IL CINEMA ESPRESSIONISTA TEDESCO

Card posizione 1 pag.108 dell'Album 

"VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMME FILM"

(collezione personale)


PERIODO STORICO


La prima guerra mondiale fu un evento traumatico e devastante per la Germania, che ne uscì sconfitta, umiliata e impoverita. La Germania dovette accettare le dure condizioni imposte dal Trattato di Versailles, che prevedevano la perdita di territori, la riduzione dell’esercito, il pagamento di enormi riparazioni di guerra e la responsabilità morale per lo scoppio del conflitto. Questa situazione provocò una profonda crisi economica, sociale e politica, che minò la stabilità e la legittimità della Repubblica di Weimar, nata nel 1919 dopo l’abdicazione dell’imperatore Guglielmo II. La Repubblica di Weimar dovette affrontare le sfide e le minacce di forze esterne e interne, come l’isolamento internazionale, l’iperinflazione, la disoccupazione, le rivolte, i colpi di stato, il terrorismo, il nazionalismo, il comunismo e il nazismo. La Repubblica di Weimar fu anche un periodo di grande fermento e innovazione culturale, in cui si svilupparono movimenti artistici e intellettuali di avanguardia, che cercavano di esprimere le emozioni e le angosce dell’uomo moderno, sconvolto dalla guerra e dalla crisi. Tra questi movimenti, si distinse l’espressionismo, che si manifestò in vari ambiti, come la pittura, il teatro, la letteratura e il cinema. L’espressionismo fu una corrente artistica che si basava sulla deformazione della realtà, per esprimere il punto di vista soggettivo e emotivo dell’artista. Questo movimento artistico usava colori intensi e contrastanti, linee spezzate e curve, forme geometriche e astratte, per creare un’atmosfera di tensione, angoscia, alienazione, incubo e si opponeva al naturalismo e al realismo, che riteneva inadeguati a rappresentare la complessità e il dramma della condizione umana. Il movimento si ispirava a fonti diverse, come il romanticismo, il simbolismo, il primitivismo, il surrealismo, il cubismo, il futurismo, il dadaismo. L’espressionismo ebbe una grande influenza sul cinema tedesco degli anni Venti, che produsse opere originali e innovative, che rompevano con la tradizione cinematografica precedente. Il cinema espressionista tedesco fu caratterizzato da uno stile visivo e narrativo che usava tecniche come il chiaroscuro, le deformazioni, i trucchi, le inquadrature insolite, per creare mondi irreali, simbolici e metaforici. Il cinema espressionista tedesco affrontò temi come il fantastico, l’orrore, il crimine, la psicologia, la politica, la religione, usando personaggi come vampiri, mostri, criminali, eroi e vittime. Questo rifletteva la situazione storica e culturale della Germania del tempo, esprimendo le paure, le speranze, le contraddizioni, le utopie e le distopie di una nazione in trasformazione. Il cinema espressionista tedesco ebbe una grande importanza per la storia del cinema, perché dimostrò le potenzialità artistiche e creative del mezzo cinematografico, influenzando generi come il noir, l’horror, la fantascienza, il thriller, e registi come Alfred Hitchcock, Tim Burton, David Lynch e molti altri. In conclusione, si può dire che la prima guerra mondiale e la sconfitta della Germania hanno avuto una trasposizione nell’arte e di conseguenza nel cinema, attraverso il movimento espressionista, che ha creato un linguaggio e uno stile originali e innovativi, che hanno espresso le emozioni e le angosce di un popolo e di un’epoca.



IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI

 Il simbolo del cinema espressionista tedesco


Il gabinetto del dottor Caligari è un film muto del 1920 diretto da Robert Wiene, considerato il simbolo del cinema espressionista tedesco. Il film racconta la storia di un misterioso ipnotista che usa un sonnambulo per commettere omicidi, ma alla fine si scopre che il narratore è un paziente di un manicomio e che la sua storia è frutto della sua follia. Il film è famoso per la sua scenografia distorta e angosciante, che riflette lo stato psicologico dei personaggi e crea un’atmosfera da incubo. 

Un uomo di nome Francis racconta a un altro uomo la sua terribile esperienza in una piccola città tedesca, dove si era recato con il suo amico Alan. I due amici visitano una fiera, dove assistono allo spettacolo del dottor Caligari, un misterioso ipnotista che mostra al pubblico il suo sonnambulo, Cesare, che tiene sotto ipnosi in una cassa da morto. Cesare, una volta svegliato, è in grado di conoscere il passato e di predire il futuro. Alan, incuriosito, gli chiede quanto gli resta da vivere, e Cesare gli risponde che morirà entro l’alba del giorno seguente. La predizione si avvera, e Alan viene trovato morto nel suo letto, pugnalato da un assassino sconosciuto. Francis sospetta subito di Caligari e di Cesare, e decide di indagare su di loro, con l’aiuto di Jane, la sua fidanzata, di cui anche Alan era innamorato. Francis scopre che Caligari usa Cesare per commettere omicidi, sfruttando il suo stato di sonnambulismo. Caligari, infatti, è ossessionato dalla figura di un antico stregone, anch’egli di nome Caligari, che nel XVIII secolo usava un sonnambulo per uccidere le sue vittime. Francis segue Caligari fino a un ospedale psichiatrico, dove scopre che egli ne è il direttore, e che ha rubato Cesare da una delle celle. Francis riesce a smascherare Caligari davanti agli altri medici, che lo rinchiudono in una cella. Tuttavia, la storia si rivela essere una fantasia di Francis, che in realtà è un paziente dell’ospedale, e che ha immaginato di essere il protagonista di una vicenda orribile, identificando le persone che lo circondano con i personaggi del suo delirio. Anche Caligari è in realtà un medico, che cerca di curare Francis dalla sua follia.

