd. nel 1939Joan Gardner è stata un'artista poliedrica che ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo dell'intrattenimento, soprattutto come doppiatrice. Nata il 16 novembre 1926 a Chicago, Illinois, Gardner ha iniziato la sua carriera sul palcoscenico, ma è stata la sua voce unica a renderla famosa. 

Con una carriera che si estende dal 1948 al 1991, Gardner ha prestato la sua voce a numerosi personaggi animati, diventando una figura iconica per molte generazioni. Tra i suoi ruoli più noti, c'è quello di Spunky in "The Adventures of Spunky and Tadpole" e di Tanta Kringle nel classico natalizio "Santa Claus Is Comin' to Town". Ha anche lavorato come sceneggiatrice, autrice e compositrice, mostrando il suo talento versatile e la sua passione per l'arte.

La sua vita personale è stata altrettanto ricca: sposata con il produttore Edward Janis dal 1960 fino alla sua morte, Gardner ha anche scritto sotto il nome di Joan Janis. La sua scomparsa il 10 dicembre 1992 ha lasciato un vuoto nel settore, ma il suo lavoro continua a vivere e a ispirare.

Joan Gardner rappresenta un esempio di come la passione e il talento possano attraversare diverse forme di media, lasciando un'eredità che supera il confine del tempo. La sua voce ha dato vita a personaggi che hanno accompagnato l'infanzia di molti e continueranno a farlo per anni a venire. Grazie, Joan, per averci regalato momenti indimenticabili con la tua arte.
      URSULA JEANS - Card n.45 della serie BRITISH BORN FILM STAR stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934Nel panorama del teatro e del cinema britannico, poche figure brillano con l'intensità e il talento di Ursula Jeans. Nata Ursula Jean McMinn il 5 maggio 1906 a Simla, nell'India britannica, Ursula Jeans si è trasferita a Londra dove ha ricevuto un'educazione formale e ha affinato il suo talento alla prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art (RADA).

La sua carriera iniziò nel 1922, quando fece il suo debutto teatrale al Criterion Theatre. Da lì, la sua passione per la recitazione l'ha portata a specializzarsi in opere classiche di Shakespeare e Shaw, esibendosi principalmente all'Old Vic e con la compagnia Sadler's Wells. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Jeans ha lavorato sotto l'egida dell'Entertainments National Service Association (ENSA), insieme al suo secondo marito, l'attore Roger Livesey. Spesso si esibivano insieme sul palco e hanno goduto di un particolare successo nel West End con una commedia scritta appositamente per loro da J.B. Priestley: "Ever Since Paradise".

Sul grande schermo, Ursula Jeans ha avuto ruoli memorabili, interpretando spesso mogli gentili e devote, come la signora Molly Wallis in "The Dam Busters" (1955). Tuttavia, è stata particolarmente efficace nei panni della moglie di un ufficiale, Lady Windham, in "North West Frontier" (1959), o come la vedova borghese Martha Dacre, che cerca di venire a patti con le conseguenze della guerra in "The Weaker Sex" (1948).

La sua vita personale è stata altrettanto affascinante quanto la sua carriera. Il suo primo matrimonio con l'attore Robin Irvine terminò tragicamente con la sua morte nel 1933. Successivamente, sposò Roger Livesey nel 1937, e la loro unione durò fino alla morte di lei nel 1973. Ursula Jeans è deceduta a causa di un cancro, lasciando un'eredità artistica che continua a influenzare e ispirare.

Ursula Jeans non è stata solo un'attrice di talento, ma anche una figura emblematica di forza e resilienza. La sua dedizione alla sua arte e il suo impegno nel portare storie significative sul palco e sullo schermo hanno lasciato un'impronta indelebile nel mondo dello spettacolo. La sua targa commemorativa condivisa con Roger Livesey nella chiesa degli attori di St Paul's a Covent Garden è un tributo alla loro vita insieme e al loro contributo all'arte drammatica.

Ursula Jeans rimane un esempio luminoso di come la passione e il talento possano trascendere il tempo e le generazioni, ispirando coloro che seguono le loro orme artistiche. La sua storia è una testimonianza del potere trasformativo del teatro e del cinema, e del ruolo vitale che gli artisti giocano nel plasmare la nostra comprensione della società e dell'umanità.
      VIVIEN LEIGH - Card n. 22 FILM STARS (3RD SERIES) (1938) JOHN PLAYER & SONS. - Vivien Leigh è stata una delle attrici più celebri del ventesimo secolo, resa famosa soprattutto per il suo ruolo iconico di Scarlett O’Hara in "Via col vento" e di Blanche DuBois in "Un tram che si chiama Desiderio", per i quali ha vinto due premi Oscar.

Nel film "Fire Over England" (1937), Vivien Leigh ha interpretato Cynthia, una delle dame di compagnia della regina Elisabetta I. Il suo personaggio, giovane, vivace e attraente, ha suscitato la gelosia della regina stessa. Cynthia è anche l'interesse amoroso del personaggio di Michael Ingolby, interpretato da Laurence Olivier. La performance di Leigh in questo film è stata cruciale per la sua carriera, poiché ha contribuito a convincere il produttore David O. Selznick a selezionarla per il ruolo di Scarlett O’Hara.
      FIRE OVER ENGLAND - "Fire Over England" è un'opera cinematografica che cattura l'essenza di un'epoca turbolenta nella storia inglese, offrendo uno sguardo intimo sulle tensioni politiche e le manovre di spionaggio che hanno caratterizzato il periodo elisabettiano. Il film si distingue per la sua abile miscela di dramma storico e avventura, portando lo spettatore in un viaggio attraverso i corridoi del potere e le acque tempestose dell'Atlantico. La regia di William K. Howard è stata lodata per la sua capacità di creare un ritratto vivido e coinvolgente di un'epoca definita da conflitti religiosi e rivalità internazionali.

La narrazione segue le vicende di Michael Ingolby, un eroe coraggioso e astuto, la cui missione è di penetrare i segreti della corte spagnola. La sua determinazione e ingegnosità sono palpabili in ogni scena, e Olivier offre una performance che cattura l'audacia e la complessità del suo personaggio. Al suo fianco, Vivien Leigh brilla nel ruolo di Cynthia, la cui bellezza e spirito riflettono la forza e l'indipendenza della regina che serve. La loro chimica sullo schermo è innegabile e segna l'inizio di una delle collaborazioni più memorabili nella storia del cinema.

Il contesto storico del film è reso con grande attenzione ai dettagli, dalle lussuose corti europee alle navi da guerra che solcano i mari, creando un senso di autenticità che immerge lo spettatore nell'epoca. La minaccia dell'Armada spagnola è avvertita in tutto il film, un costante promemoria delle posta in gioco per l'Inghilterra e la sua regina. La tensione sale man mano che Ingolby si avvicina al suo obiettivo, e lo spettatore è trascinato in una rete di intrighi e pericoli.

La performance di Leigh come Cynthia è stata cruciale non solo per il film, ma anche per la sua carriera, poiché ha dimostrato la sua versatilità e il suo talento come attrice. La sua interpretazione ha lasciato un'impressione duratura su Selznick, che l'ha portata a ottenere uno dei ruoli più iconici del cinema, quello di Scarlett O'Hara in "Via col vento". Questo ruolo ha consolidato la sua posizione come una delle grandi stelle del suo tempo, e il suo lavoro in "Fire Over England" può essere visto come un punto di svolta che ha aperto la strada a quel successo.

In conclusione, "Fire Over England" rimane un film significativo per il suo impatto culturale e storico. Non solo ha segnato l'inizio di una partnership leggendaria tra Olivier e Leigh, ma ha anche contribuito a plasmare il genere del film storico, offrendo uno sguardo avvincente su un periodo cruciale della storia britannica. La sua eredità perdura come testimonianza del potere del cinema di portare in vita la storia, e continua a essere apprezzato da critici e amanti del cinema per la sua narrazione avvincente, le sue performance stellari e la sua produzione impeccabile.
      LAURENCE OLIVIER - Card n. 34 FILM STARS (3RD SERIES) (1938) JOHN PLAYER & SONS. - Laurence Olivier è stato uno degli attori più celebrati del ventesimo secolo, famoso per le sue interpretazioni sia teatrali che cinematografiche, specialmente nei ruoli shakespeariani. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, inclusi quattro premi Oscar, lasciando un segno indelebile nel mondo del teatro e del cinema.

Nel film "Fire Over England" (1937), Olivier dà vita al personaggio di Michael Ingolby, un giovane ufficiale della marina inglese il cui padre è stato ucciso dagli spagnoli. Michael si offre volontario per infiltrarsi alla corte di Filippo II di Spagna al fine di ottenere informazioni vitali sui piani dell'Armada spagnola. Il suo personaggio è rappresentato come coraggioso, leale e fermamente deciso a difendere l'Inghilterra dalla minaccia spagnola. La sua missione lo vede affrontare pericoli e complotti, mettendo alla prova la sua intelligenza e il suo valore.
      FLORA ROBSON - Card n.30 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Flora Robson è stata un'attrice britannica celebre per le sue interpretazioni intense e carismatiche, in particolare nei ruoli storici. La sua carriera si è estesa per molti anni, distinguendosi sia nel cinema che nel teatro.

Nel film "Fire Over England" (1937), Flora Robson ha dato vita al personaggio della regina Elisabetta I. La sua interpretazione è stata largamente lodata per la capacità di rappresentare la forza e la determinazione della sovrana in un momento cruciale della storia inglese. Nel contesto del film, Elisabetta I si trova a fronteggiare la minaccia dell'Invincibile Armada spagnola, dovendo manovrare tra congiure e tradimenti per salvaguardare il suo regno. Robson ha saputo esprimere sia l'autorità che la vulnerabilità della regina, rendendo la sua Elisabetta memorabile e autentica. La sua performance è considerata una delle più emblematiche nella storia del cinema britannico, contribuendo a consolidare il suo status di icona nel panorama teatrale e cinematografico. La Robson, con la sua maestria, ha trascinato gli spettatori in un viaggio attraverso le pagine della storia, dimostrando che il talento e la passione possono trasformare la recitazione in un'arte sublime.
      RAYMOND MASSEY - Card n.25 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Raymond Massey, attore canadese di straordinario talento, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema e del teatro con i suoi ruoli intensi e autorevoli. La sua carriera, ricca di successi, si è distinta per la varietà di personaggi storici e drammatici che ha saputo interpretare con maestria. Massey è stato un artista versatile, capace di adattarsi a diversi generi e stili, mantenendo sempre un livello di recitazione elevato.

Nel film "Fire Over England" del 1937, Massey ha dato vita al personaggio di Filippo II di Spagna, incarnando l'antagonista principale della narrazione. La sua interpretazione ha catturato l'essenza di un sovrano determinato e inflessibile, opponendosi all'Inghilterra di Elisabetta I. Attraverso la sua performance, Massey ha trasmesso non solo la rigidità e l'ambizione del re spagnolo, ma anche la complessità emotiva di un uomo di potere, aggiungendo così profondità e sfumature al suo ruolo.

La sua capacità di dare vita a personaggi potenti e complessi è stata una costante nella sua carriera. Massey ha esplorato le sfaccettature dell'animo umano, portando sullo schermo e sul palcoscenico figure storiche con un realismo e un'intensità che pochi altri hanno saputo eguagliare. Ogni sua interpretazione era un'opera d'arte, caratterizzata da una profonda comprensione del personaggio e da una dedizione assoluta al mestiere dell'attore.

Oltre a "Fire Over England", Massey ha brillato in numerosi altri film, come "Abe Lincoln in Illinois" (1940), dove ha interpretato il presidente americano Abraham Lincoln, dimostrando ancora una volta la sua abilità nel rappresentare figure di grande autorità e umanità. La sua performance in questo film è stata acclamata dalla critica e ha rafforzato la sua reputazione come uno degli attori più rispettati del suo tempo.

Massey ha continuato a lavorare fino agli ultimi anni della sua vita, lasciando un'eredità di ruoli memorabili che hanno ispirato generazioni di attori. La sua passione per l'arte della recitazione e la sua dedizione al perfezionamento del suo mestiere sono stati esemplari. Raymond Massey non è stato solo un attore; è stato un vero artista, un maestro della scena che ha saputo catturare l'immaginazione del pubblico e toccare il cuore di chi lo ha visto recitare. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue indimenticabili interpretazioni, che rimangono un punto di riferimento per tutti coloro che amano il teatro e il cinema.
      LESLIE BANKS - Card n.2 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Leslie Banks è stato un attore britannico celebre per i suoi ruoli intensi e talvolta minacciosi nei film degli anni '30 e '40. La sua carriera prolifica si è estesa sia al cinema che al teatro, e viene ricordato per la sua abilità nell'interpretare personaggi complessi e sfaccettati.

Nel film "Fire Over England" (1937), Leslie Banks ha dato vita a Robert Dudley, il conte di Leicester. Leicester era uno dei principali consiglieri della regina Elisabetta I e suo ex amante. Il ruolo interpretato da Banks è cruciale per la narrazione, in quanto incarna la lealtà e la saggezza necessarie per affrontare le sfide politiche e militari dell'epoca. La sua performance conferisce al film una maggiore profondità, rivelando sia la forza che la vulnerabilità del personaggio.
      DONALD CALTHROP - Card n.16 della serie BRITISH BORN FILM STAR (ARDATH TOBACCO CO LTD) (1934). - Donald Calthrop, attore britannico di straordinario talento, è rimasto impresso nella memoria collettiva per la sua eccezionale capacità di dare vita a personaggi complessi e sfaccettati. La sua carriera, che si estende dal 1916 al 1940, è stata segnata da una serie di interpretazioni memorabili sia sul grande schermo che sul palcoscenico, testimoniando la sua versatilità e il suo impegno artistico. Con oltre sessanta film all'attivo, Calthrop ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema, diventando un punto di riferimento per le generazioni future di attori.

Nel film "Fire Over England" del 1937, Calthrop ha assunto il ruolo di Don Escobal, uno degli ufficiali spagnoli al centro della congiura contro l'Inghilterra elisabettiana. La sua interpretazione di Escobal è stata acclamata per la profondità e l'intensità con cui ha rappresentato il personaggio, arricchendo la narrazione con una tensione palpabile e un senso di intrigo che permea ogni scena in cui appare. La sua capacità di incarnare la malizia e l'astuzia di Escobal ha contribuito a creare un'atmosfera carica di suspense, rendendo il film un classico indimenticabile del genere storico.

La presenza scenica di Calthrop, unita alla sua interpretazione intelligente e sfumata, ha reso i suoi personaggi memorabili e ha influenzato notevolmente la direzione artistica dei film in cui ha recitato. La sua dedizione all'arte della recitazione e la sua abilità nell'esplorare le complessità psicologiche dei suoi personaggi hanno fatto di lui un'icona del cinema britannico. Attraverso le sue performance, Calthrop ha esplorato temi universali come il potere, la lealtà e il tradimento, dimostrando che il cinema può essere uno strumento potente per riflettere sulla condizione umana.

Oltre al suo lavoro sullo schermo, Calthrop ha avuto una carriera teatrale altrettanto impressionante, portando sul palco la stessa intensità e profondità che caratterizzavano le sue performance cinematografiche. La sua capacità di adattarsi a diversi stili e generi ha mostrato la sua eccezionale gamma come attore, e il suo contributo alle arti drammatiche è stato riconosciuto sia dal pubblico che dalla critica.

La sua eredità continua a ispirare e a essere celebrata, non solo per le sue realizzazioni artistiche ma anche per il suo impatto sulla cultura cinematografica e teatrale. Donald Calthrop non è stato solo un attore; è stato un vero artista, il cui lavoro continua a risuonare e a influenzare l'industria dell'intrattenimento. La sua vita e la sua carriera rimangono un esempio luminoso di dedizione e passione per la recitazione, e il suo nome sarà sempre sinonimo di eccellenza nel mondo del teatro e del cinema.
      FIRE OVER ENGLAND - Figurina n. 23 della serie SHOTS FROM THE FILM  (J. A. PATTREIOUEX LTD) (1938). - “Fire Over England” è un film ricco di curiosità interessanti. Ad esempio, è noto per essere la prima collaborazione tra Laurence Olivier e Vivien Leigh. Durante le riprese, i due attori si innamorarono, dando inizio a una delle storie d’amore più celebri di Hollywood. Inoltre, la performance di Vivien Leigh in questo film fu così convincente che contribuì a farle ottenere il ruolo di Scarlett O’Hara in “Via col vento”.

Il film fu diretto da William K. Howard e prodotto da Alexander Korda, un importante produttore cinematografico dell’epoca. Gli effetti speciali, curati da Lawrence W. Butler, Edward Cohen e Ned Mann, furono particolarmente notevoli per le scene di battaglia navale.
Basato sul romanzo omonimo del 1936 di A.E.W. Mason, il film vede Flora Robson interpretare la regina Elisabetta I. La sua interpretazione fu molto apprezzata per la capacità di incarnare la forza e la determinazione della regina durante un periodo critico della storia inglese.
      PUBBLICITA' SIGARETTE HANSOM - Retro prima pagina dell'album FILM KUNSTLER AUS ALLER WELT (1931)
      THE FRONT PAGE (1931) - "The Front Page" è un capolavoro cinematografico del 1931, diretto dal talentuoso Lewis Milestone e basato sulla vivace commedia teatrale di Ben Hecht e Charles MacArthur. Questo film pre-Code è una commedia screwball che si distingue per il suo ritmo incalzante e i dialoghi scintillanti, elementi che hanno contribuito a renderlo un classico intramontabile. La trama ruota attorno al giornalista Hildy Johnson, interpretato con maestria da Pat O’Brien, che si trova a dover scegliere tra la sua carriera nel giornalismo e una nuova vita nella pubblicità a New York. La situazione si complica quando un condannato a morte, Earl Williams, evade, offrendo a Hildy l'occasione per uno scoop che potrebbe cambiare le sue prospettive future.

Adolphe Menjou offre una performance memorabile nel ruolo di Walter Burns, l'editore senza scrupoli che fa di tutto per mantenere Hildy nel mondo frenetico del giornalismo. Il film è stato accolto con entusiasmo dalla critica, ottenendo un impressionante 88% su Rotten Tomatoes e un punteggio di 76 su Metacritic, segno dell'apprezzamento universale per la sua qualità e il suo impatto culturale. Inoltre, "The Front Page" è stato nominato per diversi premi agli Academy Awards, inclusi Miglior Film, Miglior Regista per Milestone e Miglior Attore per Menjou, consolidando ulteriormente il suo status nel panorama cinematografico.

La pellicola è stata prodotta da Howard Hughes e distribuita da United Artists, con un cast di supporto che include Mary Brian, Edward Everett Horton e altri talenti dell'epoca. È interessante notare che esistono due versioni del film, ognuna composta da differenti riprese: una destinata al mercato internazionale e l'altra, preferita dal regista Milestone, per la distribuzione originale negli Stati Uniti. Entrambe le versioni sono disponibili per la visione domestica. "The Front Page" è stato selezionato per il National Film Registry della Library of Congress nel 2010, riconoscendolo come opera di significativa importanza culturale, storica ed estetica, e attualmente è di pubblico dominio.

La storia di "The Front Page" è un'esplorazione affascinante del giornalismo dell'epoca, con un'acuta critica sociale e politica che risuona ancora oggi. Il film non solo intrattiene, ma offre anche uno spaccato della vita redazionale e delle dinamiche di potere all'interno del mondo dei media, temi che rimangono attuali. La sua eredità continua a influenzare il cinema contemporaneo, e la sua rilevanza è testimoniata dalle numerose trasposizioni e omaggi che ha ispirato nel corso degli anni. Per chiunque sia interessato alla storia del cinema o al giornalismo, "The Front Page" è un'opera imprescindibile che merita di essere vista e rivista.
      PAT O'BRIEN - Card n.13 FILM FAVOURITES 3rd Series stampata da A. AND M. WIX LONDON nel 1939 - William Joseph Patrick O'Brien, meglio conosciuto come Pat O'Brien, è stato un attore americano di grande talento e versatilità. Nato l'11 novembre 1899 a Milwaukee, Wisconsin, O'Brien ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema con oltre 100 crediti cinematografici. Di origini irlandesi, ha spesso interpretato personaggi che riflettevano il suo retaggio, guadagnandosi l'affetto del pubblico e il soprannome di "Hollywood's Irishman in Residence". La sua carriera ha preso il via dopo aver frequentato la Marquette Academy e l'American Academy of Dramatic Arts, dove ha coltivato la sua passione per la recitazione e ha stretto una duratura amicizia con Spencer Tracy, un altro gigante del cinema.

Il debutto cinematografico di O'Brien avvenne nel 1930 con il cortometraggio "The Nightingale", ma fu il suo ruolo da protagonista come Hildy Johnson nel film "The Front Page" del 1931 a stabilirlo come un attore di primo piano. La sua interpretazione di un giornalista sul punto di abbandonare la cronaca nera per un lavoro in pubblicità a New York è stata acclamata sia dalla critica che dal pubblico, specialmente quando il personaggio si imbatte in uno scoop inaspettato che cambia il corso della sua vita.

O'Brien è ricordato anche per le sue performance memorabili in film come "Knute Rockne, All American", dove ha interpretato il leggendario allenatore di football, e "Angels with Dirty Faces", un classico del cinema gangster. Il suo ruolo in "Some Like It Hot" ha dimostrato la sua abilità nel genere della commedia, aggiungendo un altro strato alla sua già ricca carriera. Oltre al cinema, O'Brien ha avuto una presenza significativa anche in televisione e teatro, mostrando una gamma di talenti che pochi possono eguagliare.

La vita di O'Brien fu altrettanto interessante fuori dallo schermo. Durante la Prima Guerra Mondiale, lui e Tracy si unirono alla Marina degli Stati Uniti, e anche se non andarono mai in mare, la loro esperienza al Great Lakes Naval Training Center fu notevole. In particolare, O'Brien ebbe un ruolo indiretto nell'aiutare Jack Benny a iniziare la sua carriera nella commedia. Dopo la guerra, completò i suoi studi alla Marquette Academy e successivamente frequentò la Marquette University, prima di trasferirsi a New York per inseguire la sua carriera di attore.

La sua vita privata fu segnata da un matrimonio felice con Eloise Taylor nel 1931, dalla nascita di quattro figli e da un profondo impegno nella fede cattolica. O'Brien è stato un esempio di integrità e dedizione, sia nella sua vita professionale che personale. La sua scomparsa il 15 ottobre 1983 a Santa Monica, California, ha lasciato un vuoto nel mondo del cinema, ma il suo retaggio continua a vivere attraverso le sue numerose e indimenticabili interpretazioni.
      MARY BRIAN - Card n.20 della serie STARS of the SCREEN stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1934. - Mary Brian, il cui vero nome era Louise Byrdie Dantzler, nacque il 17 febbraio 1906 a Corsicana, Texas. La sua carriera iniziò in maniera fulminea quando, a soli 16 anni, fu scoperta durante un concorso di bellezza. Questo evento fortuito la portò a ottenere il ruolo di Wendy Darling nel film muto "Peter Pan" del 1924, segnando il suo debutto nel mondo del cinema. Con il passaggio al cinema sonoro, Mary dimostrò una notevole capacità di adattamento, continuando a lavorare con successo e a catturare il cuore del pubblico.

Conosciuta come "The Sweetest Girl in Pictures", Mary incarnava l'ideale di dolcezza e innocenza dell'epoca, una reputazione che le permise di recitare in oltre 40 film. Nel 1926, la sua promettente carriera fu ulteriormente riconosciuta quando vinse il premio WAMPAS Baby Stars, assegnato alle giovani attrici più promettenti dell'industria cinematografica. Questo premio era un indicatore significativo del talento e del potenziale percepito in una giovane attrice, e Mary non deluse le aspettative.

Uno dei suoi ruoli più memorabili fu quello di Peggy Grant nel film "The Front Page" del 1931. La sua interpretazione le permise di consolidare la sua fama come una delle attrici più talentuose e affascinanti di Hollywood, capace di trasmettere emozioni genuine e di creare personaggi indimenticabili. La sua carriera attraversò diverse fasi, ma rimase sempre una figura amata e rispettata nel settore.

Sul fronte personale, Mary Brian si sposò due volte. Il suo primo matrimonio fu con Jon Whitcomb, un noto illustratore dell'epoca, mentre il secondo fu con George Tomasini, un montatore cinematografico di talento. Entrambi i matrimoni riflettevano la sua vicinanza al mondo dell'arte e del cinema, e la sua vita personale era tanto affascinante quanto la sua carriera sullo schermo.

Mary Brian visse una vita lunga e ricca, lasciandoci all'età di 96 anni, il 30 dicembre 2002, a Del Mar, California. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue performance, che rimangono testimonianza del suo talento e della sua capacità di toccare il cuore del pubblico. La sua storia è un esempio di come talento, determinazione e un pizzico di fortuna possano portare a una carriera straordinaria nel mondo del cinema. Mary Brian rimarrà sempre un'icona del passaggio dal cinema muto al sonoro, e un simbolo dell'età d'oro di Hollywood.
      MAE CLARKE - Card n.37 della serie CINEMA CELEBRITIES stampata dalla B.A.T. nel 1935 - Mae Clarke, nata Violet Mary Klotz il 16 agosto 1910 a Filadelfia, Pennsylvania, è stata un’attrice statunitense nota per i suoi ruoli iconici nel cinema degli anni '30. Iniziò la sua carriera nel vaudeville e nei night club di New York, condividendo una stanza con l’attrice Barbara Stanwyck.

Clarke è ricordata soprattutto per due ruoli del 1931: Elizabeth nel film “Frankenstein” e Kitty nel film "The Public Enemy". In “Frankenstein”, interpretò la fidanzata del Dr. Henry Frankenstein, che viene attaccata dal mostro interpretato da Boris Karloff. In “The Public Enemy”, è famosa per la scena in cui James Cagney le schiaccia un pompelmo in faccia, una delle scene più iconiche del cinema.

Nel film “The Front Page” del 1931, Mae Clarke interpretò Molly Malloy, una prostituta dal cuore d’oro che crede nell’innocenza del condannato a morte. La sua performance in questo film contribuì a consolidare la sua reputazione come attrice versatile e talentuosa.

Clarke continuò a lavorare nel cinema e in televisione fino agli anni '70, ma la sua carriera fu segnata da un grave incidente automobilistico nel 1933 che le causò la frattura della mascella. Morì il 29 aprile 1992 a Los Angeles, California.
      THE GREEKS HAD a WORD for THEM - "The Greeks Had a Word for Them", conosciuto anche come "Three Broadway Girls", è un film che ha sapientemente catturato l'essenza della commedia americana degli anni '30, un periodo segnato da una grande vivacità culturale e sociale. La regia di Lowell Sherman offre una visione acuta delle dinamiche sociali e amorose dell'epoca, attraverso la lente di una commedia teatrale scritta da Zoe Akins. Il film si distingue per la rappresentazione di tre donne moderne e indipendenti, interpretate magistralmente da Joan Blondell, Madge Evans e Ina Claire, che cercano di navigare la società in cerca di sicurezza finanziaria e personale. La loro ricerca è intrisa di flirt e intrighi, riflettendo non solo lo stile di vita dell'epoca, ma anche temi progressisti come l'emancipazione femminile e l'importanza dell'autonomia e dell'ingegno delle donne.

La distribuzione del film da parte di United Artists ha contribuito a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema, influenzando opere successive e rimanendo un punto di riferimento per la sua rappresentazione energica e atemporale delle ambizioni e dei sogni femminili. Il cast del film includeva talenti come David Manners, Lowell Sherman stesso, Phillips Smalley, Sidney Bracey, Louise Beavers, Wilson Benge e Ward Bond, oltre alle protagoniste già citate. La presenza di Betty Grable in un ruolo minore, non accreditato, aggiunge un ulteriore livello di interesse, considerando il suo successo successivo in ruoli simili.

Rilasciato il 13 febbraio 1932, con una premiere a New York il 3 febbraio dello stesso anno, "The Greeks Had a Word for Them" si concentra su un trio di donne che aspirano a mantenere uno stile di vita lussuoso attraverso relazioni con uomini benestanti, dando vita a situazioni esilaranti e a volte caotiche. Questa trama, insieme alla direzione artistica e alle performance, ha contribuito a creare un'opera che non solo intrattiene, ma anche stimola la riflessione su temi sociali importanti. Il film rimane un classico, apprezzato per la sua capacità di intrattenere e illuminare, un vero gioiello del cinema che continua a essere rilevante e stimolante per il pubblico contemporaneo.
      MADGE EVANS - Card n.2 della serie WORLD FAMOUS CINEMA ARTISTES  B.A.T. (1933) - Madge Evans, un'attrice dal fascino discreto e dall'eleganza innata, ha avuto una carriera cinematografica che ha attraversato diverse epoche di Hollywood, lasciando un'impronta indelebile con la sua presenza scenica. Nata nel 1909, Madge iniziò la sua carriera come modella infantile, per poi passare al cinema muto e infine al sonoro, dove la sua bellezza e il suo talento le permisero di ottenere ruoli di rilievo. Nel film "The Greeks Had a Word for Them", noto anche come "Three Broadway Girls", Evans interpretò il personaggio di Polaire, una delle tre protagoniste insieme a Joan Blondell e Ina Claire. La pellicola, diretta da Lowell Sherman e prodotta da Samuel Goldwyn, è basata sull'opera teatrale di Zoe Akins e rappresenta una commedia pre-Code che esplora le dinamiche sociali e le ambizioni di tre donne nella New York degli anni '30. La performance di Madge Evans in questo film è stata particolarmente apprezzata per la sua capacità di bilanciare fascino e vulnerabilità, contribuendo a creare un personaggio memorabile e tridimensionale. La sua carriera proseguì con successo fino agli anni '40, quando decise di ritirarsi dalle scene per dedicarsi alla famiglia, lasciando dietro di sé una serie di interpretazioni che ancora oggi vengono ricordate con affetto e ammirazione. Madge Evans rimane un esempio di talento e dedizione nel mondo del cinema, e la sua eredità continua a ispirare nuove generazioni di attori e cineasti.
      JOAN BLONDELL - Card n.5 della serie FILM STARS (SILVER) JOHN PLAYER & SONS (1934) - Joan Blondell, un'icona del cinema americano, ha avuto una vita professionale ricca e variegata, culminata con una performance memorabile nel film "The Greeks Had a Word for Them". Nata nel 1906, Blondell iniziò la sua carriera durante l'epoca d'oro di Hollywood e divenne nota per il suo spirito vivace e la sua presenza magnetica sullo schermo. Nel film del 1932, Blondell interpretò il ruolo di Schatze, una delle tre protagoniste, portando sullo schermo una combinazione di fascino e astuzia che catturò il cuore del pubblico. La sua interpretazione in "The Greeks Had a Word for Them" è stata acclamata per la sua capacità di bilanciare commedia e dramma, dimostrando la sua versatilità come attrice. Fu durante le riprese di questo film che ebbe una relazione con il direttore della fotografia George Barnes, con cui si sposò successivamente. La Blondell, attraverso i suoi ruoli, ha spesso rappresentato donne indipendenti e determinate, riflettendo così gli ideali emergenti dell'epoca. La sua carriera si estese per diverse decadi, durante le quali si adattò ai cambiamenti dell'industria cinematografica, mantenendo sempre una presenza fresca e rilevante. La sua eredità continua a influenzare le attrici di oggi, lasciando un'impronta indelebile nella storia del cinema.
      NOSFERATU - "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore" (1922) è un capolavoro del cinema espressionista tedesco, diretto da F.W. Murnau. Questo film muto, basato liberamente sul romanzo "Dracula" di Bram Stoker, è considerato uno dei primi e più influenti film horror della storia del cinema. La storia segue Hutter, un giovane agente immobiliare, che viene inviato nei Carpazi per concludere una vendita con il misterioso Conte Orlok. Una volta arrivato, Hutter scopre che Orlok è in realtà un vampiro. Il conte si trasferisce nella città di Hutter, portando con sé una scia di morte e terrore. La moglie di Hutter, Ellen, diventa la chiave per sconfiggere il vampiro, sacrificandosi per distrarlo fino all'alba.

"Nosferatu" è celebre per la sua atmosfera inquietante e le sue immagini iconiche. L'uso delle ombre e delle luci, tipico dell'espressionismo tedesco, crea un senso di angoscia e mistero. Le scene in cui il Conte Orlok emerge dalle tenebre o si muove con movimenti innaturali sono diventate simboli del cinema horror. Max Schreck, nel ruolo del Conte Orlok, offre una performance indimenticabile. La sua figura emaciata, le lunghe dita e i denti affilati hanno definito l'immagine del vampiro nel cinema. La sua interpretazione è così convincente che per anni si è speculato che Schreck fosse realmente un vampiro.

"Nosferatu" ha avuto un impatto duraturo sul genere horror e sul cinema in generale. Ha influenzato innumerevoli film e registi, e la sua estetica continua a essere un punto di riferimento per il cinema gotico e dell'orrore. Nonostante le controversie legali con gli eredi di Stoker, che portarono alla distruzione di molte copie del film, "Nosferatu" è sopravvissuto e continua a essere celebrato come un capolavoro. "Nosferatu" non è solo un film, ma un'esperienza visiva che ha definito un genere. La sua capacità di evocare paura e meraviglia attraverso immagini potenti e una narrazione avvincente lo rende un classico intramontabile. Se sei un appassionato di cinema o semplicemente ami le storie di vampiri, "Nosferatu" è un film che non puoi perdere.
      Max Schreck - Card posizione 1 pag. 94 VOM WERDEM DEUTSCHER FILMKUNST. - Il personaggio di Nosferatu, interpretato da Max Schreck nel film del 1922 "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore", è uno dei vampiri più iconici e inquietanti della storia del cinema. Basato sul personaggio di Dracula di Bram Stoker, Nosferatu è un vampiro che incarna la paura e il terrore in modo unico e indimenticabile.

Nosferatu, o Conte Orlok, è caratterizzato da una figura emaciata, con lunghe dita affilate e denti sporgenti. La sua pelle pallida e i suoi occhi penetranti contribuiscono a creare un'immagine spettrale e minacciosa. A differenza del Dracula di Stoker, che è spesso ritratto come un aristocratico affascinante, Nosferatu è una creatura più bestiale e primitiva, il che lo rende ancora più terrificante.

La performance di Max Schreck è così convincente che per anni si è speculato che l'attore fosse realmente un vampiro. Schreck riesce a trasmettere una sensazione di inquietudine e pericolo attraverso i suoi movimenti lenti e innaturali, e la sua presenza sullo schermo è tanto magnetica quanto spaventosa.

Il personaggio di Nosferatu ha avuto un impatto duraturo sul genere horror e ha influenzato innumerevoli rappresentazioni di vampiri nel cinema e nella cultura popolare. La sua immagine è diventata un simbolo del terrore e della morte, e il suo nome è sinonimo di vampiro. La capacità di Nosferatu di evocare paura e meraviglia attraverso la sua presenza visiva lo rende un personaggio indimenticabile e un pilastro del cinema horror.
      LAURENCE OLIVIER & VIVIEN LEIGH - Card n.10 della serie FAMOUS LOVE SCENES (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938) - "Fire Over England" è un film drammatico storico diretto da William K. Howard, ambientato durante il regno di Elisabetta I e incentrato sulla vittoria dell'Inghilterra sull'Armada spagnola. Questo film è noto per essere la prima collaborazione tra Vivien Leigh e Laurence Olivier, due delle più grandi star del cinema britannico.

Vivien Leigh interpreta Cynthia Burleigh, la giovane e vivace nipote di Lord Burleigh, uno dei principali consiglieri della regina Elisabetta I. Cynthia è una delle dame di compagnia della regina e la sua bellezza e vivacità suscitano la gelosia della regina stessa. Il personaggio di Cynthia è centrale nella trama, poiché il suo amore per Michael Ingolby, interpretato da Laurence Olivier, è uno dei fili conduttori del film.

Laurence Olivier interpreta Michael Ingolby, un giovane e coraggioso ufficiale della marina inglese. Michael è determinato a difendere l'Inghilterra dall'invasione spagnola e il suo amore per Cynthia lo motiva ulteriormente. La chimica tra Leigh e Olivier sullo schermo è palpabile e ha contribuito a rendere il film un successo.

La performance di Vivien Leigh e Laurence Olivier in "Fire Over England" è stata fondamentale per la loro carriera e ha consolidato la loro reputazione come una delle coppie più iconiche del cinema. La loro collaborazione in questo film ha aperto la strada a future collaborazioni e ha lasciato un'impronta duratura nella storia del cinema.
      LIGHTS OF NEW YORK - "Lights of New York" è un film che ha sapientemente catturato l'essenza del cinema americano degli anni '20, un periodo segnato da una grande vivacità culturale e sociale. La regia di Bryan Foy offre una visione acuta delle dinamiche sociali e criminali dell'epoca, attraverso la lente di un dramma poliziesco. Il film si distingue per essere il primo lungometraggio interamente parlato, un'innovazione che ha rivoluzionato l'industria cinematografica.

La trama segue la storia di due giovani, interpretati da Cullen Landis e Eugene Pallette, che si trovano coinvolti in un mondo di crimine e corruzione a New York. La loro ricerca di successo e sicurezza è intrisa di pericoli e intrighi, riflettendo non solo lo stile di vita dell'epoca, ma anche temi come la lotta per la sopravvivenza e l'importanza dell'ingegno e della determinazione.

La distribuzione del film da parte di Warner Bros. ha contribuito a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema, influenzando opere successive e rimanendo un punto di riferimento per la sua rappresentazione energica e atemporale delle ambizioni e dei sogni americani. Il cast del film includeva talenti come Wheeler Oakman, Helene Costello, Gladys Brockwell, Mary Carr e Tom Dugan, oltre ai protagonisti già citati.

Rilasciato il 6 luglio 1928, "Lights of New York" si concentra su un mondo di luci e ombre, dove il lusso e la decadenza si intrecciano con il crimine e la redenzione. Questa trama, insieme alla direzione artistica e alle performance, ha contribuito a creare un'opera che non solo intrattiene, ma anche stimola la riflessione su temi sociali importanti. Il film rimane un classico, apprezzato per la sua capacità di intrattenere e illuminare, un vero gioiello del cinema che continua a essere rilevante e stimolante per il pubblico contemporaneo.
      pag.9 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.10 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.11 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.12 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      WINGS - "Wings" del 1927 è un capolavoro del cinema di guerra, notevole per le sue innovazioni tecniche e per essere stato il primo film a vincere un Oscar. Ambientato nel 1917, il film racconta la storia di Jack Powell, un giovane appassionato di automobili, e della sua amica Mary Preston, che è innamorata di lui senza che Jack se ne accorga. Jack, invece, è innamorato di Sylvia Lewis, la quale preferisce David Armstrong. Quando gli Stati Uniti entrano nella Prima Guerra Mondiale, Jack e David si arruolano come piloti nell'Air Force per combattere in Francia. La loro rivalità iniziale si trasforma in una profonda amicizia, diventando assi dell'aviazione. Anche Mary si unisce ai Corpi Motorizzati Femminili per restare vicina a Jack. Durante una battaglia, David viene abbattuto ma riesce a procurarsi un aereo tedesco per tornare alla base. In un tragico errore, Jack abbatte David, uccidendolo. Devastato dal senso di colpa, Jack torna a casa da eroe e finalmente si rende conto di amare Mary.

Il film è noto per le sue spettacolari riprese aeree, con le macchine da presa montate sugli aerei per dare al pubblico una sensazione di autenticità e adrenalina del combattimento aereo. La Paramount investì 2 milioni di dollari nella produzione, una cifra enorme per l'epoca. Dopo la première a San Antonio, il film fu distribuito nelle sale con alcune modifiche, tra cui un taglio di un rullo e l'aggiunta di musica per le scene di volo. 

Le scene d'amore, però, non hanno retto altrettanto bene al passare del tempo, apparendo oggi ripetitive e datate, con il personaggio di Mary, interpretato da Clara Bow, che ne risente particolarmente. Tuttavia, il film contiene momenti memorabili, come la scena iniziale sull'altalena e il piano sequenza nelle Folies Bergères che sembra anticipare tecniche di registi come Scorsese o De Palma.

Il regista William A. Wellman, un ex aviatore, ha dato al film un tocco di autenticità insistendo per girare solo con il cielo nuvoloso, aggiungendo dinamismo e realismo alle riprese. Le innovazioni tecniche di Wellman hanno influenzato il linguaggio cinematografico successivo.

Il cast include Charles "Buddy" Rogers e Richard Arlen, che non ebbero carriere particolarmente brillanti dopo "Wings", e Gary Cooper, che appare brevemente in un ruolo che comunque lanciò la sua carriera. Jobyna Ralston, nota per i suoi lavori con Harold Lloyd, sposò Richard Arlen durante le riprese.

"Wings" rimane un monumento del cinema non solo per la sua maestria tecnica ma anche per la sua capacità di raccontare una storia umana in un contesto di guerra, nonostante alcune parti abbiano invecchiato meno bene.
      CLARA BOW - Card n.25 Cinema Stars - CAVANDERS LTD (1934) - Clara Bow, conosciuta come la "It Girl" di Hollywood, è stata una delle attrici più iconiche degli anni '20. La sua presenza magnetica sullo schermo e il suo carisma naturale l'hanno resa una delle star più amate del cinema muto. Uno dei suoi ruoli più memorabili è stato quello di Mary Preston nel film "Wings" del 1927, diretto da William A. Wellman.

In "Wings", Clara Bow interpreta Mary Preston, una giovane donna innamorata del suo vicino di casa, Jack Powell. Nonostante i suoi sentimenti, Jack non se ne accorge e invece è innamorato di Sylvia Lewis. Quando gli Stati Uniti entrano nella Prima Guerra Mondiale, Jack e il suo rivale in amore, David Armstrong, si arruolano come piloti nell'Air Force. Mary, determinata a stare vicina a Jack, si unisce ai Corpi Motorizzati Femminili. La sua dedizione e il suo coraggio sono evidenti mentre cerca di sostenere Jack durante la guerra.

Clara Bow era già una grande star quando fu scelta per "Wings". La sua presenza nel film ha aggiunto un tocco di glamour e ha attirato un vasto pubblico. La sua interpretazione di Mary Preston è stata elogiata per la sua vivacità e il suo spirito. Bow ha portato una dimensione emotiva al film, rendendo il personaggio di Mary non solo una figura di supporto, ma una protagonista a pieno titolo.

"Wings" è famoso per le sue innovative riprese aeree e le sequenze di battaglia. Tuttavia, il film è anche ricordato per alcune scene memorabili che coinvolgono Clara Bow. Una delle più iconiche è la scena del dolly alle Folies Bergères, dove la macchina da presa si muove tra i tavoli di un locale affollato fino a fermarsi su Jack, ubriaco fradicio. Questa scena, moderna e sorprendente, è un esempio del virtuosismo tecnico del film.

Clara Bow ha lasciato un'impronta indelebile nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di Mary Preston ha dimostrato il suo talento e il suo carisma, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      RICHARD ARLEN - Cards n.02 FILM STARS - JOHN PLAYER & SONS (1934) - Richard Arlen, nato Sylvanus Richard Van Mattimore il 1º settembre 1899 a Saint Paul, Minnesota, è stato un attore americano noto per i suoi ruoli nel cinema muto e sonoro. Dopo aver servito come pilota nel Royal Flying Corps durante la Prima Guerra Mondiale, Arlen si trasferì a Los Angeles e iniziò a lavorare come fattorino in un laboratorio cinematografico. Un incidente stradale attirò l'attenzione della Paramount Pictures, che lo scritturò dapprima come comparsa.

In "Wings" del 1927, Arlen interpreta David Armstrong, un giovane pilota che si arruola nell'Air Force durante la Prima Guerra Mondiale. La sua performance nel film, che vinse il primo Oscar per il miglior film, fu fondamentale per il successo della pellicola. Arlen sfruttò la sua esperienza di aviatore per portare autenticità al ruolo, contribuendo a rendere le scene di battaglia aerea ancora più realistiche e coinvolgenti.

Arlen era già noto per il suo fisico atletico e il suo aspetto prestante, che lo resero perfetto per ruoli di eroe duro e cinico. La sua interpretazione in "Wings" consolidò la sua carriera, portandolo a recitare in numerosi altri film di successo. Tuttavia, la sua carriera iniziò a declinare negli anni '40, e Arlen si dedicò prevalentemente alla televisione e al teatro.

Richard Arlen ha lasciato un'impronta duratura nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di David Armstrong ha dimostrato il suo talento e la sua capacità di coinvolgere il pubblico, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      GARY COOPER - Card n.1 CINEMA STARS - ABDULLA & Co. Ltd. (1934) - Gary Cooper, nato Frank James Cooper il 7 maggio 1901 a Helena, Montana, è stato uno degli attori più iconici di Hollywood. Conosciuto per il suo stile di recitazione sobrio e la sua presenza magnetica sullo schermo, Cooper ha lasciato un'impronta indelebile nel cinema americano. La sua carriera è iniziata negli anni '20 e si è estesa fino agli anni '60, con oltre 100 film all'attivo.

In "Wings" del 1927, Gary Cooper appare brevemente nel ruolo di un pilota, una performance che, seppur breve, ha avuto un impatto significativo sulla sua carriera. La sua apparizione in "Wings" ha attirato l'attenzione di Hollywood, portandolo a ottenere ruoli da protagonista in seguito. Questo film ha segnato l'inizio della sua ascesa come una delle più grandi star del cinema.

Cooper è noto per i suoi ruoli in film western e melodrammi, e l'American Film Institute lo ha inserito all'11º posto tra le più grandi star della storia del cinema. Durante la sua carriera, ha vinto due Oscar come miglior attore e ha ricevuto un Oscar onorario nel 1961 per i suoi contributi al cinema.

La sua interpretazione in "Wings" ha dimostrato il suo talento naturale e la sua capacità di catturare l'attenzione del pubblico, anche in ruoli minori. Questo ruolo ha lanciato la sua carriera, portandolo a diventare uno degli attori più rispettati e amati di Hollywood.
      SWING HIGH, SWING LOW - Nel 1937, il regista Mitchell Leisen ci ha regalato un classico del cinema romantico con "Swing High, Swing Low", una commedia drammatica che ruota attorno alle vite di Maggie King e "Skid" Johnson, interpretati magistralmente da Carole Lombard e Fred MacMurray. La storia segue il loro incontro fortuito e l'amore che ne nasce, ma non senza sfide. Maggie è una giovane donna ingenua ma piena di speranza, mentre Skid è un trombettista talentuoso con un passato che lo perseguita. 

Il cast è arricchito da personaggi secondari come Harry, interpretato da Charles Butterworth, che aggiunge un tocco di umorismo, e da Jean Dixon e Dorothy Lamour che completano il quadro di una New York vibrante e piena di vita. 

La regia di Leisen, insieme alla sceneggiatura di Virginia Van Upp e con il contributo di Oscar Hammerstein II, crea un'atmosfera unica, sostenuta dalla colonna sonora di Phil Boutelje e Victor Young che diventa quasi un personaggio a sé stante. 

All'epoca, le critiche furono miste. Frank Nugent del New York Times scrisse che il film "non va da nessuna parte", ma elogiò le performance degli attori, suggerendo che meritavano un materiale migliore. Tuttavia, il pubblico ha dimostrato il contrario, facendo del film un successo al botteghino. 

"Swing High, Swing Low" ha lasciato un segno indelebile nel genere romantico, mostrando che l'amore può essere complesso e imperfetto, ma anche profondamente bello. Grazie al pubblico dominio dal 1965, oggi possiamo ancora godere di questo capolavoro su questo sito.
Questo film è più di una semplice storia d'amore; è un viaggio emotivo che continua a risuonare con chiunque creda che l'amore, nonostante tutto, vale sempre la pena di essere vissuto.
      Fred MacMurray - Pubblicità anni 40 per il marchio Chesterfield, uno dei brands più popolari dell'epoca. Fred MacMurray, nato il 30 agosto 1908 a Kankakee, Illinois, è stato un attore americano noto per la sua carriera sia nel cinema che in televisione. Prima di diventare una star, MacMurray ha iniziato come musicista, suonando il sassofono in diverse band durante il periodo universitario. La sua carriera nel cinema ha preso il via negli anni '30, ma è stato con "Swing High, Swing Low" nel 1937 che ha iniziato a guadagnarsi una reputazione come attore di talento.

Nel film "Swing High, Swing Low", MacMurray interpreta "Skid" Johnson, un trombettista affascinante ma tormentato. Il suo personaggio è al centro della trama, essendo coinvolto in una tormentata storia d'amore con Maggie King, interpretata da Carole Lombard. Skid è un individuo complesso, con un talento musicale che lo eleva ma un passato di dipendenze e fallimenti che lo trascina verso il basso. MacMurray riesce a portare sullo schermo sia il fascino che la vulnerabilità di Skid, rendendo il personaggio sia amabile che tragico. 

La sua interpretazione non solo cattura il cuore del pubblico, ma anche l'essenza della vita bohémienne degli artisti dell'epoca. MacMurray usa la sua esperienza musicale per dare credibilità al ruolo, suonando davvero la tromba in alcune scene, il che aggiunge autenticità alla sua performance. Attraverso "Skid", MacMurray esplora temi di redenzione, amore e la ricerca di un equilibrio tra successo professionale e felicità personale, lasciando un'impronta duratura nel cinema romantico drammatico degli anni '30.
      DOROTHY LAMOUR - Dorothy Lamour, nata Mary Leta Dorothy Slaton il 10 dicembre 1914 a New Orleans, Louisiana, è stata un'attrice e cantante americana che ha brillato nel panorama di Hollywood degli anni '30 e '40. Nota per la sua bellezza esotica e il suo talento musicale, Lamour è diventata famosa grazie ai ruoli nella serie di film "Road to..." insieme a Bing Crosby e Bob Hope, dove spesso appariva con il suo caratteristico sarong, che divenne un simbolo del suo fascino.

Nel film "Swing High, Swing Low" del 1937, Dorothy Lamour interpreta Anita Alvarez, una cantante e ballerina piena di vita e seduzione. Anita è un personaggio chiave che rappresenta il passato romantico di Skid Johnson (interpretato da Fred MacMurray), aggiungendo un livello di complessità alla trama principale. Prima dell'incontro di Skid con Maggie King (Carole Lombard), Anita aveva una relazione con lui, e il suo ritorno in scena crea tensione e sfide per la nuova coppia. 

Nonostante il suo ruolo non è da protagonista nel film, Lamour riesce a catturare l'attenzione con la sua performance, portando sullo schermo l'energia e l'atmosfera della scena artistica dell'epoca. La sua interpretazione di Anita contribuisce a dipingere un quadro più ricco e dinamico della vita notturna e delle relazioni intricate nel mondo dello spettacolo.
      Canale di Panama - Card dell'album "THE WORLDS GREATEST ENGINEERING FEAT" I.L. Maduro Jr. - "Immergiti nel fascino del 1937 con 'Swing High, Swing Low', dove l'incantevole avventura romantica di Maggie e Skid ha inizio tra le acque maestose del Canale di Panama. Questo punto di partenza esotico non solo segna l'incontro dei nostri protagonisti ma anche l'inizio di un viaggio emotivo che li porterà dai mari dell'America Centrale alle strade vibranti di New York. La loro storia d'amore, intrecciata con il dramma e la musica, inizia qui, tra le onde di una delle meraviglie ingegneristiche del mondo."
      THE DIVORCE OF LADY X - Immagina di ritrovarti in un elegante hotel di Londra, anno 1938. Una nebbia così densa da sembrare un muro avvolge la città, bloccando gli ospiti di una festa dentro quelle pareti sontuose. È qui che inizia The Divorce of Lady X, una commedia romantica britannica che ti cattura con il suo umorismo brillante e un cast da capogiro: Merle Oberon, Laurence Olivier, Ralph Richardson e Binnie Barnes, diretti da Tim Whelan e prodotti dal leggendario Alexander Korda. Preparati, perché questa non è una semplice storia d’amore: è un viaggio esilarante fatto di malintesi, battute pungenti e un pizzico di caos che ti terrà incollato fino all’ultimo sorriso.
Tutto parte da Leslie Steele, una socialite affascinante e un po’ sfacciata, interpretata da una Merle Oberon che brilla di vivacità. Con un colpo di audacia, Leslie si intrufola nella suite di Everard Logan, un avvocato esperto in divorzi dal carattere burbero ma dal cuore tenero, portato sullo schermo da un irresistibile Laurence Olivier. Logan, seppur controvoglia, le cede la camera da letto, relegandosi in un’altra stanza. Durante la notte, lei lo stuzzica con provocazioni e risate, ma al mattino, quando lui si sveglia deciso a rivederla, Leslie è già svanita come un’ombra nella nebbia, lasciandolo con un mistero e un desiderio che non riesce a scrollarsi di dosso.
Ma Leslie non è tipo da sparire e basta. Scoperta la professione di Logan, decide – con una determinazione quasi comica – che quell’uomo deve diventare suo marito. Intanto, Logan è alle prese con un caso spinoso: Lord Mere, uno dei suoi clienti, è convinto che la moglie lo tradisca. E qui le cose si complicano, perché una serie di equivoci porta Logan a sospettare che Leslie sia proprio la misteriosa Lady Mere! Da questo momento, la trama si trasforma in un vortice di situazioni assurde e dialoghi scoppiettanti, con i due protagonisti che si scontrano, si punzecchiano e, inevitabilmente, si avvicinano.
Questo ci porta dritti al cuore di ciò che rende il film speciale: è un perfetto esempio di screwball comedy. Ma cos’è esattamente? Immagina una commedia romantica con una marcia in più, un sottogenere nato negli anni ’30 e ’40 che prende il nome da una palla curva del baseball – imprevedibile e sorprendente. Le screwball comedy sono un’esplosione di dialoghi veloci e brillanti, situazioni al limite del ridicolo e protagoniste femminili che non hanno paura di prendere in mano la situazione. Pensa a Leslie, con la sua grinta e il suo fascino, che tiene testa a Logan in ogni scena. È un genere che gioca con l’assurdo e il romanticismo, spesso infilandoci una sottile satira su temi come le classi sociali o i ruoli di genere, il tutto servito con una leggerezza irresistibile.
Se vuoi un paragone, pensa a classici come Bringing Up Baby, dove Katharine Hepburn e Cary Grant si inseguono tra leopardi e malintesi, o His Girl Friday, con Rosalind Russell che domina la scena con la sua parlantina fulminante. The Divorce of Lady X si inserisce alla perfezione in questa tradizione, con Merle Oberon che dà vita a una Leslie indimenticabile – indipendente, astuta e adorabile – e Laurence Olivier che rende Logan un mix di serietà e vulnerabilità comica. La loro chimica è il motore del film: ogni battuta, ogni sguardo, è un piccolo fuoco d’artificio che illumina lo schermo.
E poi c’è il resto: una sceneggiatura che scorre come seta, un cast di supporto che aggiunge sapore – Ralph Richardson e Binnie Barnes non sono da meno – e quell’eleganza britannica che dà al tutto un tocco di classe. È una commedia leggera, certo, ma con una profondità che viene dalla bravura di chi la racconta. Ti fa ridere, ti fa tifare per i protagonisti e ti lascia con la voglia di rivederlo subito. Se ami i classici o semplicemente hai un debole per le storie d’amore con un po’ di pepe, questo film è una gemma da riscoprire. Mettiti comodo e lasciati trasportare: tra nebbia, risate e un lieto fine assicurato, non te ne pentirai!
      MERLE OBERON - Card n.8 CHAMPIONS OF SCREEN & STAGE - GALLAHER'S CIGARETTES - Merle Oberon, un nome che danza tra eleganza e mistero, è stata una delle stelle più scintillanti del cinema degli anni '30 e '40. Nata nel 1911 come Estelle Merle O’Brien Thompson, questa attrice britannica di origini indiane portava con sé un fascino esotico che ammaliava chiunque la guardasse. La sua bellezza, magnetica e unica, era solo il preludio al suo vero dono: un talento recitativo capace di illuminare lo schermo. Scoperta dal celebre regista Alexander Korda, Merle si fece strada rapidamente nel mondo del cinema, conquistando il pubblico con ruoli memorabili in film come The Private Life of Henry VIII (1933) e The Scarlet Pimpernel (1934). Qui dimostrò una versatilità sorprendente, passando con grazia da eroine romantiche a personaggi più intensi e drammatici.
Ma è in The Divorce of Lady X (1938) che Merle Oberon regala una performance che è pura magia, un’esplosione di charme e allegria. Nel film interpreta Leslie Steele, una socialite affascinante e audace che irrompe nella vita – e nella suite – di Everard Logan, un avvocato divorzista interpretato dal grande Laurence Olivier. La scena si apre in una Londra avvolta da una nebbia così fitta da sembrare un sipario: Leslie, con la sua energia irrefrenabile, si intrufola nella stanza di Logan, dando il via a un turbine di equivoci e battute. È una donna moderna, spiritosa, determinata: non si limita a seguire le regole del gioco, le riscrive a modo suo. Con un sorriso malizioso e una parlantina veloce, sfida le convenzioni sociali dell’epoca e conquista chiunque le stia intorno.
Il personaggio di Leslie è un vero gioiello: vivace, astuta, adorabilmente sfacciata. Merle Oberon lo interpreta con una freschezza che ti cattura dal primo istante. Ogni sguardo, ogni risata, è un invito a innamorarsi di lei. La chimica con Laurence Olivier è semplicemente elettrizzante: i due si scambiano battute come in una danza, trasformando il film in un fuoco d’artificio di dialoghi brillanti. Leslie non è solo bella; è intelligente e grintosa, un’eroina che potrebbe tranquillamente reggere il confronto con le protagoniste delle migliori screwball comedy. Merle la rende indimenticabile, bilanciando eleganza e giocosità con una naturalezza che lascia il segno.
In The Divorce of Lady X, Merle Oberon non è solo un’attrice: è il cuore pulsante della storia. Leslie Steele, grazie a lei, diventa molto più di un personaggio – è un simbolo di indipendenza e vitalità, una donna che guida la trama con il suo carisma e fa battere il cuore del pubblico. Se questo film resta una perla del cinema classico, gran parte del merito va proprio a Merle, che con il suo talento e la sua bellezza ha scritto una pagina indelebile nella storia dello schermo.
      BINNIE BARNES - Card n. 252 - BUNTE FILM BILDER - ALBUM 7
SALEM CIGARETTENFABRIK G.m.b.H., Dresden (1935) - Binnie Barnes, un talento scintillante e spesso troppo poco celebrato, illumina lo schermo nel 1938 con la sua interpretazione di Lady Mere in The Divorce of Lady X, una commedia romantica che vive di equivoci e risate. Con quel suo fascino irresistibile – un mix di eleganza britannica e un pizzico di malizia – Binnie trasforma Lady Mere in un personaggio che cattura l’attenzione ogni volta che appare. Non è solo una figura di contorno: è il cuore pulsante del malinteso che dà vita alla trama, un enigma sofisticato che danza tra mistero e comicità con una grazia innata.
Immagina Lady Mere come una donna che sa tutto ma non lo dice, una presenza che fluttua nella storia con un sorriso ironico e occhi che brillano di divertimento. Nel film, lei è la moglie di Lord Mere, un uomo che sospetta un tradimento inesistente. Questo fraintendimento scatena un caos esilarante, e Binnie lo cavalca con maestria. Quando l’avvocato divorzista Everard Logan (Laurence Olivier) scambia Leslie Steele (Merle Oberon) per Lady Mere, la vera Lady Mere entra in scena con un aplomb che è puro spettacolo. Ogni suo movimento è calibrato, ogni battuta è un’esplosione di spirito – come quando incrocia Logan e Leslie, dispensando sorrisi che dicono più di mille parole.
Cosa la rende speciale? Binnie dona a Lady Mere un’eleganza che non si piega mai, nemmeno nel turbine degli equivoci. È divertente senza essere caricaturale, sofisticata senza risultare distante. La sua voce calda e il suo modo di porgere le battute – un cocktail di sarcasmo e dolcezza – trasformano ogni scena in un momento da ricordare. Alla fine, è lei a sciogliere i nodi della trama con una risata leggera e un’alzata di spalle, come a dire: “Vi siete preoccupati per nulla, vero?” E il pubblico, incantato, non può che annuire.
In The Divorce of Lady X, Binnie Barnes non si limita a interpretare Lady Mere: la rende indimenticabile. Con il suo talento comico e il suo charme naturale, porta sullo schermo una donna intelligente, spiritosa e irresistibile, dimostrando che anche un ruolo apparentemente secondario può rubare la scena. Se questa commedia resta un gioiellino del cinema classico, gran parte del merito va a lei – un’attrice che, con classe e un tocco di magia, ha dato vita a una Lady Mere che ancora oggi fa sorridere e sognare.
      THE DIVORCE OF LADY X - Card n.23 FILM FAVOURITES 3rd Series stampata da A. AND M. WIX LONDON nel 1939 - CURIOSITA' - 1. Un remake colorato -
The Divorce of Lady X è in realtà un remake del film del 1933 Counsel's Opinion, anch’esso prodotto da London Films. Curiosamente, Binnie Barnes, che qui interpreta Lady Mere, era la protagonista Leslie nella versione originale. Il copione, basato su una commedia di Gilbert Wakefield, è stato rielaborato per questa nuova versione e girato in Technicolor, una novità per l’epoca che lo rende uno dei primi film britannici a sfruttare questa tecnica vivace.
2. La magia del Technicolor -
L’uso del Technicolor, supervisionato da Natalie Kalmus, dona al film una palette cromatica straordinaria. Anche se alcuni critici dell’epoca lo ritenevano superfluo per una commedia, i colori esaltano i costumi e le scenografie, soprattutto nelle scene della festa in maschera. Questi momenti, probabilmente inseriti per giustificare i costi della tecnologia, regalano un tocco di opulenza che si sposa perfettamente con l’ambientazione altolocata.
3. La nebbia di Londra -
La trama inizia con una fitta nebbia che blocca i protagonisti in un hotel. Non è solo un espediente narrativo: le famose nebbie londinesi, dense e impenetrabili, erano una realtà dell’epoca, capaci di paralizzare la città. Questo dettaglio dà un sapore autentico alla storia e spiega come Leslie (Merle Oberon) finisca per irrompere nella stanza di Everard Logan (Laurence Olivier), dando il via al caos comico.
4. Olivier in versione comica -
Laurence Olivier, celebre per i suoi ruoli drammatici, si cimenta qui in una commedia con il personaggio di Everard Logan, un avvocato divorzista sarcastico e un po’ goffo. Sebbene alcuni critici lo trovassero fuori luogo, il suo scambio di battute con Merle Oberon è brillante e dimostra la sua versatilità. Un lato più leggero di un attore leggendario!
5. Un tocco di screwball -
Il film rientra nel genere della screwball comedy, tipico di Hollywood negli anni ’30 e ’40, con dialoghi veloci, situazioni assurde e una protagonista femminile forte. I filmmakers britannici hanno adattato questo stile americano aggiungendo eleganza e umorismo tipicamente inglese, creando un mix irresistibile.
6. Tensione dietro le quinte -
Tra Merle Oberon e Laurence Olivier si vociferava di una certa attrazione durante le riprese. Oberon avrebbe fatto avances a Olivier, che all’epoca era legato a Vivien Leigh. Questo retroscena aggiunge una nota intrigante alla loro chimica sullo schermo, visibile nei loro dialoghi carichi di energia.
7. Un cast di supporto eccezionale -
Oltre ai protagonisti, spiccano Ralph Richardson nei panni dell’eccentrico Lord Mere e Binnie Barnes come Lady Mere, che porta ulteriore confusione comica. Anche Morton Selten, il nonno di Leslie, regala momenti memorabili, come quando si lamenta del caffè troppo leggero con il maggiordomo.
8. Costumi da sogno -
I costumi sono un altro punto forte: gli abiti di Leslie, soprattutto quello della scena iniziale, incarnano lo stile degli anni ’30, mentre la festa in maschera offre un’esplosione di creatività sartoriale. Questi dettagli non solo riflettono lo status sociale dei personaggi, ma rendono il film un piacere visivo per gli amanti della moda vintage.
9. Equivoci a non finire -
La trama ruota attorno a un malinteso: Logan crede che Leslie sia Lady Mere, scatenando una catena di situazioni esilaranti. Questo tema di identità sbagliate, tipico delle screwball comedies, è gestito con maestria e tiene lo spettatore incollato allo schermo.
10. Un fascino senza tempo -
A più di 80 anni dalla sua uscita, The Divorce of Lady X conserva un’energia fresca e universale. I temi dell’amore, degli equivoci e della lotta tra i sessi, uniti a un umorismo ancora efficace, lo rendono un classico da riscoprire.
      TOPPER TAKES A TRIP - - CURIOSITA' - Un sequel senza Cary Grant: Nel primo film, Topper (1937), Cary Grant interpretava George Kirby, il marito fantasma di Marion. Tuttavia, per il sequel, Grant non tornò a causa dei suoi crescenti impegni e della sua preferenza per ruoli da protagonista. La sceneggiatura fu quindi adattata per concentrarsi su Marion come unico fantasma umano, con il cane Mr. Atlas – interpretato dal celebre Skippy – come adorabile spalla spettrale.

Skippy, alias Asta, ruba la scena: Mr. Atlas, il cane fantasma al fianco di Marion, è interpretato da Skippy, un Wire Fox Terrier già famoso per il ruolo di Asta nella serie The Thin Man. Addestrato dai leggendari Henry East e Gale Henry, Skippy era una vera star canina, capace di eseguire comandi complessi e di conquistare il pubblico con il suo carisma. In Topper Takes a Trip, le sue buffonate spettrali aggiungono un tocco di umorismo irresistibile!

Un’ambientazione glamour per il sequel: Rispetto al primo Topper, che si svolgeva principalmente negli Stati Uniti, Topper Takes a Trip trasporta l’azione sulla Costa Azzurra, in Francia. Questa scelta non fu casuale: i produttori volevano sfruttare l’atmosfera esotica e lussuosa della Riviera per dare al film un tocco di eleganza e distinguere il sequel dall’originale.

Effetti speciali all’avanguardia per l’epoca: Gli effetti speciali del film, come le apparizioni e sparizioni di Marion e del suo cane Atlas, erano impressionanti per gli anni ’30. Usando tecniche come il "doppio negativo" e trasparenze, i realizzatori crearono un’illusione convincente di personaggi spettrali, dando al film quel tono magico che lo rende così speciale.

Constance Bennett, una diva dietro e davanti la macchina da presa: Constance Bennett non si limitò a recitare: come una delle attrici più pagate dell’epoca, aveva un forte controllo creativo sul progetto. Si dice che abbia improvvisato alcune delle battute più divertenti di Marion, contribuendo a definire il tono spiritoso e vivace del suo personaggio.

Un successo che consolida la saga: Nonostante l’assenza di Cary Grant, Topper Takes a Trip fu un successo al botteghino, grazie al mix di umorismo sofisticato, elementi sovrannaturali e la presenza di Skippy, già amato dal pubblico. Il film aprì la strada a un terzo capitolo, Topper Returns (1941), anche se con un cast parzialmente diverso.
      ROLAND YOUNG - Card n.43 della serie BRITISH BORN FILM STAR stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934 - Roland Young nasce l’11 novembre 1887 a Londra, in Inghilterra, in una famiglia della classe media. Dopo aver studiato alla University College di Londra, si appassiona al teatro e inizia la sua carriera sul palcoscenico, prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove si trasferisce negli anni ’10. Debutta a Broadway e, con l’avvento del cinema sonoro, approda a Hollywood, diventando uno degli attori caratteristi più amati degli anni ’30 e ’40. Con il suo aspetto distinto, il suo accento britannico e un talento naturale per la commedia, Young eccelle nei ruoli di uomini comuni travolti da situazioni straordinarie. È noto soprattutto per il ruolo di Cosmo Topper nella trilogia di Topper, ma ha brillato anche in film come The Man Who Could Work Miracles (1936) e The Philadelphia Story (1940), dove interpreta lo zio Willie. Riceve una nomination all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Topper (1937). Nonostante il successo, Young rimane un uomo riservato, dedicandosi alla pittura e alla scrittura nel tempo libero. Muore il 5 giugno 1953 a New York, lasciando un’eredità di interpretazioni memorabili che continuano a incantare gli amanti del cinema classico.

In Topper Takes a Trip (1938), Roland Young torna a vestire i panni di Cosmo Topper, il protagonista della saga, un banchiere timido e rispettabile che si ritrova invischiato in avventure sovrannaturali. Dopo gli eventi del primo film, Cosmo è alle prese con una crisi matrimoniale: sua moglie Clara (Billie Burke) è intenzionata a divorziare, e lui si reca in Francia per affrontare la situazione. Qui, viene raggiunto dal fantasma di Marion Kirby (Constance Bennett), che, insieme al suo cane Mr. Atlas (Skippy), lo trascina in un vortice di equivoci e situazioni esilaranti per cercare di riunirlo con Clara. Young porta in scena un Cosmo Topper perfetto: un uomo qualunque, un po’ impacciato, che oscilla tra frustrazione e divertimento mentre cerca di gestire le interferenze spettrali di Marion. La sua comicità fisica, fatta di espressioni esasperate e gesti goffi, è impeccabile, e il suo talento per i tempi comici lo rende il contraltare ideale alla vivacità di Bennett. La performance di Young è fondamentale per il successo del film: il suo Cosmo è il cuore emotivo della storia, un personaggio con cui il pubblico può empatizzare mentre naviga tra il caos sovrannaturale e i problemi molto terreni del suo matrimonio. La sua interpretazione in Topper Takes a Trip consolida il personaggio come un’icona della commedia classica, contribuendo a rendere il film un gioiello dell’epoca.
      BILLIE BURKE - Card n.8 della serie ACTRESSES PURPLE BROWN stampata dalla B.A.T. nel 1910 - Billie Burke, nata Mary William Ethelbert Appleton Burke il 7 agosto 1884 a Washington, D.C., è stata un’attrice americana celebre per il suo talento comico e il suo charme etereo. Figlia di un clown del circo Barnum & Bailey, Billie cresce nel mondo dello spettacolo e debutta a teatro a Londra all’età di 18 anni, per poi trasferirsi a Broadway, dove diventa una delle attrici più amate degli anni ’10 e ’20. Sposa il leggendario impresario teatrale Florenz Ziegfeld Jr. nel 1914, diventando una figura di spicco delle Ziegfeld Follies. Con l’avvento del cinema sonoro, Burke inizia una seconda carriera a Hollywood negli anni ’30, specializzandosi in ruoli di donne sofisticate ma spesso distratte e adorabilmente eccentriche. È ricordata soprattutto per il ruolo della Strega Buona del Nord, Glinda, in Il Mago di Oz (1939), ma la sua filmografia include decine di commedie, tra cui Dinner at Eight (1933) e Merrily We Live (1938), per cui riceve una nomination all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista. La sua voce acuta e il suo stile vivace la rendono perfetta per personaggi comici e stravaganti. Dopo la morte di Ziegfeld nel 1932, Burke si dedica interamente alla recitazione per sostenere la famiglia, continuando a lavorare fino agli anni ’50. Muore il 14 maggio 1970 a Los Angeles, lasciando un’eredità come una delle attrici più distintive del cinema classico.

In Topper Takes a Trip (1938), Billie Burke interpreta Clara Topper, la moglie di Cosmo Topper (Roland Young), un ruolo che aveva già ricoperto nel primo film della serie, Topper (1937). Clara è una donna elegante ma capricciosa, spesso in conflitto con il marito a causa della sua natura rigida e della sua incapacità di lasciarsi andare. In questo sequel, Clara è decisa a divorziare da Cosmo e si trova in Francia, in un lussuoso hotel della Riviera, quando il fantasma di Marion Kirby (Constance Bennett) e il suo cane Mr. Atlas (Skippy) intervengono per salvare il matrimonio. Burke porta al personaggio una comicità eccentrica e un’energia frenetica, tipica del suo stile: le sue reazioni esagerate, il suo tono di voce acuto e i suoi gesti teatrali rendono Clara una figura esilarante, spesso inconsapevole del caos sovrannaturale che la circonda. La sua interpretazione bilancia perfettamente la dinamica con Cosmo, creando una tensione comica che si risolve in momenti di dolce riconciliazione. La presenza di Burke aggiunge un tocco di glamour e leggerezza al film, e la sua abilità nel gestire scene slapstick – come quelle in cui interagisce indirettamente con il fantasma di Marion – contribuisce al tono spensierato della pellicola. Clara Topper, nelle mani di Burke, diventa un personaggio indimenticabile, un mix di sofisticatezza e adorabile confusione.
Billie Burke, con la sua Clara Topper, illumina Topper Takes a Trip.
      SKIPPY - Skippy: la star canina di Hollywood - 
Skippy, un Wire Fox Terrier nato intorno al 1931, è una delle star animali più celebri dell’età d’oro di Hollywood. Addestrato dai leggendari Henry East e Gale Henry, Skippy diventa una sensazione grazie alla sua intelligenza e al suo talento naturale, capace di eseguire comandi complessi come aprire porte, abbaiare a comando e persino "recitare" con espressioni che conquistano il pubblico. Il suo ruolo più famoso è quello di Asta, il fedele compagno di Nick e Nora Charles nella serie The Thin Man, a partire dal primo film del 1934, al fianco di William Powell e Myrna Loy. Tuttavia, il suo nome d’arte “Asta” gli viene attribuito solo quando lavora per la MGM; nella vita reale e in altre produzioni, rimane Skippy. Nonostante la sua fama, Skippy vive una vita controllata: il suo padrone, Henry East, gli proibisce una “vita amorosa” per evitare cucciolate, temendo che Hollywood sia già “piena di figli di Rin-Tin-Tin”. Guadagnando $750 a settimana – una cifra impressionante per un cane negli anni ’30 – Skippy è trattato come una vera star, con un contratto che garantisce la sua precedenza su altri artisti canini e un’attenzione speciale per il suo guardaroba e la sua sicurezza sul set. La sua carriera si estende per tutti gli anni ’30 e ’40, rendendolo un’icona del cinema classico.
Il ruolo di Mr. Atlas in Topper Takes a Trip
In Topper Takes a Trip (1938), Skippy interpreta Mr. Atlas, il cane fantasma al fianco di Marion Kirby (Constance Bennett). Atlas è il compagno spettrale di Marion, tornato dalla morte insieme a lei per aiutarla nella sua missione: riunire Cosmo Topper (Roland Young) e sua moglie Clara (Billie Burke). Come “ectoplasmic pup”, Atlas aggiunge un tocco di umorismo e tenerezza al film, apparendo e scomparendo in modo magico grazie agli effetti speciali dell’epoca. Skippy porta in scena il suo carisma naturale, rubando la scena con le sue buffonate: che si tratti di trotterellare in un lussuoso hotel della Riviera francese o di interagire con i personaggi umani, il suo talento per la comicità fisica è evidente. Il contratto di Skippy per il film, stipulato con Hal Roach Studios, sottolinea il suo status di star, garantendogli uno stipendio di $750 a settimana e condizioni speciali, come l’assenza di controfigure salvo in situazioni pericolose. La sua presenza in Topper Takes a Trip non solo arricchisce la trama con un elemento di leggerezza, ma attira anche il pubblico già innamorato di lui come Asta, contribuendo al successo del film.
Skippy, alias Mr. Atlas, è un’aggiunta deliziosa a Topper Takes a Trip, dimostrando ancora una volta perché fosse uno degli “attori” canini più amati di Hollywood!
      TOPPER RETURNS - Topper Returns (in Italia Una bionda in paradiso), diretto da Roy Del Ruth e distribuito da United Artists nel 1941, è un gioiello dell’epoca d’oro di Hollywood, terzo e ultimo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate ai romanzi di Thorne Smith. Prodotto dalla Hal Roach Studios, questo film di 88 minuti intreccia mistero, comicità slapstick e un tocco di brivido gotico in una villa piena di passaggi segreti e personaggi eccentrici. Con un cast stellare e effetti speciali rivoluzionari, è un viaggio esilarante che cattura il fascino del cinema degli anni ’40.
La storia segue Gail Richards (Joan Blondell), una giovane donna assassinata per errore dopo uno scambio di stanze con la sua amica Ann Carrington (Carole Landis) in una sontuosa villa californiana. Trasformata in un fantasma, Gail non vuole riposare in pace: cerca giustizia. Si rivolge a Cosmo Topper (Roland Young), un banchiere timido e riluttante già abituato agli spiriti, che, insieme alla frivola moglie Clara (Billie Burke) e all’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson), si ritrova a indagare tra corridoi inquietanti, sospetti ambigui e un assassino incappucciato. Tra gag comiche, spaventi e un inseguimento finale al cardiopalma, il film tiene alta la tensione fino a un colpo di scena sorprendente.
Il cast è il cuore pulsante del film. Roland Young è impeccabile come Topper, con il suo mix di sarcasmo e panico, mentre Joan Blondell rende Gail un fantasma vivace e irresistibile. Billie Burke porta un’adorabile esagerazione a Clara, e Eddie Anderson ruba la scena con reazioni esilaranti, anche se il suo ruolo riflette stereotipi razziali dell’epoca, oggi discutibili. Carole Landis, luminosa e tragica figura, aggiunge grazia, mentre attori come George Zucco e Rafaela Ottiano amplificano l’atmosfera da mystery-horror.
Diretto da Roy Del Ruth, Topper Returns si distingue per il suo approccio da giallo-commedia, con una villa gotica che ricorda i film di mistero degli anni ’30. Il copione, co-scritto da Jonathan Latimer, equilibra dialoghi brillanti e suspense, mentre gli effetti speciali, nominati agli Oscar per il Miglior Suono e i Migliori Effetti Visivi, stupiscono ancora oggi. Le apparizioni di Gail, con dissolvenze fluide, e sequenze come l’auto “invisibile” mostrano l’innovazione di Hal Roach, maestro delle comiche. Il ritmo incalzante e le gag ben orchestrate rendono ogni scena memorabile.
Al debutto, il film fu un successo al botteghino e oggi vanta un 89% su Rotten Tomatoes (basato su 9 recensioni), lodato per la chimica del cast e l’energia narrativa. Entrato nel pubblico dominio nel 1969 per un mancato rinnovo del copyright, è stato restaurato e presentato al UCLA Festival of Preservation nel 2022, conquistando nuovi spettatori. Il suo mix di generi ha influenzato commedie soprannaturali come Beetlejuice, dimostrando la capacità di Hollywood di trasformare idee bizzarre in intrattenimento puro.
Topper Returns è perfetto per chi ama le commedie classiche o i misteri con un tocco di magia. La villa spettrale, i personaggi stravaganti e le battute rapide creano un’atmosfera irresistibile, anche se gli stereotipi razziali nel ruolo di Anderson possono risultare datati. Puoi guardarlo gratuitamente su Tubi, Pluto TV, The Roku Channel o Archive.org, o noleggiarlo su Amazon Prime Video e Apple TV. La versione restaurata è un must per gli appassionati di classici.
In conclusione, Topper Returns è un invito a ridere, rabbrividire e innamorarsi del cinema degli anni ’40. Con un cast indimenticabile, effetti sorprendenti e un mistero che tiene incollati allo schermo, questo film dimostra che un fantasma con un piano può ancora rubare il cuore del pubblico. Preparati a scoprire l’assassino di Gail e a ridere con Cosmo Topper, il banchiere più sfortunato di Hollywood!
      ROLAND YOUNG - Roland Young, nato l’11 novembre 1887 a Londra, è stato un attore britannico dal talento sottile e raffinato, celebre per il suo umorismo discreto e la capacità di rendere credibili anche le situazioni più assurde. Con il suo aspetto distinto, voce modulata e un’ironia che emergeva in ogni sguardo, Young è stato una figura chiave del cinema degli anni ’30 e ’40, noto per ruoli in film come L’uomo che poteva compiere miracoli (1936) e E la vita continua (1943). In Topper Returns (1941), terzo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate a Thorne Smith, Young brilla come Cosmo Topper, il banchiere riluttante al centro di un mistero spettrale, offrendo una performance che consolida il suo status di pilastro della serie.
Cresciuto in una famiglia benestante, Young studiò alla Royal Academy of Dramatic Art e debuttò a teatro prima di approdare a Broadway e Hollywood. La sua versatilità gli permise di eccellere in commedie, drammi e ruoli di supporto, spesso interpretando gentiluomini inglesi con un tocco di eccentricità. Nominato all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Topper (1937), Young portò al cinema un’eleganza naturale che lo rese perfetto per ruoli come quello di Topper. La sua carriera, che include oltre 100 film, si estese fino agli anni ’50, lasciandolo come un’icona del cinema classico.
In Topper Returns, diretto da Roy Del Ruth, Roland Young interpreta Cosmo Topper, un banchiere pacato e un po’ nevrotico che si ritrova, ancora una volta, a interagire con un fantasma. Questa volta, è Gail Richards (Joan Blondell), una giovane donna assassinata in una villa gotica, che lo recluta per scoprire il suo assassino. Topper, affiancato dalla svampita moglie Clara (Billie Burke) e dall’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson), naviga un intrico di passaggi segreti, sospetti e situazioni comiche, mantenendo un’esasperazione contenuta che è il cuore del film. Young rende Topper un personaggio universale: un uomo comune trascinato in eventi straordinari, con reazioni che oscillano tra sarcasmo, panico e rassegnazione. La sua chimica con Blondell è elettrizzante, mentre i battibecchi con Burke aggiungono un tocco di commedia matrimoniale. Ogni sua espressione, dal sopracciglio alzato al borbottio esasperato, trasforma Topper in un’ancora emotiva per lo spettatore, rendendo credibile anche il caos soprannaturale.