Il gabinetto del dottor Caligari è stato accolto dalla critica dell’epoca con reazioni contrastanti. Alcuni lo hanno lodato come un capolavoro innovativo e rivoluzionario, che apriva nuove possibilità espressive al cinema e che rifletteva lo spirito della modernità e dell’avanguardia. Altri lo hanno criticato come un film confuso, incoerente, irrazionale e deprimente, che tradiva la funzione sociale e pedagogica del cinema e che esprimeva una visione pessimista e nichilista della realtà. Tra i sostenitori del film, si possono citare i nomi di importanti intellettuali e artisti come Bertolt Brecht, Walter Benjamin, Siegfried Kracauer, Carl Mayer, Fritz Lang e Luis Buñuel. Tra i detrattori, invece, si possono ricordare i pareri negativi di alcuni critici cinematografici come Herbert Ihering, Rudolf Kurtz e Béla Balázs. Il film ha suscitato anche polemiche politiche, in quanto è stato interpretato in chiave allegorica come una denuncia del totalitarismo e della manipolazione delle masse, o al contrario come una giustificazione della violenza e dell’ordine autoritario. Il film ha avuto anche un grande successo di pubblico, sia in Germania che all’estero, diventando uno dei film più visti e più discussi degli anni venti. Il film è stato riconosciuto come un classico del cinema mondiale e ha influenzato generazioni di registi e cineasti. La pellicola è stata restaurata e riedita più volte, e ha ricevuto numerosi omaggi e riferimenti in altre opere artistiche. Il film è considerato oggi uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco e del cinema muto in generale.

IL REGISTA 

Robert Wiene

Robert Wiene è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco, nato a Breslavia nel 1873 e morto a Parigi nel 1938. È considerato uno dei più grandi e influenti registi del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che usava scenografie, luci e angolazioni di ripresa insolite per creare atmosfere angoscianti e surreali. Il suo film più noto è Il gabinetto del dottor Caligari, del 1920, considerato il capolavoro del genere e una pietra miliare della storia del cinema. Il film si basa su una sceneggiatura scritta da due soldati reduci dalla prima guerra mondiale e ha avuto un grande impatto sul pubblico e sulla critica. Robert Wiene ha diretto anche altri film importanti, come Genuine, Raskolnikow, I.N.R.I. e Le mani dell’altro, ma nessuno ha raggiunto lo stesso successo di Caligari. Con l’avvento del cinema sonoro, Wiene ha avuto difficoltà ad adattarsi alla nuova tecnologia e al nuovo mercato. Inoltre, essendo di origine ebraica, ha dovuto lasciare la Germania nazista e rifugiarsi prima a Budapest, poi a Londra e infine a Parigi. Qui ha provato a realizzare il remake sonoro de Il gabinetto del dottor Caligari, assieme a Jean Cocteau, ma il progetto non si è concretizzato. Wiene è morto di cancro a Parigi nel 1938, dieci giorni prima di finire il suo ultimo film, Ultimatum, che è stato completato da Robert Siodmak.

IL CAST:

WERNER KRAUSS

Cards Pag. 14 JOSETTI FILM ALBUM N°2

Card Pag. 14 JOSETTI FILM ALBUM N°2 

(collezione personale)