Nei primi due film, Topper (1937) e Topper Takes a Trip (1938), il Cosmo Topper di Young è un personaggio in evoluzione, modellato dalle interazioni con i fantasmi George e Marion Kerby (Cary Grant e Constance Bennett). In Topper, Topper è un banchiere rigido che i Kerby, spiriti di una coppia morta in un incidente, spingono a vivere con più audacia, in una commedia sofisticata con toni romantici e screwball. Young dà a Topper un misto di rigidità e curiosità, con un arco narrativo che lo vede sciogliersi sotto l’influenza dei Kerby. In Topper Takes a Trip, Topper è più sicuro di sé, coinvolto in una crisi coniugale in Francia, con Marion che lo aiuta a riconquistare Clara. Qui, Young accentua il lato comico e romantico del personaggio, in un’atmosfera glamour e leggera.
In Topper Returns, invece, Topper è un veterano delle esperienze soprannaturali, ma non per questo meno riluttante. Rispetto ai primi film, il tono è più orientato al giallo-commedia, con una villa spettrale e un mistero centrale che richiedono un Topper più attivo, quasi un detective suo malgrado. Young adatta la sua performance a questo cambio: il suo Topper è meno sorpreso dagli eventi paranormali, ma più frustrato, con un’ironia tagliente che emerge nelle interazioni con Gail, un fantasma più pratico e diretto rispetto ai Kerby. A differenza delle commedie sofisticate dei predecessori, Topper Returns abbraccia elementi slapstick e suspense, e Young bilancia questi toni con una presenza scenica che tiene unito il cast. Mentre nei primi film Topper è un uomo trasformato dai fantasmi, qui è un eroe riluttante, più coinvolto nell’azione, come nelle sequenze di inseguimento o nell’esplorazione della villa.
Un’altra differenza è il contesto narrativo: Topper e Topper Takes a Trip si concentrano su dinamiche personali e sociali, mentre Topper Returns è una storia standalone con un mistero da risolvere, dando a Young l’opportunità di esplorare un Topper più pragmatico, ma sempre comicamente fuori posto. La sua performance, meno romantica e più reattiva, si adatta al ritmo incalzante del film, diretto da Del Ruth e scritto in parte da Jonathan Latimer, rendendo Topper il collante di un ensemble vivace.
L’Eredità di Young in Topper Returns
La performance di Roland Young in Topper Returns è un pilastro del film, che ottenne un 89% su Rotten Tomatoes e un successo al botteghino. La sua capacità di rendere Topper sia relatable che esilarante contribuisce al fascino duraturo del film, oggi nel pubblico dominio e restaurato per il UCLA Festival of Preservation nel 2022. Disponibile su Tubi, Pluto TV, Archive.org o in noleggio su Amazon Prime Video, Topper Returns mostra Young al suo meglio: un attore che trasforma un banchiere qualunque in un’icona della commedia soprannaturale.
Young morì il 5 giugno 1953 a New York, ma il suo Cosmo Topper rimane un simbolo della sua abilità nel dare vita a personaggi complessi con un’eleganza senza sforzo. In Topper Returns, il suo talento illumina ogni scena, dimostrando perché fosse una delle stelle più rispettate della sua epoca.
      BILLIE BURKE - Billie Burke, nata Mary William Ethelbert Appleton Burke il 7 agosto 1884 a Washington, D.C., è stata una delle attrici più amate dell’epoca d’oro di Hollywood, celebre per il suo fascino effervescente e la voce squillante che la resero un’icona della commedia. Con una carriera che spaziava dal teatro al cinema, Burke è ricordata soprattutto per il ruolo della fata madrina Glinda in Il mago di Oz (1939), ma la sua interpretazione di Clara Topper in Topper Returns (1941) è un esempio perfetto del suo talento comico e della sua capacità di rubare la scena.
Figlia di un clown di circo, Billie crebbe nel mondo dello spettacolo e debuttò a Broadway nel 1903, diventando una star del teatro grazie alla sua grazia e al suo umorismo. Sposata con il leggendario impresario Florenz Ziegfeld Jr. dal 1914 fino alla sua morte nel 1932, Burke affrontò difficoltà finanziarie dopo la crisi del ’29, ma il cinema le offrì una seconda carriera. Con oltre 80 film all’attivo, portò sullo schermo un’energia unica, spesso interpretando donne frivole ma adorabili, con un’eleganza che mascherava una comicità impeccabile.
In Topper Returns, terza commedia soprannaturale della trilogia di Thorne Smith, Billie Burke interpreta Clara Topper, la moglie eccentrica e un po’ svampita di Cosmo Topper (Roland Young). Clara è una figura centrale nel film, che ruota attorno a un mistero spettrale in una villa piena di segreti. Mentre Cosmo è trascinato in un’indagine da un fantasma (Joan Blondell), Clara si ritrova spesso al centro di momenti comici, con le sue reazioni esagerate e il suo candore che aggiungono leggerezza alla suspense. La sua performance, con gesti teatrali e una voce che danza tra sorpresa e indignazione, rende Clara un contrappunto perfetto al caos soprannaturale, strappando risate in scene come i battibecchi con il marito o gli incontri con l’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson). Burke trasforma Clara in un personaggio memorabile, una donna che naviga il mistero con un mix di ingenuità e charme irresistibile.
La sua interpretazione in Topper Returns riflette il suo stile: un’energia scenica che illumina ogni inquadratura, anche in un ruolo di supporto. All’età di 57 anni, Burke dimostrava una vitalità giovanile, consolidando la sua reputazione come regina delle commedie sofisticate. Il film, un successo al botteghino con un 89% su Rotten Tomatoes, deve parte del suo fascino alla chimica tra Burke e il cast, che eleva il mix di giallo e umorismo.
Billie Burke continuò a recitare fino agli anni ’50, lasciando un’eredità che vive in classici come Topper Returns e Il mago di Oz. Morì il 14 maggio 1970 a Los Angeles, ma il suo sorriso e la sua voce inconfondibile rimangono impressi nella storia del cinema. Per i fan delle commedie d’epoca, la sua Clara Topper è un promemoria del perché Burke fosse, e resta, una stella senza tempo.
      SCARFACE (1932) - Nella sezione “Film del mese”, vi portiamo nel cuore della Chicago proibizionista, dove il whisky di contrabbando scorre come sangue e l’ambizione di un uomo può cambiare il destino di un impero criminale. Preparatevi a scoprire Scarface, il capolavoro di Howard Hawks e Richard Rosson, e a riviverlo attraverso le cigarette cards che hanno immortalato il mito di Tony Camonte.
Chicago, anni Venti. Il proibizionismo trasforma ogni angolo della città in un labirinto di segreti e tradimenti, dove i neon tremolanti dei locali clandestini illuminano promesse di potere e morte. È qui che nasce Tony Camonte, lo “Sfregiato”, la cui cicatrice non è solo un segno, ma un manifesto: un uomo che vive per dominare, pronto a calpestare chiunque – amici, famiglia, la legge stessa – pur di afferrare il suo sogno di grandezza. Adattando il romanzo pulp di Armitage Trail, Hawks e Rosson creano un’esplosione di violenza e ambizione, un viaggio senza ritorno nell’America proibita, dove ogni stretta di mano può nascondere un coltello e ogni risata un presagio di tradimento. Paul Muni, con occhi che tagliano come lame e una voce che vibra di fame insaziabile, non interpreta Tony Camonte: lo diventa. È un predatore, un uomo che divora il mondo intorno a sé, lasciando solo cenere e leggenda – proprio come la nostra cigarette card, che con un’immagine condensa il fascino oscuro di un gangster destinato a diventare mito.
La potenza di Scarface si manifesta fin dai primi minuti, e la scena del primo omicidio è un capolavoro di tensione e stile, una dichiarazione che fissa il tono dell’intera storia. Siamo in un ristorante notturno, un locale ormai silenzioso, svuotato dalla frenesia della serata. Le luci soffuse illuminano appena i tavoli deserti, l’aria è densa dell’odore di sigari spenti e liquore versato. Big Louis Costillo, il boss mafioso che si crede intoccabile, sta facendo una telefonata, ignaro del destino che lo attende. I suoi scagnozzi se ne sono andati, augurandogli la buonanotte con quel misto di deferenza e paura che accompagna i potenti, e lui si è alzato, muovendosi nel locale. Nel frattempo, un addetto alle pulizie spazza il pavimento, una figura marginale che sembra quasi fondersi con l’ombra del locale.
Ed ecco che arriva Tony. O meglio, la sua ombra. Howard Hawks, in un colpo di genio stilistico, non ci mostra il volto di Camonte, ma la sua silhouette, un profilo nero e minaccioso che si staglia contro il muro come un demone evocato dalla notte. L’ombra si muove lenta, deliberata, una presenza che sembra inghiottire la luce. Costillo, ancora al telefono, non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue parole. Un fischio leggero, quasi beffardo, taglia il silenzio – il marchio di Tony, un segnale che precede la morte. Poi, lo sparo: un’esplosione secca che squarcia l’aria. Costillo crolla, il telefono gli sfugge di mano, il suo corpo si accascia come un burattino senza fili. Solo allora l’addetto alle pulizie, paralizzato dallo shock alla vista del cadavere, si precipita fuori, svanendo nella notte. L’ombra di Tony, impassibile, si dissolve nella penombra, lasciando dietro di sé solo il caos e il silenzio di un impero che sta per cambiare padrone. È una scena che, come la nostra cigarette card di Paul Muni, cattura l’essenza del film in un’immagine: un’ombra senza volto, un fischio, un colpo mortale.
Questa scelta di mostrare l’omicidio attraverso l’ombra non è solo un virtuosismo visivo: è l’essenza stessa del film. L’ombra di Tony non è solo un uomo, ma l’incarnazione del crimine, un’entità senza volto che colpisce nell’oscurità, senza bisogno di giustificazioni o rimorsi. Hawks, insieme al direttore della fotografia Lee Garmes, usa contrasti netti e giochi di luce per creare un’atmosfera che soffoca, dove ogni angolo sembra nascondere una minaccia. La scena, con la sua economia di dettagli e il ritmo incalzante, è un pugno nello stomaco: in pochi secondi, ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere su Tony Camonte e sul mondo spietato che abita – un mondo che le cigarette cards dell’epoca, come quella di Paul Muni dal Salem Gold Film Bilder Album 2, immortalano con una potenza senza tempo.
La lavorazione di Scarface fu un’impresa tanto audace quanto il suo protagonista. Prodotto da Howard Hughes, un magnate con un fiuto per il rischio e una passione per le sfide, il film nacque in un vortice di creatività e caos. Hughes voleva un’opera che colpisse come una raffica di mitra, con dialoghi che tagliassero come lame e un montaggio che non lasciasse respiro. Sul set, le notti si trasformavano in avventure: esterni girati di nascosto nelle strade di Chicago, con colpi di pistola a salve che spaventavano passanti e attiravano l’attenzione di poliziotti ignari. Ben Hecht, maestro della sceneggiatura, lavorava febbrilmente, cesellando ogni riga per catturare la complessità di Tony: un uomo diviso tra l’amore possessivo per la sorella Cesca, un’attrazione pericolosa e proibita, e l’ossessione gelosa per Poppy, la danzatrice che accende rivalità e disordine. Ogni dialogo è una miccia, ogni scena un’esplosione – proprio come le illustrazioni delle cigarette cards, che condensano emozioni e storie in un’unica, potente immagine.
Hawks e Rosson trasformano Chicago in un personaggio vivo, con le sue strade bagnate di pioggia, i neon tremolanti e i vicoli che sembrano pulsare di segreti mortali. Le ombre, lunghe e taglienti, dominano ogni inquadratura, come se il film stesso fosse avvolto da un’oscurità che non lascia scampo. Il montaggio, sincopato e implacabile, scandisce il ritmo del cuore di Tony: un battito che accelera verso la gloria e precipita verso la rovina.
Quando Scarface arrivò nelle sale, fu un terremoto. Il pubblico, seduto su poltrone polverose, rimaneva inchiodato, sconvolto da una violenza che non offriva redenzione né rimorsi. I censori, armati del rigido Production Code, gridarono allo scandalo: un gangster che vive e muore secondo il suo codice spietato era troppo per l’America puritana degli anni Trenta. Il film fu mutilato, con scene tagliate e finali alternativi imposti per rassicurare il pubblico che il crimine non paga. Eppure, anche sotto le cesoie della censura, Scarface mantenne la sua forza primordiale. Ogni fotogramma trasuda un’energia selvaggia, un ritmo che batte come il cuore di un antieroe inarrestabile fino all’ultimo respiro – un’energia che le cigarette cards dell’epoca, come quella di Paul Muni che vi presentiamo, catturano in immagini che sembrano urlare la stessa ferocia.
Oggi, Scarface è più di un classico: è un archetipo, un simbolo di un cinema che osa guardare nell’abisso. Restaurato in 4K, arricchito da scene ritrovate e commenti sul Codice Hays, vive nei cofanetti dei cinefili e nelle citazioni di registi come Stanley Kubrick e Brian De Palma. Il remake del 1983, con Al Pacino nei panni di un Tony Montana larger-than-life, è un omaggio potente, ma non eclissa la ferocia essenziale dell’originale. L’immagine di Tony Camonte, con la sua cicatrice e il suo fischio beffardo, si è impressa nella cultura popolare: dai videogiochi come Grand Theft Auto ai videoclip hip-hop che celebrano l’ascesa e la caduta di antieroi tragici, fino alle serie TV come Breaking Bad e Boardwalk Empire, che devono qualcosa a quel ritmo incalzante e a quell’etica perversa del potere a ogni costo. E, per noi collezionisti, le cigarette cards di Scarface – come quella di Paul Muni dal Salem Gold Film Bilder Album 2, con la sua sigaretta e il suo sguardo impenetrabile – sono reliquie di un’epoca in cui il cinema e il collezionismo si intrecciavano per raccontare storie immortali.
Guardare Scarface oggi significa immergersi in un mondo dove i legami familiari sono catene, i tradimenti sono inevitabili e la discesa agli inferi è uno spettacolo senza sconti. È un film che non giudica, ma osserva, con uno sguardo freddo e implacabile, un’America plasmata dai suoi trasgressori. E mentre l’ombra di Tony Camonte si allunga sullo schermo, fischiettando prima di colpire, ci ricorda che il cinema, quando osa mostrare la violenza senza veli, diventa uno specchio che riflette non solo il passato, ma le pulsioni più oscure del nostro presente. Per i collezionisti di cigarette cards, Scarface non è solo un film: è un’icona che vive in ogni immagine, in ogni carta che racconta la leggenda di Tony Camonte.
      ANN DVORAK - Ann Dvorak, nata Anna McKim il 2 agosto 1911 a New York, era destinata al mondo dello spettacolo. Figlia di un’attrice di vaudeville, Anna Lehr, e di un regista, Edwin McKim, crebbe tra i teatri e i set cinematografici, un ambiente che plasmò il suo talento fin dall’infanzia. Dopo aver lavorato come ballerina nei musical della MGM, dove fu scoperta come corista, Dvorak ottenne il suo primo ruolo importante nel 1931 con Dance, Fools, Dance accanto a Joan Crawford. Fu però nel 1932 che la sua carriera decollò, grazie a tre ruoli memorabili: in The Crowd Roars, The Strange Love of Molly Louvain e, soprattutto, Scarface, dove il suo talento drammatico esplose sotto la direzione di Howard Hawks. Durante le riprese di Scarface, Dvorak era sotto contratto con la Warner Bros., che la prestò a Howard Hughes per il film, ma il suo spirito ribelle la portò a sfidare lo studio: dopo il successo del film, lasciò Hollywood per un viaggio in Europa con suo marito, Leslie Fenton, causando una disputa legale con la Warner. Questo gesto impulsivo rifletteva la stessa energia indomita che portava sullo schermo.
Negli anni successivi, Dvorak continuò a lavorare in film come Three on a Match (1932) e G Men (1935), ma la sua carriera non raggiunse mai più i picchi di Scarface, in parte a causa delle sue scelte personali e delle tensioni con gli studios. Dopo essersi sposata tre volte – con Fenton, Igor Dega e Nicholas Wade – si ritirò dal cinema nel 1951, dopo il suo ultimo film, The Secret of Convict Lake. Visse una vita riservata negli ultimi anni, dedicandosi alla scrittura e alla vita familiare, fino alla sua morte, il 10 dicembre 1979, a Honolulu, Hawaii. Nonostante una carriera altalenante, Ann Dvorak rimane un’icona del cinema degli anni ’30, e la sua interpretazione in Scarface è un testamento al suo talento e alla sua capacità di brillare accanto a giganti come Paul Muni. Per i collezionisti di cigarette cards, Dvorak è una figura affascinante: la nostra card, che la ritrae con la sua bellezza magnetica, è un esempio di come le star di Hollywood fossero celebrate in queste piccole opere d’arte, che catturavano il fascino di un’epoca in cui il cinema stava definendo i suoi miti.
In Scarface, Ann Dvorak interpreta Cesca Camonte, la sorella minore di Tony Camonte, un personaggio che incarna la ribellione e la tragedia. Cesca è una giovane donna vivace e indipendente, che sogna di sfuggire al controllo soffocante del fratello. La sua passione per la danza la porta a esibirsi nei locali notturni di Chicago, dove attira l’attenzione degli uomini – e la gelosia ossessiva di Tony. Dvorak dona a Cesca una vitalità magnetica: i suoi movimenti fluidi, il suo sorriso provocante e i suoi sguardi carichi di sfida catturano l’energia di una donna che rifiuta di essere ingabbiata. Eppure, sotto questa facciata ribelle, Cesca è anche profondamente vulnerabile, intrappolata in un legame morboso con il fratello, un rapporto che il film lascia intriso di sfumature incestuose, audaci per l’epoca.
La tensione tra Cesca e Tony è uno dei motori drammatici del film: lui la vede come una proprietà da proteggere, mentre lei cerca disperatamente la libertà, trovando un amore proibito con Gino Rinaldo (George Raft), il migliore amico di Tony. Questo triangolo amoroso culmina in tragedia: Tony, accecato dalla gelosia, uccide Gino senza sapere che lui e Cesca si erano sposati in segreto, spingendo Cesca a un confronto finale con il fratello. Nella scena climax, Cesca, armata di una pistola, affronta Tony, ma il suo amore per lui la porta a combattere al suo fianco contro la polizia, fino alla morte. Dvorak interpreta questo arco con un’intensità che lascia il segno: passa dalla spensieratezza di una giovane donna in cerca di vita alla disperazione di chi è intrappolata in un destino che non può sfuggire, rendendo Cesca una figura tragica e indimenticabile.
La cigarette card di Ann Dvorak nella nostra collezione sembra catturare proprio questa dualità: la bellezza e la sensualità di Cesca, ma anche la sua forza e la sua fragilità, condensate in un’immagine che parla ai collezionisti e agli amanti del cinema. È un pezzo che non solo celebra il talento di Ann Dvorak, ma anche il ruolo fondamentale di Cesca in Scarface, un personaggio che aggiunge profondità emotiva a una storia di violenza e ambizione.
      GEORGE RAFT - Un altro tesoro della nostra collezione su www.il-cinema-e-le-cigarette-cards.com è la figurina n. 35 della serie Famous Film Stars, stampata dalla Ardath Tobacco Co. Ltd. nel 1934, che ritrae George Raft, l’affascinante attore che interpreta Gino Rinaldo in Scarface (1932). Questa card è un piccolo capolavoro dell’epoca: Raft è ritratto in un elegante abito con cravatta, senza cappello, il suo sguardo penetrante e il portamento impeccabile che trasudano il fascino da duro dal cuore tenero che lo rese un’icona. I toni colorati e il tratto marcato della figurina catturano l’aura di un’epoca in cui le star del cinema erano venerate come divinità, e George Raft, con il suo carisma naturale, è un soggetto perfetto per celebrare il mito di Scarface.
George Raft, nato George Ranft il 26 settembre 1901 a Hell’s Kitchen, New York, crebbe in un quartiere difficile, un’esperienza che lo segnò profondamente e che portò autenticità ai suoi ruoli da gangster. Figlio di immigrati tedeschi, Raft abbandonò presto la scuola e si immerse nel mondo della malavita: da adolescente, lavorò come autista per Owney Madden, un noto boss della mafia, e frequentò gangster come Bugsy Siegel e Meyer Lansky, con cui mantenne legami per tutta la vita. Tuttavia, la sua vera passione era la danza: negli anni ’20, Raft divenne un ballerino professionista, esibendosi nei nightclub di New York e guadagnandosi il soprannome di “re del charleston”. La sua abilità lo portò a Broadway, dove fu notato da Hollywood. Debuttò al cinema nel 1929 con Queen of the Night Clubs, ma fu nel 1932 che divenne una star grazie al ruolo di Gino Rinaldo in Scarface, sotto la direzione di Howard Hawks. Il film non solo lo consacrò come icona del genere gangster, ma stabilì anche il suo tipo di personaggio: il duro dal cuore d’oro, spesso in bilico tra lealtà e tradimento.
Raft continuò a brillare negli anni ’30 e ’40 con film come Each Dawn I Die (1939) e They Drive by Night (1940), spesso accanto a leggende come James Cagney e Humphrey Bogart. Curiosamente, rifiutò ruoli che avrebbero potuto renderlo ancora più famoso, come il protagonista di Casablanca (1942) e High Sierra (1941), entrambi poi interpretati da Bogart. La sua carriera declinò negli anni ’50, in parte a causa dei suoi legami con la mafia, che gli valsero problemi legali e un’esclusione da Hollywood. Tuttavia, Raft continuò a lavorare in piccoli ruoli, come in Some Like It Hot (1959) di Billy Wilder, dove ironizzò sul suo gesto di lanciare la moneta, e fece un cameo in Casino Royale (1967). Morì il 24 novembre 1980 a Los Angeles, lasciando un’eredità di oltre 80 film e un’impronta indelebile nel genere gangster. Per i collezionisti, la figurina della Ardath Tobacco Co. Ltd. del 1934 è un pezzo prezioso: cattura Raft al culmine della sua fama, poco dopo Scarface, e rappresenta un frammento di storia del cinema che ogni appassionato dovrebbe avere.
In Scarface, George Raft interpreta Gino Rinaldo, il migliore amico e braccio destro di Tony Camonte (Paul Muni), un gangster leale ma destinato a una fine tragica. Gino è il perfetto contraltare a Tony: mentre Camonte è impulsivo, selvaggio e ossessionato dal potere, Gino è più controllato, elegante e riflessivo, un uomo che preferisce l’azione misurata alla brutalità sfrenata. Raft porta sullo schermo un carisma naturale: il suo portamento, il suo modo di muoversi e il suo sguardo intenso lo rendono il complice ideale per Tony, ma anche una figura che spicca per la sua individualità. Una delle sue scene più iconiche è quella in cui lancia una moneta, un gesto che Raft introdusse nel film e che divenne un marchio distintivo della sua carriera, tanto da essere ripreso in innumerevoli parodie e omaggi.
Il ruolo di Gino si complica quando si innamora di Cesca Camonte (Ann Dvorak), la sorella di Tony, un amore che diventa il catalizzatore della tragedia finale. Nonostante la gelosia possessiva di Tony, Gino e Cesca si sposano in segreto, sognando una vita lontana dalla violenza. Ma Tony, accecato dalla sua ossessione per la sorella, fraintende la relazione e uccide Gino in un impeto di rabbia, sparandogli a sangue freddo in una scena che lascia lo spettatore senza fiato. La morte di Gino segna un punto di non ritorno per Tony, portando Cesca alla disperazione e innescando la spirale che conduce alla caduta di entrambi. Raft interpreta Gino con una miscela di forza e vulnerabilità: è un uomo d’onore in un mondo senza onore, e la sua fine tragica sottolinea la brutalità del codice di Tony Camonte. La figurina n. 35 della serie Famous Film Stars della Ardath Tobacco Co. Ltd., con Raft in abito elegante e cravatta, sembra catturare proprio questa essenza: il fascino di un gangster che nasconde un cuore leale, un’immagine che parla ai collezionisti e agli amanti del cinema e che celebra il ruolo cruciale di Gino Rinaldo in Scarface.
      KAREN MORLEY - Karen Morley, nata Mildred Linton il 12 dicembre 1909 a Ottumwa, Iowa, è stata un'attrice cinematografica americana, nota per la sua carriera negli anni '30 e per il suo ruolo in Scarface (1932). Cresciuta a Hollywood dopo essersi trasferita con la famiglia, frequentò la Hollywood High School e inizialmente studiò medicina all'Università della California, ma un corso di teatro la convinse a cambiare carriera. Si unì al Los Angeles Civic Repertory Theatre e al Pasadena Playhouse, dove il suo talento attirò l'attenzione del regista Clarence Brown, che la scelse per sostituire Greta Garbo in alcuni provini, portandola a firmare un contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer.  
La sua carriera decollò rapidamente, recitando in film come Mata Hari (1931), The Phantom of Crestwood (1932), The Mask of Fu Manchu (1932), Arsene Lupin (1933), Gabriel Over the White House (1933), e Dinner at Eight (1933). Tuttavia, il ruolo che la rese celebre fu Poppy in Scarface (1932), diretto da Howard Hawks. In questo film, Morley interpretò Poppy, la sofisticata e ambiziosa fidanzata di Johnny Lovo, inizialmente indifferente a Tony Camonte, il protagonista gangster interpretato da Paul Muni. Man mano che Tony saliva di rango nel mondo criminale, Poppy iniziò a interessarsi a lui, attratta dal suo potere e dalla sua ricchezza. Scene chiave includono la visita all'appartamento "pacchiano" di Tony e una vacanza lussuosa in Florida dopo che Tony divenne il boss indiscusso. La performance di Morley fu apprezzata per la sua capacità di dare profondità a un personaggio moralmente ambiguo, rendendola una figura tanto seducente quanto enigmatica, contribuendo al successo del film, considerato un classico del genere gangster.  
La carriera di Morley continuò con altri ruoli significativi, come in Our Daily Bread (1934), Black Fury (1935), e Pride and Prejudice (1940), dimostrando la sua versatilità. Tuttavia, subì un brusco arresto nel 1947 quando fu inserita nella lista nera di Hollywood per il suo rifiuto di testimoniare davanti alla Commissione per le attività antiamericane riguardo alle sue presunte simpatie comuniste. Questo evento, legato al maccartismo, pose fine alla sua carriera cinematografica, anche se continuò a lavorare occasionalmente in teatro e televisione negli anni '70, come evidenziato da un X post del 2023 che la ricorda come vittima della blacklist.  
Morley fu sposata con il regista Charles Vidor dal 1932 al 1943, dalla cui unione nacque un figlio. Dopo il declino della sua carriera nel cinema, si dedicò al lavoro come agente immobiliare e rimase attiva in cause politiche e sociali, come i diritti civili e i diritti delle donne. Morì l'8 marzo 2003 a Woodland Hills, California, all'età di 93 anni, lasciando un'eredità di interpretazioni memorabili, tra cui il suo ruolo indimenticabile in Scarface.  
La figurina n.33 della serie World Famous Cinema Artistes, stampata dalla B.A.T. nel 1933, è un pezzo prezioso per i collezionisti, che cattura Morley al culmine della sua fama, poco dopo Scarface. Questa card, parte della collezione di  cigarette cards, celebra il suo contributo al cinema degli anni '30, un'epoca in cui le star erano immortalate in queste piccole opere d'arte, riflettendo il fascino del grande schermo.
      BORIS KARLOFF - Boris Karloff, celebre attore che ha lasciato il segno in Scarface (1932). Questa card, con il suo stile vintage tipico degli anni ’30, probabilmente ritrae Karloff con il suo volto intenso e i lineamenti marcati, un’immagine che cattura la sua aura di mistero e minaccia, qualità che lo resero una leggenda del cinema. Queste figurine erano piccole opere d’arte che celebravano le star di Hollywood, e Karloff, con la sua presenza inquietante, è un’aggiunta perfetta per commemorare il suo contributo a Scarface.
Boris Karloff, nato William Henry Pratt il 23 novembre 1887 a Londra, Inghilterra, crebbe in una famiglia numerosa e sviluppò un interesse per la recitazione fin da giovane, nonostante l’opposizione dei suoi genitori. Dopo aver lavorato in compagnie teatrali in Canada e negli Stati Uniti, si stabilì a Hollywood negli anni ’10, iniziando come comparsa in film muti. La sua carriera decollò nel 1931 con il ruolo del mostro in Frankenstein, che lo consacrò come icona dell’horror. Negli anni ’30 e ’40 recitò in numerosi classici come The Mummy (1932), The Black Cat (1934) e Bride of Frankenstein (1935), diventando sinonimo di ruoli macabri e memorabili. La sua voce profonda e il suo aspetto distintivo lo resero un attore inconfondibile, ma Karloff era anche un uomo gentile e colto, amato dai colleghi. Continuò a lavorare fino agli anni ’60, apparendo in film, programmi TV e persino prestando la sua voce per il narratore in How the Grinch Stole Christmas! (1966). Morì il 2 febbraio 1969 a Midhurst, nel Sussex, all’età di 81 anni, lasciando un’eredità di oltre 160 film e un impatto duraturo sul cinema.
In Scarface (1932), Boris Karloff interpretò Gaffney, un boss della malavita che rappresenta una delle principali minacce per il protagonista. Gaffney è un gangster rivale, leader della gang del North Side, che si oppone all’ascesa di Tony Camonte nel mondo criminale di Chicago durante il proibizionismo. Karloff porta al personaggio un’intensità sinistra, con il suo sguardo penetrante e la sua presenza imponente che lo rendono un avversario temibile. Una scena memorabile è quella della sparatoria in un bowling, dove Gaffney viene eliminato in modo spettacolare, un momento che sottolinea la brutalità del conflitto tra le gang. La performance di Karloff, anche se in un ruolo secondario, aggiunse un ulteriore strato di tensione al film, contribuendo al suo status di classico del genere gangster con il suo talento per incarnare figure oscure e minacciose.

      PAUL MUNI - Paul Muni, nato Frederich Meshilem Meier Weisenfreund il 22 settembre 1895 a Leopoli, allora parte dell’Impero austro-ungarico (oggi Lviv, Ucraina), è stato uno degli attori più versatili e intensi dell’era d’oro di Hollywood. Figlio di una famiglia ebraica ashkenazita, i suoi genitori erano attori di teatro yiddish, e Muni crebbe immerso nell’arte della recitazione. Emigrò negli Stati Uniti con la famiglia nel 1902, all’età di sette anni, stabilendosi a Chicago, dove iniziò a recitare nel teatro yiddish. A soli 12 anni debuttò sul palco interpretando un uomo di 80 anni, dimostrando un talento precoce per la trasformazione fisica e vocale, un’abilità che lo accompagnerà per tutta la carriera.  
La sua carriera teatrale lo portò a New York, dove lavorò con il prestigioso Yiddish Art Theatre sotto la guida di Maurice Schwartz. Nel 1926, a 31 anni, fece il suo debutto a Broadway in lingua inglese con la pièce We Americans, interpretando un anziano ebreo. Questo segnò l’inizio della sua transizione verso il teatro e il cinema americani. Nel 1929, Muni approdò a Hollywood con la Fox Film Corporation, ottenendo una nomination all’Oscar per il suo primo film, The Valiant. Tuttavia, insoddisfatto dei ruoli offerti, tornò a Broadway, per poi essere richiamato a Hollywood nel 1932 per due ruoli iconici: quello in I Am a Fugitive from a Chain Gang, che gli valse un’altra nomination all’Oscar, e quello di Tony Camonte in Scarface – Lo sfregiato, che lo consacrò come uno degli attori più potenti della sua epoca.  
Muni era noto per la sua dedizione quasi ossessiva ai ruoli: studiava a fondo i personaggi, immergendosi nei loro manierismi, dialetti e contesti storici, e utilizzava il trucco per trasformarsi completamente, guadagnandosi il soprannome di “nuovo Lon Chaney”. Durante gli anni ’30, divenne una delle stelle di punta della Warner Bros., che lo celebrava come “il più grande attore dello schermo”. Vinse l’Oscar come Miglior Attore nel 1936 per The Story of Louis Pasteur e ottenne altre nomination per The Life of Emile Zola (1937) e The Last Angry Man (1959). Parallelamente, brillò anche a teatro, vincendo un Tony Award nel 1955 per il ruolo di Henry Drummond in Inherit the Wind. La sua salute, però, iniziò a declinare negli anni ’50 a causa di problemi alla vista – perse un occhio a causa di un tumore nel 1955 – e si ritirò quasi completamente dopo il 1959. Morì il 25 agosto 1967 a MonteDEFFcito, California, lasciando un’eredità di 23 film e un’impronta indelebile nel cinema e nel teatro.  
Per i collezionisti di cigarette cards, Paul Muni è un’icona da custodire gelosamente. La nostra carta dal Salem Gold Film Bilder Album 2, che lo ritrae con una sigaretta in bocca e un’espressione enigmatica, è un esempio perfetto di come le cigarette cards degli anni ’30 celebrassero le star del cinema. Muni, con i suoi ruoli intensi e trasformisti, era il soggetto ideale per queste piccole opere d’arte, che catturavano il fascino di un’epoca in cui il cinema stava definendo i suoi miti.
Nel 1932, Paul Muni diede vita a Tony Camonte, il protagonista di Scarface – Lo sfregiato, diretto da Howard Hawks e prodotto da Howard Hughes. Tony Camonte è un gangster italo-americano nella Chicago degli anni ’20, un uomo spietato e ambizioso che scala i ranghi della criminalità organizzata durante il proibizionismo, lasciando dietro di sé una scia di sangue e tradimenti. Soprannominato “lo Sfregiato” per la cicatrice che gli deturpa il volto, Camonte è un predatore che vive per il potere, eliminando chiunque gli intralci il cammino – dal boss Big Louis Costillo, che uccide nella scena iniziale, ai rivali delle gang irlandesi del North Side.  
Muni interpreta Camonte con una ferocia quasi primordiale, alternando momenti di violenza brutale a un’ingenuità quasi infantile, come quando si entusiasma per una mitragliatrice o si gode uno spettacolo teatrale senza capirne il significato. La sua performance è un’esplosione di energia: con un accento italo-americano marcato, gesti esagerati e uno sguardo che trasuda fame di potere, Muni trasforma Camonte in un antieroe larger-than-life. Nonostante non fosse italiano – Muni era di origini ebraiche ucraine – riuscì a catturare l’essenza di un gangster ispirato ad Al Capone, pur aggiungendo un tocco personale che lo rese unico.  
Un elemento centrale del personaggio è il suo rapporto ossessivo con la sorella Cesca (interpretata da Ann Dvorak), che sfocia in sfumature incestuose, un dettaglio audace per l’epoca. Camonte è geloso e possessivo, e questa debolezza emotiva diventa la sua rovina: uccide il suo migliore amico e complice, Gino Rinaldo (George Raft), credendo erroneamente che abbia una relazione con Cesca, senza sapere che i due si erano sposati in segreto. Questo omicidio dà alla polizia il pretesto per accerchiarlo, portandolo a una drammatica caduta.  
La performance di Muni in Scarface non è solo un’interpretazione, ma una vera e propria incarnazione del gangster come archetipo: un uomo che vive secondo un codice spietato, disposto a tutto pur di “scrivere il suo nome in grande” sulla città, come dichiara nel film. La sua presenza scenica, accentuata da un guardaroba imbottito e tacchi per sembrare più imponente, domina ogni inquadratura, rendendo Tony Camonte un’icona che ha influenzato generazioni di attori – persino Al Pacino, che ha citato Muni come ispirazione per il suo Tony Montana nel remake del 1983.  
Nella nostra cigarette card dal Salem Gold Film Bilder Album 2, Paul Muni appare in un ritratto che sembra catturare un momento di calma prima della tempesta: con la sigaretta in bocca e gli occhi socchiusi, è l’immagine di un uomo che nasconde la ferocia di Tony Camonte dietro un’eleganza apparente. È un pezzo che ogni collezionista di cinema dovrebbe avere, un frammento di storia che testimonia il talento di Muni e l’impatto di Scarface sul genere gangster.
      SCARFACE (1932) - Nella sezione “Film del mese”, vi portiamo nel cuore della Chicago proibizionista, dove il whisky di contrabbando scorre come sangue e l’ambizione di un uomo può cambiare il destino di un impero criminale. Preparatevi a scoprire Scarface, il capolavoro di Howard Hawks e Richard Rosson, e a riviverlo attraverso le cigarette cards che hanno immortalato il mito di Tony Camonte.
Chicago, anni Venti. Il proibizionismo trasforma ogni angolo della città in un labirinto di segreti e tradimenti, dove i neon tremolanti dei locali clandestini illuminano promesse di potere e morte. È qui che nasce Tony Camonte, lo “Sfregiato”, la cui cicatrice non è solo un segno, ma un manifesto: un uomo che vive per dominare, pronto a calpestare chiunque – amici, famiglia, la legge stessa – pur di afferrare il suo sogno di grandezza. Adattando il romanzo pulp di Armitage Trail, Hawks e Rosson creano un’esplosione di violenza e ambizione, un viaggio senza ritorno nell’America proibita, dove ogni stretta di mano può nascondere un coltello e ogni risata un presagio di tradimento. Paul Muni, con occhi che tagliano come lame e una voce che vibra di fame insaziabile, non interpreta Tony Camonte: lo diventa. È un predatore, un uomo che divora il mondo intorno a sé, lasciando solo cenere e leggenda – proprio come la nostra cigarette card, che con un’immagine condensa il fascino oscuro di un gangster destinato a diventare mito.
La potenza di Scarface si manifesta fin dai primi minuti, e la scena del primo omicidio è un capolavoro di tensione e stile, una dichiarazione che fissa il tono dell’intera storia. Siamo in un ristorante notturno, un locale ormai silenzioso, svuotato dalla frenesia della serata. Le luci soffuse illuminano appena i tavoli deserti, l’aria è densa dell’odore di sigari spenti e liquore versato. Big Louis Costillo, il boss mafioso che si crede intoccabile, sta facendo una telefonata, ignaro del destino che lo attende. I suoi scagnozzi se ne sono andati, augurandogli la buonanotte con quel misto di deferenza e paura che accompagna i potenti, e lui si è alzato, muovendosi nel locale. Nel frattempo, un addetto alle pulizie spazza il pavimento, una figura marginale che sembra quasi fondersi con l’ombra del locale.
Ed ecco che arriva Tony. O meglio, la sua ombra. Howard Hawks, in un colpo di genio stilistico, non ci mostra il volto di Camonte, ma la sua silhouette, un profilo nero e minaccioso che si staglia contro il muro come un demone evocato dalla notte. L’ombra si muove lenta, deliberata, una presenza che sembra inghiottire la luce. Costillo, ancora al telefono, non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue parole. Un fischio leggero, quasi beffardo, taglia il silenzio – il marchio di Tony, un segnale che precede la morte. Poi, lo sparo: un’esplosione secca che squarcia l’aria. Costillo crolla, il telefono gli sfugge di mano, il suo corpo si accascia come un burattino senza fili. Solo allora l’addetto alle pulizie, paralizzato dallo shock alla vista del cadavere, si precipita fuori, svanendo nella notte. L’ombra di Tony, impassibile, si dissolve nella penombra, lasciando dietro di sé solo il caos e il silenzio di un impero che sta per cambiare padrone. È una scena che, come la nostra cigarette card di Paul Muni, cattura l’essenza del film in un’immagine: un’ombra senza volto, un fischio, un colpo mortale.
Questa scelta di mostrare l’omicidio attraverso l’ombra non è solo un virtuosismo visivo: è l’essenza stessa del film. L’ombra di Tony non è solo un uomo, ma l’incarnazione del crimine, un’entità senza volto che colpisce nell’oscurità, senza bisogno di giustificazioni o rimorsi. Hawks, insieme al direttore della fotografia Lee Garmes, usa contrasti netti e giochi di luce per creare un’atmosfera che soffoca, dove ogni angolo sembra nascondere una minaccia. La scena, con la sua economia di dettagli e il ritmo incalzante, è un pugno nello stomaco: in pochi secondi, ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere su Tony Camonte e sul mondo spietato che abita – un mondo che le cigarette cards dell’epoca, come quella di Paul Muni dal Salem Gold Film Bilder Album 2, immortalano con una potenza senza tempo.
La lavorazione di Scarface fu un’impresa tanto audace quanto il suo protagonista. Prodotto da Howard Hughes, un magnate con un fiuto per il rischio e una passione per le sfide, il film nacque in un vortice di creatività e caos. Hughes voleva un’opera che colpisse come una raffica di mitra, con dialoghi che tagliassero come lame e un montaggio che non lasciasse respiro. Sul set, le notti si trasformavano in avventure: esterni girati di nascosto nelle strade di Chicago, con colpi di pistola a salve che spaventavano passanti e attiravano l’attenzione di poliziotti ignari. Ben Hecht, maestro della sceneggiatura, lavorava febbrilmente, cesellando ogni riga per catturare la complessità di Tony: un uomo diviso tra l’amore possessivo per la sorella Cesca, un’attrazione pericolosa e proibita, e l’ossessione gelosa per Poppy, la danzatrice che accende rivalità e disordine. Ogni dialogo è una miccia, ogni scena un’esplosione – proprio come le illustrazioni delle cigarette cards, che condensano emozioni e storie in un’unica, potente immagine.
Hawks e Rosson trasformano Chicago in un personaggio vivo, con le sue strade bagnate di pioggia, i neon tremolanti e i vicoli che sembrano pulsare di segreti mortali. Le ombre, lunghe e taglienti, dominano ogni inquadratura, come se il film stesso fosse avvolto da un’oscurità che non lascia scampo. Il montaggio, sincopato e implacabile, scandisce il ritmo del cuore di Tony: un battito che accelera verso la gloria e precipita verso la rovina.
Quando Scarface arrivò nelle sale, fu un terremoto. Il pubblico, seduto su poltrone polverose, rimaneva inchiodato, sconvolto da una violenza che non offriva redenzione né rimorsi. I censori, armati del rigido Production Code, gridarono allo scandalo: un gangster che vive e muore secondo il suo codice spietato era troppo per l’America puritana degli anni Trenta. Il film fu mutilato, con scene tagliate e finali alternativi imposti per rassicurare il pubblico che il crimine non paga. Eppure, anche sotto le cesoie della censura, Scarface mantenne la sua forza primordiale. Ogni fotogramma trasuda un’energia selvaggia, un ritmo che batte come il cuore di un antieroe inarrestabile fino all’ultimo respiro – un’energia che le cigarette cards dell’epoca, come quella di Paul Muni che vi presentiamo, catturano in immagini che sembrano urlare la stessa ferocia.
Oggi, Scarface è più di un classico: è un archetipo, un simbolo di un cinema che osa guardare nell’abisso. Restaurato in 4K, arricchito da scene ritrovate e commenti sul Codice Hays, vive nei cofanetti dei cinefili e nelle citazioni di registi come Stanley Kubrick e Brian De Palma. Il remake del 1983, con Al Pacino nei panni di un Tony Montana larger-than-life, è un omaggio potente, ma non eclissa la ferocia essenziale dell’originale. L’immagine di Tony Camonte, con la sua cicatrice e il suo fischio beffardo, si è impressa nella cultura popolare: dai videogiochi come Grand Theft Auto ai videoclip hip-hop che celebrano l’ascesa e la caduta di antieroi tragici, fino alle serie TV come Breaking Bad e Boardwalk Empire, che devono qualcosa a quel ritmo incalzante e a quell’etica perversa del potere a ogni costo. E, per noi collezionisti, le cigarette cards di Scarface – come quella di Paul Muni dal Salem Gold Film Bilder Album 2, con la sua sigaretta e il suo sguardo impenetrabile – sono reliquie di un’epoca in cui il cinema e il collezionismo si intrecciavano per raccontare storie immortali.
Guardare Scarface oggi significa immergersi in un mondo dove i legami familiari sono catene, i tradimenti sono inevitabili e la discesa agli inferi è uno spettacolo senza sconti. È un film che non giudica, ma osserva, con uno sguardo freddo e implacabile, un’America plasmata dai suoi trasgressori. E mentre l’ombra di Tony Camonte si allunga sullo schermo, fischiettando prima di colpire, ci ricorda che il cinema, quando osa mostrare la violenza senza veli, diventa uno specchio che riflette non solo il passato, ma le pulsioni più oscure del nostro presente. Per i collezionisti di cigarette cards, Scarface non è solo un film: è un’icona che vive in ogni immagine, in ogni carta che racconta la leggenda di Tony Camonte.
      ANN DVORAK - Ann Dvorak, nata Anna McKim il 2 agosto 1911 a New York, era destinata al mondo dello spettacolo. Figlia di un’attrice di vaudeville, Anna Lehr, e di un regista, Edwin McKim, crebbe tra i teatri e i set cinematografici, un ambiente che plasmò il suo talento fin dall’infanzia. Dopo aver lavorato come ballerina nei musical della MGM, dove fu scoperta come corista, Dvorak ottenne il suo primo ruolo importante nel 1931 con Dance, Fools, Dance accanto a Joan Crawford. Fu però nel 1932 che la sua carriera decollò, grazie a tre ruoli memorabili: in The Crowd Roars, The Strange Love of Molly Louvain e, soprattutto, Scarface, dove il suo talento drammatico esplose sotto la direzione di Howard Hawks. Durante le riprese di Scarface, Dvorak era sotto contratto con la Warner Bros., che la prestò a Howard Hughes per il film, ma il suo spirito ribelle la portò a sfidare lo studio: dopo il successo del film, lasciò Hollywood per un viaggio in Europa con suo marito, Leslie Fenton, causando una disputa legale con la Warner. Questo gesto impulsivo rifletteva la stessa energia indomita che portava sullo schermo.
Negli anni successivi, Dvorak continuò a lavorare in film come Three on a Match (1932) e G Men (1935), ma la sua carriera non raggiunse mai più i picchi di Scarface, in parte a causa delle sue scelte personali e delle tensioni con gli studios. Dopo essersi sposata tre volte – con Fenton, Igor Dega e Nicholas Wade – si ritirò dal cinema nel 1951, dopo il suo ultimo film, The Secret of Convict Lake. Visse una vita riservata negli ultimi anni, dedicandosi alla scrittura e alla vita familiare, fino alla sua morte, il 10 dicembre 1979, a Honolulu, Hawaii. Nonostante una carriera altalenante, Ann Dvorak rimane un’icona del cinema degli anni ’30, e la sua interpretazione in Scarface è un testamento al suo talento e alla sua capacità di brillare accanto a giganti come Paul Muni. Per i collezionisti di cigarette cards, Dvorak è una figura affascinante: la nostra card, che la ritrae con la sua bellezza magnetica, è un esempio di come le star di Hollywood fossero celebrate in queste piccole opere d’arte, che catturavano il fascino di un’epoca in cui il cinema stava definendo i suoi miti.
In Scarface, Ann Dvorak interpreta Cesca Camonte, la sorella minore di Tony Camonte, un personaggio che incarna la ribellione e la tragedia. Cesca è una giovane donna vivace e indipendente, che sogna di sfuggire al controllo soffocante del fratello. La sua passione per la danza la porta a esibirsi nei locali notturni di Chicago, dove attira l’attenzione degli uomini – e la gelosia ossessiva di Tony. Dvorak dona a Cesca una vitalità magnetica: i suoi movimenti fluidi, il suo sorriso provocante e i suoi sguardi carichi di sfida catturano l’energia di una donna che rifiuta di essere ingabbiata. Eppure, sotto questa facciata ribelle, Cesca è anche profondamente vulnerabile, intrappolata in un legame morboso con il fratello, un rapporto che il film lascia intriso di sfumature incestuose, audaci per l’epoca.
La tensione tra Cesca e Tony è uno dei motori drammatici del film: lui la vede come una proprietà da proteggere, mentre lei cerca disperatamente la libertà, trovando un amore proibito con Gino Rinaldo (George Raft), il migliore amico di Tony. Questo triangolo amoroso culmina in tragedia: Tony, accecato dalla gelosia, uccide Gino senza sapere che lui e Cesca si erano sposati in segreto, spingendo Cesca a un confronto finale con il fratello. Nella scena climax, Cesca, armata di una pistola, affronta Tony, ma il suo amore per lui la porta a combattere al suo fianco contro la polizia, fino alla morte. Dvorak interpreta questo arco con un’intensità che lascia il segno: passa dalla spensieratezza di una giovane donna in cerca di vita alla disperazione di chi è intrappolata in un destino che non può sfuggire, rendendo Cesca una figura tragica e indimenticabile.
La cigarette card di Ann Dvorak nella nostra collezione sembra catturare proprio questa dualità: la bellezza e la sensualità di Cesca, ma anche la sua forza e la sua fragilità, condensate in un’immagine che parla ai collezionisti e agli amanti del cinema. È un pezzo che non solo celebra il talento di Ann Dvorak, ma anche il ruolo fondamentale di Cesca in Scarface, un personaggio che aggiunge profondità emotiva a una storia di violenza e ambizione.
      GEORGE RAFT - Un altro tesoro della nostra collezione su www.il-cinema-e-le-cigarette-cards.com è la figurina n. 35 della serie Famous Film Stars, stampata dalla Ardath Tobacco Co. Ltd. nel 1934, che ritrae George Raft, l’affascinante attore che interpreta Gino Rinaldo in Scarface (1932). Questa card è un piccolo capolavoro dell’epoca: Raft è ritratto in un elegante abito con cravatta, senza cappello, il suo sguardo penetrante e il portamento impeccabile che trasudano il fascino da duro dal cuore tenero che lo rese un’icona. I toni colorati e il tratto marcato della figurina catturano l’aura di un’epoca in cui le star del cinema erano venerate come divinità, e George Raft, con il suo carisma naturale, è un soggetto perfetto per celebrare il mito di Scarface.
George Raft, nato George Ranft il 26 settembre 1901 a Hell’s Kitchen, New York, crebbe in un quartiere difficile, un’esperienza che lo segnò profondamente e che portò autenticità ai suoi ruoli da gangster. Figlio di immigrati tedeschi, Raft abbandonò presto la scuola e si immerse nel mondo della malavita: da adolescente, lavorò come autista per Owney Madden, un noto boss della mafia, e frequentò gangster come Bugsy Siegel e Meyer Lansky, con cui mantenne legami per tutta la vita. Tuttavia, la sua vera passione era la danza: negli anni ’20, Raft divenne un ballerino professionista, esibendosi nei nightclub di New York e guadagnandosi il soprannome di “re del charleston”. La sua abilità lo portò a Broadway, dove fu notato da Hollywood. Debuttò al cinema nel 1929 con Queen of the Night Clubs, ma fu nel 1932 che divenne una star grazie al ruolo di Gino Rinaldo in Scarface, sotto la direzione di Howard Hawks. Il film non solo lo consacrò come icona del genere gangster, ma stabilì anche il suo tipo di personaggio: il duro dal cuore d’oro, spesso in bilico tra lealtà e tradimento.
Raft continuò a brillare negli anni ’30 e ’40 con film come Each Dawn I Die (1939) e They Drive by Night (1940), spesso accanto a leggende come James Cagney e Humphrey Bogart. Curiosamente, rifiutò ruoli che avrebbero potuto renderlo ancora più famoso, come il protagonista di Casablanca (1942) e High Sierra (1941), entrambi poi interpretati da Bogart. La sua carriera declinò negli anni ’50, in parte a causa dei suoi legami con la mafia, che gli valsero problemi legali e un’esclusione da Hollywood. Tuttavia, Raft continuò a lavorare in piccoli ruoli, come in Some Like It Hot (1959) di Billy Wilder, dove ironizzò sul suo gesto di lanciare la moneta, e fece un cameo in Casino Royale (1967). Morì il 24 novembre 1980 a Los Angeles, lasciando un’eredità di oltre 80 film e un’impronta indelebile nel genere gangster. Per i collezionisti, la figurina della Ardath Tobacco Co. Ltd. del 1934 è un pezzo prezioso: cattura Raft al culmine della sua fama, poco dopo Scarface, e rappresenta un frammento di storia del cinema che ogni appassionato dovrebbe avere.
In Scarface, George Raft interpreta Gino Rinaldo, il migliore amico e braccio destro di Tony Camonte (Paul Muni), un gangster leale ma destinato a una fine tragica. Gino è il perfetto contraltare a Tony: mentre Camonte è impulsivo, selvaggio e ossessionato dal potere, Gino è più controllato, elegante e riflessivo, un uomo che preferisce l’azione misurata alla brutalità sfrenata. Raft porta sullo schermo un carisma naturale: il suo portamento, il suo modo di muoversi e il suo sguardo intenso lo rendono il complice ideale per Tony, ma anche una figura che spicca per la sua individualità. Una delle sue scene più iconiche è quella in cui lancia una moneta, un gesto che Raft introdusse nel film e che divenne un marchio distintivo della sua carriera, tanto da essere ripreso in innumerevoli parodie e omaggi.
Il ruolo di Gino si complica quando si innamora di Cesca Camonte (Ann Dvorak), la sorella di Tony, un amore che diventa il catalizzatore della tragedia finale. Nonostante la gelosia possessiva di Tony, Gino e Cesca si sposano in segreto, sognando una vita lontana dalla violenza. Ma Tony, accecato dalla sua ossessione per la sorella, fraintende la relazione e uccide Gino in un impeto di rabbia, sparandogli a sangue freddo in una scena che lascia lo spettatore senza fiato. La morte di Gino segna un punto di non ritorno per Tony, portando Cesca alla disperazione e innescando la spirale che conduce alla caduta di entrambi. Raft interpreta Gino con una miscela di forza e vulnerabilità: è un uomo d’onore in un mondo senza onore, e la sua fine tragica sottolinea la brutalità del codice di Tony Camonte. La figurina n. 35 della serie Famous Film Stars della Ardath Tobacco Co. Ltd., con Raft in abito elegante e cravatta, sembra catturare proprio questa essenza: il fascino di un gangster che nasconde un cuore leale, un’immagine che parla ai collezionisti e agli amanti del cinema e che celebra il ruolo cruciale di Gino Rinaldo in Scarface.
      KAREN MORLEY - Karen Morley, nata Mildred Linton il 12 dicembre 1909 a Ottumwa, Iowa, è stata un'attrice cinematografica americana, nota per la sua carriera negli anni '30 e per il suo ruolo in Scarface (1932). Cresciuta a Hollywood dopo essersi trasferita con la famiglia, frequentò la Hollywood High School e inizialmente studiò medicina all'Università della California, ma un corso di teatro la convinse a cambiare carriera. Si unì al Los Angeles Civic Repertory Theatre e al Pasadena Playhouse, dove il suo talento attirò l'attenzione del regista Clarence Brown, che la scelse per sostituire Greta Garbo in alcuni provini, portandola a firmare un contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer.  
La sua carriera decollò rapidamente, recitando in film come Mata Hari (1931), The Phantom of Crestwood (1932), The Mask of Fu Manchu (1932), Arsene Lupin (1933), Gabriel Over the White House (1933), e Dinner at Eight (1933). Tuttavia, il ruolo che la rese celebre fu Poppy in Scarface (1932), diretto da Howard Hawks. In questo film, Morley interpretò Poppy, la sofisticata e ambiziosa fidanzata di Johnny Lovo, inizialmente indifferente a Tony Camonte, il protagonista gangster interpretato da Paul Muni. Man mano che Tony saliva di rango nel mondo criminale, Poppy iniziò a interessarsi a lui, attratta dal suo potere e dalla sua ricchezza. Scene chiave includono la visita all'appartamento "pacchiano" di Tony e una vacanza lussuosa in Florida dopo che Tony divenne il boss indiscusso. La performance di Morley fu apprezzata per la sua capacità di dare profondità a un personaggio moralmente ambiguo, rendendola una figura tanto seducente quanto enigmatica, contribuendo al successo del film, considerato un classico del genere gangster.  
La carriera di Morley continuò con altri ruoli significativi, come in Our Daily Bread (1934), Black Fury (1935), e Pride and Prejudice (1940), dimostrando la sua versatilità. Tuttavia, subì un brusco arresto nel 1947 quando fu inserita nella lista nera di Hollywood per il suo rifiuto di testimoniare davanti alla Commissione per le attività antiamericane riguardo alle sue presunte simpatie comuniste. Questo evento, legato al maccartismo, pose fine alla sua carriera cinematografica, anche se continuò a lavorare occasionalmente in teatro e televisione negli anni '70, come evidenziato da un X post del 2023 che la ricorda come vittima della blacklist.  
Morley fu sposata con il regista Charles Vidor dal 1932 al 1943, dalla cui unione nacque un figlio. Dopo il declino della sua carriera nel cinema, si dedicò al lavoro come agente immobiliare e rimase attiva in cause politiche e sociali, come i diritti civili e i diritti delle donne. Morì l'8 marzo 2003 a Woodland Hills, California, all'età di 93 anni, lasciando un'eredità di interpretazioni memorabili, tra cui il suo ruolo indimenticabile in Scarface.  
La figurina n.33 della serie World Famous Cinema Artistes, stampata dalla B.A.T. nel 1933, è un pezzo prezioso per i collezionisti, che cattura Morley al culmine della sua fama, poco dopo Scarface. Questa card, parte della collezione di  cigarette cards, celebra il suo contributo al cinema degli anni '30, un'epoca in cui le star erano immortalate in queste piccole opere d'arte, riflettendo il fascino del grande schermo.
      BORIS KARLOFF - Boris Karloff, celebre attore che ha lasciato il segno in Scarface (1932). Questa card, con il suo stile vintage tipico degli anni ’30, probabilmente ritrae Karloff con il suo volto intenso e i lineamenti marcati, un’immagine che cattura la sua aura di mistero e minaccia, qualità che lo resero una leggenda del cinema. Queste figurine erano piccole opere d’arte che celebravano le star di Hollywood, e Karloff, con la sua presenza inquietante, è un’aggiunta perfetta per commemorare il suo contributo a Scarface.
Boris Karloff, nato William Henry Pratt il 23 novembre 1887 a Londra, Inghilterra, crebbe in una famiglia numerosa e sviluppò un interesse per la recitazione fin da giovane, nonostante l’opposizione dei suoi genitori. Dopo aver lavorato in compagnie teatrali in Canada e negli Stati Uniti, si stabilì a Hollywood negli anni ’10, iniziando come comparsa in film muti. La sua carriera decollò nel 1931 con il ruolo del mostro in Frankenstein, che lo consacrò come icona dell’horror. Negli anni ’30 e ’40 recitò in numerosi classici come The Mummy (1932), The Black Cat (1934) e Bride of Frankenstein (1935), diventando sinonimo di ruoli macabri e memorabili. La sua voce profonda e il suo aspetto distintivo lo resero un attore inconfondibile, ma Karloff era anche un uomo gentile e colto, amato dai colleghi. Continuò a lavorare fino agli anni ’60, apparendo in film, programmi TV e persino prestando la sua voce per il narratore in How the Grinch Stole Christmas! (1966). Morì il 2 febbraio 1969 a Midhurst, nel Sussex, all’età di 81 anni, lasciando un’eredità di oltre 160 film e un impatto duraturo sul cinema.
In Scarface (1932), Boris Karloff interpretò Gaffney, un boss della malavita che rappresenta una delle principali minacce per il protagonista. Gaffney è un gangster rivale, leader della gang del North Side, che si oppone all’ascesa di Tony Camonte nel mondo criminale di Chicago durante il proibizionismo. Karloff porta al personaggio un’intensità sinistra, con il suo sguardo penetrante e la sua presenza imponente che lo rendono un avversario temibile. Una scena memorabile è quella della sparatoria in un bowling, dove Gaffney viene eliminato in modo spettacolare, un momento che sottolinea la brutalità del conflitto tra le gang. La performance di Karloff, anche se in un ruolo secondario, aggiunse un ulteriore strato di tensione al film, contribuendo al suo status di classico del genere gangster con il suo talento per incarnare figure oscure e minacciose.

      JOAN BLONDELL - Joan Blondell, nata il 30 agosto 1906 a New York, è stata una delle stelle più versatili e carismatiche dell’epoca d’oro di Hollywood, capace di passare con disinvoltura da ruoli drammatici a commedie frizzanti. Con il suo fascino sfrontato, occhi vivaci e un’energia che illuminava lo schermo, Blondell è stata un’icona degli anni ’30 e ’40, nota per film come La donna del miracolo (1931) e Chorus Girl (1933). In Topper Returns (1941), terzo e ultimo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate a Thorne Smith, Blondell regala una performance memorabile come Gail Richards, un fantasma determinato e irresistibile, distinguendosi nettamente dai toni dei primi due film della serie.
Figlia di attori di vaudeville, Blondell crebbe sul palcoscenico e approdò a Hollywood dopo successi a Broadway. Con oltre 100 film all’attivo, si guadagnò una reputazione per la sua autenticità e il suo umorismo, spesso interpretando donne indipendenti e argute. Nominata all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per The Blue Veil (1951), continuò a lavorare in cinema, teatro e televisione fino agli anni ’70. La sua vitalità e il suo calore umano la resero una delle attrici più amate del suo tempo.
In Topper Returns, diretto da Roy Del Ruth, Joan Blondell interpreta Gail Richards, una giovane donna assassinata per errore in una villa gotica dopo uno scambio di stanze con l’amica Ann Carrington (Carole Landis). Trasformata in un fantasma, Gail è il motore della storia: non cerca solo giustizia, ma trascina il banchiere Cosmo Topper (Roland Young) in un’indagine piena di suspense e risate. Con la sua parlantina veloce e un’energia quasi palpabile, Blondell rende Gail un personaggio unico: un fantasma che è allo stesso tempo malizioso, determinato e adorabile. Le sue interazioni con Topper, la svampita Clara (Billie Burke) e l’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson) sono il cuore comico del film, mentre le scene in cui appare e scompare, grazie a effetti speciali nominati agli Oscar, aggiungono un tocco di magia visiva. Blondell domina ogni inquadratura, portando una freschezza che eleva il mix di giallo, commedia e horror leggero.

Rispetto a Topper (1937) e Topper Takes a Trip (1938), Topper Returns si distingue per tono, struttura e il ruolo del personaggio di Blondell. Nei primi due film, la coppia di fantasmi George e Marion Kerby (Cary Grant e Constance Bennett) è al centro della storia, con un focus su commedie sofisticate e dinamiche matrimoniali. In Topper, i Kerby, morti in un incidente d’auto, tornano come spiriti per “redimere” Topper, spingendolo a vivere con più audacia. La loro presenza è giocosa e romantica, con un’energia da screwball comedy. In Topper Takes a Trip, Marion (senza George) aiuta Topper a risolvere una crisi coniugale in Francia, mantenendo un’atmosfera leggera e mondana.
In Topper Returns, invece, Gail Richards di Blondell introduce un’energia più terrena e diretta. A differenza dei Kerby, che sono spiriti spensierati con motivazioni altruistiche, Gail è mossa da un obiettivo personale: trovare il suo assassino. Questo sposta il film verso un registro da giallo-commedia, con una villa piena di passaggi segreti e un’atmosfera che ricorda i mystery-horror degli anni ’30. Mentre Marion Kerby è elegante e maliziosa, Gail è più sfacciata e pratica, con un umorismo che riflette lo stile di Blondell, fatto di battute rapide e un’attitudine da “ragazza della porta accanto”. Inoltre, Topper Returns abbandona la continuity romantica dei Kerby, concentrandosi su un’indagine standalone, il che rende il ruolo di Blondell più centrale e narrativamente cruciale rispetto a quello di Bennett nei film precedenti.
Un’altra differenza è il tono: i primi due film sono commedie sofisticate con un tocco di glamour, mentre Topper Returns abbraccia elementi slapstick e suspense, grazie anche alla regia di Del Ruth e alla sceneggiatura di Jonathan Latimer. Blondell, con la sua versatilità, si adatta perfettamente a questo mix, portando una comicità più fisica e meno eterea rispetto a Constance Bennett. La sua Gail non è solo un fantasma, ma una detective improvvisata, dando al film un ritmo più incalzante e un appeal più moderno.

La performance di Blondell in Topper Returns è uno dei motivi del suo successo, con un 89% su Rotten Tomatoes e un posto tra i classici del genere. Il film, nel pubblico dominio dal 1969, è stato restaurato per il UCLA Festival of Preservation nel 2022, e la chimica di Blondell con Young, Burke e Anderson rimane un punto di forza. Puoi guardarlo su Tubi, Pluto TV o Archive.org, o noleggiarlo su Amazon Prime Video. La sua Gail Richards è un’icona della commedia soprannaturale, un personaggio che anticipa figure come Elvira o le protagoniste di Ghostbusters.
Joan Blondell morì il 25 dicembre 1979 a Santa Monica, ma la sua eredità vive in ruoli come quello di Topper Returns, dove ha dimostrato di poter trasformare un fantasma in una forza della natura. Con il suo sorriso malizioso e la sua verve, Blondell rimane una stella che illumina ogni fotogramma.
      TOPPER RETURNS - Topper Returns (in Italia Una bionda in paradiso), diretto da Roy Del Ruth e distribuito da United Artists nel 1941, è un gioiello dell’epoca d’oro di Hollywood, terzo e ultimo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate ai romanzi di Thorne Smith. Prodotto dalla Hal Roach Studios, questo film di 88 minuti intreccia mistero, comicità slapstick e un tocco di brivido gotico in una villa piena di passaggi segreti e personaggi eccentrici. Con un cast stellare e effetti speciali rivoluzionari, è un viaggio esilarante che cattura il fascino del cinema degli anni ’40.
La storia segue Gail Richards (Joan Blondell), una giovane donna assassinata per errore dopo uno scambio di stanze con la sua amica Ann Carrington (Carole Landis) in una sontuosa villa californiana. Trasformata in un fantasma, Gail non vuole riposare in pace: cerca giustizia. Si rivolge a Cosmo Topper (Roland Young), un banchiere timido e riluttante già abituato agli spiriti, che, insieme alla frivola moglie Clara (Billie Burke) e all’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson), si ritrova a indagare tra corridoi inquietanti, sospetti ambigui e un assassino incappucciato. Tra gag comiche, spaventi e un inseguimento finale al cardiopalma, il film tiene alta la tensione fino a un colpo di scena sorprendente.
Il cast è il cuore pulsante del film. Roland Young è impeccabile come Topper, con il suo mix di sarcasmo e panico, mentre Joan Blondell rende Gail un fantasma vivace e irresistibile. Billie Burke porta un’adorabile esagerazione a Clara, e Eddie Anderson ruba la scena con reazioni esilaranti, anche se il suo ruolo riflette stereotipi razziali dell’epoca, oggi discutibili. Carole Landis, luminosa e tragica figura, aggiunge grazia, mentre attori come George Zucco e Rafaela Ottiano amplificano l’atmosfera da mystery-horror.
Diretto da Roy Del Ruth, Topper Returns si distingue per il suo approccio da giallo-commedia, con una villa gotica che ricorda i film di mistero degli anni ’30. Il copione, co-scritto da Jonathan Latimer, equilibra dialoghi brillanti e suspense, mentre gli effetti speciali, nominati agli Oscar per il Miglior Suono e i Migliori Effetti Visivi, stupiscono ancora oggi. Le apparizioni di Gail, con dissolvenze fluide, e sequenze come l’auto “invisibile” mostrano l’innovazione di Hal Roach, maestro delle comiche. Il ritmo incalzante e le gag ben orchestrate rendono ogni scena memorabile.
Al debutto, il film fu un successo al botteghino e oggi vanta un 89% su Rotten Tomatoes (basato su 9 recensioni), lodato per la chimica del cast e l’energia narrativa. Entrato nel pubblico dominio nel 1969 per un mancato rinnovo del copyright, è stato restaurato e presentato al UCLA Festival of Preservation nel 2022, conquistando nuovi spettatori. Il suo mix di generi ha influenzato commedie soprannaturali come Beetlejuice, dimostrando la capacità di Hollywood di trasformare idee bizzarre in intrattenimento puro.
Topper Returns è perfetto per chi ama le commedie classiche o i misteri con un tocco di magia. La villa spettrale, i personaggi stravaganti e le battute rapide creano un’atmosfera irresistibile, anche se gli stereotipi razziali nel ruolo di Anderson possono risultare datati. Puoi guardarlo gratuitamente su Tubi, Pluto TV, The Roku Channel o Archive.org, o noleggiarlo su Amazon Prime Video e Apple TV. La versione restaurata è un must per gli appassionati di classici.
In conclusione, Topper Returns è un invito a ridere, rabbrividire e innamorarsi del cinema degli anni ’40. Con un cast indimenticabile, effetti sorprendenti e un mistero che tiene incollati allo schermo, questo film dimostra che un fantasma con un piano può ancora rubare il cuore del pubblico. Preparati a scoprire l’assassino di Gail e a ridere con Cosmo Topper, il banchiere più sfortunato di Hollywood!
      ROLAND YOUNG - Roland Young, nato l’11 novembre 1887 a Londra, è stato un attore britannico dal talento sottile e raffinato, celebre per il suo umorismo discreto e la capacità di rendere credibili anche le situazioni più assurde. Con il suo aspetto distinto, voce modulata e un’ironia che emergeva in ogni sguardo, Young è stato una figura chiave del cinema degli anni ’30 e ’40, noto per ruoli in film come L’uomo che poteva compiere miracoli (1936) e E la vita continua (1943). In Topper Returns (1941), terzo capitolo della trilogia di commedie soprannaturali ispirate a Thorne Smith, Young brilla come Cosmo Topper, il banchiere riluttante al centro di un mistero spettrale, offrendo una performance che consolida il suo status di pilastro della serie.
Cresciuto in una famiglia benestante, Young studiò alla Royal Academy of Dramatic Art e debuttò a teatro prima di approdare a Broadway e Hollywood. La sua versatilità gli permise di eccellere in commedie, drammi e ruoli di supporto, spesso interpretando gentiluomini inglesi con un tocco di eccentricità. Nominato all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Topper (1937), Young portò al cinema un’eleganza naturale che lo rese perfetto per ruoli come quello di Topper. La sua carriera, che include oltre 100 film, si estese fino agli anni ’50, lasciandolo come un’icona del cinema classico.
In Topper Returns, diretto da Roy Del Ruth, Roland Young interpreta Cosmo Topper, un banchiere pacato e un po’ nevrotico che si ritrova, ancora una volta, a interagire con un fantasma. Questa volta, è Gail Richards (Joan Blondell), una giovane donna assassinata in una villa gotica, che lo recluta per scoprire il suo assassino. Topper, affiancato dalla svampita moglie Clara (Billie Burke) e dall’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson), naviga un intrico di passaggi segreti, sospetti e situazioni comiche, mantenendo un’esasperazione contenuta che è il cuore del film. Young rende Topper un personaggio universale: un uomo comune trascinato in eventi straordinari, con reazioni che oscillano tra sarcasmo, panico e rassegnazione. La sua chimica con Blondell è elettrizzante, mentre i battibecchi con Burke aggiungono un tocco di commedia matrimoniale. Ogni sua espressione, dal sopracciglio alzato al borbottio esasperato, trasforma Topper in un’ancora emotiva per lo spettatore, rendendo credibile anche il caos soprannaturale.

Nei primi due film, Topper (1937) e Topper Takes a Trip (1938), il Cosmo Topper di Young è un personaggio in evoluzione, modellato dalle interazioni con i fantasmi George e Marion Kerby (Cary Grant e Constance Bennett). In Topper, Topper è un banchiere rigido che i Kerby, spiriti di una coppia morta in un incidente, spingono a vivere con più audacia, in una commedia sofisticata con toni romantici e screwball. Young dà a Topper un misto di rigidità e curiosità, con un arco narrativo che lo vede sciogliersi sotto l’influenza dei Kerby. In Topper Takes a Trip, Topper è più sicuro di sé, coinvolto in una crisi coniugale in Francia, con Marion che lo aiuta a riconquistare Clara. Qui, Young accentua il lato comico e romantico del personaggio, in un’atmosfera glamour e leggera.
In Topper Returns, invece, Topper è un veterano delle esperienze soprannaturali, ma non per questo meno riluttante. Rispetto ai primi film, il tono è più orientato al giallo-commedia, con una villa spettrale e un mistero centrale che richiedono un Topper più attivo, quasi un detective suo malgrado. Young adatta la sua performance a questo cambio: il suo Topper è meno sorpreso dagli eventi paranormali, ma più frustrato, con un’ironia tagliente che emerge nelle interazioni con Gail, un fantasma più pratico e diretto rispetto ai Kerby. A differenza delle commedie sofisticate dei predecessori, Topper Returns abbraccia elementi slapstick e suspense, e Young bilancia questi toni con una presenza scenica che tiene unito il cast. Mentre nei primi film Topper è un uomo trasformato dai fantasmi, qui è un eroe riluttante, più coinvolto nell’azione, come nelle sequenze di inseguimento o nell’esplorazione della villa.
Un’altra differenza è il contesto narrativo: Topper e Topper Takes a Trip si concentrano su dinamiche personali e sociali, mentre Topper Returns è una storia standalone con un mistero da risolvere, dando a Young l’opportunità di esplorare un Topper più pragmatico, ma sempre comicamente fuori posto. La sua performance, meno romantica e più reattiva, si adatta al ritmo incalzante del film, diretto da Del Ruth e scritto in parte da Jonathan Latimer, rendendo Topper il collante di un ensemble vivace.
L’Eredità di Young in Topper Returns
La performance di Roland Young in Topper Returns è un pilastro del film, che ottenne un 89% su Rotten Tomatoes e un successo al botteghino. La sua capacità di rendere Topper sia relatable che esilarante contribuisce al fascino duraturo del film, oggi nel pubblico dominio e restaurato per il UCLA Festival of Preservation nel 2022. Disponibile su Tubi, Pluto TV, Archive.org o in noleggio su Amazon Prime Video, Topper Returns mostra Young al suo meglio: un attore che trasforma un banchiere qualunque in un’icona della commedia soprannaturale.
Young morì il 5 giugno 1953 a New York, ma il suo Cosmo Topper rimane un simbolo della sua abilità nel dare vita a personaggi complessi con un’eleganza senza sforzo. In Topper Returns, il suo talento illumina ogni scena, dimostrando perché fosse una delle stelle più rispettate della sua epoca.
      BILLIE BURKE - Billie Burke, nata Mary William Ethelbert Appleton Burke il 7 agosto 1884 a Washington, D.C., è stata una delle attrici più amate dell’epoca d’oro di Hollywood, celebre per il suo fascino effervescente e la voce squillante che la resero un’icona della commedia. Con una carriera che spaziava dal teatro al cinema, Burke è ricordata soprattutto per il ruolo della fata madrina Glinda in Il mago di Oz (1939), ma la sua interpretazione di Clara Topper in Topper Returns (1941) è un esempio perfetto del suo talento comico e della sua capacità di rubare la scena.
Figlia di un clown di circo, Billie crebbe nel mondo dello spettacolo e debuttò a Broadway nel 1903, diventando una star del teatro grazie alla sua grazia e al suo umorismo. Sposata con il leggendario impresario Florenz Ziegfeld Jr. dal 1914 fino alla sua morte nel 1932, Burke affrontò difficoltà finanziarie dopo la crisi del ’29, ma il cinema le offrì una seconda carriera. Con oltre 80 film all’attivo, portò sullo schermo un’energia unica, spesso interpretando donne frivole ma adorabili, con un’eleganza che mascherava una comicità impeccabile.
In Topper Returns, terza commedia soprannaturale della trilogia di Thorne Smith, Billie Burke interpreta Clara Topper, la moglie eccentrica e un po’ svampita di Cosmo Topper (Roland Young). Clara è una figura centrale nel film, che ruota attorno a un mistero spettrale in una villa piena di segreti. Mentre Cosmo è trascinato in un’indagine da un fantasma (Joan Blondell), Clara si ritrova spesso al centro di momenti comici, con le sue reazioni esagerate e il suo candore che aggiungono leggerezza alla suspense. La sua performance, con gesti teatrali e una voce che danza tra sorpresa e indignazione, rende Clara un contrappunto perfetto al caos soprannaturale, strappando risate in scene come i battibecchi con il marito o gli incontri con l’autista Eddie (Eddie “Rochester” Anderson). Burke trasforma Clara in un personaggio memorabile, una donna che naviga il mistero con un mix di ingenuità e charme irresistibile.
La sua interpretazione in Topper Returns riflette il suo stile: un’energia scenica che illumina ogni inquadratura, anche in un ruolo di supporto. All’età di 57 anni, Burke dimostrava una vitalità giovanile, consolidando la sua reputazione come regina delle commedie sofisticate. Il film, un successo al botteghino con un 89% su Rotten Tomatoes, deve parte del suo fascino alla chimica tra Burke e il cast, che eleva il mix di giallo e umorismo.
Billie Burke continuò a recitare fino agli anni ’50, lasciando un’eredità che vive in classici come Topper Returns e Il mago di Oz. Morì il 14 maggio 1970 a Los Angeles, ma il suo sorriso e la sua voce inconfondibile rimangono impressi nella storia del cinema. Per i fan delle commedie d’epoca, la sua Clara Topper è un promemoria del perché Burke fosse, e resta, una stella senza tempo.

      CONSTANCE BENNETT - Card n.47 della serie FAMOUS FILM STARS stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934 - 
Constance Campbell Bennett nasce il 22 ottobre 1904 a New York, in una famiglia già immersa nel mondo dello spettacolo: suo padre, Richard Bennett, era un attore teatrale di successo, e le sue sorelle, Joan e Barbara, seguirono carriere simili. Constance debutta sul grande schermo negli anni ’20, durante l’era del cinema muto, ma è con l’avvento del sonoro che la sua carriera decolla. Grazie alla sua voce raffinata, al suo fascino elegante e a un talento naturale per la commedia, diventa una delle attrici più celebri e pagate degli anni ’30. Tra i suoi ruoli più noti ci sono quelli in What Price Hollywood? (1932), un precursore di A Star Is Born, e Merrily We Live (1938). Oltre a recitare, Bennett era una donna d’affari astuta: fondò una casa di produzione e fu attiva anche nella moda e nella cosmesi, lanciando una linea di bellezza. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si dedicò a spettacoli per le truppe, mostrando il suo impegno sociale. Sposata cinque volte, tra cui con l’attore Gilbert Roland e il produttore Henri de la Falaise, morì il 24 luglio 1965, lasciando un’eredità duratura nel cinema.

In Topper Takes a Trip (1938), Constance Bennett riprende il ruolo di Marion Kirby, il vivace fantasma che aveva già interpretato nel primo film della serie, Topper (1937). Marion è una figura eterea e spensierata, una socialite morta in un incidente d’auto che torna sulla Terra con una missione: compiere una buona azione per guadagnarsi il paradiso. In questo sequel, Marion si concentra sul salvare il matrimonio di Cosmo Topper (Roland Young) e sua moglie Clara (Billie Burke), intrecciando caos e risate con il suo approccio imprevedibile. Accompagnata dal suo cane fantasma Mr. Atlas (interpretato dal celebre Skippy), Marion porta scompiglio e magia in un lussuoso hotel della Riviera francese, affrontando situazioni assurde con il suo mix di ironia e fascino. Bennett infonde al personaggio una leggerezza irresistibile e un’energia frizzante, rubando la scena con la sua presenza scenica e il suo talento per la commedia. La sua interpretazione non solo consolida il successo della saga, ma contribuisce a rendere Marion Kirby un’icona delle commedie sovrannaturali dell’epoca. Inoltre, Bennett ebbe un ruolo attivo dietro le quinte, influenzando il tono del film e improvvisando alcune delle battute più memorabili, come confermato da aneddoti del set.
Constance Bennett, con la sua Marion, è il cuore pulsante di Topper Takes a Trip, trasformando una commedia leggera in un’esperienza indimenticabile!
      TOPPER TAKES A TRIP - Preparati a un viaggio esilarante e ultraterreno con Topper Takes a Trip, il secondo capitolo della saga cinematografica ispirata ai romanzi di Thorne Smith, diretto con maestria da Norman Z. McLeod nel 1938. Questa commedia fantasy è un cocktail irresistibile di risate, assurdità e un pizzico di magia che ti catturerà dall’inizio alla fine!
Dopo il successo di Topper, la spumeggiante Marion Kirby – un fantasma dal fascino irresistibile interpretato da Constance Bennett – torna sulla Terra, accompagnata dal suo adorabile cane Atlas, con una missione: salvare il matrimonio sull’orlo del naufragio di Cosmo Topper (Roland Young) e della sua adorabile ma esasperata moglie Clara (Billie Burke). Tra interventi spettrali e pasticci esilaranti, Marion non solo cerca di riaccendere la scintilla tra i due, ma punta anche a guadagnarsi un biglietto per il paradiso. Le cose si complicano quando un viscido barone francese entra in scena, trascinando l’intera vicenda in un lussuoso hotel sulla Riviera francese, dove il caos raggiunge livelli esilaranti.
Il film brilla grazie a un cast stellare: Roland Young è semplicemente perfetto nel ruolo di Cosmo, un uomo qualunque travolto da situazioni fuori dal comune, con una comicità fisica che strappa risate a ogni passo. Constance Bennett è un turbine di charme e ironia, una presenza eterea che domina lo schermo, mentre Billie Burke aggiunge un tocco di eccentricità deliziosa nei panni di Clara. Tra gag slapstick e dialoghi brillanti, Topper Takes a Trip mescola humor raffinato e follia sovrannaturale, regalando un’esperienza che non perde mai il ritmo.
Rispetto al primo capitolo, questo sequel alza la posta con nuove avventure e un’ambientazione glamour, senza mai tradire il suo spirito leggero e scanzonato. È una fuga spensierata in un mondo dove i fantasmi giocano a fare i cupidi e ogni scena è un’esplosione di divertimento senza tempo. Se hai un debole per le commedie classiche con un twist magico, questo gioiellino anni ’30 è un must assoluto: ti conquisterà con il suo mix di risate, cuore e un’eleganza d’altri tempi!
      TOPPER TAKES A TRIP - - CURIOSITA' - Un sequel senza Cary Grant: Nel primo film, Topper (1937), Cary Grant interpretava George Kirby, il marito fantasma di Marion. Tuttavia, per il sequel, Grant non tornò a causa dei suoi crescenti impegni e della sua preferenza per ruoli da protagonista. La sceneggiatura fu quindi adattata per concentrarsi su Marion come unico fantasma umano, con il cane Mr. Atlas – interpretato dal celebre Skippy – come adorabile spalla spettrale.

Skippy, alias Asta, ruba la scena: Mr. Atlas, il cane fantasma al fianco di Marion, è interpretato da Skippy, un Wire Fox Terrier già famoso per il ruolo di Asta nella serie The Thin Man. Addestrato dai leggendari Henry East e Gale Henry, Skippy era una vera star canina, capace di eseguire comandi complessi e di conquistare il pubblico con il suo carisma. In Topper Takes a Trip, le sue buffonate spettrali aggiungono un tocco di umorismo irresistibile!

Un’ambientazione glamour per il sequel: Rispetto al primo Topper, che si svolgeva principalmente negli Stati Uniti, Topper Takes a Trip trasporta l’azione sulla Costa Azzurra, in Francia. Questa scelta non fu casuale: i produttori volevano sfruttare l’atmosfera esotica e lussuosa della Riviera per dare al film un tocco di eleganza e distinguere il sequel dall’originale.

Effetti speciali all’avanguardia per l’epoca: Gli effetti speciali del film, come le apparizioni e sparizioni di Marion e del suo cane Atlas, erano impressionanti per gli anni ’30. Usando tecniche come il "doppio negativo" e trasparenze, i realizzatori crearono un’illusione convincente di personaggi spettrali, dando al film quel tono magico che lo rende così speciale.

Constance Bennett, una diva dietro e davanti la macchina da presa: Constance Bennett non si limitò a recitare: come una delle attrici più pagate dell’epoca, aveva un forte controllo creativo sul progetto. Si dice che abbia improvvisato alcune delle battute più divertenti di Marion, contribuendo a definire il tono spiritoso e vivace del suo personaggio.

Un successo che consolida la saga: Nonostante l’assenza di Cary Grant, Topper Takes a Trip fu un successo al botteghino, grazie al mix di umorismo sofisticato, elementi sovrannaturali e la presenza di Skippy, già amato dal pubblico. Il film aprì la strada a un terzo capitolo, Topper Returns (1941), anche se con un cast parzialmente diverso.
      ROLAND YOUNG - Card n.43 della serie BRITISH BORN FILM STAR stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934 - Roland Young nasce l’11 novembre 1887 a Londra, in Inghilterra, in una famiglia della classe media. Dopo aver studiato alla University College di Londra, si appassiona al teatro e inizia la sua carriera sul palcoscenico, prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove si trasferisce negli anni ’10. Debutta a Broadway e, con l’avvento del cinema sonoro, approda a Hollywood, diventando uno degli attori caratteristi più amati degli anni ’30 e ’40. Con il suo aspetto distinto, il suo accento britannico e un talento naturale per la commedia, Young eccelle nei ruoli di uomini comuni travolti da situazioni straordinarie. È noto soprattutto per il ruolo di Cosmo Topper nella trilogia di Topper, ma ha brillato anche in film come The Man Who Could Work Miracles (1936) e The Philadelphia Story (1940), dove interpreta lo zio Willie. Riceve una nomination all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Topper (1937). Nonostante il successo, Young rimane un uomo riservato, dedicandosi alla pittura e alla scrittura nel tempo libero. Muore il 5 giugno 1953 a New York, lasciando un’eredità di interpretazioni memorabili che continuano a incantare gli amanti del cinema classico.

In Topper Takes a Trip (1938), Roland Young torna a vestire i panni di Cosmo Topper, il protagonista della saga, un banchiere timido e rispettabile che si ritrova invischiato in avventure sovrannaturali. Dopo gli eventi del primo film, Cosmo è alle prese con una crisi matrimoniale: sua moglie Clara (Billie Burke) è intenzionata a divorziare, e lui si reca in Francia per affrontare la situazione. Qui, viene raggiunto dal fantasma di Marion Kirby (Constance Bennett), che, insieme al suo cane Mr. Atlas (Skippy), lo trascina in un vortice di equivoci e situazioni esilaranti per cercare di riunirlo con Clara. Young porta in scena un Cosmo Topper perfetto: un uomo qualunque, un po’ impacciato, che oscilla tra frustrazione e divertimento mentre cerca di gestire le interferenze spettrali di Marion. La sua comicità fisica, fatta di espressioni esasperate e gesti goffi, è impeccabile, e il suo talento per i tempi comici lo rende il contraltare ideale alla vivacità di Bennett. La performance di Young è fondamentale per il successo del film: il suo Cosmo è il cuore emotivo della storia, un personaggio con cui il pubblico può empatizzare mentre naviga tra il caos sovrannaturale e i problemi molto terreni del suo matrimonio. La sua interpretazione in Topper Takes a Trip consolida il personaggio come un’icona della commedia classica, contribuendo a rendere il film un gioiello dell’epoca.
      BILLIE BURKE - Card n.8 della serie ACTRESSES PURPLE BROWN stampata dalla B.A.T. nel 1910 - Billie Burke, nata Mary William Ethelbert Appleton Burke il 7 agosto 1884 a Washington, D.C., è stata un’attrice americana celebre per il suo talento comico e il suo charme etereo. Figlia di un clown del circo Barnum & Bailey, Billie cresce nel mondo dello spettacolo e debutta a teatro a Londra all’età di 18 anni, per poi trasferirsi a Broadway, dove diventa una delle attrici più amate degli anni ’10 e ’20. Sposa il leggendario impresario teatrale Florenz Ziegfeld Jr. nel 1914, diventando una figura di spicco delle Ziegfeld Follies. Con l’avvento del cinema sonoro, Burke inizia una seconda carriera a Hollywood negli anni ’30, specializzandosi in ruoli di donne sofisticate ma spesso distratte e adorabilmente eccentriche. È ricordata soprattutto per il ruolo della Strega Buona del Nord, Glinda, in Il Mago di Oz (1939), ma la sua filmografia include decine di commedie, tra cui Dinner at Eight (1933) e Merrily We Live (1938), per cui riceve una nomination all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista. La sua voce acuta e il suo stile vivace la rendono perfetta per personaggi comici e stravaganti. Dopo la morte di Ziegfeld nel 1932, Burke si dedica interamente alla recitazione per sostenere la famiglia, continuando a lavorare fino agli anni ’50. Muore il 14 maggio 1970 a Los Angeles, lasciando un’eredità come una delle attrici più distintive del cinema classico.

In Topper Takes a Trip (1938), Billie Burke interpreta Clara Topper, la moglie di Cosmo Topper (Roland Young), un ruolo che aveva già ricoperto nel primo film della serie, Topper (1937). Clara è una donna elegante ma capricciosa, spesso in conflitto con il marito a causa della sua natura rigida e della sua incapacità di lasciarsi andare. In questo sequel, Clara è decisa a divorziare da Cosmo e si trova in Francia, in un lussuoso hotel della Riviera, quando il fantasma di Marion Kirby (Constance Bennett) e il suo cane Mr. Atlas (Skippy) intervengono per salvare il matrimonio. Burke porta al personaggio una comicità eccentrica e un’energia frenetica, tipica del suo stile: le sue reazioni esagerate, il suo tono di voce acuto e i suoi gesti teatrali rendono Clara una figura esilarante, spesso inconsapevole del caos sovrannaturale che la circonda. La sua interpretazione bilancia perfettamente la dinamica con Cosmo, creando una tensione comica che si risolve in momenti di dolce riconciliazione. La presenza di Burke aggiunge un tocco di glamour e leggerezza al film, e la sua abilità nel gestire scene slapstick – come quelle in cui interagisce indirettamente con il fantasma di Marion – contribuisce al tono spensierato della pellicola. Clara Topper, nelle mani di Burke, diventa un personaggio indimenticabile, un mix di sofisticatezza e adorabile confusione.
Billie Burke, con la sua Clara Topper, illumina Topper Takes a Trip.
      SKIPPY - Skippy: la star canina di Hollywood - 
Skippy, un Wire Fox Terrier nato intorno al 1931, è una delle star animali più celebri dell’età d’oro di Hollywood. Addestrato dai leggendari Henry East e Gale Henry, Skippy diventa una sensazione grazie alla sua intelligenza e al suo talento naturale, capace di eseguire comandi complessi come aprire porte, abbaiare a comando e persino "recitare" con espressioni che conquistano il pubblico. Il suo ruolo più famoso è quello di Asta, il fedele compagno di Nick e Nora Charles nella serie The Thin Man, a partire dal primo film del 1934, al fianco di William Powell e Myrna Loy. Tuttavia, il suo nome d’arte “Asta” gli viene attribuito solo quando lavora per la MGM; nella vita reale e in altre produzioni, rimane Skippy. Nonostante la sua fama, Skippy vive una vita controllata: il suo padrone, Henry East, gli proibisce una “vita amorosa” per evitare cucciolate, temendo che Hollywood sia già “piena di figli di Rin-Tin-Tin”. Guadagnando $750 a settimana – una cifra impressionante per un cane negli anni ’30 – Skippy è trattato come una vera star, con un contratto che garantisce la sua precedenza su altri artisti canini e un’attenzione speciale per il suo guardaroba e la sua sicurezza sul set. La sua carriera si estende per tutti gli anni ’30 e ’40, rendendolo un’icona del cinema classico.
Il ruolo di Mr. Atlas in Topper Takes a Trip
In Topper Takes a Trip (1938), Skippy interpreta Mr. Atlas, il cane fantasma al fianco di Marion Kirby (Constance Bennett). Atlas è il compagno spettrale di Marion, tornato dalla morte insieme a lei per aiutarla nella sua missione: riunire Cosmo Topper (Roland Young) e sua moglie Clara (Billie Burke). Come “ectoplasmic pup”, Atlas aggiunge un tocco di umorismo e tenerezza al film, apparendo e scomparendo in modo magico grazie agli effetti speciali dell’epoca. Skippy porta in scena il suo carisma naturale, rubando la scena con le sue buffonate: che si tratti di trotterellare in un lussuoso hotel della Riviera francese o di interagire con i personaggi umani, il suo talento per la comicità fisica è evidente. Il contratto di Skippy per il film, stipulato con Hal Roach Studios, sottolinea il suo status di star, garantendogli uno stipendio di $750 a settimana e condizioni speciali, come l’assenza di controfigure salvo in situazioni pericolose. La sua presenza in Topper Takes a Trip non solo arricchisce la trama con un elemento di leggerezza, ma attira anche il pubblico già innamorato di lui come Asta, contribuendo al successo del film.
Skippy, alias Mr. Atlas, è un’aggiunta deliziosa a Topper Takes a Trip, dimostrando ancora una volta perché fosse uno degli “attori” canini più amati di Hollywood!

      LAURENCE OLIVIER - Card n.22 MY FAVOURITE PART GALLAHER Ltd. - Laurence Olivier, un nome che vibra come una corda di violino tesa al massimo, è stato il cuore pulsante del teatro e del cinema del Novecento. Nato il 22 maggio 1907 a Dorking, una cittadina inglese avvolta dal verde, Olivier sembrava portare con sé, fin dall’infanzia, un’aura di grandezza. Figlio di un reverendo severo, trovò presto rifugio nei drammi shakespeariani, recitando sonetti con una passione che lasciava già intravedere il genio. La Royal Academy of Dramatic Art lo accolse come un diamante grezzo, e lui ne uscì affilato, pronto a conquistare i palcoscenici di Londra con una voce che ruggiva come il mare in tempesta e un’eleganza che ammutoliva le platee. Ma non si fermò al teatro: il cinema lo chiamava, e Olivier rispose con una carriera che ha scolpito il suo nome nella storia.
Immagina un uomo capace di tutto: un Heathcliff selvaggio e disperato in Wuthering Heights (1939), che si aggira tra le brughiere con occhi pieni di fuoco; un Maxim de Winter in Rebecca (1940), così tormentedamente affascinante da far tremare i muri della villa di Manderley; e poi l’Amleto del 1948, un principe danese fragile e feroce, che gli valse un Oscar e la corona di re indiscusso della recitazione. Olivier non era solo un attore: era un tornado di emozioni, un alchimista che trasformava ogni battuta in oro puro. Con il suo portamento regale, i lineamenti cesellati e quel modo di scandire le parole – come se ogni sillaba fosse un dono – incantava chiunque lo guardasse.
E poi c’è The Divorce of Lady X (1938), un gioiellino dove Olivier svela un lato diverso, più leggero, ma non meno magnetico. Qui è Everard Logan, un avvocato divorzista dal cipiglio severo, un uomo che in tribunale sbroglia matrimoni con la precisione di un chirurgo e la freddezza di un generale. Ma quando Leslie Steele, interpretata dalla radiosa Merle Oberon, piomba nella sua vita come un fulmine in una notte nebbiosa, tutto cambia. Pensa alla scena: Londra avvolta da una coltre di fumo, Logan costretto a cedere la sua suite d’albergo a questa sconosciuta sfacciata, e una tensione che cresce tra battute taglienti e sguardi rubati. Lui, con quel sopracciglio inarcato e un’aria di sfida, cerca di resistere; lei, con un sorriso che scioglierebbe il ghiaccio, lo trascina in un gioco di seduzione e malintesi.
Olivier dà a Logan una vita che pulsa: è rigido ma vulnerabile, sarcastico ma adorabile. La sua chimica con Merle Oberon è un fuoco d’artificio – ogni dialogo è un botta e risposta che scoppietta di umorismo e desiderio represso. Guarda come il suo Logan, da austero professionista, si ritrova a inseguire Leslie con un misto di irritazione e fascinazione, inciampando quasi nella propria dignità. È un Olivier che gioca, che si diverte, e che ci ricorda quanto fosse versatile: capace di passare dal dramma shakespeariano alla commedia romantica senza perdere un grammo della sua potenza.
The Divorce of Lady X brilla anche grazie a lui. Everard Logan, sotto la guida di Olivier, diventa il perfetto eroe comico: un uomo che scopre l’amore quando meno se lo aspetta, e che ci fa ridere e sospirare allo stesso tempo. Se questo film resta un classico, è perché Laurence Olivier, con il suo talento sconfinato, ha saputo trasformare ogni gesto, ogni sguardo, in un momento indimenticabile. Un gigante, un poeta, un eterno incantatore: questo era Olivier, e questo rimarrà per sempre.
      THE DIVORCE OF LADY X - Immagina di ritrovarti in un elegante hotel di Londra, anno 1938. Una nebbia così densa da sembrare un muro avvolge la città, bloccando gli ospiti di una festa dentro quelle pareti sontuose. È qui che inizia The Divorce of Lady X, una commedia romantica britannica che ti cattura con il suo umorismo brillante e un cast da capogiro: Merle Oberon, Laurence Olivier, Ralph Richardson e Binnie Barnes, diretti da Tim Whelan e prodotti dal leggendario Alexander Korda. Preparati, perché questa non è una semplice storia d’amore: è un viaggio esilarante fatto di malintesi, battute pungenti e un pizzico di caos che ti terrà incollato fino all’ultimo sorriso.
Tutto parte da Leslie Steele, una socialite affascinante e un po’ sfacciata, interpretata da una Merle Oberon che brilla di vivacità. Con un colpo di audacia, Leslie si intrufola nella suite di Everard Logan, un avvocato esperto in divorzi dal carattere burbero ma dal cuore tenero, portato sullo schermo da un irresistibile Laurence Olivier. Logan, seppur controvoglia, le cede la camera da letto, relegandosi in un’altra stanza. Durante la notte, lei lo stuzzica con provocazioni e risate, ma al mattino, quando lui si sveglia deciso a rivederla, Leslie è già svanita come un’ombra nella nebbia, lasciandolo con un mistero e un desiderio che non riesce a scrollarsi di dosso.
Ma Leslie non è tipo da sparire e basta. Scoperta la professione di Logan, decide – con una determinazione quasi comica – che quell’uomo deve diventare suo marito. Intanto, Logan è alle prese con un caso spinoso: Lord Mere, uno dei suoi clienti, è convinto che la moglie lo tradisca. E qui le cose si complicano, perché una serie di equivoci porta Logan a sospettare che Leslie sia proprio la misteriosa Lady Mere! Da questo momento, la trama si trasforma in un vortice di situazioni assurde e dialoghi scoppiettanti, con i due protagonisti che si scontrano, si punzecchiano e, inevitabilmente, si avvicinano.
Questo ci porta dritti al cuore di ciò che rende il film speciale: è un perfetto esempio di screwball comedy. Ma cos’è esattamente? Immagina una commedia romantica con una marcia in più, un sottogenere nato negli anni ’30 e ’40 che prende il nome da una palla curva del baseball – imprevedibile e sorprendente. Le screwball comedy sono un’esplosione di dialoghi veloci e brillanti, situazioni al limite del ridicolo e protagoniste femminili che non hanno paura di prendere in mano la situazione. Pensa a Leslie, con la sua grinta e il suo fascino, che tiene testa a Logan in ogni scena. È un genere che gioca con l’assurdo e il romanticismo, spesso infilandoci una sottile satira su temi come le classi sociali o i ruoli di genere, il tutto servito con una leggerezza irresistibile.
Se vuoi un paragone, pensa a classici come Bringing Up Baby, dove Katharine Hepburn e Cary Grant si inseguono tra leopardi e malintesi, o His Girl Friday, con Rosalind Russell che domina la scena con la sua parlantina fulminante. The Divorce of Lady X si inserisce alla perfezione in questa tradizione, con Merle Oberon che dà vita a una Leslie indimenticabile – indipendente, astuta e adorabile – e Laurence Olivier che rende Logan un mix di serietà e vulnerabilità comica. La loro chimica è il motore del film: ogni battuta, ogni sguardo, è un piccolo fuoco d’artificio che illumina lo schermo.
E poi c’è il resto: una sceneggiatura che scorre come seta, un cast di supporto che aggiunge sapore – Ralph Richardson e Binnie Barnes non sono da meno – e quell’eleganza britannica che dà al tutto un tocco di classe. È una commedia leggera, certo, ma con una profondità che viene dalla bravura di chi la racconta. Ti fa ridere, ti fa tifare per i protagonisti e ti lascia con la voglia di rivederlo subito. Se ami i classici o semplicemente hai un debole per le storie d’amore con un po’ di pepe, questo film è una gemma da riscoprire. Mettiti comodo e lasciati trasportare: tra nebbia, risate e un lieto fine assicurato, non te ne pentirai!
      MERLE OBERON - Card n.8 CHAMPIONS OF SCREEN & STAGE - GALLAHER'S CIGARETTES - Merle Oberon, un nome che danza tra eleganza e mistero, è stata una delle stelle più scintillanti del cinema degli anni '30 e '40. Nata nel 1911 come Estelle Merle O’Brien Thompson, questa attrice britannica di origini indiane portava con sé un fascino esotico che ammaliava chiunque la guardasse. La sua bellezza, magnetica e unica, era solo il preludio al suo vero dono: un talento recitativo capace di illuminare lo schermo. Scoperta dal celebre regista Alexander Korda, Merle si fece strada rapidamente nel mondo del cinema, conquistando il pubblico con ruoli memorabili in film come The Private Life of Henry VIII (1933) e The Scarlet Pimpernel (1934). Qui dimostrò una versatilità sorprendente, passando con grazia da eroine romantiche a personaggi più intensi e drammatici.
Ma è in The Divorce of Lady X (1938) che Merle Oberon regala una performance che è pura magia, un’esplosione di charme e allegria. Nel film interpreta Leslie Steele, una socialite affascinante e audace che irrompe nella vita – e nella suite – di Everard Logan, un avvocato divorzista interpretato dal grande Laurence Olivier. La scena si apre in una Londra avvolta da una nebbia così fitta da sembrare un sipario: Leslie, con la sua energia irrefrenabile, si intrufola nella stanza di Logan, dando il via a un turbine di equivoci e battute. È una donna moderna, spiritosa, determinata: non si limita a seguire le regole del gioco, le riscrive a modo suo. Con un sorriso malizioso e una parlantina veloce, sfida le convenzioni sociali dell’epoca e conquista chiunque le stia intorno.
Il personaggio di Leslie è un vero gioiello: vivace, astuta, adorabilmente sfacciata. Merle Oberon lo interpreta con una freschezza che ti cattura dal primo istante. Ogni sguardo, ogni risata, è un invito a innamorarsi di lei. La chimica con Laurence Olivier è semplicemente elettrizzante: i due si scambiano battute come in una danza, trasformando il film in un fuoco d’artificio di dialoghi brillanti. Leslie non è solo bella; è intelligente e grintosa, un’eroina che potrebbe tranquillamente reggere il confronto con le protagoniste delle migliori screwball comedy. Merle la rende indimenticabile, bilanciando eleganza e giocosità con una naturalezza che lascia il segno.
In The Divorce of Lady X, Merle Oberon non è solo un’attrice: è il cuore pulsante della storia. Leslie Steele, grazie a lei, diventa molto più di un personaggio – è un simbolo di indipendenza e vitalità, una donna che guida la trama con il suo carisma e fa battere il cuore del pubblico. Se questo film resta una perla del cinema classico, gran parte del merito va proprio a Merle, che con il suo talento e la sua bellezza ha scritto una pagina indelebile nella storia dello schermo.
      BINNIE BARNES - Card n. 252 - BUNTE FILM BILDER - ALBUM 7
SALEM CIGARETTENFABRIK G.m.b.H., Dresden (1935) - Binnie Barnes, un talento scintillante e spesso troppo poco celebrato, illumina lo schermo nel 1938 con la sua interpretazione di Lady Mere in The Divorce of Lady X, una commedia romantica che vive di equivoci e risate. Con quel suo fascino irresistibile – un mix di eleganza britannica e un pizzico di malizia – Binnie trasforma Lady Mere in un personaggio che cattura l’attenzione ogni volta che appare. Non è solo una figura di contorno: è il cuore pulsante del malinteso che dà vita alla trama, un enigma sofisticato che danza tra mistero e comicità con una grazia innata.
Immagina Lady Mere come una donna che sa tutto ma non lo dice, una presenza che fluttua nella storia con un sorriso ironico e occhi che brillano di divertimento. Nel film, lei è la moglie di Lord Mere, un uomo che sospetta un tradimento inesistente. Questo fraintendimento scatena un caos esilarante, e Binnie lo cavalca con maestria. Quando l’avvocato divorzista Everard Logan (Laurence Olivier) scambia Leslie Steele (Merle Oberon) per Lady Mere, la vera Lady Mere entra in scena con un aplomb che è puro spettacolo. Ogni suo movimento è calibrato, ogni battuta è un’esplosione di spirito – come quando incrocia Logan e Leslie, dispensando sorrisi che dicono più di mille parole.
Cosa la rende speciale? Binnie dona a Lady Mere un’eleganza che non si piega mai, nemmeno nel turbine degli equivoci. È divertente senza essere caricaturale, sofisticata senza risultare distante. La sua voce calda e il suo modo di porgere le battute – un cocktail di sarcasmo e dolcezza – trasformano ogni scena in un momento da ricordare. Alla fine, è lei a sciogliere i nodi della trama con una risata leggera e un’alzata di spalle, come a dire: “Vi siete preoccupati per nulla, vero?” E il pubblico, incantato, non può che annuire.
In The Divorce of Lady X, Binnie Barnes non si limita a interpretare Lady Mere: la rende indimenticabile. Con il suo talento comico e il suo charme naturale, porta sullo schermo una donna intelligente, spiritosa e irresistibile, dimostrando che anche un ruolo apparentemente secondario può rubare la scena. Se questa commedia resta un gioiellino del cinema classico, gran parte del merito va a lei – un’attrice che, con classe e un tocco di magia, ha dato vita a una Lady Mere che ancora oggi fa sorridere e sognare.
      THE DIVORCE OF LADY X - Card n.23 FILM FAVOURITES 3rd Series stampata da A. AND M. WIX LONDON nel 1939 - CURIOSITA' - 1. Un remake colorato -
The Divorce of Lady X è in realtà un remake del film del 1933 Counsel's Opinion, anch’esso prodotto da London Films. Curiosamente, Binnie Barnes, che qui interpreta Lady Mere, era la protagonista Leslie nella versione originale. Il copione, basato su una commedia di Gilbert Wakefield, è stato rielaborato per questa nuova versione e girato in Technicolor, una novità per l’epoca che lo rende uno dei primi film britannici a sfruttare questa tecnica vivace.
2. La magia del Technicolor -
L’uso del Technicolor, supervisionato da Natalie Kalmus, dona al film una palette cromatica straordinaria. Anche se alcuni critici dell’epoca lo ritenevano superfluo per una commedia, i colori esaltano i costumi e le scenografie, soprattutto nelle scene della festa in maschera. Questi momenti, probabilmente inseriti per giustificare i costi della tecnologia, regalano un tocco di opulenza che si sposa perfettamente con l’ambientazione altolocata.
3. La nebbia di Londra -
La trama inizia con una fitta nebbia che blocca i protagonisti in un hotel. Non è solo un espediente narrativo: le famose nebbie londinesi, dense e impenetrabili, erano una realtà dell’epoca, capaci di paralizzare la città. Questo dettaglio dà un sapore autentico alla storia e spiega come Leslie (Merle Oberon) finisca per irrompere nella stanza di Everard Logan (Laurence Olivier), dando il via al caos comico.
4. Olivier in versione comica -
Laurence Olivier, celebre per i suoi ruoli drammatici, si cimenta qui in una commedia con il personaggio di Everard Logan, un avvocato divorzista sarcastico e un po’ goffo. Sebbene alcuni critici lo trovassero fuori luogo, il suo scambio di battute con Merle Oberon è brillante e dimostra la sua versatilità. Un lato più leggero di un attore leggendario!
5. Un tocco di screwball -
Il film rientra nel genere della screwball comedy, tipico di Hollywood negli anni ’30 e ’40, con dialoghi veloci, situazioni assurde e una protagonista femminile forte. I filmmakers britannici hanno adattato questo stile americano aggiungendo eleganza e umorismo tipicamente inglese, creando un mix irresistibile.
6. Tensione dietro le quinte -
Tra Merle Oberon e Laurence Olivier si vociferava di una certa attrazione durante le riprese. Oberon avrebbe fatto avances a Olivier, che all’epoca era legato a Vivien Leigh. Questo retroscena aggiunge una nota intrigante alla loro chimica sullo schermo, visibile nei loro dialoghi carichi di energia.
7. Un cast di supporto eccezionale -
Oltre ai protagonisti, spiccano Ralph Richardson nei panni dell’eccentrico Lord Mere e Binnie Barnes come Lady Mere, che porta ulteriore confusione comica. Anche Morton Selten, il nonno di Leslie, regala momenti memorabili, come quando si lamenta del caffè troppo leggero con il maggiordomo.
8. Costumi da sogno -
I costumi sono un altro punto forte: gli abiti di Leslie, soprattutto quello della scena iniziale, incarnano lo stile degli anni ’30, mentre la festa in maschera offre un’esplosione di creatività sartoriale. Questi dettagli non solo riflettono lo status sociale dei personaggi, ma rendono il film un piacere visivo per gli amanti della moda vintage.
9. Equivoci a non finire -
La trama ruota attorno a un malinteso: Logan crede che Leslie sia Lady Mere, scatenando una catena di situazioni esilaranti. Questo tema di identità sbagliate, tipico delle screwball comedies, è gestito con maestria e tiene lo spettatore incollato allo schermo.
10. Un fascino senza tempo -
A più di 80 anni dalla sua uscita, The Divorce of Lady X conserva un’energia fresca e universale. I temi dell’amore, degli equivoci e della lotta tra i sessi, uniti a un umorismo ancora efficace, lo rendono un classico da riscoprire.

      CAROLE LOMBARD - Card n.26 della serie BEAUTIES of TO-DAY settima serie della GODFREY PHILLIPS Ltd.-  Carole Lombard, nata Jane Alice Peters il 6 ottobre 1908 a Fort Wayne, Indiana, è stata una delle attrici più amate e influenti di Hollywood durante gli anni '30 e '40. Conosciuta per il suo spirito vivace, la sua bellezza radiosa e il suo talento comico, Lombard ha iniziato la sua carriera come attrice bambina, ma è stata con i suoi ruoli da adulta che ha raggiunto la vera celebrità.

Nel film "Swing High, Swing Low" del 1937, Carole Lombard interpreta Maggie King, il cuore e l'anima della storia. Maggie è una giovane donna ingenua ma piena di speranza, che si innamora di "Skid" Johnson (interpretato da Fred MacMurray). La sua performance cattura l'essenza di un personaggio che è sia vulnerabile che determinato, navigando attraverso l'amore e le sfide con grazia e forza. Lombard trasmette una genuinità e una profondità che rendono Maggie un personaggio memorabile e amabile, dimostrandosi capace di portare sullo schermo non solo la leggerezza della commedia ma anche la complessità del dramma.

La sua interpretazione di Maggie è centrale per il successo del film, offrendo un contrasto perfetto alla tormentata figura di Skid, e contribuendo a creare una delle storie d'amore più toccanti del periodo. Lombard, con la sua presenza magnetica e la sua abilità nel bilanciare emozione e umorismo, ha lasciato un'impronta duratura in questo ruolo, dimostrando perché è stata considerata una delle grandi stelle del cinema classico.
      SWING HIGH, SWING LOW - Nel 1937, il regista Mitchell Leisen ci ha regalato un classico del cinema romantico con "Swing High, Swing Low", una commedia drammatica che ruota attorno alle vite di Maggie King e "Skid" Johnson, interpretati magistralmente da Carole Lombard e Fred MacMurray. La storia segue il loro incontro fortuito e l'amore che ne nasce, ma non senza sfide. Maggie è una giovane donna ingenua ma piena di speranza, mentre Skid è un trombettista talentuoso con un passato che lo perseguita. 

Il cast è arricchito da personaggi secondari come Harry, interpretato da Charles Butterworth, che aggiunge un tocco di umorismo, e da Jean Dixon e Dorothy Lamour che completano il quadro di una New York vibrante e piena di vita. 

La regia di Leisen, insieme alla sceneggiatura di Virginia Van Upp e con il contributo di Oscar Hammerstein II, crea un'atmosfera unica, sostenuta dalla colonna sonora di Phil Boutelje e Victor Young che diventa quasi un personaggio a sé stante. 

All'epoca, le critiche furono miste. Frank Nugent del New York Times scrisse che il film "non va da nessuna parte", ma elogiò le performance degli attori, suggerendo che meritavano un materiale migliore. Tuttavia, il pubblico ha dimostrato il contrario, facendo del film un successo al botteghino. 

"Swing High, Swing Low" ha lasciato un segno indelebile nel genere romantico, mostrando che l'amore può essere complesso e imperfetto, ma anche profondamente bello. Grazie al pubblico dominio dal 1965, oggi possiamo ancora godere di questo capolavoro su questo sito.
Questo film è più di una semplice storia d'amore; è un viaggio emotivo che continua a risuonare con chiunque creda che l'amore, nonostante tutto, vale sempre la pena di essere vissuto.
      Fred MacMurray - Pubblicità anni 40 per il marchio Chesterfield, uno dei brands più popolari dell'epoca. Fred MacMurray, nato il 30 agosto 1908 a Kankakee, Illinois, è stato un attore americano noto per la sua carriera sia nel cinema che in televisione. Prima di diventare una star, MacMurray ha iniziato come musicista, suonando il sassofono in diverse band durante il periodo universitario. La sua carriera nel cinema ha preso il via negli anni '30, ma è stato con "Swing High, Swing Low" nel 1937 che ha iniziato a guadagnarsi una reputazione come attore di talento.

Nel film "Swing High, Swing Low", MacMurray interpreta "Skid" Johnson, un trombettista affascinante ma tormentato. Il suo personaggio è al centro della trama, essendo coinvolto in una tormentata storia d'amore con Maggie King, interpretata da Carole Lombard. Skid è un individuo complesso, con un talento musicale che lo eleva ma un passato di dipendenze e fallimenti che lo trascina verso il basso. MacMurray riesce a portare sullo schermo sia il fascino che la vulnerabilità di Skid, rendendo il personaggio sia amabile che tragico. 

La sua interpretazione non solo cattura il cuore del pubblico, ma anche l'essenza della vita bohémienne degli artisti dell'epoca. MacMurray usa la sua esperienza musicale per dare credibilità al ruolo, suonando davvero la tromba in alcune scene, il che aggiunge autenticità alla sua performance. Attraverso "Skid", MacMurray esplora temi di redenzione, amore e la ricerca di un equilibrio tra successo professionale e felicità personale, lasciando un'impronta duratura nel cinema romantico drammatico degli anni '30.
      DOROTHY LAMOUR - Dorothy Lamour, nata Mary Leta Dorothy Slaton il 10 dicembre 1914 a New Orleans, Louisiana, è stata un'attrice e cantante americana che ha brillato nel panorama di Hollywood degli anni '30 e '40. Nota per la sua bellezza esotica e il suo talento musicale, Lamour è diventata famosa grazie ai ruoli nella serie di film "Road to..." insieme a Bing Crosby e Bob Hope, dove spesso appariva con il suo caratteristico sarong, che divenne un simbolo del suo fascino.

Nel film "Swing High, Swing Low" del 1937, Dorothy Lamour interpreta Anita Alvarez, una cantante e ballerina piena di vita e seduzione. Anita è un personaggio chiave che rappresenta il passato romantico di Skid Johnson (interpretato da Fred MacMurray), aggiungendo un livello di complessità alla trama principale. Prima dell'incontro di Skid con Maggie King (Carole Lombard), Anita aveva una relazione con lui, e il suo ritorno in scena crea tensione e sfide per la nuova coppia. 

Nonostante il suo ruolo non è da protagonista nel film, Lamour riesce a catturare l'attenzione con la sua performance, portando sullo schermo l'energia e l'atmosfera della scena artistica dell'epoca. La sua interpretazione di Anita contribuisce a dipingere un quadro più ricco e dinamico della vita notturna e delle relazioni intricate nel mondo dello spettacolo.
      Canale di Panama - Card dell'album "THE WORLDS GREATEST ENGINEERING FEAT" I.L. Maduro Jr. - "Immergiti nel fascino del 1937 con 'Swing High, Swing Low', dove l'incantevole avventura romantica di Maggie e Skid ha inizio tra le acque maestose del Canale di Panama. Questo punto di partenza esotico non solo segna l'incontro dei nostri protagonisti ma anche l'inizio di un viaggio emotivo che li porterà dai mari dell'America Centrale alle strade vibranti di New York. La loro storia d'amore, intrecciata con il dramma e la musica, inizia qui, tra le onde di una delle meraviglie ingegneristiche del mondo."

      CHARLES (BUDDY) ROGERS - Card n.13 della serie CINEMA STARS - ABDULLA & Co. Ltd. (1934) - Charles "Buddy" Rogers, conosciuto come "America's Boyfriend", è stato un attore e musicista americano nato il 13 agosto 1904 a Olathe, Kansas. Durante il picco della sua popolarità negli anni '20 e '30, Rogers era noto per il suo fascino e il suo talento sia come attore che come musicista. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood a metà degli anni '20 e ha rapidamente guadagnato fama grazie al suo carisma e alla sua versatilità.

In "Wings" del 1927, Rogers interpreta Jack Powell, un giovane appassionato di automobili che si arruola nell'Air Force durante la Prima Guerra Mondiale. Il suo personaggio è inizialmente rivale in amore con David Armstrong, ma la loro rivalità si trasforma in un'amicizia fraterna mentre combattono insieme in Francia. La performance di Rogers in "Wings" è stata fondamentale per il successo del film, grazie alla sua capacità di trasmettere emozioni intense e di coinvolgere il pubblico.

Rogers era già una stella emergente quando fu scelto per "Wings", e la sua presenza nel film ha contribuito a renderlo un successo. La sua interpretazione di Jack Powell è stata elogiata per la sua autenticità e il suo spirito. Rogers ha portato una dimensione emotiva al film, rendendo il personaggio di Jack non solo un eroe di guerra, ma anche un giovane uomo alle prese con l'amore e la perdita.

Oltre alla sua carriera cinematografica, Rogers era anche un talentuoso musicista. Ha suonato in diverse band e ha registrato numerosi dischi durante la sua carriera. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ha servito nella Marina degli Stati Uniti come istruttore di volo.

Charles "Buddy" Rogers ha lasciato un'impronta duratura nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di Jack Powell ha dimostrato il suo talento e il suo carisma, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      WINGS - "Wings" del 1927 è un capolavoro del cinema di guerra, notevole per le sue innovazioni tecniche e per essere stato il primo film a vincere un Oscar. Ambientato nel 1917, il film racconta la storia di Jack Powell, un giovane appassionato di automobili, e della sua amica Mary Preston, che è innamorata di lui senza che Jack se ne accorga. Jack, invece, è innamorato di Sylvia Lewis, la quale preferisce David Armstrong. Quando gli Stati Uniti entrano nella Prima Guerra Mondiale, Jack e David si arruolano come piloti nell'Air Force per combattere in Francia. La loro rivalità iniziale si trasforma in una profonda amicizia, diventando assi dell'aviazione. Anche Mary si unisce ai Corpi Motorizzati Femminili per restare vicina a Jack. Durante una battaglia, David viene abbattuto ma riesce a procurarsi un aereo tedesco per tornare alla base. In un tragico errore, Jack abbatte David, uccidendolo. Devastato dal senso di colpa, Jack torna a casa da eroe e finalmente si rende conto di amare Mary.

Il film è noto per le sue spettacolari riprese aeree, con le macchine da presa montate sugli aerei per dare al pubblico una sensazione di autenticità e adrenalina del combattimento aereo. La Paramount investì 2 milioni di dollari nella produzione, una cifra enorme per l'epoca. Dopo la première a San Antonio, il film fu distribuito nelle sale con alcune modifiche, tra cui un taglio di un rullo e l'aggiunta di musica per le scene di volo. 

Le scene d'amore, però, non hanno retto altrettanto bene al passare del tempo, apparendo oggi ripetitive e datate, con il personaggio di Mary, interpretato da Clara Bow, che ne risente particolarmente. Tuttavia, il film contiene momenti memorabili, come la scena iniziale sull'altalena e il piano sequenza nelle Folies Bergères che sembra anticipare tecniche di registi come Scorsese o De Palma.

Il regista William A. Wellman, un ex aviatore, ha dato al film un tocco di autenticità insistendo per girare solo con il cielo nuvoloso, aggiungendo dinamismo e realismo alle riprese. Le innovazioni tecniche di Wellman hanno influenzato il linguaggio cinematografico successivo.

Il cast include Charles "Buddy" Rogers e Richard Arlen, che non ebbero carriere particolarmente brillanti dopo "Wings", e Gary Cooper, che appare brevemente in un ruolo che comunque lanciò la sua carriera. Jobyna Ralston, nota per i suoi lavori con Harold Lloyd, sposò Richard Arlen durante le riprese.

"Wings" rimane un monumento del cinema non solo per la sua maestria tecnica ma anche per la sua capacità di raccontare una storia umana in un contesto di guerra, nonostante alcune parti abbiano invecchiato meno bene.
      CLARA BOW - Card n.25 Cinema Stars - CAVANDERS LTD (1934) - Clara Bow, conosciuta come la "It Girl" di Hollywood, è stata una delle attrici più iconiche degli anni '20. La sua presenza magnetica sullo schermo e il suo carisma naturale l'hanno resa una delle star più amate del cinema muto. Uno dei suoi ruoli più memorabili è stato quello di Mary Preston nel film "Wings" del 1927, diretto da William A. Wellman.

In "Wings", Clara Bow interpreta Mary Preston, una giovane donna innamorata del suo vicino di casa, Jack Powell. Nonostante i suoi sentimenti, Jack non se ne accorge e invece è innamorato di Sylvia Lewis. Quando gli Stati Uniti entrano nella Prima Guerra Mondiale, Jack e il suo rivale in amore, David Armstrong, si arruolano come piloti nell'Air Force. Mary, determinata a stare vicina a Jack, si unisce ai Corpi Motorizzati Femminili. La sua dedizione e il suo coraggio sono evidenti mentre cerca di sostenere Jack durante la guerra.

Clara Bow era già una grande star quando fu scelta per "Wings". La sua presenza nel film ha aggiunto un tocco di glamour e ha attirato un vasto pubblico. La sua interpretazione di Mary Preston è stata elogiata per la sua vivacità e il suo spirito. Bow ha portato una dimensione emotiva al film, rendendo il personaggio di Mary non solo una figura di supporto, ma una protagonista a pieno titolo.

"Wings" è famoso per le sue innovative riprese aeree e le sequenze di battaglia. Tuttavia, il film è anche ricordato per alcune scene memorabili che coinvolgono Clara Bow. Una delle più iconiche è la scena del dolly alle Folies Bergères, dove la macchina da presa si muove tra i tavoli di un locale affollato fino a fermarsi su Jack, ubriaco fradicio. Questa scena, moderna e sorprendente, è un esempio del virtuosismo tecnico del film.

Clara Bow ha lasciato un'impronta indelebile nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di Mary Preston ha dimostrato il suo talento e il suo carisma, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      RICHARD ARLEN - Cards n.02 FILM STARS - JOHN PLAYER & SONS (1934) - Richard Arlen, nato Sylvanus Richard Van Mattimore il 1º settembre 1899 a Saint Paul, Minnesota, è stato un attore americano noto per i suoi ruoli nel cinema muto e sonoro. Dopo aver servito come pilota nel Royal Flying Corps durante la Prima Guerra Mondiale, Arlen si trasferì a Los Angeles e iniziò a lavorare come fattorino in un laboratorio cinematografico. Un incidente stradale attirò l'attenzione della Paramount Pictures, che lo scritturò dapprima come comparsa.

In "Wings" del 1927, Arlen interpreta David Armstrong, un giovane pilota che si arruola nell'Air Force durante la Prima Guerra Mondiale. La sua performance nel film, che vinse il primo Oscar per il miglior film, fu fondamentale per il successo della pellicola. Arlen sfruttò la sua esperienza di aviatore per portare autenticità al ruolo, contribuendo a rendere le scene di battaglia aerea ancora più realistiche e coinvolgenti.

Arlen era già noto per il suo fisico atletico e il suo aspetto prestante, che lo resero perfetto per ruoli di eroe duro e cinico. La sua interpretazione in "Wings" consolidò la sua carriera, portandolo a recitare in numerosi altri film di successo. Tuttavia, la sua carriera iniziò a declinare negli anni '40, e Arlen si dedicò prevalentemente alla televisione e al teatro.

Richard Arlen ha lasciato un'impronta duratura nel cinema con il suo ruolo in "Wings". La sua interpretazione di David Armstrong ha dimostrato il suo talento e la sua capacità di coinvolgere il pubblico, contribuendo a fare di "Wings" un capolavoro del cinema di guerra. La sua carriera è stata segnata da numerosi successi, ma il suo ruolo in "Wings" rimane uno dei più significativi e memorabili.
      GARY COOPER - Card n.1 CINEMA STARS - ABDULLA & Co. Ltd. (1934) - Gary Cooper, nato Frank James Cooper il 7 maggio 1901 a Helena, Montana, è stato uno degli attori più iconici di Hollywood. Conosciuto per il suo stile di recitazione sobrio e la sua presenza magnetica sullo schermo, Cooper ha lasciato un'impronta indelebile nel cinema americano. La sua carriera è iniziata negli anni '20 e si è estesa fino agli anni '60, con oltre 100 film all'attivo.

In "Wings" del 1927, Gary Cooper appare brevemente nel ruolo di un pilota, una performance che, seppur breve, ha avuto un impatto significativo sulla sua carriera. La sua apparizione in "Wings" ha attirato l'attenzione di Hollywood, portandolo a ottenere ruoli da protagonista in seguito. Questo film ha segnato l'inizio della sua ascesa come una delle più grandi star del cinema.

Cooper è noto per i suoi ruoli in film western e melodrammi, e l'American Film Institute lo ha inserito all'11º posto tra le più grandi star della storia del cinema. Durante la sua carriera, ha vinto due Oscar come miglior attore e ha ricevuto un Oscar onorario nel 1961 per i suoi contributi al cinema.

La sua interpretazione in "Wings" ha dimostrato il suo talento naturale e la sua capacità di catturare l'attenzione del pubblico, anche in ruoli minori. Questo ruolo ha lanciato la sua carriera, portandolo a diventare uno degli attori più rispettati e amati di Hollywood.

      MARY CARR - Card n.10 della serie CINEMA STARS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1926 - Mary Carr, nata Mary Kenevan il 14 marzo 1874 a Germantown, Pennsylvania, è stata un'attrice americana nota per i suoi ruoli materni nei film. Ha iniziato la sua carriera come insegnante, ma presto ha abbandonato l'insegnamento per lavorare come attrice in compagnie teatrali itineranti. Si è sposata con l'attore William Carr e ha girato ampiamente con la sua compagnia. Dopo l'inizio del secolo, William Carr si è dedicato alla produzione cinematografica come attore e regista, coinvolgendo Mary e i loro sei figli nel mondo del cinema.

Mary Carr ha debuttato nel cinema nel 1916, ma è stata la sua interpretazione in "Over the Hill to the Poorhouse" (1920) a renderla famosa. Questo film è stato un grande successo grazie alla sua toccante interpretazione di una madre povera. Ha continuato a recitare in ruoli simili in numerosi film durante il periodo del cinema muto. Con l'avvento del cinema sonoro, ha attraversato un periodo difficile, ma grazie alla pubblicità sulla sua situazione, ha ricevuto aiuto e ha trovato occasionalmente lavoro. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita apparendo sporadicamente in film, spesso diretti dal figlio Thomas Carr.

Uno dei film sonori più significativi in cui Mary Carr ha recitato è stato "Lights of New York" (1928), il primo lungometraggio interamente parlato. In questo film, Mary Carr ha interpretato il ruolo di Mrs. Morgan, la madre del protagonista Eddie Morgan, interpretato da Cullen Landis. La trama segue Eddie e il suo amico Gene, interpretato da Eugene Pallette, che si trovano coinvolti in un mondo di crimine e corruzione a New York. Questo film ha segnato una svolta nella carriera di Mary Carr, dimostrando la sua capacità di adattarsi al nuovo formato sonoro del cinema.

Mary Carr è morta il 24 giugno 1973 a Woodland Hills, Los Angeles, all'età di 99 anni.
      LIGHTS OF NEW YORK - "Lights of New York" è un film che ha sapientemente catturato l'essenza del cinema americano degli anni '20, un periodo segnato da una grande vivacità culturale e sociale. La regia di Bryan Foy offre una visione acuta delle dinamiche sociali e criminali dell'epoca, attraverso la lente di un dramma poliziesco. Il film si distingue per essere il primo lungometraggio interamente parlato, un'innovazione che ha rivoluzionato l'industria cinematografica.

La trama segue la storia di due giovani, interpretati da Cullen Landis e Eugene Pallette, che si trovano coinvolti in un mondo di crimine e corruzione a New York. La loro ricerca di successo e sicurezza è intrisa di pericoli e intrighi, riflettendo non solo lo stile di vita dell'epoca, ma anche temi come la lotta per la sopravvivenza e l'importanza dell'ingegno e della determinazione.

La distribuzione del film da parte di Warner Bros. ha contribuito a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema, influenzando opere successive e rimanendo un punto di riferimento per la sua rappresentazione energica e atemporale delle ambizioni e dei sogni americani. Il cast del film includeva talenti come Wheeler Oakman, Helene Costello, Gladys Brockwell, Mary Carr e Tom Dugan, oltre ai protagonisti già citati.

Rilasciato il 6 luglio 1928, "Lights of New York" si concentra su un mondo di luci e ombre, dove il lusso e la decadenza si intrecciano con il crimine e la redenzione. Questa trama, insieme alla direzione artistica e alle performance, ha contribuito a creare un'opera che non solo intrattiene, ma anche stimola la riflessione su temi sociali importanti. Il film rimane un classico, apprezzato per la sua capacità di intrattenere e illuminare, un vero gioiello del cinema che continua a essere rilevante e stimolante per il pubblico contemporaneo.
      pag.9 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.10 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.11 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)
      pag.12 - Lights of New York (Warner Bros. Pressbook, 1928)

      F. W. MURNAU - Card n.507 - MERCEDES FILMBILDER ALBUM 4 - F.W. Murnau è uno dei registi più influenti del cinema espressionista tedesco e del cinema muto in generale. Nato come Friedrich Wilhelm Plumpe, Murnau ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema con il suo stile visivo unico e la sua capacità di creare atmosfere inquietanti e suggestive.

Murnau è forse meglio conosciuto per il suo capolavoro del 1922, "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore". Questo film, basato liberamente sul romanzo "Dracula" di Bram Stoker, è considerato uno dei primi e più influenti film horror della storia del cinema. La sua capacità di utilizzare le ombre e le luci per creare un senso di angoscia e mistero è diventata una firma del suo stile.

Oltre a "Nosferatu", Murnau ha diretto altri film importanti come "Der letzte Mann" (L'ultima risata) del 1924, che è noto per l'uso innovativo della cinepresa mobile e per la sua narrazione visiva senza didascalie. Questo film ha dimostrato la sua abilità nel raccontare storie complesse attraverso immagini potenti e ha influenzato molti registi successivi.

Un altro capolavoro di Murnau è "Sunrise: A Song of Two Humans" (Aurora) del 1927, che ha vinto il primo Oscar per la Miglior Produzione Artistica. Questo film è celebrato per la sua fotografia espressionista e per la sua capacità di combinare elementi di realismo e fantasia in una narrazione emotivamente coinvolgente.

Murnau ha avuto un impatto duraturo sul cinema, influenzando innumerevoli registi e contribuendo a definire l'estetica del cinema espressionista e dell'horror. La sua capacità di evocare emozioni profonde attraverso immagini visive potenti lo rende uno dei registi più rispettati e ammirati della storia del cinema.
      NOSFERATU - "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore" (1922) è un capolavoro del cinema espressionista tedesco, diretto da F.W. Murnau. Questo film muto, basato liberamente sul romanzo "Dracula" di Bram Stoker, è considerato uno dei primi e più influenti film horror della storia del cinema. La storia segue Hutter, un giovane agente immobiliare, che viene inviato nei Carpazi per concludere una vendita con il misterioso Conte Orlok. Una volta arrivato, Hutter scopre che Orlok è in realtà un vampiro. Il conte si trasferisce nella città di Hutter, portando con sé una scia di morte e terrore. La moglie di Hutter, Ellen, diventa la chiave per sconfiggere il vampiro, sacrificandosi per distrarlo fino all'alba.

"Nosferatu" è celebre per la sua atmosfera inquietante e le sue immagini iconiche. L'uso delle ombre e delle luci, tipico dell'espressionismo tedesco, crea un senso di angoscia e mistero. Le scene in cui il Conte Orlok emerge dalle tenebre o si muove con movimenti innaturali sono diventate simboli del cinema horror. Max Schreck, nel ruolo del Conte Orlok, offre una performance indimenticabile. La sua figura emaciata, le lunghe dita e i denti affilati hanno definito l'immagine del vampiro nel cinema. La sua interpretazione è così convincente che per anni si è speculato che Schreck fosse realmente un vampiro.

"Nosferatu" ha avuto un impatto duraturo sul genere horror e sul cinema in generale. Ha influenzato innumerevoli film e registi, e la sua estetica continua a essere un punto di riferimento per il cinema gotico e dell'orrore. Nonostante le controversie legali con gli eredi di Stoker, che portarono alla distruzione di molte copie del film, "Nosferatu" è sopravvissuto e continua a essere celebrato come un capolavoro. "Nosferatu" non è solo un film, ma un'esperienza visiva che ha definito un genere. La sua capacità di evocare paura e meraviglia attraverso immagini potenti e una narrazione avvincente lo rende un classico intramontabile. Se sei un appassionato di cinema o semplicemente ami le storie di vampiri, "Nosferatu" è un film che non puoi perdere.
      Max Schreck - Card posizione 1 pag. 94 VOM WERDEM DEUTSCHER FILMKUNST. - Il personaggio di Nosferatu, interpretato da Max Schreck nel film del 1922 "Nosferatu: Una Sinfonia dell'Orrore", è uno dei vampiri più iconici e inquietanti della storia del cinema. Basato sul personaggio di Dracula di Bram Stoker, Nosferatu è un vampiro che incarna la paura e il terrore in modo unico e indimenticabile.

Nosferatu, o Conte Orlok, è caratterizzato da una figura emaciata, con lunghe dita affilate e denti sporgenti. La sua pelle pallida e i suoi occhi penetranti contribuiscono a creare un'immagine spettrale e minacciosa. A differenza del Dracula di Stoker, che è spesso ritratto come un aristocratico affascinante, Nosferatu è una creatura più bestiale e primitiva, il che lo rende ancora più terrificante.

La performance di Max Schreck è così convincente che per anni si è speculato che l'attore fosse realmente un vampiro. Schreck riesce a trasmettere una sensazione di inquietudine e pericolo attraverso i suoi movimenti lenti e innaturali, e la sua presenza sullo schermo è tanto magnetica quanto spaventosa.

Il personaggio di Nosferatu ha avuto un impatto duraturo sul genere horror e ha influenzato innumerevoli rappresentazioni di vampiri nel cinema e nella cultura popolare. La sua immagine è diventata un simbolo del terrore e della morte, e il suo nome è sinonimo di vampiro. La capacità di Nosferatu di evocare paura e meraviglia attraverso la sua presenza visiva lo rende un personaggio indimenticabile e un pilastro del cinema horror.

      INA CLAIRE - Card n.5 della serie STARS OF SCREEN & STAGE GALLAHER Ltd. Ina Claire, nata Ina Fagan il 15 ottobre 1893, è stata una luminosa stella del palcoscenico di Broadway e un'affermata attrice cinematografica. La sua vita è stata un affascinante viaggio attraverso l'epoca d'oro del teatro e del cinema americano. Orfana di padre prima della nascita, Ina e sua madre hanno affrontato sfide significative, ma la sua determinazione e il suo talento l'hanno portata a diventare una delle attrici più amate e rispettate del suo tempo. Conosciuta per il suo spirito effervescente e la sua presenza scenica magnetica, Ina Claire ha incantato il pubblico con la sua eleganza e il suo ingegno, diventando un'icona di stile e di grazia sul palcoscenico e sullo schermo. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue memorabili performance e il suo impatto duraturo sull'industria dell'intrattenimento. Ina Claire ha brillato nel suo ruolo nel film "The Greeks Had a Word for Them", un'opera del 1932 che ha catturato l'essenza della commedia sofisticata dell'epoca pre-Code. La sua interpretazione, insieme a quella delle co-protagoniste Joan Blondell e Madge Evans, ha portato sullo schermo una vivacità e uno spirito che hanno definito il film come un classico senza tempo. Il film, diretto da Lowell Sherman e prodotto da Samuel Goldwyn, è basato sulla commedia di Zoe Akins e presenta Ina Claire nel ruolo di una donna mondana e astuta, che naviga con intelligenza e fascino le complessità delle relazioni sociali e romantiche. La sua performance è stata acclamata per la sua capacità di bilanciare umorismo e pathos, dimostrando la sua versatilità come attrice.
      THE GREEKS HAD a WORD for THEM - "The Greeks Had a Word for Them", conosciuto anche come "Three Broadway Girls", è un film che ha sapientemente catturato l'essenza della commedia americana degli anni '30, un periodo segnato da una grande vivacità culturale e sociale. La regia di Lowell Sherman offre una visione acuta delle dinamiche sociali e amorose dell'epoca, attraverso la lente di una commedia teatrale scritta da Zoe Akins. Il film si distingue per la rappresentazione di tre donne moderne e indipendenti, interpretate magistralmente da Joan Blondell, Madge Evans e Ina Claire, che cercano di navigare la società in cerca di sicurezza finanziaria e personale. La loro ricerca è intrisa di flirt e intrighi, riflettendo non solo lo stile di vita dell'epoca, ma anche temi progressisti come l'emancipazione femminile e l'importanza dell'autonomia e dell'ingegno delle donne.

La distribuzione del film da parte di United Artists ha contribuito a lasciare un segno indelebile nella storia del cinema, influenzando opere successive e rimanendo un punto di riferimento per la sua rappresentazione energica e atemporale delle ambizioni e dei sogni femminili. Il cast del film includeva talenti come David Manners, Lowell Sherman stesso, Phillips Smalley, Sidney Bracey, Louise Beavers, Wilson Benge e Ward Bond, oltre alle protagoniste già citate. La presenza di Betty Grable in un ruolo minore, non accreditato, aggiunge un ulteriore livello di interesse, considerando il suo successo successivo in ruoli simili.

Rilasciato il 13 febbraio 1932, con una premiere a New York il 3 febbraio dello stesso anno, "The Greeks Had a Word for Them" si concentra su un trio di donne che aspirano a mantenere uno stile di vita lussuoso attraverso relazioni con uomini benestanti, dando vita a situazioni esilaranti e a volte caotiche. Questa trama, insieme alla direzione artistica e alle performance, ha contribuito a creare un'opera che non solo intrattiene, ma anche stimola la riflessione su temi sociali importanti. Il film rimane un classico, apprezzato per la sua capacità di intrattenere e illuminare, un vero gioiello del cinema che continua a essere rilevante e stimolante per il pubblico contemporaneo.
      MADGE EVANS - Card n.2 della serie WORLD FAMOUS CINEMA ARTISTES  B.A.T. (1933) - Madge Evans, un'attrice dal fascino discreto e dall'eleganza innata, ha avuto una carriera cinematografica che ha attraversato diverse epoche di Hollywood, lasciando un'impronta indelebile con la sua presenza scenica. Nata nel 1909, Madge iniziò la sua carriera come modella infantile, per poi passare al cinema muto e infine al sonoro, dove la sua bellezza e il suo talento le permisero di ottenere ruoli di rilievo. Nel film "The Greeks Had a Word for Them", noto anche come "Three Broadway Girls", Evans interpretò il personaggio di Polaire, una delle tre protagoniste insieme a Joan Blondell e Ina Claire. La pellicola, diretta da Lowell Sherman e prodotta da Samuel Goldwyn, è basata sull'opera teatrale di Zoe Akins e rappresenta una commedia pre-Code che esplora le dinamiche sociali e le ambizioni di tre donne nella New York degli anni '30. La performance di Madge Evans in questo film è stata particolarmente apprezzata per la sua capacità di bilanciare fascino e vulnerabilità, contribuendo a creare un personaggio memorabile e tridimensionale. La sua carriera proseguì con successo fino agli anni '40, quando decise di ritirarsi dalle scene per dedicarsi alla famiglia, lasciando dietro di sé una serie di interpretazioni che ancora oggi vengono ricordate con affetto e ammirazione. Madge Evans rimane un esempio di talento e dedizione nel mondo del cinema, e la sua eredità continua a ispirare nuove generazioni di attori e cineasti.
      JOAN BLONDELL - Card n.5 della serie FILM STARS (SILVER) JOHN PLAYER & SONS (1934) - Joan Blondell, un'icona del cinema americano, ha avuto una vita professionale ricca e variegata, culminata con una performance memorabile nel film "The Greeks Had a Word for Them". Nata nel 1906, Blondell iniziò la sua carriera durante l'epoca d'oro di Hollywood e divenne nota per il suo spirito vivace e la sua presenza magnetica sullo schermo. Nel film del 1932, Blondell interpretò il ruolo di Schatze, una delle tre protagoniste, portando sullo schermo una combinazione di fascino e astuzia che catturò il cuore del pubblico. La sua interpretazione in "The Greeks Had a Word for Them" è stata acclamata per la sua capacità di bilanciare commedia e dramma, dimostrando la sua versatilità come attrice. Fu durante le riprese di questo film che ebbe una relazione con il direttore della fotografia George Barnes, con cui si sposò successivamente. La Blondell, attraverso i suoi ruoli, ha spesso rappresentato donne indipendenti e determinate, riflettendo così gli ideali emergenti dell'epoca. La sua carriera si estese per diverse decadi, durante le quali si adattò ai cambiamenti dell'industria cinematografica, mantenendo sempre una presenza fresca e rilevante. La sua eredità continua a influenzare le attrici di oggi, lasciando un'impronta indelebile nella storia del cinema.

      ADOLPHE MENJOU - Card n.75 della serie CINEMA STARS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1926 - Adolphe Menjou, nato il 18 febbraio 1890 a Pittsburgh, Pennsylvania, è stato un attore statunitense che ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema. Dopo aver completato la sua formazione presso la Culver Military Academy e laureatosi in ingegneria alla Cornell University, Menjou fu attratto dal teatro e dal vaudeville, facendo il suo debutto cinematografico nel 1914 con "The Acid Test". Emerse come una stella del cinema muto, brillando in film come "Lo sceicco" e "I tre moschettieri" nel 1921. Con l'avvento del cinema sonoro, la sua carriera non solo continuò, ma prosperò, culminando in una nomination all'Oscar nel 1931 per il suo ruolo in "The Front Page".

In "The Front Page", Menjou diede vita al personaggio di Walter Burns, un editore astuto e senza scrupoli, una performance che rafforzò la sua reputazione di uomo elegante e sofisticato. Oltre alla sua carriera cinematografica, Menjou era noto per le sue convinzioni politiche conservatrici e per il suo coinvolgimento con la Commissione per le attività antiamericane durante il periodo della paura rossa negli Stati Uniti. La sua vita fu segnata da successi professionali e da una presenza attiva nel dibattito politico del suo tempo.

Menjou si distinse anche per il suo stile impeccabile, tanto da essere nominato più volte come l'uomo più elegante d'America. La sua abilità nel vestire e nel portare se stesso con una grazia senza tempo lo ha reso un'icona di stile. La sua carriera attraversò diverse fasi del cinema, dai film muti ai talkies, e lavorò con alcuni dei più grandi nomi dell'epoca, come Charlie Chaplin in "A Woman of Paris", e Marlene Dietrich e Gary Cooper in "Morocco". Menjou fu anche un volto familiare in "A Star Is Born" con Janet Gaynor e Fredric March.

La sua vita privata fu altrettanto colorata quanto la sua carriera, con tre matrimoni, l'ultimo dei quali con l'attrice Verree Teasdale, durato fino alla sua morte nel 1963. Menjou lasciò un'eredità duratura come uno degli attori più raffinati e carismatici del suo tempo, un vero gentiluomo dello schermo che continua a ispirare gli attori di oggi.
      THE FRONT PAGE (1931) - "The Front Page" è un capolavoro cinematografico del 1931, diretto dal talentuoso Lewis Milestone e basato sulla vivace commedia teatrale di Ben Hecht e Charles MacArthur. Questo film pre-Code è una commedia screwball che si distingue per il suo ritmo incalzante e i dialoghi scintillanti, elementi che hanno contribuito a renderlo un classico intramontabile. La trama ruota attorno al giornalista Hildy Johnson, interpretato con maestria da Pat O’Brien, che si trova a dover scegliere tra la sua carriera nel giornalismo e una nuova vita nella pubblicità a New York. La situazione si complica quando un condannato a morte, Earl Williams, evade, offrendo a Hildy l'occasione per uno scoop che potrebbe cambiare le sue prospettive future.

Adolphe Menjou offre una performance memorabile nel ruolo di Walter Burns, l'editore senza scrupoli che fa di tutto per mantenere Hildy nel mondo frenetico del giornalismo. Il film è stato accolto con entusiasmo dalla critica, ottenendo un impressionante 88% su Rotten Tomatoes e un punteggio di 76 su Metacritic, segno dell'apprezzamento universale per la sua qualità e il suo impatto culturale. Inoltre, "The Front Page" è stato nominato per diversi premi agli Academy Awards, inclusi Miglior Film, Miglior Regista per Milestone e Miglior Attore per Menjou, consolidando ulteriormente il suo status nel panorama cinematografico.

La pellicola è stata prodotta da Howard Hughes e distribuita da United Artists, con un cast di supporto che include Mary Brian, Edward Everett Horton e altri talenti dell'epoca. È interessante notare che esistono due versioni del film, ognuna composta da differenti riprese: una destinata al mercato internazionale e l'altra, preferita dal regista Milestone, per la distribuzione originale negli Stati Uniti. Entrambe le versioni sono disponibili per la visione domestica. "The Front Page" è stato selezionato per il National Film Registry della Library of Congress nel 2010, riconoscendolo come opera di significativa importanza culturale, storica ed estetica, e attualmente è di pubblico dominio.

La storia di "The Front Page" è un'esplorazione affascinante del giornalismo dell'epoca, con un'acuta critica sociale e politica che risuona ancora oggi. Il film non solo intrattiene, ma offre anche uno spaccato della vita redazionale e delle dinamiche di potere all'interno del mondo dei media, temi che rimangono attuali. La sua eredità continua a influenzare il cinema contemporaneo, e la sua rilevanza è testimoniata dalle numerose trasposizioni e omaggi che ha ispirato nel corso degli anni. Per chiunque sia interessato alla storia del cinema o al giornalismo, "The Front Page" è un'opera imprescindibile che merita di essere vista e rivista.
      PAT O'BRIEN - Card n.13 FILM FAVOURITES 3rd Series stampata da A. AND M. WIX LONDON nel 1939 - William Joseph Patrick O'Brien, meglio conosciuto come Pat O'Brien, è stato un attore americano di grande talento e versatilità. Nato l'11 novembre 1899 a Milwaukee, Wisconsin, O'Brien ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema con oltre 100 crediti cinematografici. Di origini irlandesi, ha spesso interpretato personaggi che riflettevano il suo retaggio, guadagnandosi l'affetto del pubblico e il soprannome di "Hollywood's Irishman in Residence". La sua carriera ha preso il via dopo aver frequentato la Marquette Academy e l'American Academy of Dramatic Arts, dove ha coltivato la sua passione per la recitazione e ha stretto una duratura amicizia con Spencer Tracy, un altro gigante del cinema.

Il debutto cinematografico di O'Brien avvenne nel 1930 con il cortometraggio "The Nightingale", ma fu il suo ruolo da protagonista come Hildy Johnson nel film "The Front Page" del 1931 a stabilirlo come un attore di primo piano. La sua interpretazione di un giornalista sul punto di abbandonare la cronaca nera per un lavoro in pubblicità a New York è stata acclamata sia dalla critica che dal pubblico, specialmente quando il personaggio si imbatte in uno scoop inaspettato che cambia il corso della sua vita.

O'Brien è ricordato anche per le sue performance memorabili in film come "Knute Rockne, All American", dove ha interpretato il leggendario allenatore di football, e "Angels with Dirty Faces", un classico del cinema gangster. Il suo ruolo in "Some Like It Hot" ha dimostrato la sua abilità nel genere della commedia, aggiungendo un altro strato alla sua già ricca carriera. Oltre al cinema, O'Brien ha avuto una presenza significativa anche in televisione e teatro, mostrando una gamma di talenti che pochi possono eguagliare.

La vita di O'Brien fu altrettanto interessante fuori dallo schermo. Durante la Prima Guerra Mondiale, lui e Tracy si unirono alla Marina degli Stati Uniti, e anche se non andarono mai in mare, la loro esperienza al Great Lakes Naval Training Center fu notevole. In particolare, O'Brien ebbe un ruolo indiretto nell'aiutare Jack Benny a iniziare la sua carriera nella commedia. Dopo la guerra, completò i suoi studi alla Marquette Academy e successivamente frequentò la Marquette University, prima di trasferirsi a New York per inseguire la sua carriera di attore.

La sua vita privata fu segnata da un matrimonio felice con Eloise Taylor nel 1931, dalla nascita di quattro figli e da un profondo impegno nella fede cattolica. O'Brien è stato un esempio di integrità e dedizione, sia nella sua vita professionale che personale. La sua scomparsa il 15 ottobre 1983 a Santa Monica, California, ha lasciato un vuoto nel mondo del cinema, ma il suo retaggio continua a vivere attraverso le sue numerose e indimenticabili interpretazioni.
      MARY BRIAN - Card n.20 della serie STARS of the SCREEN stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1934. - Mary Brian, il cui vero nome era Louise Byrdie Dantzler, nacque il 17 febbraio 1906 a Corsicana, Texas. La sua carriera iniziò in maniera fulminea quando, a soli 16 anni, fu scoperta durante un concorso di bellezza. Questo evento fortuito la portò a ottenere il ruolo di Wendy Darling nel film muto "Peter Pan" del 1924, segnando il suo debutto nel mondo del cinema. Con il passaggio al cinema sonoro, Mary dimostrò una notevole capacità di adattamento, continuando a lavorare con successo e a catturare il cuore del pubblico.

Conosciuta come "The Sweetest Girl in Pictures", Mary incarnava l'ideale di dolcezza e innocenza dell'epoca, una reputazione che le permise di recitare in oltre 40 film. Nel 1926, la sua promettente carriera fu ulteriormente riconosciuta quando vinse il premio WAMPAS Baby Stars, assegnato alle giovani attrici più promettenti dell'industria cinematografica. Questo premio era un indicatore significativo del talento e del potenziale percepito in una giovane attrice, e Mary non deluse le aspettative.

Uno dei suoi ruoli più memorabili fu quello di Peggy Grant nel film "The Front Page" del 1931. La sua interpretazione le permise di consolidare la sua fama come una delle attrici più talentuose e affascinanti di Hollywood, capace di trasmettere emozioni genuine e di creare personaggi indimenticabili. La sua carriera attraversò diverse fasi, ma rimase sempre una figura amata e rispettata nel settore.

Sul fronte personale, Mary Brian si sposò due volte. Il suo primo matrimonio fu con Jon Whitcomb, un noto illustratore dell'epoca, mentre il secondo fu con George Tomasini, un montatore cinematografico di talento. Entrambi i matrimoni riflettevano la sua vicinanza al mondo dell'arte e del cinema, e la sua vita personale era tanto affascinante quanto la sua carriera sullo schermo.

Mary Brian visse una vita lunga e ricca, lasciandoci all'età di 96 anni, il 30 dicembre 2002, a Del Mar, California. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue performance, che rimangono testimonianza del suo talento e della sua capacità di toccare il cuore del pubblico. La sua storia è un esempio di come talento, determinazione e un pizzico di fortuna possano portare a una carriera straordinaria nel mondo del cinema. Mary Brian rimarrà sempre un'icona del passaggio dal cinema muto al sonoro, e un simbolo dell'età d'oro di Hollywood.
      MAE CLARKE - Card n.37 della serie CINEMA CELEBRITIES stampata dalla B.A.T. nel 1935 - Mae Clarke, nata Violet Mary Klotz il 16 agosto 1910 a Filadelfia, Pennsylvania, è stata un’attrice statunitense nota per i suoi ruoli iconici nel cinema degli anni '30. Iniziò la sua carriera nel vaudeville e nei night club di New York, condividendo una stanza con l’attrice Barbara Stanwyck.

Clarke è ricordata soprattutto per due ruoli del 1931: Elizabeth nel film “Frankenstein” e Kitty nel film "The Public Enemy". In “Frankenstein”, interpretò la fidanzata del Dr. Henry Frankenstein, che viene attaccata dal mostro interpretato da Boris Karloff. In “The Public Enemy”, è famosa per la scena in cui James Cagney le schiaccia un pompelmo in faccia, una delle scene più iconiche del cinema.

Nel film “The Front Page” del 1931, Mae Clarke interpretò Molly Malloy, una prostituta dal cuore d’oro che crede nell’innocenza del condannato a morte. La sua performance in questo film contribuì a consolidare la sua reputazione come attrice versatile e talentuosa.

Clarke continuò a lavorare nel cinema e in televisione fino agli anni '70, ma la sua carriera fu segnata da un grave incidente automobilistico nel 1933 che le causò la frattura della mascella. Morì il 29 aprile 1992 a Los Angeles, California.

      VIVIEN LEIGH - Card n. 22 FILM STARS (3RD SERIES) (1938) JOHN PLAYER & SONS. - Vivien Leigh è stata una delle attrici più celebri del ventesimo secolo, resa famosa soprattutto per il suo ruolo iconico di Scarlett O’Hara in "Via col vento" e di Blanche DuBois in "Un tram che si chiama Desiderio", per i quali ha vinto due premi Oscar.

Nel film "Fire Over England" (1937), Vivien Leigh ha interpretato Cynthia, una delle dame di compagnia della regina Elisabetta I. Il suo personaggio, giovane, vivace e attraente, ha suscitato la gelosia della regina stessa. Cynthia è anche l'interesse amoroso del personaggio di Michael Ingolby, interpretato da Laurence Olivier. La performance di Leigh in questo film è stata cruciale per la sua carriera, poiché ha contribuito a convincere il produttore David O. Selznick a selezionarla per il ruolo di Scarlett O’Hara.
      FIRE OVER ENGLAND - "Fire Over England" è un'opera cinematografica che cattura l'essenza di un'epoca turbolenta nella storia inglese, offrendo uno sguardo intimo sulle tensioni politiche e le manovre di spionaggio che hanno caratterizzato il periodo elisabettiano. Il film si distingue per la sua abile miscela di dramma storico e avventura, portando lo spettatore in un viaggio attraverso i corridoi del potere e le acque tempestose dell'Atlantico. La regia di William K. Howard è stata lodata per la sua capacità di creare un ritratto vivido e coinvolgente di un'epoca definita da conflitti religiosi e rivalità internazionali.

La narrazione segue le vicende di Michael Ingolby, un eroe coraggioso e astuto, la cui missione è di penetrare i segreti della corte spagnola. La sua determinazione e ingegnosità sono palpabili in ogni scena, e Olivier offre una performance che cattura l'audacia e la complessità del suo personaggio. Al suo fianco, Vivien Leigh brilla nel ruolo di Cynthia, la cui bellezza e spirito riflettono la forza e l'indipendenza della regina che serve. La loro chimica sullo schermo è innegabile e segna l'inizio di una delle collaborazioni più memorabili nella storia del cinema.

Il contesto storico del film è reso con grande attenzione ai dettagli, dalle lussuose corti europee alle navi da guerra che solcano i mari, creando un senso di autenticità che immerge lo spettatore nell'epoca. La minaccia dell'Armada spagnola è avvertita in tutto il film, un costante promemoria delle posta in gioco per l'Inghilterra e la sua regina. La tensione sale man mano che Ingolby si avvicina al suo obiettivo, e lo spettatore è trascinato in una rete di intrighi e pericoli.

La performance di Leigh come Cynthia è stata cruciale non solo per il film, ma anche per la sua carriera, poiché ha dimostrato la sua versatilità e il suo talento come attrice. La sua interpretazione ha lasciato un'impressione duratura su Selznick, che l'ha portata a ottenere uno dei ruoli più iconici del cinema, quello di Scarlett O'Hara in "Via col vento". Questo ruolo ha consolidato la sua posizione come una delle grandi stelle del suo tempo, e il suo lavoro in "Fire Over England" può essere visto come un punto di svolta che ha aperto la strada a quel successo.

In conclusione, "Fire Over England" rimane un film significativo per il suo impatto culturale e storico. Non solo ha segnato l'inizio di una partnership leggendaria tra Olivier e Leigh, ma ha anche contribuito a plasmare il genere del film storico, offrendo uno sguardo avvincente su un periodo cruciale della storia britannica. La sua eredità perdura come testimonianza del potere del cinema di portare in vita la storia, e continua a essere apprezzato da critici e amanti del cinema per la sua narrazione avvincente, le sue performance stellari e la sua produzione impeccabile.
      LAURENCE OLIVIER - Card n. 34 FILM STARS (3RD SERIES) (1938) JOHN PLAYER & SONS. - Laurence Olivier è stato uno degli attori più celebrati del ventesimo secolo, famoso per le sue interpretazioni sia teatrali che cinematografiche, specialmente nei ruoli shakespeariani. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, inclusi quattro premi Oscar, lasciando un segno indelebile nel mondo del teatro e del cinema.

Nel film "Fire Over England" (1937), Olivier dà vita al personaggio di Michael Ingolby, un giovane ufficiale della marina inglese il cui padre è stato ucciso dagli spagnoli. Michael si offre volontario per infiltrarsi alla corte di Filippo II di Spagna al fine di ottenere informazioni vitali sui piani dell'Armada spagnola. Il suo personaggio è rappresentato come coraggioso, leale e fermamente deciso a difendere l'Inghilterra dalla minaccia spagnola. La sua missione lo vede affrontare pericoli e complotti, mettendo alla prova la sua intelligenza e il suo valore.
      FLORA ROBSON - Card n.30 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Flora Robson è stata un'attrice britannica celebre per le sue interpretazioni intense e carismatiche, in particolare nei ruoli storici. La sua carriera si è estesa per molti anni, distinguendosi sia nel cinema che nel teatro.

Nel film "Fire Over England" (1937), Flora Robson ha dato vita al personaggio della regina Elisabetta I. La sua interpretazione è stata largamente lodata per la capacità di rappresentare la forza e la determinazione della sovrana in un momento cruciale della storia inglese. Nel contesto del film, Elisabetta I si trova a fronteggiare la minaccia dell'Invincibile Armada spagnola, dovendo manovrare tra congiure e tradimenti per salvaguardare il suo regno. Robson ha saputo esprimere sia l'autorità che la vulnerabilità della regina, rendendo la sua Elisabetta memorabile e autentica. La sua performance è considerata una delle più emblematiche nella storia del cinema britannico, contribuendo a consolidare il suo status di icona nel panorama teatrale e cinematografico. La Robson, con la sua maestria, ha trascinato gli spettatori in un viaggio attraverso le pagine della storia, dimostrando che il talento e la passione possono trasformare la recitazione in un'arte sublime.
      RAYMOND MASSEY - Card n.25 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Raymond Massey, attore canadese di straordinario talento, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema e del teatro con i suoi ruoli intensi e autorevoli. La sua carriera, ricca di successi, si è distinta per la varietà di personaggi storici e drammatici che ha saputo interpretare con maestria. Massey è stato un artista versatile, capace di adattarsi a diversi generi e stili, mantenendo sempre un livello di recitazione elevato.

Nel film "Fire Over England" del 1937, Massey ha dato vita al personaggio di Filippo II di Spagna, incarnando l'antagonista principale della narrazione. La sua interpretazione ha catturato l'essenza di un sovrano determinato e inflessibile, opponendosi all'Inghilterra di Elisabetta I. Attraverso la sua performance, Massey ha trasmesso non solo la rigidità e l'ambizione del re spagnolo, ma anche la complessità emotiva di un uomo di potere, aggiungendo così profondità e sfumature al suo ruolo.

La sua capacità di dare vita a personaggi potenti e complessi è stata una costante nella sua carriera. Massey ha esplorato le sfaccettature dell'animo umano, portando sullo schermo e sul palcoscenico figure storiche con un realismo e un'intensità che pochi altri hanno saputo eguagliare. Ogni sua interpretazione era un'opera d'arte, caratterizzata da una profonda comprensione del personaggio e da una dedizione assoluta al mestiere dell'attore.

Oltre a "Fire Over England", Massey ha brillato in numerosi altri film, come "Abe Lincoln in Illinois" (1940), dove ha interpretato il presidente americano Abraham Lincoln, dimostrando ancora una volta la sua abilità nel rappresentare figure di grande autorità e umanità. La sua performance in questo film è stata acclamata dalla critica e ha rafforzato la sua reputazione come uno degli attori più rispettati del suo tempo.

Massey ha continuato a lavorare fino agli ultimi anni della sua vita, lasciando un'eredità di ruoli memorabili che hanno ispirato generazioni di attori. La sua passione per l'arte della recitazione e la sua dedizione al perfezionamento del suo mestiere sono stati esemplari. Raymond Massey non è stato solo un attore; è stato un vero artista, un maestro della scena che ha saputo catturare l'immaginazione del pubblico e toccare il cuore di chi lo ha visto recitare. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue indimenticabili interpretazioni, che rimangono un punto di riferimento per tutti coloro che amano il teatro e il cinema.
      LESLIE BANKS - Card n.2 della serie CHARACTERS COME TO LIFE (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938). - Leslie Banks è stato un attore britannico celebre per i suoi ruoli intensi e talvolta minacciosi nei film degli anni '30 e '40. La sua carriera prolifica si è estesa sia al cinema che al teatro, e viene ricordato per la sua abilità nell'interpretare personaggi complessi e sfaccettati.

Nel film "Fire Over England" (1937), Leslie Banks ha dato vita a Robert Dudley, il conte di Leicester. Leicester era uno dei principali consiglieri della regina Elisabetta I e suo ex amante. Il ruolo interpretato da Banks è cruciale per la narrazione, in quanto incarna la lealtà e la saggezza necessarie per affrontare le sfide politiche e militari dell'epoca. La sua performance conferisce al film una maggiore profondità, rivelando sia la forza che la vulnerabilità del personaggio.
      DONALD CALTHROP - Card n.16 della serie BRITISH BORN FILM STAR (ARDATH TOBACCO CO LTD) (1934). - Donald Calthrop, attore britannico di straordinario talento, è rimasto impresso nella memoria collettiva per la sua eccezionale capacità di dare vita a personaggi complessi e sfaccettati. La sua carriera, che si estende dal 1916 al 1940, è stata segnata da una serie di interpretazioni memorabili sia sul grande schermo che sul palcoscenico, testimoniando la sua versatilità e il suo impegno artistico. Con oltre sessanta film all'attivo, Calthrop ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema, diventando un punto di riferimento per le generazioni future di attori.

Nel film "Fire Over England" del 1937, Calthrop ha assunto il ruolo di Don Escobal, uno degli ufficiali spagnoli al centro della congiura contro l'Inghilterra elisabettiana. La sua interpretazione di Escobal è stata acclamata per la profondità e l'intensità con cui ha rappresentato il personaggio, arricchendo la narrazione con una tensione palpabile e un senso di intrigo che permea ogni scena in cui appare. La sua capacità di incarnare la malizia e l'astuzia di Escobal ha contribuito a creare un'atmosfera carica di suspense, rendendo il film un classico indimenticabile del genere storico.

La presenza scenica di Calthrop, unita alla sua interpretazione intelligente e sfumata, ha reso i suoi personaggi memorabili e ha influenzato notevolmente la direzione artistica dei film in cui ha recitato. La sua dedizione all'arte della recitazione e la sua abilità nell'esplorare le complessità psicologiche dei suoi personaggi hanno fatto di lui un'icona del cinema britannico. Attraverso le sue performance, Calthrop ha esplorato temi universali come il potere, la lealtà e il tradimento, dimostrando che il cinema può essere uno strumento potente per riflettere sulla condizione umana.

Oltre al suo lavoro sullo schermo, Calthrop ha avuto una carriera teatrale altrettanto impressionante, portando sul palco la stessa intensità e profondità che caratterizzavano le sue performance cinematografiche. La sua capacità di adattarsi a diversi stili e generi ha mostrato la sua eccezionale gamma come attore, e il suo contributo alle arti drammatiche è stato riconosciuto sia dal pubblico che dalla critica.

La sua eredità continua a ispirare e a essere celebrata, non solo per le sue realizzazioni artistiche ma anche per il suo impatto sulla cultura cinematografica e teatrale. Donald Calthrop non è stato solo un attore; è stato un vero artista, il cui lavoro continua a risuonare e a influenzare l'industria dell'intrattenimento. La sua vita e la sua carriera rimangono un esempio luminoso di dedizione e passione per la recitazione, e il suo nome sarà sempre sinonimo di eccellenza nel mondo del teatro e del cinema.
      FIRE OVER ENGLAND - Figurina n. 23 della serie SHOTS FROM THE FILM  (J. A. PATTREIOUEX LTD) (1938). - “Fire Over England” è un film ricco di curiosità interessanti. Ad esempio, è noto per essere la prima collaborazione tra Laurence Olivier e Vivien Leigh. Durante le riprese, i due attori si innamorarono, dando inizio a una delle storie d’amore più celebri di Hollywood. Inoltre, la performance di Vivien Leigh in questo film fu così convincente che contribuì a farle ottenere il ruolo di Scarlett O’Hara in “Via col vento”.

Il film fu diretto da William K. Howard e prodotto da Alexander Korda, un importante produttore cinematografico dell’epoca. Gli effetti speciali, curati da Lawrence W. Butler, Edward Cohen e Ned Mann, furono particolarmente notevoli per le scene di battaglia navale.
Basato sul romanzo omonimo del 1936 di A.E.W. Mason, il film vede Flora Robson interpretare la regina Elisabetta I. La sua interpretazione fu molto apprezzata per la capacità di incarnare la forza e la determinazione della regina durante un periodo critico della storia inglese.
      LAURENCE OLIVIER & VIVIEN LEIGH - Card n.10 della serie FAMOUS LOVE SCENES (GODFREY PHILLIPS LTD) (1938) - "Fire Over England" è un film drammatico storico diretto da William K. Howard, ambientato durante il regno di Elisabetta I e incentrato sulla vittoria dell'Inghilterra sull'Armada spagnola. Questo film è noto per essere la prima collaborazione tra Vivien Leigh e Laurence Olivier, due delle più grandi star del cinema britannico.

Vivien Leigh interpreta Cynthia Burleigh, la giovane e vivace nipote di Lord Burleigh, uno dei principali consiglieri della regina Elisabetta I. Cynthia è una delle dame di compagnia della regina e la sua bellezza e vivacità suscitano la gelosia della regina stessa. Il personaggio di Cynthia è centrale nella trama, poiché il suo amore per Michael Ingolby, interpretato da Laurence Olivier, è uno dei fili conduttori del film.

Laurence Olivier interpreta Michael Ingolby, un giovane e coraggioso ufficiale della marina inglese. Michael è determinato a difendere l'Inghilterra dall'invasione spagnola e il suo amore per Cynthia lo motiva ulteriormente. La chimica tra Leigh e Olivier sullo schermo è palpabile e ha contribuito a rendere il film un successo.

La performance di Vivien Leigh e Laurence Olivier in "Fire Over England" è stata fondamentale per la loro carriera e ha consolidato la loro reputazione come una delle coppie più iconiche del cinema. La loro collaborazione in questo film ha aperto la strada a future collaborazioni e ha lasciato un'impronta duratura nella storia del cinema.

      VIVIEN LEIGH - Card n.36 della serie SCREEN STARS stampata dalla ABDULLA & Co. Ltd. nel 1939Vivien Leigh, nata Vivian Mary Hartley il 5 novembre 1913 a Darjeeling, in India, è stata una delle attrici più affascinanti e talentuose del suo tempo. Con una carriera che ha attraversato tre decenni, Vivien Leigh ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del teatro e del cinema, diventando un'icona per le sue interpretazioni memorabili e la sua bellezza senza tempo.

La sua educazione artistica iniziò in giovane età, quando fu mandata a studiare in Europa, per poi fare ritorno a Londra nel 1931. Fu proprio in questo periodo che Vivien scoprì la sua passione per la recitazione, ispirata dall'amica e futura attrice Maureen O'Sullivan. Dopo aver completato la sua formazione alla Royal Academy of Dramatic Art, Vivien iniziò a farsi notare per le sue doti recitative, ottenendo piccoli ruoli in film nel 1935 e progredendo fino al ruolo di eroina in "Fire Over England" nel 1937.

Il suo talento non passò inosservato, e ben presto arrivò il ruolo che l'avrebbe resa immortale: Scarlett O'Hara in "Gone with the Wind" (1939). La sua interpretazione le valse il primo dei suoi due premi Oscar come Miglior Attrice. Il secondo Oscar arrivò nel 1952 per la sua performance come Blanche DuBois in "A Streetcar Named Desire", un ruolo che aveva già interpretato con successo sul palcoscenico del West End londinese nel 1949.

Nonostante la sua fama come attrice cinematografica, Vivien Leigh era principalmente una performer teatrale. Ha interpretato una vasta gamma di personaggi, dalle eroine delle commedie di Noël Coward e George Bernard Shaw alle classiche figure shakespeariane come Ofelia, Cleopatra, Giulietta e Lady Macbeth. La sua carriera teatrale fu coronata da un Tony Award per il suo lavoro nella versione musicale di Broadway di "Tovarich" nel 1963.

La vita personale di Vivien Leigh fu altrettanto affascinante quanto la sua carriera. Fu sposata due volte, prima con Herbert Leigh Holman e poi con l'attore Laurence Olivier, con cui formò una delle coppie più celebri del teatro e del cinema. Insieme, hanno recitato in numerose produzioni teatrali, spesso con Olivier alla regia, e in tre film.

Nonostante il successo, la vita di Vivien Leigh fu segnata da sfide personali, tra cui la lotta contro il disturbo bipolare e la tubercolosi cronica, che fu diagnosticata a metà degli anni '40 e che alla fine portò alla sua prematura scomparsa all'età di 53 anni nel 1967.

Vivien Leigh rimane una figura leggendaria, una donna che ha incarnato la grazia, la determinazione e il talento. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue memorabili interpretazioni e la sua capacità di ispirare le generazioni future di attori e appassionati di cinema e teatro. Vivien Leigh non è stata solo un'attrice; è stata una forza della natura che ha brillato intensamente sia sul palcoscenico che sullo schermo, lasciando un segno indelebile nella storia dell'arte performativa.
      DARK JOURNEY - “Dark Journey” è un film di spionaggio britannico del 1937 diretto da Victor Saville e interpretato da Conrad Veidt, Vivien Leigh e Joan Gardner. La trama si svolge durante la Prima Guerra Mondiale e segue le vicende di due agenti segreti di opposte fazioni che si incontrano e si innamorano nella neutrale Stoccolma.

Il film è noto per la sua intrigante narrazione e per le intense performance dei protagonisti. Conrad Veidt interpreta il Barone Karl Von Marwitz, un ufficiale tedesco, mentre Vivien Leigh è Madeleine Goddard, una proprietaria di una boutique di moda che si rivela essere una spia francese. La storia si complica quando Madeleine, che lavora come doppio agente per i francesi, cerca di scoprire l’identità del nuovo capo del servizio segreto tedesco a Stoccolma.

“Dark Journey” combina elementi di avventura, crimine e romance, creando un’atmosfera densa di tensione e mistero. Il film è stato lodato per la sua sceneggiatura, scritta da Lajos Bíró e Arthur Wimperis, e per la regia di Saville, che gestisce abilmente il ritmo e la suspense. Inoltre, le scenografie e i costumi contribuiscono a ricreare l’epoca della guerra con dettagli accurati e un’atmosfera autentica.

Nonostante alcune critiche riguardo al ritmo lento e alla difficoltà nel distinguere le nazionalità dei personaggi a causa degli accenti, “Dark Journey” rimane un esempio significativo del cinema di spionaggio pre-bellico e un interessante studio dei personaggi coinvolti in giochi di doppia spionaggio durante un periodo storico tumultuoso.

In sintesi, “Dark Journey” è un film che merita attenzione per la sua capacità di intrecciare la narrazione di spionaggio con una storia d’amore commovente, il tutto ambientato contro lo sfondo della Prima Guerra Mondiale.
      CONRAD VEIDT - Card n.45 della serie FILM STAGE and RADIO STARS stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1935Conrad Veidt, pseudonimo di Hans Walter Konrad Veidt, è stato un attore tedesco che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema. Nato a Potsdam il 22 gennaio 1893, Veidt si è distinto per la sua capacità di incarnare personaggi complessi e memorabili, diventando una delle figure più emblematiche del cinema muto tedesco.

La sua carriera iniziò nei primi anni del Novecento, quando lavorò a Berlino nella compagnia teatrale di Max Reinhardt. Il suo debutto cinematografico avvenne nel 1917 con il film "Der Weg des Todes", ma fu il ruolo di Cesare nel film "Il gabinetto del dottor Caligari" del 1920 a consacrarlo come stella internazionale. Questo film, una pietra miliare del cinema espressionista, ha mostrato la sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni intense attraverso il linguaggio del corpo e dell'espressione facciale.

Dopo aver raggiunto la fama in Germania, la vita di Veidt prese una svolta drammatica con l'ascesa del nazismo. A causa delle sue convinzioni politiche e del fatto che sua moglie era ebrea, decise di lasciare la Germania per trasferirsi nel Regno Unito. Qui, ottenne la cittadinanza britannica nel 1939 e continuò la sua carriera cinematografica, spesso interpretando ruoli di militare tedesco in film antinazisti come "La spia in nero" e "Contrabbando".

Il suo trasferimento negli Stati Uniti all'inizio degli anni '40 segnò l'ultima fase della sua carriera. A Hollywood, Veidt continuò a lavorare in pellicole di rilievo, tra cui "Casablanca" del 1942, dove interpretò il ruolo del maggiore Strasser, uno dei suoi ultimi e più celebri personaggi. Purtroppo, la sua vita si concluse prematuramente l'anno successivo, il 3 aprile 1943, a causa di un infarto mentre giocava a golf.

Conrad Veidt rimane una figura leggendaria, un artista che ha attraversato epoche turbolente, portando sullo schermo una gamma di personaggi che continuano a influenzare il mondo del cinema. La sua eredità artistica vive attraverso le sue interpretazioni, che rimangono testimonianze potenti della sua maestria e del suo spirito indomito.
      JOAN GARDNER - Card n.39 della serie SCREEN STARS stampata dalla ABDULLA & Co. Ltd. nel 1939Joan Gardner è stata un'artista poliedrica che ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo dell'intrattenimento, soprattutto come doppiatrice. Nata il 16 novembre 1926 a Chicago, Illinois, Gardner ha iniziato la sua carriera sul palcoscenico, ma è stata la sua voce unica a renderla famosa. 

Con una carriera che si estende dal 1948 al 1991, Gardner ha prestato la sua voce a numerosi personaggi animati, diventando una figura iconica per molte generazioni. Tra i suoi ruoli più noti, c'è quello di Spunky in "The Adventures of Spunky and Tadpole" e di Tanta Kringle nel classico natalizio "Santa Claus Is Comin' to Town". Ha anche lavorato come sceneggiatrice, autrice e compositrice, mostrando il suo talento versatile e la sua passione per l'arte.

La sua vita personale è stata altrettanto ricca: sposata con il produttore Edward Janis dal 1960 fino alla sua morte, Gardner ha anche scritto sotto il nome di Joan Janis. La sua scomparsa il 10 dicembre 1992 ha lasciato un vuoto nel settore, ma il suo lavoro continua a vivere e a ispirare.

Joan Gardner rappresenta un esempio di come la passione e il talento possano attraversare diverse forme di media, lasciando un'eredità che supera il confine del tempo. La sua voce ha dato vita a personaggi che hanno accompagnato l'infanzia di molti e continueranno a farlo per anni a venire. Grazie, Joan, per averci regalato momenti indimenticabili con la tua arte.
      URSULA JEANS - Card n.45 della serie BRITISH BORN FILM STAR stampata dalla ARDATH TOBACCO CO LTD nel 1934Nel panorama del teatro e del cinema britannico, poche figure brillano con l'intensità e il talento di Ursula Jeans. Nata Ursula Jean McMinn il 5 maggio 1906 a Simla, nell'India britannica, Ursula Jeans si è trasferita a Londra dove ha ricevuto un'educazione formale e ha affinato il suo talento alla prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art (RADA).

La sua carriera iniziò nel 1922, quando fece il suo debutto teatrale al Criterion Theatre. Da lì, la sua passione per la recitazione l'ha portata a specializzarsi in opere classiche di Shakespeare e Shaw, esibendosi principalmente all'Old Vic e con la compagnia Sadler's Wells. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Jeans ha lavorato sotto l'egida dell'Entertainments National Service Association (ENSA), insieme al suo secondo marito, l'attore Roger Livesey. Spesso si esibivano insieme sul palco e hanno goduto di un particolare successo nel West End con una commedia scritta appositamente per loro da J.B. Priestley: "Ever Since Paradise".

Sul grande schermo, Ursula Jeans ha avuto ruoli memorabili, interpretando spesso mogli gentili e devote, come la signora Molly Wallis in "The Dam Busters" (1955). Tuttavia, è stata particolarmente efficace nei panni della moglie di un ufficiale, Lady Windham, in "North West Frontier" (1959), o come la vedova borghese Martha Dacre, che cerca di venire a patti con le conseguenze della guerra in "The Weaker Sex" (1948).

La sua vita personale è stata altrettanto affascinante quanto la sua carriera. Il suo primo matrimonio con l'attore Robin Irvine terminò tragicamente con la sua morte nel 1933. Successivamente, sposò Roger Livesey nel 1937, e la loro unione durò fino alla morte di lei nel 1973. Ursula Jeans è deceduta a causa di un cancro, lasciando un'eredità artistica che continua a influenzare e ispirare.

Ursula Jeans non è stata solo un'attrice di talento, ma anche una figura emblematica di forza e resilienza. La sua dedizione alla sua arte e il suo impegno nel portare storie significative sul palco e sullo schermo hanno lasciato un'impronta indelebile nel mondo dello spettacolo. La sua targa commemorativa condivisa con Roger Livesey nella chiesa degli attori di St Paul's a Covent Garden è un tributo alla loro vita insieme e al loro contributo all'arte drammatica.

Ursula Jeans rimane un esempio luminoso di come la passione e il talento possano trascendere il tempo e le generazioni, ispirando coloro che seguono le loro orme artistiche. La sua storia è una testimonianza del potere trasformativo del teatro e del cinema, e del ruolo vitale che gli artisti giocano nel plasmare la nostra comprensione della società e dell'umanità.

      GARY COOPER - Card n.47 della serie STARS of the SCREEN stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1934 - Gary Cooper, pseudonimo di Frank James Cooper, è stato un'icona del cinema americano, noto per il suo stile recitativo sobrio e la sua forte presenza scenica. Nato il 7 maggio 1901 a Helena, Montana, Cooper ha vissuto una carriera cinematografica di successo che lo ha visto protagonista in oltre 100 film. Il suo ruolo in "Meet John Doe" del 1941, diretto dal celebre Frank Capra, è uno dei più significativi. In questo film, Cooper interpreta 'Long John' Willoughby, un ex giocatore di baseball caduto in tempi difficili che si ritrova a impersonare John Doe, un uomo inventato da una giornalista, interpretata da Barbara Stanwyck, per stimolare l'interesse del pubblico e sollevare questioni sociali. La performance di Cooper in "Meet John Doe" è stata acclamata per la sua capacità di catturare la complessità del personaggio, un eroe americano riluttante che incarna le speranze e le paure del cittadino medio durante un periodo di grande incertezza. La sua interpretazione ha contribuito a rendere il film un classico duraturo, che continua a essere apprezzato per la sua rilevanza tematica e la sua profondità emotiva.
      MEET JOHN DOE - "Meet John Doe", un film del 1941 diretto dal celebre Frank Capra, è una commedia drammatica che esplora temi di politica e società attraverso la storia di un uomo comune che diventa un eroe involontario. Con protagonisti Gary Cooper e Barbara Stanwyck, il film racconta di una giornalista, interpretata da Stanwyck, che per vendicarsi del suo licenziamento pubblica una lettera fittizia di un certo "John Doe", che minaccia di suicidarsi a causa delle ingiustizie sociali. La lettera diventa virale, spingendo il giornale a riassumere la giornalista e a creare un movimento politico intorno a questa figura immaginaria. Cooper interpreta il vagabondo assunto per impersonare John Doe, diventando un simbolo di speranza per la gente comune. Il film è un'incisiva critica al sensazionalismo dei media e alla manipolazione politica, ma è anche una storia di redenzione e di potere della comunità. "Meet John Doe" è considerato un classico del cinema, noto per il suo umorismo, il suo calore umano e la sua profonda risonanza emotiva.
      BARBARA STANWYCK - Card n.15 della serie Cinema Stars stampata dalla ROTHMANS nel 1939 - Barbara Stanwyck, una delle icone indiscusse del cinema classico americano, ha lasciato un'impronta indelebile con la sua interpretazione di Ann Mitchell in "Meet John Doe". In questo film del 1941, diretto dal maestro Frank Capra, Stanwyck interpreta una giornalista intraprendente che, in un colpo di genio (o di follia, a seconda della prospettiva), inventa una lettera di un disoccupato che minaccia il suicidio in segno di protesta contro le ingiustizie sociali. La sua performance è stata tanto convincente che ancora oggi si discute se Ann Mitchell fosse una visionaria o semplicemente una donna disperata per mantenere il suo lavoro in tempi di crisi. Il film, che esplora temi come la corruzione politica, il populismo e la dignità umana, ha visto Stanwyck dare vita a uno dei personaggi femminili più complessi e sfaccettati dell'epoca, dimostrando la sua straordinaria capacità di interpretare ruoli di forte impatto emotivo e sociale.
      MEET JOHN DOE - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Pag. 21 del Periodico CINE-MUNDIAL (1941) pubblicato da Nueva York, Chalmers publishing company. (Cine-Mundial era la versione in lingua spagnola di Moving Picture World).

      HAROLD LLOYD - Card n.15 - CINEMA STARS 1ST SERIES (W.D. & H.O. WILLS 1928) - Harold Lloyd fu uno dei più grandi comici del cinema muto americano, celebre per la sua abilità di attore e per le sue acrobazie mozzafiato. Nato nel 1893, Lloyd iniziò la sua carriera nel vaudeville prima di passare al cinema, dove creò il personaggio di "Glasses" o "The Boy", che divenne un'icona della cultura popolare degli anni '20. Conosciuto per la sua espressione impassibile e per le situazioni pericolose in cui si cacciava, come l'indimenticabile scena dell'orologio in "Safety Last!", Lloyd si distinse per la sua capacità di combinare commedia fisica e pathos. Nonostante la sua popolarità sia stata oscurata da quella di Charlie Chaplin e Buster Keaton, Lloyd rimane una figura chiave nella storia del cinema, con oltre 200 film all'attivo. Lloyd creava drammi umoristici basati su una trama romantica, dove ogni film era una storia a sé, con un Harold diverso che affrontava preoccupazioni diverse. Questa capacità di creare narrazioni coinvolgenti e allo stesso tempo divertenti, senza mai perdere il contatto con la realtà e le emozioni autentiche, rendeva Lloyd un artista unico nel suo genere, capace di lasciare un'impronta indelebile nella storia del cinema. La sua eredità continua a influenzare i comici e i cineasti, dimostrando che il suo talento e il suo coraggio nell'arte della commedia sono senza tempo.
      SAFETY LAST! - "Safety Last!" è un capolavoro del cinema muto che ha incantato il pubblico con la sua miscela di romanticismo e comicità. Diretto da Fred C. Newmeyer e Sam Taylor, questo film del 1923 vede Harold Lloyd nei panni del protagonista, un giovane uomo pieno di ambizioni e sogni. La scena più memorabile del film, che mostra Lloyd aggrappato alle lancette di un orologio su un grattacielo, è diventata un'icona indimenticabile dell'epoca del cinema muto. Il successo di "Safety Last!" non si limitò al momento della sua uscita; il film ha continuato a ricevere elogi nel corso degli anni, consolidando la reputazione di Lloyd come uno dei grandi pionieri del cinema.

La trama di "Safety Last!" è una commedia di situazioni che segue le peripezie di Harold, che si trasferisce in città con l'obiettivo di fare fortuna e sposare la sua amata. Il suo percorso è costellato di situazioni esilaranti e pericolose, culminando nella famosa scena dell'arrampicata sul grattacielo. Questo momento di tensione e umorismo è un esempio perfetto della capacità del film di combinare azione e comicità in modo efficace.

Il film è noto anche per i suoi effetti speciali rivoluzionari, che hanno contribuito a creare alcune delle scene più emozionanti e pericolose dell'epoca. Lloyd, nonostante le gravi lesioni subite in un incidente precedente, eseguì personalmente molte delle acrobazie, dimostrando un coraggio e una dedizione straordinari. La sua performance è stata talmente significativa che, nel 1994, "Safety Last!" è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, riconoscendolo come un'opera di significativo valore culturale, storico ed estetico.

Oggi, "Safety Last!" rimane un classico intramontabile, un film che continua a deliziare il pubblico di tutte le età e che viene regolarmente incluso nelle rassegne cinematografiche. La sua eredità perdura come testimonianza dell'ingegnosità e dell'innovazione dei primi anni del cinema, e come promemoria del talento e dello spirito pionieristico di Harold Lloyd e dei suoi collaboratori.
      HAROLD LLOYD - Card n. 13 della serie PERSONALITIES OF TO-DAY stampata dalla GODFREY PHILLIPS LTD nel 1932.
Immagina Harold Lloyd, l'iconico attore del cinema muto, con il suo inconfondibile paio di occhiali tondi, che sembrano due lenti d'ingrandimento che esaltano i suoi occhi sgranati di sorpresa. Il suo sorriso è una linea sottile, quasi una smorfia, che si allarga in un'espressione di gioia contagiosa. Le sue mani, sempre in movimento, sembrano danzare nell'aria, mentre i suoi piedi, in perenne equilibrio precario, lo portano in avventure comiche sul filo dell'assurdo. La sua figura esile, vestita in modo impeccabile con un completo che sembra troppo grande per lui, gli conferisce un'aria di eleganza goffa, un gentiluomo in un mondo di slapstick. E poi c'è il suo cappello, un borsalino inclinato che sembra avere una personalità tutta sua, sempre al posto giusto al momento giusto, come per sottolineare la comicità delle situazioni in cui si trova. Harold Lloyd, con la sua presenza scenica, trasforma ogni scena in un capolavoro di tempismo e espressione, un maestro dell'arte visiva che sapeva come far ridere senza dire una parola.
      PUBBLICITA' SIGARETTE HANSOM - Retro prima pagina dell'album FILM KUNSTLER AUS ALLER WELT (1931)

      JANET GAYNOR - Card n.25, DAS ORAMI-ALBUM,  Janet Gaynor (pseudonimo di Laura Augusta Gainor) è stata un’attrice statunitense. Nata il 6 ottobre 1906 a Filadelfia, in Pennsylvania, Gaynor iniziò la sua carriera come comparsa in cortometraggi e film muti. Nel 1926, firmò un contratto con la Fox Film Corporation (poi diventata 20th Century-Fox) e divenne una delle più grandi attrazioni al botteghino dell’epoca. Nel 1929, fu la prima vincitrice del Premio Oscar per la Miglior Attrice per le sue interpretazioni in tre film: “Settimo cielo” (1927), “L’angelo della strada” (1927) e “Aurora” (1927). Questa fu l’unica occasione in cui un’attrice vinse un Oscar per più ruoli cinematografici. La sua carriera continuò con successo nell’era dei film sonori, e ottenne notevole successo nella versione originale di “È nata una stella” (1937), per cui ricevette una seconda nomination all’Oscar come Miglior Attrice. Dopo il ritiro dalla recitazione nel 1939, Gaynor sposò il costumista cinematografico Adrian, con cui ebbe un figlio. Tornò brevemente a recitare in film e televisione negli anni '50 e successivamente divenne un’abile pittrice ad olio. Nel 1980, fece il suo debutto a Broadway nell’adattamento teatrale del film del 1971 “Harold and Maude”, e apparve nella produzione teatrale itinerante di “On Golden Pond” nel febbraio 1982. Nel settembre 1984, le ferite riportate in un incidente automobilistico furono ufficialmente dichiarate causa della sua morte
      A STAR IS BORN - “A Star is Born” (1937) è un film drammatico romantico prodotto da David O. Selznick e diretto da William A. Wellman. La trama segue la storia di Esther Victoria Blodgett, una giovane ragazza di campagna che sogna di diventare una stella di Hollywood. Nonostante gli avvertimenti di sua zia e suo padre, Esther decide di seguire il suo sogno e si reca a Hollywood. Tuttavia, l’agenzia di casting ha smesso di accettare candidature per aspiranti attrici, e le dicono che le sue possibilità di diventare una star sono di una su centomila. Esther fa amicizia con Danny McGuire, un assistente regista disoccupato, e durante un concerto incontra Norman Maine, un attore affermato ma in declino a causa dell’alcolismo. Norman rimane colpito da Esther e le offre un provino. Il film esplora la relazione tra i due personaggi mentre Esther inizia la sua carriera e Norman affronta i suoi demoni personali. Il cast include Janet Gaynor (nel suo unico film in Technicolor) e Fredric March (nel suo debutto in Technicolor). Nel 2018, è stata realizzata una nuova versione di “A Star is Born” con Lady Gaga e Bradley Cooper, che ha anche diretto il film.
      FREDRIC MARCH - Card posizione 7, pag. n.5, SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM 2 - Fredric March (nome completo: Ernest Frederick McIntyre Bickel) è stato un attore statunitense, considerato una delle stelle più celebrate di Hollywood negli anni '30 e '40. La sua versatilità come interprete gli ha valso numerosi riconoscimenti, tra cui due Premi Oscar, un Golden Globe e due Tony Awards. March iniziò la sua carriera nel 1920, lavorando come comparsa in film girati a New York City. Nel 1926, debuttò a Broadway e alla fine del decennio firmò un contratto cinematografico con Paramount Pictures. Ricevette due Premi Oscar per le sue interpretazioni in “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” (1931) e “The Best Years of Our Lives” (1947). Fu anche candidato per altri film, tra cui “A Star is Born” (1937) e “Death of a Salesman” (1951). March divenne un idolo del pubblico femminile grazie a ruoli da protagonista in film come “Honor Among Lovers” (1931), “Merrily We Go to Hell” (1932) e “Design for Living” (1933). Collaborò con attrici famose dell’epoca, come Greta Garbo, Katharine Hepburn e Carole Lombard. Oltre al cinema, March ebbe una carriera teatrale di successo. Vinse due Tony Awards come Miglior Attore in una Piece, per le sue performance in “Years Ago” (1947) e “Long Day’s Journey into Night” (1956). Continuò a recitare in film come “Inherit the Wind” (1960) e “Seven Days in May” (1964). Il suo ultimo ruolo fu in “The Iceman Cometh” (1973). March fu sposato con l’attrice Florence Eldridge dal 1927 fino alla sua morte nel 1975 a causa di un tumore.
      ADOLPHE MENJOU - Card n. 273 , SALEM FILMBILDER ALBUM 2 - Adolphe Menjou (nome completo: Adolphe Jean Menjou) è stato un attore statunitense. La sua carriera ha spaziato sia nei film muti che nei film sonori. Dopo il ritorno dalla prima guerra mondiale, Menjou ha gradualmente guadagnato notorietà con ruoli minori in film come “The Faith Healer” (1921) e ruoli di supporto in pellicole importanti come “The Sheik” (1921) e “The Three Musketeers” (1921). Nel 1922, ha iniziato a ottenere ruoli di primo piano o quasi, lavorando con Famous Players–Lasky e Paramount Pictures. È stato votato Best Dressed Man in America nove volte, consolidando l’immagine di un uomo ben vestito e di mondo. Nel film “A Star Is Born” (1937), Menjou interpreta Oliver Niles, un produttore cinematografico e amico di lunga data del protagonista Norman Maine (interpretato da Fredric March). Il suo personaggio è coinvolto nel lancio della carriera dell’aspirante attrice Esther Blodgett (interpretata da Janet Gaynor).
      JANET GAYNOR & FREDRIC MARCH - Card n.36  "FILM FAVOURITES" stampata da A. and M. WIX. LONDON  -  Janet Gaynor interpreta Esther Victoria Blodgett, una giovane ragazza di campagna che sogna di diventare una stella di Hollywood. Nonostante gli avvertimenti di sua zia e suo padre, Esther decide di seguire il suo sogno e si reca a Hollywood. Tuttavia, l’agenzia di casting ha smesso di accettare candidature per aspiranti attrici, e le dicono che le sue possibilità di diventare una star sono di una su centomila. Esther fa amicizia con Danny McGuire, un assistente regista disoccupato, e durante un concerto incontra Norman Maine, un attore affermato ma in declino a causa dell’alcolismo. Norman rimane colpito da Esther e le offre un provino. Il film esplora la relazione tra i due personaggi mentre Esther inizia la sua carriera e Norman affronta i suoi demoni personali.

Fredric March, d’altra parte, interpreta Norman Maine, l’attore affermato ma in declino. La sua carriera è stata segnata dall’alcolismo, e il suo incontro con Esther Victoria Blodgett (Janet Gaynor) cambierà entrambe le loro vite. March offre una performance intensa e coinvolgente nel ruolo di Norman, catturando la complessità del personaggio e la sua lotta personale.
      "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Herald (Mar-Apr 1937) - David O. Selznick porta sullo schermo “A Star is Born”, un film che si colloca tra le grandi pellicole e che difficilmente può mancare la classe dei grandi successi. Questo è dovuto al suo superbo cast di nomi famosi e a una storia che tiene il pubblico incollato dall’inizio alla fine. In bianco e nero, “A Star Is Born” raggiungerebbe facilmente il suo obiettivo, ma con l’aggiunta dell’impulso del technicolor, Selznick offre una produzione che può contare su un grande successo in qualsiasi località e con qualsiasi tipo di pubblico. “A Star Is Born” sembra essere un successo naturale per i guadagni più consistenti e dovrebbe portare dividendi a qualsiasi teatro. Con un pubblico mondiale pronto, è destinato a una carriera di successo ovunque. David O. Selznick ha nuovamente ottenuto un trionfo artistico e commerciale del film.
      "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Daily (Apr-Jun 1937)

      WILLIAM POWELL - William Powell è stato un attore statunitense, noto soprattutto per la sua carriera cinematografica. Sotto contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer, ha recitato in 14 film accanto a Myrna Loy, tra cui la serie di L’uomo ombra, basata sui personaggi di Nick e Nora Charles creati da Dashiell Hammett. Powell è stato candidato tre volte all’Oscar come miglior attore: per L’uomo ombra (1934), L’impareggiabile Godfrey (1936) e Life with Father (1947).

Life with Father è un film commedia in Technicolor, diretto da Michael Curtiz e tratto dall’autobiografia e dal successo teatrale omonimi di Clarence Day. Powell interpreta Clarence Day Sr., il burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Il film è ricco di situazioni divertenti e toccanti, e mostra il talento comico e drammatico di Powell. Il film è stato un grande successo di pubblico e di critica, e ha ricevuto quattro nomination agli Oscar, tra cui quella per Powell.

Powell è nato a Pittsburgh nel 1892, da una famiglia agiata. Ha studiato legge all’Università del Kansas, ma dopo una settimana si è trasferito a New York, dove ha frequentato l’Accademia americana di arti drammatiche. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood nel 1922, interpretando il Professor Moriarty in una produzione di Sherlock Holmes con John Barrymore. Ha recitato in film sentimentali e d’avventura, e ha avuto una voce potente e piacevole che gli ha permesso di adattarsi al cinema sonoro.

Powell ha avuto tre matrimoni: con l’attrice Eileen Wilson, da cui ha avuto il suo unico figlio, con l’attrice Carole Lombard, e con l’attrice Diana Lewis, con cui è rimasto fino alla morte. Ha avuto anche una relazione con l’attrice Jean Harlow, morta improvvisamente nel 1937. Powell è morto a Palm Springs nel 1984, all’età di 91 anni.     (CARD posizione 6 pag. 19 dell'ALBUM 1 "SALEM GOLD-FILM-BILDER")
      LIFE WITH FATHER - Life with Father è una commedia familiare basata sull’omonimo libro di Clarence Day, che racconta le vicende di una famiglia borghese di New York alla fine del XIX secolo. Il padre, interpretato da William Powell, è un broker di Wall Street autoritario e eccentrico, che cerca di imporre il suo ordine nella casa, ma si scontra spesso con la moglie Vinnie, interpretata da Irene Dunne, che è più dolce e religiosa. I quattro figli maschi della coppia sono alle prese con le prime esperienze amorose, i guai scolastici e le vendite di medicine brevettate. Il conflitto principale del film nasce quando Vinnie scopre che il marito non è mai stato battezzato e insiste perché lo faccia, temendo per la sua anima. Il padre rifiuta, ritenendo la cosa ridicola e imbarazzante.

Il film è diretto da Michael Curtiz, noto per Casablanca e Il mistero del falco, e vanta un cast di ottimi attori, tra cui Elizabeth Taylor nel ruolo di Mary, la fidanzata del figlio maggiore Clarence Jr. La sceneggiatura è firmata da Donald Ogden Stewart, che aveva già lavorato con Powell e Dunne in La via dell’impossibile. Il film è una divertente e affettuosa rappresentazione della vita familiare dell’epoca, con dialoghi brillanti e situazioni esilaranti. Il film fu candidato a quattro Oscar, tra cui quello per il miglior film, ma non ne vinse nessuno. Fu comunque un grande successo di pubblico e di critica, e rimane uno dei classici della commedia americana.
      IRENE DUNNE - Irene Dunne è stata un’attrice e cantante statunitense, famosa per i suoi ruoli comici e romantici. Ha recitato in 42 film e ha ricevuto cinque nomination all’Oscar come miglior attrice. Tra i suoi film più noti ci sono L’orribile verità, Le mie due mogli, Love Affair e Life with Father (1947).

Life with Father è un film commedia in Technicolor, diretto da Michael Curtiz e tratto dall’autobiografia e dal successo teatrale omonimi di Clarence Day. Dunne interpreta Vinnie Day, la moglie di Clarence Day Sr., un burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Dunne dimostra la sua bravura comica e il suo affiatamento con William Powell, con cui aveva già recitato in altri film.

Dunne è nata nel 1898 a Louisville, nel Kentucky, da una famiglia di origini irlandesi. Ha studiato musica e canto, e ha debuttato a Broadway nel 1922. Ha iniziato la sua carriera a Hollywood nel 1930, interpretando ruoli drammatici e musicali. Ha dimostrato la sua versatilità recitando in vari generi, dalla commedia sofisticata al melodramma, dalla commedia familiare al western. Ha lavorato con registi come Leo McCarey, George Stevens, John Ford e John Sturges.

Dunne si è sposata una sola volta, con il dentista Francis Griffin, dal 1928 fino alla morte di lui nel 1965. Hanno adottato una figlia, Mary Frances. Dunne si è ritirata dal cinema nel 1952, ma ha continuato a lavorare in televisione e radio. È stata anche una fervente attivista repubblicana e una delegata speciale alle Nazioni Unite. È morta nel 1990, all’età di 91 anni.
      ZASU PITTS - ZaSu Pitts è stata un’attrice statunitense, nota per la sua partecipazione in diverse pellicole drammatiche durante il periodo del muto, anche se seppe adeguarsi sapientemente al sonoro specializzandosi nel genere brillante. Tra i suoi film più famosi ci sono Rapacità di Erich von Stroheim, in cui interpretò la moglie tormentata di un avido dentista, e Life with Father (1947) dove Pitts interpreta Cora Cartwright, la cugina di Vinnie Day, la moglie di Clarence Day Sr., un burbero e autoritario capofamiglia di una numerosa e vivace famiglia di New York alla fine dell’Ottocento. Pitts offre una divertente performance come una donna eccentrica e invadente, che cerca di combinare il matrimonio tra il figlio maggiore dei Day, Clarence Jr., e la figlia di un reverendo.

Pitts è nata a Parsons, nel Kansas, nel 1894, da una famiglia di origini inglesi. Ha studiato recitazione a Santa Cruz, in California, e ha debuttato a Hollywood nel 1917, grazie alla sceneggiatrice Frances Marion, che la scritturò per il film A Little Princess, con Mary Pickford. Ha recitato in film sentimentali e d’avventura, e ha avuto una voce caratteristica e stridula che le ha permesso di adattarsi al cinema sonoro.

Pitts si è sposata due volte: con l’attore Tom Gallery, dal 1920 al 1933, con cui ha avuto due figli adottivi, e con l’agente immobiliare John E. Woodall, dal 1933 fino alla morte di lui nel 1962. Ha avuto anche una lunga amicizia con l’attrice Thelma Todd, con cui ha formato una coppia comica in numerosi cortometraggi. Pitts è morta a Los Angeles nel 1963, all’età di 69 anni.
      WILLIAM POWELL - TURF CIGARETTES - FAMOUS FILM STARS - N. 17 - Questa carta raffigura il celebre attore William Powell nel ruolo di Clarence Day, il padre di famiglia protagonista del film Life with Father, una commedia del 1947 basata sull’omonimo romanzo autobiografico di Clarence Day Jr. Il film racconta le vicende quotidiane di una famiglia borghese di New York alla fine del XIX secolo, con il padre autoritario e burbero, la madre dolce e paziente, e i quattro figli scapestrati. Il film fu un grande successo di pubblico e di critica, e ottenne quattro nomination agli Oscar, tra cui quella per il miglior attore protagonista a William Powell.
La carta ritrae il viso sorridente di Powell su un corpo minuto, disegnato in stile caricaturale da un artista sconosciuto.

      STAN LAUREL & OLIVER HARDY - Laurel e Hardy erano una coppia di comici britannico-americana, considerata una delle più grandi della storia del cinema. Stan Laurel (1890-1965) era inglese e Oliver Hardy (1892-1957) era americano. Iniziarono la loro carriera come duo nell’epoca del cinema muto, e poi passarono con successo ai film sonori. Dal tardo anni '20 alla metà degli anni '50, furono famosi in tutto il mondo per la loro comicità basata sullo slapstick, con Laurel che interpretava l’amico goffo e innocente di Hardy, il bullo pomposo.

Prima di diventare una squadra, entrambi avevano una carriera cinematografica ben avviata. Laurel aveva recitato in oltre 50 film, e lavorato come scrittore e regista, mentre Hardy era in più di 250 produzioni. Entrambi erano apparsi in The Lucky Dog (1921), ma non erano ancora una coppia. Apparvero insieme per la prima volta in un cortometraggio nel 1926, quando firmarono contratti separati con lo studio cinematografico di Hal Roach. Divennero ufficialmente una squadra nel 1927, quando apparvero nel corto muto Putting Pants on Philip. Rimasero con Roach fino al 1940, e poi apparvero in otto commedie B per la 20th Century Fox e la Metro-Goldwyn-Mayer dal 1941 al 1945.

Dopo aver terminato i loro impegni cinematografici alla fine del 1944, si concentrarono sulle esibizioni teatrali, e intrapresero una tournée di music hall in Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia4 Realizzarono il loro ultimo film nel 1950, una coproduzione franco-italiana chiamata Atollo K. Apparvero come squadra in 107 film, tra cui 32 corti muti, 40 corti sonori e 23 lungometraggi. Fecero anche 12 apparizioni come ospiti o cameo, tra cui nel film promozionale Galaxy of Stars del 19365 Il 1° dicembre 1954, fecero la loro unica apparizione televisiva americana, quando furono sorpresi e intervistati da Ralph Edwards nel suo programma live NBC-TV This Is Your Life. Dagli anni '30, le loro opere sono state distribuite in numerose riedizioni teatrali, revival televisivi, film per la casa in 8-mm e 16-mm, compilation di lungometraggi e video domestici. Nel 2005, furono votati come il settimo miglior duo comico di tutti i tempi da un sondaggio britannico di comici professionisti. La società ufficiale di apprezzamento di Laurel e Hardy è The Sons of the Desert, dal nome di una società fraterna fittizia nel film omonimo.
(Ultima card pagina n.8 dell'ALBUM "BUNTE FILM BILDER" del 1936 stampato da CIGARETTEN-BILDERDIENST, DRESDA.)
      THE FLYING DEUCES (1939) - The Flying Deuces è un film comico su due pescivendoli americani che si arruolano nella Legione Straniera francese a Parigi per dimenticare un amore fallito. Finiscono in Marocco, dove affrontano molti guai e avventure, coinvolgendo una lavanderia in fiamme, una fuga di prigionia, un cammello e un aereo. Il film finisce con un colpo di scena: si reincarnano in un cavallo e un asino.

Il film è il remake di un cortometraggio del 1931, chiamato Beau Hunks, in cui Laurel e Hardy si arruolano per lo stesso motivo. Il film fu il primo del duo ad essere prodotto da Boris Morros e RKO Radio Pictures, invece che da Hal Roach e MGM. Il film fu girato in parte a Los Angeles e in parte in Marocco, dove furono usati come comparse dei veri legionari francesi. Il film fu uno dei primi ad usare le tecniche di colorazione, retroproiezione e pittura a matita, per creare effetti realistici. Il film contiene scene famose come il canto di Shine On, Harvest Moon, il travestimento da arabi e la reincarnazione in animali. Il film fu ispirato da episodi reali della Legione Straniera e suggerito da Harry Langdon, uno degli sceneggiatori e un famoso comico muto.
      JEAN PARKER - Jean Parker (nata Lois May Green nel 1915) era un’attrice americana di cinema e teatro. Fu scoperta da Louis B. Mayer, il capo della MGM, dopo aver vinto un concorso di poster per le Olimpiadi del 1932. Recitò in diversi film importanti, tra cui Piccole donne (1933), in cui interpretò Elizabeth March, la sorella minore di Jo (Katharine Hepburn).

Nel film The Flying Deuces (1939), Parker interpretò Georgette, la figlia di un albergatore di Parigi, di cui si innamora Ollie (Oliver Hardy).

(Prima card della pagina n.16 dell'ALBUM "BUNTE FILM BILDER ALBUM 7"del 1935)

      BUSTER KEATON - Buster Keaton è stato uno dei maestri del cinema muto classico. Il suo vero nome era Joseph Frank Keaton e nacque nel 1895 in una famiglia di attori di vaudeville. Fin da bambino si esibì sul palcoscenico con i genitori, mostrando il suo talento acrobatico e comico. Nel 1917, iniziò la sua carriera cinematografica, lavorando con il comico Roscoe Arbuckle in una serie di cortometraggi. Nel 1920, fondò la sua propria compagnia di produzione e realizzò alcuni dei suoi capolavori, come Sherlock Jr., The Navigator, The General e Steamboat Bill, Jr. Si distinse per il suo stile unico e inimitabile, caratterizzato da una espressione impassibile e malinconica, che gli valse il soprannome di “The Great Stone Face”. Fu anche un innovatore del linguaggio cinematografico, utilizzando tecniche come il montaggio, la parodia, il ralenti e il doppio espositivo. Nel 1928, passò alla MGM, una grande casa di produzione che limitò la sua libertà creativa e lo costrinse a recitare in film sonori, che non erano adatti al suo genere di comicità. Entrò in una fase di declino, aggravata dai problemi personali, come il divorzio dalla prima moglie Natalie Talmadge e l’alcolismo. Negli anni Trenta e Quaranta, continuò a lavorare come attore, regista e sceneggiatore, ma senza riscuotere il successo di un tempo. Solo negli anni Cinquanta, grazie alla televisione e alla riscoperta dei suoi film muti, tornò alla ribalta e ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui un Oscar onorario nel 1960. Morì nel 1966, all’età di 70 anni, lasciando un’eredità artistica enorme e influente. Molti registi e attori lo hanno citato come fonte di ispirazione, tra cui Charlie Chaplin, Woody Allen, Jackie Chan e Johnny Depp.

(Figurina Album  BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER 1933)
      STEAMBOAT BILL, Jr. - Vi presentiamo oggi Steamboat Bill Jr., un film muto del 1928 diretto da Charles Reisner e Buster Keaton, con la partecipazione dello stesso Keaton nel ruolo principale. Il film è una commedia d’azione, ricca di gag e di scene spettacolari, tra cui la famosa sequenza del ciclone, in cui Keaton compie numerose acrobazie mentre la città viene distrutta intorno a lui. Il film è considerato uno dei capolavori di Keaton e del cinema muto, ed è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso negli Stati Uniti.

Il film racconta la storia di William Jr., un giovane studente che torna a casa dal college per incontrare suo padre, William Sr., detto Steamboat Bill, il proprietario di un vecchio battello fluviale. Il padre è deluso dal figlio, che lo trova troppo debole e goffo, e cerca di renderlo più virile e abile. William Jr. si innamora di Kitty, la figlia del rivale di suo padre, il ricco John King, che possiede un moderno battello. I due padri si oppongono alla loro relazione e si scontrano tra loro. Quando un violento ciclone colpisce la città, William dimostra il suo coraggio e la sua intelligenza, salvando il padre, la ragazza e il battello da vari pericoli.

Il film è stato girato in parte sul fiume Sacramento, in California, e in parte negli studi di Keaton. Il film ha avuto una produzione travagliata, a causa di problemi legali, personali e creativi di Keaton, che ha dovuto cambiare il copione, il cast e il titolo originari. Il film ha avuto anche una distribuzione difficile, a causa della censura e della concorrenza del cinema sonoro. Nonostante ciò, il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, ed è stato rivalutato nel tempo come un’opera di grande valore artistico e tecnico.

Il film contiene alcune delle scene più famose e divertenti della filmografia di Keaton, come quella in cui William Jr. prova vari cappelli per accontentare suo padre, quella in cui cerca di far evadere suo padre dalla prigione, e quella in cui William Jr. sfugge alla caduta della facciata di una casa, passando attraverso una finestra. Il film è anche ricco di curiosità e aneddoti, come il fatto che la pellicola è ispirata a una canzone popolare del 1910, che il film è stato girato in contemporanea con un altro film di Keaton, Il cameraman, e che questa pellicola ha influenzato altri registi e attori, come Jackie Chan e Woody Allen.

      ERROL FLYNN - Errol Flynn è stato un attore statunitense di origine australiana, famoso per i suoi ruoli di eroe, seduttore e scapestrato nella Hollywood degli anni trenta e quaranta. Nato nel 1909 in Tasmania, da una famiglia di origine irlandese e scozzese, mostrò fin da giovane una passione per il teatro e la recitazione. Debuttò sul palcoscenico nel 1933, e nello stesso anno iniziò la sua carriera cinematografica, che lo portò a lavorare con i maggiori registi tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più celebre fu quello di Robin Hood in La leggenda di Robin Hood, considerato uno dei migliori film di tutti i tempi. Morì nel 1959, a causa di un infarto, mentre giocava a golf.

Errol Flynn fu noto per la sua vita spericolata e per la sua fama di grande seduttore. Si sposò tre volte, con Lili Damita, Nora Eddington e Patrice Wymore, e ebbe quattro figli, tra cui Sean Flynn, che seguì le sue orme come attore e avventuriero. Ebbe numerose relazioni amorose, tra cui quelle con Olivia de Havilland, Marlene Dietrich, Bette Davis e Marilyn Monroe. Nel 1942 fu accusato da due minorenni di violenza carnale, ma venne assolto dopo due processi ricchi di dettagli scabrosi e accanitamente seguiti dalla stampa scandalistica.

Errol Flynn recitò in oltre 50 film, tra cui molti capolavori del cinema d’avventura, come Capitan Blood, La carica dei seicento, Il principe e il povero, Gli avventurieri, La storia del generale Custer, Il sentiero della gloria, La bandiera sventola ancora, La saga dei Forsyte, Kim, Il sole sorgerà ancora. Lavorò anche in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove interpretò ruoli di cattivo, come il maggiore Strasser in Casablanca, uno dei film più famosi della storia del cinema. La sua ultima pellicola fu Al di sopra di ogni sospetto, in cui impersonò John Barrymore, attore del cinema muto al quale Flynn somigliò per la vita spericolata e per la fama di grande seduttore.

Errol Flynn fu oggetto di molte controversie, sia per la sua vita privata, sia per le sue presunte simpatie naziste. Alcuni arrivarono a sospettare che le accuse di violenza carnale fossero state montate ad arte per danneggiare il suo produttore Jack Warner, che avrebbe rifiutato di pagare un’adeguata tangente ai nuovi inquilini del municipio di Los Angeles. Altri sostennero che Flynn fosse un agente segreto al servizio degli alleati, e che avesse usato la sua fama e le sue amicizie per raccogliere informazioni sul regime nazista. La verità è probabilmente più complessa e sfumata, e dipende dalla fonte che si consulta.
      SANTA FE TRAIL - Santa Fe Trail è un film western del 1940 diretto da Michael Curtiz e interpretato da Errol Flynn, Olivia de Havilland e Ronald Reagan. Il film narra le vicende di due giovani ufficiali di cavalleria, Jeb Stuart (Flynn) e George Armstrong Custer (Reagan), che si innamorano della stessa donna, Kit Carson Holliday (de Havilland), e che si trovano coinvolti nella lotta contro l’abolizionista John Brown (Raymond Massey), che con la sua banda di fanatici semina il terrore nel Kansas e in Virginia. Il film è basato su una sceneggiatura di Robert Buckner e fu presentato in anteprima a Santa Fe, in Nuovo Messico.

Santa Fe Trail è il terzo film western di Errol Flynn, dopo La carica dei seicento (1936) e Virginia City (1940), e segna la settima collaborazione tra la coppia Flynn-de Havilland, una delle più popolari e affiatate del cinema hollywoodiano. Il film è anche uno dei primi ruoli importanti di Ronald Reagan, che in seguito diventerà presidente degli Stati Uniti. Il film è ricco di azione, avventura, romanticismo e humour, e presenta alcune scene memorabili, come la fuga di Stuart e Custer da un’imboscata di Brown, la corsa dei cavalli sulle rotaie del treno, e il finale con l’assalto al forte di Harper’s Ferry.

Santa Fe Trail, tuttavia, non è un film storico accurato, ma piuttosto una libera interpretazione dei fatti, con molte inesattezze e anacronismi. Il film non ha nulla a che vedere con la celebre via commerciale Santa Fe Trail, che collegava il Missouri al Nuovo Messico, ma si svolge principalmente nel Kansas e in Virginia. Il film presenta una visione critica e negativa di John Brown, dipinto come un fanatico sanguinario e un traditore della patria, mentre esalta i valori dell’esercito e della cavalleria. Il film ignora anche le questioni legate alla schiavitù e alla guerra civile, e si concentra sulle avventure e le rivalità dei protagonisti.

Santa Fe Trail fu uno dei film di maggior successo del 1940, e fu apprezzato dal pubblico e dalla critica. Il film fu nominato per un Oscar alla migliore colonna sonora, composta da Max Steiner. Il film fu anche presentato nelle sale con il suono Vitasound, un sistema sperimentale di sonorizzazione sviluppato dalla Warner Brothers nel 1939, che forniva una fonte sonora più ampia e una maggiore gamma dinamica per la musica e gli effetti rispetto alle colonne sonore standard dell’epoca. Vitasound usava altoparlanti aggiuntivi a sinistra e a destra, che potevano essere attivati in parallelo con l’altoparlante centrale, e un amplificatore a guadagno variabile, che poteva aumentare il volume di riproduzione fino a 10 dB. Sia lo switching degli altoparlanti che il guadagno dell’amplificatore erano controllati da una traccia di controllo registrata sulla pellicola Vitasound. Il film Santa Fe Trail fu uno dei soli due film presentati con questo sistema, insieme a The Fighting 69th, entrambi del 1940.

Santa Fe Trail è considerato oggi un classico del genere western, e un esempio del cinema d’intrattenimento di Hollywood.
      OLIVIA DE HAVILLAND - Olivia de Havilland è stata un’attrice britannica naturalizzata statunitense, che ha recitato in molti film del cinema classico hollywoodiano, vincendo due Oscar e due Golden Globe. È stata anche una delle ultime sopravvissute della cosiddetta età d’oro di Hollywood, morendo nel 2020 all’età di 104 anni.

Olivia de Havilland nacque a Tokyo nel 1916, da genitori inglesi. Si trasferì in California con la madre e la sorella minore, Joan Fontaine, anch’essa futura attrice. Iniziò la sua carriera teatrale e cinematografica negli anni trenta, diventando famosa per i suoi ruoli di eroina romantica e avventurosa, spesso accanto a Errol Flynn, con il quale formò una delle coppie più popolari dello schermo. Tra i suoi film più celebri di questo periodo, si ricordano Capitan Blood (1935), La carica dei seicento (1936), La leggenda di Robin Hood (1938) e Via col vento (1939), per il quale ricevette la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista.

Negli anni quaranta, Olivia de Havilland si emancipò dai ruoli di ingenua e si affermò come una delle attrici drammatiche più apprezzate del cinema americano. Vinse due Oscar come miglior attrice protagonista per Ogni sua donna (1946) e L’ereditiera (1949), e fu candidata altre due volte per La storia del dottor Wassell (1944) e Il serpente di fuoco (1948), in cui interpretò una donna affetta da disturbi mentali. Lavorò anche in Europa, dove girò film come La figlia di Nettuno (1952) e La principessa di Mendoza (1953).

Negli anni cinquanta e sessanta, Olivia de Havilland si dedicò anche al teatro e alla televisione, ottenendo successo e riconoscimenti. Tra le sue opere più note, ci sono Romeo e Giulietta (1951), Candida (1952), Anastasia (1986), per la quale vinse il Golden Globe come miglior attrice non protagonista in una serie televisiva, e Radici: le nuove generazioni (1979), per la quale fu candidata all’Emmy Award. Il suo ultimo film fu L’ultima follia di Mel Brooks (1976), una parodia del cinema muto.

Olivia de Havilland fu anche una pioniera nella difesa dei diritti degli attori, vincendo una storica battaglia legale contro la Warner Bros, che le consentì di liberarsi dal contratto che la legava alla casa di produzione e di scegliere i suoi ruoli con maggiore libertà. Fu anche una delle prime donne a presiedere la giuria del Festival di Cannes, nel 1965. Fu insignita di numerosi onori, tra cui la Legion d’onore francese, il National Medal of Arts americano e il titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Olivia de Havilland visse a Parigi dal 1953, dove morì nel 2020, all’età di 104 anni. Fu una delle ultime sopravvissute della cosiddetta età d’oro di Hollywood, insieme a Kirk Douglas, morto nello stesso anno a 103 anni. Fu anche la sorella maggiore di Joan Fontaine, con la quale ebbe una famosa rivalità professionale e personale, che durò per tutta la vita. Olivia de Havilland e Joan Fontaine sono le uniche due sorelle nella storia del cinema ad aver vinto entrambe un Oscar come miglior attrice protagonista.

      FAY WRAY - Fay Wray è stata un’attrice canadese naturalizzata statunitense, famosa per il suo ruolo di Ann Darrow nel film King Kong del 1933. È considerata una delle prime “scream queens” del cinema horror, per le sue espressioni di terrore e i suoi acuti strilli.

Fay Wray è nata in un ranch vicino a Cardston, in Alberta, da una famiglia di mormoni. Si è trasferita negli Stati Uniti da bambina e ha iniziato la sua carriera cinematografica a 16 anni, partecipando a diversi film muti. Nel 1926 è stata scelta come una delle “WAMPAS Baby Stars”, un gruppo di giovani attrici promettenti. Ha firmato un contratto con la Paramount Pictures e ha recitato in numerosi film di vari generi.

Nel 1932 ha lasciato la Paramount e ha firmato con la RKO Radio Pictures, per la quale ha interpretato il suo ruolo più celebre, quello di Ann Darrow, la bionda attrice che viene rapita dal gigantesco gorilla King Kong. Il film è stato un grande successo e ha consacrato Fay Wray come una delle stelle del cinema dell’epoca. Ha continuato a lavorare in film di avventura, dramma, commedia e horror, tra cui The Most Dangerous Game (1932), Viva Villa! (1934) e The Maltese Falcon (1941).

Nel 1942 si è sposata con lo sceneggiatore Robert Riskin e ha ridotto le sue apparizioni sul grande schermo per dedicarsi alla famiglia. Ha avuto tre figli, tra cui Victoria Riskin, che è diventata una sceneggiatrice e produttrice televisiva. Dopo la morte del marito nel 1955, Fay Wray ha ripreso a recitare in televisione e in alcuni film fino agli anni ottanta. Nel 1997 ha rifiutato il ruolo di Rose da anziana nel film Titanic di James Cameron. Nel 2004 è morta per cause naturali a New York, all’età di 96 anni. È stata sepolta al cimitero di Hollywood.

Fay Wray è stata una delle prime attrici a incarnare il fascino e il terrore del cinema fantastico. La sua immagine legata a King Kong è entrata nell’immaginario collettivo e ha ispirato molte altre interpreti del genere horror. È stata omaggiata da registi come Peter Jackson, che voleva darle una piccola parte nel suo remake di King Kong del 2005, e da cantanti come Bob Dylan, che le ha dedicato una canzone nel suo album Modern Times del 2006. .
      THE MOST DANGEROUS GAME - The Most Dangerous Game è un film horror statunitense del 1932, diretto da Ernest B. Schoedsack e Irving Pichel, con Joel McCrea, Fay Wray e Leslie Banks. Il film è un adattamento del racconto breve omonimo del 1924 di Richard Connell. È la prima versione cinematografica della storia. In Italia, il film è stato distribuito con il titolo Pericolosa partita.

La trama riguarda un cacciatore di grossa selvaggina che si ritrova naufrago su un’isola remota dove vive un conte russo, anch’egli appassionato di caccia, che ha sviluppato un gusto per una nuova preda… gli esseri umani. Il conte Zaroff offre ospitalità al cacciatore Robert Rainsford e ad altri due sopravvissuti a un precedente naufragio, Eve e Martin Trowbridge, ma nasconde le sue intenzioni di cacciarli per sport. Rainsford scopre la verità quando vede le teste umane esposte come trofei nella stanza del conte e rifiuta la sua offerta di unirsi a lui nella caccia agli uomini. Zaroff gli dà una lama da caccia e alcune provviste e lo lascia libero di vagare sull’isola fino a mezzanotte, quando inizierà la sua caccia. Rainsford dovrà usare tutta la sua abilità e astuzia per sopravvivere e salvare Eve.

Il film è considerato un classico del genere horror e ha avuto vari rifacimenti. Il film è stato girato in contemporanea con King Kong, utilizzando gli stessi set, attori e produttori. Il film ha avuto un budget di 219.869 dollari e ha incassato 443.000 dollari. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1960. Il film ha ricevuto recensioni positive da parte della critica e del pubblico, che hanno apprezzato la tensione, l’atmosfera, le interpretazioni e la colonna sonora di Max Steiner.
      JOEL McCREA - Joel McCrea è stato un attore statunitense, famoso per i suoi ruoli in diversi generi cinematografici, tra cui la commedia, il dramma, il romance, il thriller, l’avventura e il western, per il quale è diventato più noto. Ha recitato in oltre cento film, di cui ottanta da protagonista, tra cui il film di spionaggio di Alfred Hitchcock Foreign Correspondent (1940), i classici della commedia di Preston Sturges Sullivan’s Travels (1941) e The Palm Beach Story (1942), il film romantico Bird of Paradise (1932), il classico dell’avventura The Most Dangerous Game (1932), la commedia scanzonata di Gregory La Cava Bed of Roses (1933), la commedia romantica di George Stevens The More the Merrier (1943), i film di William Wyler These Three, Come and Get It (entrambi del 1936) e Dead End (1937), il film di Howard Hawks Barbary Coast (1935) e numerosi film western, tra cui Wichita (1955) nel ruolo di Wyatt Earp e Ride the High Country (1962) di Sam Peckinpah, al fianco di Randolph Scott. Ha recitato in tre film candidati all’Oscar come miglior film: Dead End (1937), Foreign Correspondent (1940) e The More the Merrier (1943)

Joel McCrea è nato a South Pasadena, in California, figlio di Thomas McCrea, un dirigente della L.A. Gas & Electric Company, e Louise Whipple. Fin da bambino si interessò ai film che venivano girati intorno a lui e ebbe l’opportunità di assistere alle riprese di Intolerance di D. W. Griffith e di fare da comparsa in un serial con Ruth Roland. Si diplomò alla Hollywood High School e poi si laureò al Pomona College, dove studiò recitazione e oratoria e si esibì regolarmente al Pasadena Playhouse, dove anche altre future star come Randolph Scott, Robert Young e Victor Mature fecero le loro prime esperienze. Lavorò come stuntman e come extra dal 1927 al 1928, quando firmò un contratto con la MGM. Fu scelto tra la folla per interpretare un ruolo importante in The Jazz Age (1929) e ottenne il suo primo ruolo da protagonista nello stesso anno in The Silver Horde. Lasciò la MGM nel 1930 e firmò con la RKO Radio Pictures, per la quale interpretò il suo ruolo più celebre, quello di Ann Darrow, l’attrice bionda che viene rapita dal gigantesco gorilla King Kong. Il film fu un grande successo e consacrò Joel McCrea come una delle stelle del cinema dell’epoca. Continuò a lavorare in film di avventura, dramma, commedia e horror, tra cui The Most Dangerous Game (1932), Viva Villa! (1934) e The Maltese Falcon (1941)

Nel 1942 si sposò con l’attrice Frances Dee, con la quale rimase fino alla morte e ebbe tre figli, tra cui Jody McCrea, che divenne anch’egli attore. Dal 1946 al 1976 si dedicò esclusivamente ai film western, genere che amava particolarmente. Si ritirò dalle scene dopo aver girato il classico del western Ride the High Country (1962), nel quale recitò insieme al suo amico Randolph Scott. Morì nel 1990 per cause naturali a Woodland Hills, Los Angeles, all’età di 84 anni. Le sue ceneri furono sparse nell’Oceano Pacifico

Joel McCrea è stato uno degli attori più versatili e popolari del cinema americano, capace di passare con disinvoltura da un genere all’altro e di incarnare personaggi credibili e simpatici. La sua presenza scenica e la sua abilità nel cavalcare lo resero uno dei grandi protagonisti dei film western. Fu apprezzato da registi come Alfred Hitchcock, Preston Sturges e Sam Peckinpah, che lo consideravano uno dei loro attori preferiti. Fu anche un uomo semplice e modesto, che amava la vita di ranch e la sua famiglia. Fu insignito di numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera e per il suo contributo al cinema

      LESLIE HOWARD - Leslie Howard è stato uno dei più grandi idoli del cinema degli anni '30, noto per i suoi ruoli di gentleman inglese in film come Via col vento, Pigmalione e La foresta pietrificata. Howard è nato a Londra nel 1893 con il nome di Leslie Howard Steiner, da una famiglia di origine ebraica ungherese. Si interessò al teatro fin da giovane, incoraggiato dalla madre, e partecipò a diverse produzioni teatrali sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Nel 1916 sposò Ruth Evelyn Martin, dalla quale ebbe due figli, Ronald e Leslie Ruth.

Howard iniziò la sua carriera cinematografica nel 1914, partecipando a un film diretto dallo zio Wilfred Noy. Nel 1919 fondò con l’amico Adrian Brunel una casa di produzione cinematografica a Londra, la Minerva Films, che però ebbe breve vita. Howard si dedicò soprattutto al teatro, ottenendo successo sia a Londra che a Broadway. Nel 1930 tornò al cinema con il film Outward Bound, che gli valse una candidatura all’Oscar come miglior attore. Da allora, Howard alternò il teatro al cinema, recitando in film di grande successo come Berkeley Square (1933), Of Human Bondage (1934), Il prigioniero di Zenda (1937), Intermezzo (1939) e La taverna della Giamaica (1939).

Howard è ricordato soprattutto per il suo ruolo di Ashley Wilkes in Via col vento (1939), il film più famoso della storia del cinema. Howard accettò il ruolo solo per poter produrre e dirigere il film Pimpernel Smith (1941), una parodia del romanzo La primula rossa ambientata nella seconda guerra mondiale. Howard fu infatti un fervente patriota e sostenitore della causa antinazista, e usò il suo talento e la sua fama per contribuire alla propaganda britannica. Tra i suoi ultimi film ci sono Il primo dei pochi (1942), in cui interpretò il progettista del caccia Spitfire, e Il conte di Montecristo (1942), in cui fu il narratore.

Howard morì tragicamente il 1° giugno 1943, quando l’aereo civile su cui viaggiava da Lisbona a Londra fu abbattuto dai caccia tedeschi nel Golfo di Biscaglia. Le circostanze della sua morte sono ancora avvolte nel mistero, e ci sono diverse teorie sul motivo dell’attacco. Alcuni sostengono che i tedeschi scambiarono l’aereo per quello di Winston Churchill, altri che Howard fosse una spia o un agente segreto britannico.

Leslie Howard è stato uno dei più grandi attori del suo tempo, capace di interpretare personaggi diversi con eleganza e intelligenza. Il suo stile raffinato e la sua voce distintiva lo hanno reso un’icona del cinema classico. Howard ha anche dimostrato di essere un regista e un produttore innovativo e coraggioso, che ha usato il suo cinema per esprimere le sue idee e i suoi valori.
      OF HUMAN BONDAGE - Se ami i film drammatici e classici, non puoi perderti Of Human Bondage, il film del 1934 che ha fatto diventare una star Bette Davis. Il film è basato sul romanzo omonimo del 1915 di W. Somerset Maugham, uno dei più famosi scrittori inglesi del XX secolo. Il film racconta la storia di Philip Carey, un giovane artista zoppo che si innamora di Mildred Rogers, una cameriera che lo tratta con indifferenza e disprezzo. Philip diventa ossessionato da Mildred e rovina la sua vita per lei, rifiutando altre opportunità di amore e di lavoro. Mildred finisce per diventare una prostituta e una tossicodipendente, e muore in un ospedale in miseria. Philip riesce a liberarsi dalla sua schiavitù emotiva e a trovare la felicità con una sua amica, Sally Athelny.

Of Human Bondage è un film che ti farà provare forti emozioni e ti farà riflettere sulle scelte che facciamo nella vita. Il film è stato candidato all’Oscar per la migliore attrice per Bette Davis, che ha dato una performance potente e memorabile come la crudele e manipolatrice Mildred. Il film è stato elogiato dalla critica per la sua fedeltà e sensibilità nell’adattare il romanzo di Maugham, che ha saputo trasmettere le emozioni e le sofferenze dei protagonisti. Il film ha avuto anche un buon successo al botteghino, nonostante la sua tematica cupa e drammatica.

Of Human Bondage è un film che merita una visione per il suo valore storico e artistico. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1962, perché i detentori dei diritti non hanno rinnovato la registrazione del copyright nel 28° anno dopo la pubblicazione.
      BETTE DAVIS - Bette Davis è stata una delle più grandi star della storia del cinema hollywoodiano, nota per i suoi ruoli di donne forti, ambiziose e spregiudicate. Bette Davis è nata a Lowell, nel Massachusetts, il 5 aprile 1908, con il nome di Ruth Elizabeth Davis. Fin da giovane si appassionò al teatro e debuttò a Broadway nel 1929. Nel 1930 si trasferì a Hollywood, dove iniziò la sua carriera cinematografica con la Universal. Il suo primo grande successo fu Of Human Bondage (1934), in cui interpretò una cameriera crudele e manipolatrice. Da allora, Bette Davis si impose come una delle attrici più richieste e apprezzate del cinema americano, vincendo due Oscar come miglior attrice: nel 1936 per Paura d’amare (1935) e nel 1939 per Figlia del vento (1938). Altri film celebri da lei interpretati sono: Il conte di Essex (1939), L’amica (1943), Peccato (1949), Eva contro Eva (1950), La diva (1952) e Che fine ha fatto Baby Jane? (1962).

Bette Davis fu anche una donna di forte personalità e carattere, che non esitò a sfidare i produttori e a rifiutare i ruoli che non le piacevano. Fu la prima donna a essere eletta presidente dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ma si dimise dopo pochi mesi per contrasti con lo Studio. Fu anche una fervente patriota e sostenitrice della causa antinazista, e usò il suo talento e la sua fama per contribuire alla propaganda britannica durante la seconda guerra mondiale. Bette Davis morì il 6 ottobre 1989 a Neuilly-sur-Seine, in Francia, per un cancro al seno. Nel 1999 l’American Film Institute la inserì al secondo posto nella classifica delle più grandi star della storia del cinema.
      FRANCES DEE - Frances Dee è stata un’attrice statunitense, nota per i suoi ruoli di donna dolce e sensibile in film drammatici e romantici. Frances Dee è nata a Los Angeles nel 1909, da una famiglia di origine inglese. Si interessò al teatro fin da giovane e debuttò a Broadway nel 1929. Nel 1930 iniziò la sua carriera cinematografica con il film Montecarlo, accanto a Jack Buchanan. La sua grande occasione le venne data da Maurice Chevalier, che la scelse come sua partner in Playboy of Paris, nel 1930. Da allora, Frances Dee recitò in numerosi film di successo, tra cui Piccole donne (1933), in cui interpretò la parte di Meg, accanto a Katharine Hepburn, Schiavo d’amore (1934), in cui interpretò la parte di Sally Athelny, accanto a Leslie Howard e Bette Davis, e La foresta pietrificata (1936), in cui interpretò la parte di Gabrielle Maple, accanto a Leslie Howard e Humphrey Bogart.

Frances Dee si sposò nel 1933 con l’attore Joel McCrea, con cui recitò in alcuni film, tra cui Quattro volti ad ovest (1948). Il matrimonio durò fino alla morte di McCrea, nel 1990. La coppia ebbe tre figli, tra cui Jody McCrea, che divenne anch’egli attore. Frances Dee si ritirò dal cinema nel 1954, dopo aver interpretato il film Zingaro. Morì nel 2004, all’età di 94 anni.

Nel film Of Human Bondage, Frances Dee interpretò il ruolo di Sally Athelny, una giovane donna che aiuta il protagonista Philip Carey (Leslie Howard) a liberarsi dalla sua ossessione per Mildred Rogers (Bette Davis), una cameriera crudele e manipolatrice che lo tratta con disprezzo. Sally è la figlia di Thorpe Athelny (Reginald Owen), un paziente dell’ospedale dove Philip lavora come medico. Sally si innamora di Philip e lo incoraggia a riprendere gli studi e a dimenticare Mildred. Sally rappresenta il personaggio positivo e salvifico del film, in contrasto con Mildred, che è il personaggio negativo e distruttivo. Frances Dee diede una performance delicata e convincente nel ruolo di Sally, dimostrando la sua capacità di interpretare personaggi dolci e sensibili.
      " OF HUMAN BONDAGE " - Card n.9 della serie SHOTS FROM FAMOUS FILMS stampata dalla GALLAHER LTD nel 1935 - Leslie Howard insieme a Frances Dee in una scena del film.

      ADOLPHE MENJOU - Adolphe Menjou è un attore statunitense di origine francese, noto per il suo stile elegante e la sua baffatura. Menjou nacque a Pittsburgh nel 1890 e iniziò la sua carriera come attore cinematografico nel 1914. Divenne una star del cinema muto con film come Lo sceicco (1921) e La donna di Parigi (1923), in cui interpretava personaggi sofisticati e mondani. Con l’avvento del sonoro, continuò a lavorare con successo in vari generi, dal dramma alla commedia, dalla guerra al musical. Fu candidato all’Oscar come miglior attore protagonista per The Front Page (1931), una satira sul mondo del giornalismo. Tra i suoi film più famosi ci sono Marocco (1930), con Marlene Dietrich, Addio alle armi (1932), con Gary Cooper e Helen Hayes, Proibito (1932) e Passione (1935), con Barbara Stanwyck, Arriva John Doe (1941) e L’idolo delle folle (1942), con Gary Cooper e James Stewart, Per chi suona la campana (1943), con Gary Cooper e Ingrid Bergman, Mezzogiorno di fuoco (1952), con Gary Cooper e Grace Kelly, e Sentieri di gloria (1957), con Kirk Douglas. Menjou morì nel 1963 per un cancro alla prostata.

Menjou si distinse per il suo stile di recitazione naturale e sobrio, che esprimeva al meglio i suoi personaggi di eroi solitari, onesti e coraggiosi, ma anche vulnerabili e romantici. Menjou incarnò l’ideale dell’uomo americano, capace di affrontare le sfide della vita con determinazione e senso del dovere. Allo stesso tempo, seppe anche dare vita a personaggi cinici, ironici e maliziosi, sfruttando il suo fascino e la sua intelligenza. Menjou fu influenzato da Charlie Chaplin, che lo scritturò per il film La donna di Parigi e gli insegnò la differenza tra la recitazione teatrale e quella cinematografica. Menjou fu anche un maestro della commedia sofisticata, grazie alla sua collaborazione con registi come Ernst Lubitsch e Frank Capra. Menjou fu apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, ed è considerato uno dei più grandi attori della storia del cinema.
      A FAREWELL TO ARMS (1932) - Cari amici, oggi vi propongo un film che è un capolavoro del cinema classico americano, tratto da un celebre romanzo di Ernest Hemingway. Si tratta di A Farewell to Arms, ovvero Addio alle armi, diretto nel 1932 da Frank Borzage. Il film narra la storia d’amore tra un tenente americano e un’infermiera inglese durante la Prima guerra mondiale, sullo sfondo dei drammi e delle sofferenze causati dal conflitto. I protagonisti sono interpretati da due grandi attori: Helen Hayes e Gary Cooper, che con la sua bellezza e il suo carisma ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Il film è stato premiato con due Oscar per la fotografia e il sonoro, ed è considerato un’opera d’arte per la sua intensità emotiva e la sua maestria tecnica. Vi invito a guardare questo film, che vi farà vivere una delle più belle e commoventi storie d’amore della storia del cinema.

Il film si basa sul romanzo omonimo di Ernest Hemingway, pubblicato nel 1929 e ispirato alle sue esperienze come volontario nella Croce Rossa durante la Prima guerra mondiale. Il romanzo è stato adattato per il teatro da Laurence Stallings nel 1930 e poi per il cinema da Benjamin Glazer e Oliver H.P. Garrett nel 1932. Il film ha avuto due remake: uno nel 1957 con Rock Hudson e Jennifer Jones, e uno nel 1966 con Chris Jones e Suzanne Pleshette.

Il film del 1932 è considerato il migliore tra le tre versioni cinematografiche, grazie alla regia di Frank Borzage, uno dei maestri del melodramma romantico. Borzage ha saputo creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente, usando la luce, il colore e il movimento della macchina da presa per esprimere i sentimenti dei personaggi. Il film è stato girato in parte in Italia, in luoghi come il lago Maggiore, il lago di Como e le Alpi.

Il film ha avuto un grande successo di pubblico e di critica, ricevendo quattro candidature agli Oscar nel 1933: miglior film, migliore fotografia, migliore scenografia e miglior sonoro. Ha vinto i premi per la fotografia e il sonoro, battendo film come Grand Hotel e Shanghai Express. Il film è stato inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 1960 come film “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”.

I due protagonisti del film sono Helen Hayes e Gary Cooper, due star di Hollywood che hanno dato vita a una coppia memorabile. Helen Hayes era una famosa attrice teatrale, soprannominata la “Prima dama del teatro americano”. Nel film interpreta Catherine Barkley, un’infermiera inglese che si innamora del tenente Frederic Henry, un americano arruolato nell’esercito italiano. Hayes ha dimostrato la sua bravura recitativa in questo ruolo drammatico e sensibile, che le ha fatto guadagnare il soprannome di “Prima dama del cinema americano”.

Gary Cooper era uno degli attori più popolari e ammirati del cinema americano, noto per il suo fascino naturale e la sua personalità schietta. Nel film interpreta Frederic Henry, un eroe romantico che vive una passione travolgente con Catherine Barkley. Cooper ha dato prova della sua versatilità in questo ruolo emotivo e intenso, che lo ha consacrato come uno dei maggiori divi del cinema.

Un altro attore degno di nota nel film è Adolphe Menjou, che interpreta il maggiore Alessandro Rinaldi, un medico militare italiano e amico di Frederic Henry. Menjou era un attore statunitense di origine francese, noto per il suo stile elegante e i suoi grandi baffi. Il personaggio di Rinaldi è un donnaiolo e un cinico, che cerca di consolare Henry dopo la sua ferita e lo incoraggia a corteggiare Catherine Barkley. Tuttavia, Rinaldi si ammala di sifilide e viene trasferito in un ospedale lontano dal fronte. Il suo destino rimane incerto alla fine del romanzo e del film. Menjou fu candidato all’Oscar per il suo ruolo nel film The Front Page nel 1931, ma non vinse nessun premio per la sua partecipazione a A Farewell to Arms.
      GARY COOPER - oggi parliamo di uno dei più grandi attori della storia del cinema: Gary Cooper. Nato nel Montana nel 1901, Cooper iniziò la sua carriera come comparsa e controfigura nei film western, grazie alla sua abilità nel cavalcare. Il suo primo ruolo importante fu in Sabbie ardenti (1926), un film che lo fece notare dal pubblico e dalla critica. Da allora, Cooper divenne una delle star più popolari e ammirate di Hollywood, interpretando oltre cento film in vari generi, dal western al melodramma, dalla commedia al bellico.

Cooper si distinse per il suo stile di recitazione naturale e sobrio, che esprimeva al meglio i suoi personaggi di eroi solitari, onesti e coraggiosi, ma anche vulnerabili e romantici. Cooper incarnò l’ideale dell’uomo americano, capace di affrontare le sfide della vita con determinazione e senso del dovere. Alcuni dei suoi ruoli più famosi sono il cowboy del Virginiano (1929), il soldato del sergente York (1942), il giornalista di Arriva John Doe (1941), il professore di L’idolo delle folle (1942), il guerrigliero di Per chi suona la campana (1943) e lo sceriffo di Mezzogiorno di fuoco (1952).

Cooper lavorò con alcuni dei più grandi registi del suo tempo, come Frank Capra, Ernst Lubitsch, Howard Hawks, William Wyler, Alfred Hitchcock e Billy Wilder. Cooper ebbe anche l’occasione di recitare accanto a bellissime attrici, come Marlene Dietrich, Claudette Colbert, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn e Grace Kelly. La sua vita privata fu segnata da numerosi flirt e da un matrimonio travagliato con l’ereditiera Veronica Balfe.

Cooper vinse due Oscar come miglior attore protagonista per Il sergente York e Mezzogiorno di fuoco, e ricevette un Oscar alla carriera poco prima della sua morte, avvenuta nel 1961 per un cancro alla prostata. Il suo ultimo film fu Il filo del rasoio (1961), uscito postumo. Cooper è considerato uno dei più grandi attori di tutti i tempi, e l’American Film Institute lo ha inserito all’11º posto tra le più grandi star della storia del cinema. Vi invito a scoprire o riscoprire i suoi film, che sono dei capolavori del cinema americano.
      HELEN HAYES - Helen Hayes è stata una delle più grandi attrici della storia del teatro americano, capace di esprimere con la sua voce e il suo corpo le emozioni più profonde e variegate. Ha recitato in oltre 80 opere teatrali, 40 film e 50 programmi televisivi, dimostrando la sua versatilità e il suo talento in ogni genere. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui quattro dei più prestigiosi del mondo dello spettacolo: l’Emmy, il Grammy, l’Oscar e il Tony. Ha anche dedicato parte della sua vita a opere di beneficenza e a sostenere le cause sociali che le stavano a cuore. Helen Hayes è stata una donna straordinaria, una fonte di ispirazione per molti artisti e una vera icona della cultura americana.
      A FAREWELL TO ARMS (1932)  - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture Herald (May-Jun 1938) - “Il miglior film del 1932! Grande al botteghino… ‘A Farewell to Arms’ ha triplicato gli incassi da costa a costa, è stato proiettato a lungo e ha registrato ovunque spettatori al completo. Ha fatto la storia del botteghino per l’industria e per la Paramount. Anche i critici lo hanno valutato positivamente: ‘Un film bellissimo e commovente’, ‘il miglior film dell’anno’, ‘un trionfo per tutti gli interessati’, ‘un’opera cinematografica importante’ e ‘un capolavoro’. Ne hanno parlato entusiasticamente, sottolineando che è un film da non perdere. Nel cuore di Hollywood, alla cena degli Academy Awards, ‘A Farewell to Arms’ ha rubato la scena. Tra applausi sentiti, Helen Hayes ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione femminile dell’anno, e Frank Borzage è stato onorato per il miglior risultato nella regia.”

      WALTER HUSTON - Walter Huston era un attore e cantante canadese, nato nel 1883 e morto nel 1950. Ha vinto l’Oscar al miglior attore non protagonista per il suo ruolo nel film Il tesoro della Sierra Madre, diretto da suo figlio John Huston. Era il capostipite di quattro generazioni della famiglia Huston, che ha dato vita a tre vincitori di Oscar: lui, suo figlio John e sua nipote Anjelica.

Walter Huston ha iniziato la sua carriera teatrale nel 1902, e ha debuttato a Broadway nel 1924. Con l’avvento del cinema sonoro, è diventato uno dei migliori caratteristi di Hollywood, interpretando sia ruoli da protagonista che da comprimario. Alcuni dei suoi film più famosi sono L’uomo della Virginia (1929), Abraham Lincoln (1930), Pioggia (1932), La follia della metropoli (1932), Infedeltà (1936), Cuori umani (1938), La luce che si spense (1939), I misteri di Shanghai (1941), L’oro del demonio (1942) e La stirpe del drago (1944).

Walter Huston era un attore versatile e carismatico, che sapeva passare dal comico al drammatico, dal romantico al malvagio, dal realistico al fantastico. Era anche un bravo cantante, che ha mostrato le sue doti vocali in alcuni film musicali, come The Great Ziegfeld (1936) e Swing Time (1936). Era molto amato dal pubblico e dalla critica, e ha ricevuto quattro candidature all’Oscar nella sua carriera.

Walter Huston era anche un uomo di famiglia, che ha trasmesso la sua passione per il cinema ai suoi discendenti. Suo figlio John Huston è stato uno dei più grandi registi americani, che ha diretto Walter in due film: Il tesoro della Sierra Madre (1948) e Il grande peccatore (1949). Sua nipote Anjelica Huston è stata una delle più belle e talentuose attrici degli anni '80 e '90, che ha vinto l’Oscar per Il calore della notte (1985). Suo nipote Danny Huston è un attore e regista che ha lavorato in film come The Aviator (2004) e Wonder Woman (2017). Suo pronipote Jack Huston è un attore che ha recitato in serie tv come Boardwalk Empire (2010-2014) e film come Ben-Hur (2016).

Walter Huston è stato uno dei grandi attori del cinema americano, che ha lasciato un’eredità artistica e familiare di grande valore.
      ABRAHAM LINCOLN 1930 - Abraham Lincoln è un film biografico del 1930 diretto da D. W. Griffith, uno dei pionieri del cinema americano. Il film racconta la vita del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, dalla sua nascita alla sua presidenza e al suo assassinio. Il film è interpretato da Walter Huston nel ruolo di Lincoln e da Una Merkel nel ruolo di Ann Rutledge, il suo primo amore.

Il film si divide in due parti: la prima parte copre gli anni della giovinezza e della formazione di Lincoln, come negoziante, taglialegna, avvocato e politico. Vediamo il suo rapporto con Ann Rutledge, la sua morte prematura e il suo matrimonio con Mary Todd. Vediamo anche il suo duello oratorio con Stephen A. Douglas e la sua elezione a presidente nel 1860.

La seconda parte si concentra sulla presidenza di Lincoln durante la guerra civile americana, il suo impegno per preservare l’unità della nazione e per abolire la schiavitù. Vediamo le sue difficoltà a gestire la guerra, le sue decisioni politiche e militari, il suo rapporto con i suoi collaboratori e la sua famiglia. Vediamo anche il suo discorso di Gettysburg, la sua firma della proclamazione di emancipazione e il suo assassinio al Ford’s Theatre per mano di John Wilkes Booth.
Il film ha ricevuto recensioni positive dai critici dell’epoca, che hanno lodato la performance di Huston e la regia di Griffith. Mordaunt Hall del The New York Times lo ha definito “un’opera degna e ispiratrice” e lo ha inserito nella sua lista dei dieci migliori film del 1930. Alcune fonti moderne lo considerano anche un capolavoro del cinema pre-code, che sfidava le convenzioni morali e sociali dell’epoca.
Il film presenta anche alcune curiosità interessanti:
Walter Huston era molto più basso del vero Abraham Lincoln, per cui indossava delle scarpe rialzate di sei pollici durante gran parte del film. Questo è particolarmente evidente nelle inquadrature lunghe.
Henry B. Walthall, che interpreta il ruolo minore di un aiutante di Robert E. Lee, era la star del primo capolavoro di Griffith sulla guerra civile, Nascita di una nazione (1915).
Griffith aveva già girato l’assassinio di Lincoln al Ford’s Theatre in Nascita di una nazione (1915).
James Bradbury Sr. (Generale Winfield Scott), Frank Campeau (Generale Philip Sheridan) e Robert Brower, che interpreta un ruolo non accreditato, sono gli unici attori del film che erano vivi durante la guerra civile americana (1861-1865). Sono nati rispettivamente il 12 ottobre 1857, il 14 dicembre 1864 e il 14 luglio 1850.
      UNA MERKEL - Una Merkel era un’attrice statunitense, nata nel 1903 e morta nel 1986. Era famosa per il suo aspetto da bambola, il suo accento del sud e la sua comicità. Ha recitato in molti film degli anni '30 e '40, spesso nel ruolo della migliore amica della protagonista. Alcuni dei suoi film più noti sono Quarantaduesima strada, Destry cavalca ancora e Estate e fumo, per il quale fu candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Ha iniziato la sua carriera come controfigura di Lillian Gish in alcuni film muti, tra cui Il vento di Victor Sjöström. Ha lavorato anche a Broadway, vincendo un Tony Award nel 1956 per il musical The Pajama Game.

Una Merkel ha recitato anche nel film Abraham Lincoln del 1930, diretto da D. W. Griffith, uno dei pionieri del cinema americano. Il film racconta la vita del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, dalla sua nascita alla sua presidenza e al suo assassinio. Una Merkel interpreta il ruolo di Ann Rutledge, il primo amore di Lincoln, che muore di febbre tifoide prima che possano sposarsi. La sua morte segna profondamente Lincoln, che le promette di diventare un uomo migliore e di dedicare la sua vita al servizio del suo paese. La performance di Una Merkel è delicata e commovente, e mostra la sua capacità di passare dal comico al drammatico.

Una Merkel era una donna di talento e di spirito, che ha lasciato un segno nel cinema americano.
      ABRAHAM LINCOLN (1930) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Screenland (Nov 1930-Apr 1931) - L’HONOR PAGE è stata dedicata a molti attori di grande talento, ma raramente è stata così meritata come quella di questo mese, che consegna il palmo della vittoria a Walter Huston con un inchino basso, profondo e grazioso! Huston ci ha regalato un grande Abraham Lincoln, immergendo splendidamente le maniere di Broadway in una completa realizzazione dell’Emancipatore, senza mai cadere nel banale o nell’autocompiacimento. La parte sorprendente è che Huston non aveva mai pensato di interpretare Lincoln fino a quando Griffith gli ha assegnato il ruolo. Ma come un abile artigiano che affronta un nuovo lavoro, ha accettato la parte e ha dato il massimo! Huston rappresenta il nuovo ordine delle cose a Celluloidia. Recitare è il suo mestiere, e lui lo conosce bene!

      MAY McAVOY - May McAvoy è stata un’attrice statunitense che ha lavorato principalmente durante l’epoca del cinema muto. Nata a New York il 8 settembre 1899, debuttò nel 1917 nel film Hate e recitò in oltre quaranta film, tra cui Ben-Hur, Lady Windermere’s Fan e Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui interpretò Mary Dale, la fidanzata di Al Jolson. Si ritirò dalle scene nel 1929, dopo aver sposato il banchiere Maurice Cleary, con cui ebbe un figlio. Tornò a recitare solo occasionalmente in piccoli ruoli non accreditati negli anni quaranta e cinquanta. Il suo ultimo film fu il remake del 1959 di Ben-Hur, in cui apparve tra la folla di Gerusalemme. Morì a Los Angeles il 26 aprile 1984, all’età di 84 anni
      THE JAZZ SINGER 1927 - Il cantante di jazz è un film storico e rivoluzionario, il primo a usare il sonoro sincronizzato per le canzoni e i dialoghi. Racconta la storia di un giovane ebreo che sfida le tradizioni della sua famiglia e della sua religione per seguire la sua passione per il jazz, diventando una star del palcoscenico. Il film è un inno alla libertà di espressione e alla musica come linguaggio universale, ma anche un dramma familiare e una riflessione sulle radici culturali. Il protagonista è Al Jolson, un famoso cantante dell’epoca, che interpreta brani memorabili come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Il film è considerato uno dei migliori film americani di tutti i tempi e un capolavoro del cinema musicale.

Il film utilizzò il sistema Vitaphone, una tecnologia sonora su disco sviluppata dalla Warner Bros. che permetteva di sincronizzare la musica e la voce registrate con le immagini in movimento. Il sistema era ancora imperfetto e richiedeva numerosi dischi di cera e una precisa sincronizzazione tra il proiettore e il fonografo. Per questo motivo, solo alcune scene del film contenevano dialoghi sonori, mentre il resto era accompagnato da didascalie come nei film muti. Il film fu un successo di pubblico e di critica e salvò la Warner Bros. dalla crisi finanziaria in cui si trovava.
      AL JOLSON (FILM Album n°1 ) JOSETTI Germany - Al Jolson è stato un cantante, attore e compositore russo naturalizzato statunitense, noto come “Il più grande intrattenitore del mondo”. Nato il 26 maggio 1886 a Seredžius, in Lituania, allora parte dell’Impero Russo, emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia ebraica nel 1894. Iniziò la sua carriera teatrale a New York, formando un trio vocale con i fratelli Harry e Palmer. Si distinse per il suo stile di canto jazz e blues e per la sua abitudine di esibirsi in blackface, una pratica controversa che consisteva nel dipingersi il volto di nero per imitare gli afroamericani. Divenne una star di Broadway negli anni dieci e venti, interpretando musical come La Belle Paree, Sinbad e Big Boy. Nel 1927 fu il protagonista de Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui cantò brani celebri come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Continuò a recitare in altri film musicali negli anni trenta, come The Singing Fool, Hallelujah I’m a Bum e Wonder Bar. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea si dedicò all’intrattenimento delle truppe americane all’estero. La sua vita fu raccontata nei film biografici The Jolson Story (1946) e Jolson Sings Again (1949), in cui fu doppiato da Larry Parks. Morì il 23 ottobre 1950 a San Francisco, all’età di 64 anni123

Messaggio ricevuto. Al Jolson è stato un cantante, attore e compositore russo naturalizzato statunitense, noto come "Il più grande intrattenitore del mondo". Nato il 26 maggio 1886 a Seredžius, in Lituania, allora parte dell'Impero Russo, emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia ebraica nel 1894. Iniziò la sua carriera teatrale a New York, formando un trio vocale con i fratelli Harry e Palmer. Si distinse per il suo stile di canto jazz e blues e per la sua abitudine di esibirsi in blackface, una pratica controversa che consisteva nel dipingersi il volto di nero per imitare gli afroamericani. Divenne una star di Broadway negli anni dieci e venti, interpretando musical come La Belle Paree, Sinbad e Big Boy. Nel 1927 fu il protagonista de Il cantante di jazz, il primo film con il sonoro sincronizzato, in cui cantò brani celebri come My Mammy, Toot Toot Tootsie e Blue Skies. Continuò a recitare in altri film musicali negli anni trenta, come The Singing Fool, Hallelujah I'm a Bum e Wonder Bar. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea si dedicò all'intrattenimento delle truppe americane all'estero. La sua vita fu raccontata nei film biografici The Jolson Story (1946) e Jolson Sings Again (1949), in cui fu doppiato da Larry Parks. Morì il 23 ottobre 1950 a San Francisco, all'età di 64 anni.
      WARNER OLAND - Warner Oland (nato Johan Verner Ölund il 3 ottobre 1879 e morto il 6 agosto 1938) è stato un attore svedese-americano. La sua carriera ha incluso il teatro a Broadway e numerosi film. È ricordato soprattutto per aver interpretato diversi personaggi cinesi e sino-americani: il dottor Fu Manchu, Henry Chang in Shanghai Express e, soprattutto, il tenente Charlie Chan della polizia di Honolulu in 16 film.

Oland emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia all’età di 13 anni. Dopo aver studiato recitazione shakespeariana, debuttò nel cinema muto nel 1912. Grazie al suo aspetto vagamente asiatico, fu molto richiesto per ruoli di cattivo e di etnia. Il suo successo arrivò nel 1929, quando fu scelto per il ruolo principale nel film Il misterioso dottor Fu Manchu.

Nel 1931, Oland interpretò per la prima volta Charlie Chan, un detective cinese-americano basato sulla popolare serie di romanzi gialli di Earl Derr Biggers. La sua performance come il sagace ma apparentemente mite investigatore gli valse il plauso della critica e lo rese una star. Oland apparve in un totale di 16 film di Charlie Chan dal 1931 al 1937.

Oland morì di polmonite a Stoccolma nel 1938, mentre era in tournée in Europa. È sepolto nel Southborough Rural Cemetery, nel Massachusetts.

Warner Oland ha avuto il ruolo del cantore Rabinowitz, il padre di Jakie, il protagonista del film The jazz singer. Il film racconta la storia di un giovane ebreo che vuole diventare un cantante di jazz, ma entra in conflitto con le tradizioni della sua famiglia e della sua religione. Oland interpreta un padre severo e orgoglioso, che non accetta le scelte artistiche del figlio e lo punisce per aver cantato in un locale.

(CARD posizione 5 pag. 19 dell'ALBUM 1 "SALEM GOLD-FILM-BILDER")
      THE JAZZ SINGER 1927 - Ron Hutchinson e Vince Giordano sono due esperti di cinema e musica, che hanno realizzato un commento audio per il film, disponibile sul DVD della Warner Home Video. Nel commento, i due forniscono informazioni storiche, aneddoti e curiosità sul film, le sue canzoni, i suoi attori e il suo impatto culturale. Il commento è molto apprezzato dai fan del film e del genere musical.
      AL JOLSON - Card pag.8 dell'ALBUM "VOM WERDEN DEUTSCHER FILMUNST DER TONFILM (1935) Germany
      A PLANTATION ACT (1926) - Si tratta di un cortometraggio sonoro del 1926, il primo film in cui ha recitato Jolson. Al, con il volto dipinto di nero, canta tre delle sue canzoni di successo: “When the Red, Red Robin (Comes Bob, Bob, Bobbin’ Along)“, "April Showers” e infine “Rock-a-Bye Your Baby with a Dixie Melody”.

Il film lo mostra come se fosse in una performance dal vivo, con tre richiami al sipario alla fine. Il film è stato presentato in anteprima il 7 ottobre 1926 al Colony Theatre di New York, dove ha concluso un programma di cortometraggi che accompagnavano il secondo film Vitaphone a lungometraggio della Warner Brothers, “The Better 'Ole”.

Il corto è stato a lungo ritenuto un film perduto, e la sua indisponibilità ha alimentato l’erronea convinzione che il primo film sonoro di Jolson fosse il famoso film epocale “The Jazz Singer”, che è uscito quasi esattamente un anno dopo. Una copia muta di “A Plantation Act” è stata infine trovata nella Library of Congress, etichettata erroneamente come un’anteprima di “The Jazz Singer”. È stata anche ritrovata una copia del disco sonoro corrispondente, ma era stato rotto in quattro pezzi e incollato di nuovo così male che non si poteva riprodurre. Dopo un’attenta operazione, i tecnici del restauro sono riusciti a fare una copia utilizzabile dal disco e a rimuovere digitalmente i rumori e i clic derivanti dal danno.

Il film restaurato è stato incluso in un LaserDisc pubblicato negli anni '90 e come contenuto extra nel DVD a 3 dischi del 2007 di “The Jazz Singer”.
      BLACKFACE - Cards Nr.21 Godfrey Phillips Cigarettes PERSONALITIES OF TO-DAY 1932  -  
(collezione personale)  -  Il blackface nel contesto storico del teatro e dello spettacolo aveva significati e implicazioni diverse rispetto a come viene percepito oggi. Durante il XIX secolo, il blackface era uno stile di trucco teatrale diffuso che consisteva nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona di colore. Questa pratica era parte integrante dei Minstrel show, spettacoli itineranti molto popolari negli Stati Uniti, e successivamente anche in Europa.

Gli attori bianchi, per recitare in blackface, usavano annerirsi la pelle con sughero bruciato e successivamente cerone nero o lucido per scarpe, esagerando con il trucco le dimensioni delle labbra e portando spesso parrucche di lana, guanti, frac, oppure abiti da straccioni per completare la trasformazione. Questi spettacoli erano intesi come un’esagerazione comica e non come una rappresentazione fedele o rispettosa delle persone di colore.

Tuttavia, con il passare del tempo e l’evoluzione della società, la consapevolezza del razzismo e delle sue manifestazioni ha portato a una riconsiderazione critica del blackface. Il movimento per i diritti civili degli afroamericani degli anni '60, guidato da figure come Martin Luther King, ha denunciato i preconcetti razzisti e denigratori legati al blackface, portando alla sua graduale estinzione negli Stati Uniti.

Oggi, il blackface è universalmente riconosciuto come offensivo e razzista, e la sua pratica è condannata e bandita da tutte le rappresentazioni teatrali e cinematografiche. La comprensione moderna del blackface è che esso perpetua stereotipi razziali nocivi e si basa su una storia di umiliazione e sfruttamento delle persone nere.

      SHIRLEY TEMPLE - Shirley Temple è stata un’attrice, cantante, ballerina e diplomatica statunitense. È stata una famosa enfant prodige del cinema negli anni trenta, soprannominata “riccioli d’oro”, e ha interpretato personaggi di bambine dolci e leziose, ma anche sagge e intelligenti. Da adulta si è dedicata alla carriera di ambasciatrice, usando il nome da sposata Shirley Temple Black. È morta nel 2014 all’età di 85 anni
      THE LITTLE PRINCESS (1939) - Il film è una commedia drammatica musicale diretta da Walter Lang e William A. Seiter e ispirata al romanzo per bambini di Frances Hodgson Burnett. Il film è il primo di Shirley Temple a essere girato completamente in Technicolor e il suo ultimo grande successo come attrice bambina. Il film è ambientato nella Londra vittoriana durante la seconda guerra boera e racconta la storia di Sara Crewe (Shirley Temple), una ragazzina ricca e gentile che viene lasciata in un collegio femminile dal padre, il capitano Reginald Crewe (Ian Hunter), che parte per combattere in Africa. Sara diventa presto amica di Becky (Sybil Jason), la servetta del collegio, e si scontra con la severa direttrice Miss Minchin (Mary Nash) e la sua snob pupilla Lavinia (Marcia Mae Jones). Quando il padre di Sara muore in battaglia e i suoi averi vengono requisiti dal nemico, Sara perde tutti i suoi privilegi e viene costretta a lavorare come serva. Tuttavia, Sara non perde mai la speranza e la fantasia e continua a credere che il padre sia vivo. Nel frattempo, il vicino di casa del collegio, Ram Dass (Cesar Romero), un indiano al servizio del ricco Geoffrey Hamilton (Richard Greene), si accorge della situazione di Sara e inizia a farle dei regali segreti per alleviare le sue sofferenze. Hamilton è un amico del padre di Sara e sta cercando di scoprire il suo destino. Un giorno, Hamilton trova il capitano Crewe, ferito e amnesico, in un ospedale militare e lo porta a casa sua. Sara lo riconosce dalla finestra del collegio e corre da lui, riportandogli la memoria. Sara viene così riunita con il padre e adottata da Hamilton, che si innamora della sua insegnante Rose (Anita Louise). La storia si conclude con Sara che saluta le sue amiche del collegio e parte con il padre e i suoi nuovi tutori.

Il film è una trasposizione molto libera del romanzo, che introduce diversi personaggi e situazioni nuove e cambia radicalmente il finale. Il film ha anche un tono più leggero e ottimista del libro, con diversi momenti musicali e comici. La pellicola è apprezzabile per le interpretazioni di Shirley Temple, che dimostra il suo talento sia come attrice che come ballerina, e degli altri attori, in particolare Cesar Romero, Arthur Treacher (che interpreta il fratello bonario di Miss Minchin) e Mary Nash (che rende bene la cattiveria della direttrice). Il film è anche notevole per la fotografia in Technicolor, che rende bene l’atmosfera della Londra vittoriana e i costumi d’epoca. Il film è considerato uno dei migliori di Shirley Temple e uno dei classici del cinema per bambini.
      ANITA LOUISE - Anita Louise, nata Anita Louise Fremault, è stata una famosa attrice bambina e adolescente, che ha debuttato a Broadway a sei anni e al cinema a nove. Tra i suoi film più noti ci sono Sogno di una notte di mezza estate (1935), La vita del dottor Pasteur (1936) e Maria Antonietta (1938). Nel 1939 ha interpretato il ruolo di Rose, la sorellastra cattiva di Shirley Temple, nel film The Little Princess, tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett. Negli anni quaranta la sua carriera cinematografica è declinata e si è dedicata alla televisione, dove ha avuto successo con la serie Frida, la storia dell’amicizia di un ragazzo con il suo cavallo. Si è sposata due volte, prima con il produttore Buddy Adler e poi con Henry Berger, ed è morta nel 1970 all’età di 55 anni
      THE LITTLE PRINCESS (1939) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Box office digest (Dec 1938-Dec 1939)

      CHARLES BOYER - Boyer ha iniziato la sua carriera teatrale e cinematografica in Francia negli anni venti, dopo aver studiato filosofia alla Sorbona e recitazione al Conservatorio di Parigi. Ha debuttato a Hollywood all’inizio dell’era del sonoro e ha lavorato con alcune delle più grandi star dell’epoca, come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergman e Lauren Bacall. Ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 1942 e ha partecipato come voce narrante a un film sulla resistenza francese durante la seconda guerra mondiale. Ha recitato anche a Broadway e in televisione, apparendo come se stesso nella sitcom I Love Lucy. Ha avuto una vita privata tranquilla e riservata, lontana dagli scandali di Hollywood. Si è sposato una sola volta, con l’attrice Pat Paterson, e ha sofferto molto per la morte del figlio Michael, che si è suicidato nel 1965. Due giorni dopo la morte della moglie per cancro nel 1978, anche Boyer si è tolto la vita con un’overdose di barbiturici. È sepolto al Holy Cross Cemetery di Culver City, in California
      ALGIERS (1938) - Algiers è un film drammatico americano diretto da John Cromwell e interpretato da Charles Boyer, Sigrid Gurie e Hedy Lamarr. Il film racconta la storia di un famoso ladro di gioielli francese che si nasconde nel labirintico quartiere nativo di Algeri conosciuto come Casbah. Sentendosi imprigionato dal suo esilio autoimposto, è attratto fuori dal nascondiglio da una bellissima turista francese che gli ricorda i tempi felici a Parigi. Algiers fu una sensazione perché fu il primo film di Hollywood con Hedy Lamarr, la cui bellezza divenne la principale attrazione per il pubblico cinematografico. Il film è noto anche come una delle fonti di ispirazione per gli sceneggiatori del film del 1942 Casablanca, che lo scrissero pensando a Hedy Lamarr come protagonista femminile originale. La rappresentazione di Pepe le Moko da parte di Charles Boyer ispirò il personaggio animato della Warner Bros. Pepé Le Pew. Il film è entrato nel pubblico dominio negli Stati Uniti nel 1966 perché i richiedenti non ne hanno rinnovato la registrazione del copyright nel 28° anno dopo la pubblicazione.
      HEDY LAMARR - Lamarr era un’attrice e inventrice austriaca naturalizzata statunitense, che ha recitato in molti film di successo negli anni trenta e quaranta, come La febbre del petrolio, Questa donna è mia e Sansone e Dalila. Era considerata una delle donne più belle del mondo e del cinema. Prima di andare a Hollywood, aveva fatto scandalo con il film Estasi, in cui appariva totalmente nuda . Oltre alla sua carriera cinematografica, Lamarr era anche una brillante inventrice, che sviluppò con il compositore George Antheil un sistema di trasmissione a spettro espanso per guidare i siluri durante la seconda guerra mondiale. Questa tecnologia è alla base del wifi, del bluetooth e del gps. Lamarr ricevette un riconoscimento postumo per il suo contributo alla scienza nel 2014, quando fu inserita nel National Inventors Hall of Fame statunitense.
      HEDY LAMARR AND CHARLES BOYER in "ALGIERS" - CARD n. 95 FILM FAVOURITES stampata da A. AND M. WIX nel 1939. - 

Hedy Lamarr e Charles Boyer hanno recitato insieme nel film “Algiers” del 1938, che ha segnato il debutto di Lamarr a Hollywood e ha contribuito a consolidare la sua fama internazionale. La sua bellezza straordinaria ha catturato l’attenzione del pubblico e ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema. Boyer, d’altra parte, ha dato vita al personaggio di Pepe le Moko, un ruolo così memorabile che ha ispirato il personaggio di Pepé Le Pew dei cartoni animati di Warner Bros. Il film “Algiers” ha avuto un’influenza significativa sulla cultura popolare e ha ispirato altri capolavori cinematografici, incluso “Casablanca”. Inoltre, “Algiers” è diventato parte del patrimonio pubblico negli Stati Uniti nel 1966, permettendo così una più ampia diffusione e accessibilità. Questi elementi sottolineano l’importanza storica e culturale del film e il contributo di Lamarr e Boyer al mondo del cinema.
      ALGIERS (1938) - "Courtesy of the Media History Digital Library" - Periodico Motion Picture (Aug 1938-Jan 1939)

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