Werner Krauss è stato un famoso attore tedesco, che ha recitato in molti film del cinema espressionista tedesco, come Il gabinetto del dottor Caligari, Destino e Rose d’autunno. È stato anche una delle attrici preferite da Adolf Hitler e una decorata con la Croce al merito di guerra. Ecco una breve presentazione della sua vita e della sua carriera:Werner Krauss nacque nel 1884 a Gestungshausen, in Baviera, dove suo nonno era un pastore protestante. Trascorse la sua infanzia a Breslavia e poi frequentò una scuola per la formazione degli insegnanti. Abbandonò gli studi per dedicarsi al teatro e debuttò nel 1903 a Guben. Pur non avendo mai studiato recitazione, si affermò come un attore di talento e lavorò in varie città tedesche. Nel 1913 fu assunto da Max Reinhardt al Deutsches Theater di Berlino, dove interpretò ruoli minori e poi maggiori in opere di Shakespeare e Goethe. Nel 1916 iniziò la sua carriera cinematografica, che lo rese famoso in tutto il mondo. Il suo ruolo più celebre fu quello del dottor Caligari nel film omonimo del 1920, considerato un capolavoro del cinema espressionista. Krauss interpretò anche altri personaggi diabolici e inquietanti, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Lavorò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo.Nel 1934 Krauss fu nominato Attore di Stato dal regime nazista, che apprezzava le sue doti artistiche e lo invitava spesso a eventi ufficiali e privati. Krauss non aderì al partito nazista, ma neanche lo criticò apertamente. Partecipò a film di propaganda, come Süss l’ebreo, dove interpretò sei ruoli diversi, tra cui quello del duca di Württemberg. Ricevette la Croce al merito di guerra per il suo impegno nell’intrattenimento delle truppe. Il suo nome comparve nella lista degli artisti considerati fondamentali per la cultura nazista, stilata da Hitler e Goebbels nel 1944.Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Krauss riprese la sua carriera, alternando il cinema al teatro e alla televisione. Tra i suoi film più noti di questo periodo, ci sono Rose d’autunno, Il diario di Anna Frank e Il castello. Nel 1954 ricevette il Filmband in Gold per il suo contributo al cinema tedesco e il prestigioso Iffland-Ring, un anello che viene consegnato al miglior attore di lingua tedesca. Morì nel 1959 a Vienna, all’età di 75 anni. 

CONRAD VEIDT

Card Pag. 18 JOSETTI FILM ALBUM N°2 

(collezione personale)

Conrad Veidt nacque nel 1893 a Berlino, da una famiglia di origine ebraica. Fin da giovane mostrò una passione per il teatro e la recitazione, e si iscrisse alla scuola di Max Reinhardt, uno dei più importanti registi teatrali dell’epoca. Debuttò sul palcoscenico nel 1914, e nello stesso anno iniziò la sua carriera cinematografica, che lo portò a lavorare con i maggiori registi tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più celebre fu quello di Cesare, il sonnambulo usato per commettere omicidi dal dottor Caligari, nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), considerato un capolavoro del cinema espressionista. Il film è famoso per la sua scenografia distorta e angosciante, che riflette lo stato psicologico dei personaggi e crea un’atmosfera di incubo. Conrad Veidt interpretò anche altri personaggi diabolici e inquietanti, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Lavorò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo. Nel 1933, dopo l’avvento del nazismo, Conrad Veidt lasciò la Germania e si trasferì in Inghilterra, dove ottenne la cittadinanza britannica. Qui continuò a recitare in film di successo, come Il ladro di Bagdad (1940), in cui interpretava il malvagio gran visir Jaffar. Nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza americana. Qui interpretò ruoli di cattivo, come il maggiore Strasser in Casablanca (1942), uno dei film più famosi della storia del cinema. Morì nel 1943, a causa di un infarto, mentre giocava a golf. La sua ultima pellicola fu Al di sopra di ogni sospetto (1943), in cui interpretava un ufficiale nazista.Conrad Veidt fu un attore di grande talento e carisma, che seppe interpretare con maestria personaggi complessi e sfaccettati. Fu anche un uomo di grande coraggio e integrità, che si oppose al regime nazista e che sostenne la causa degli ebrei e degli alleati. Fu anche un filantropo, che donò gran parte dei suoi guadagni a organizzazioni umanitarie e di soccorso. Fu amato e stimato da colleghi e amici, come il regista Michael Curtiz, che disse di lui: “Era un uomo meraviglioso e un grande attore. Non lo dimenticherò mai”. 

LIL DAGOVER

Card Pag. 8 JOSETTI FILM ALBUM N° 2 

(collezione personale)

Lil Dagover è stata una famosa attrice tedesca, che ha recitato in molti film del cinema espressionista tedesco, come Il gabinetto del dottor Caligari, Destino e Rose d’autunno. È stata anche una delle attrici preferite da Adolf Hitler e una decorata con la Croce al merito di guerra. Ecco una breve presentazione della sua vita e della sua carriera:Lil Dagover nacque nel 1887 a Madiun, nell’isola di Giava, da genitori tedeschi. Dopo la morte della madre, tornò in Germania, dove frequentò vari collegi. Iniziò la sua carriera di attrice teatrale, e nel 1913 debuttò nel cinema, diretta da Louis Held. Nel 1917 sposò l’attore Fritz Daghofer, da cui prese il suo nome d’arte, modificando il cognome in Dagover. Divorziò nel 1919, dopo aver avuto una figlia, Eva Marie.Negli anni venti, Lil Dagover divenne una delle attrici più popolari e apprezzate del cinema tedesco, lavorando con registi come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Interpretò ruoli di eroina esotica e ingiustamente perseguitata, in film come Il gabinetto del dottor Caligari (1920), Harakiri (1919), Destino (1921), Il dottor Mabuse (1922) e Metropolis (1927). Lavorò anche in Svezia e in Francia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo (1929).Con l’avvento del cinema sonoro, Lil Dagover continuò a recitare, ma con minor frequenza. Durante il regime nazista, fu una delle attrici preferite da Hitler, che la invitò spesso a eventi ufficiali e privati. Lil Dagover non aderì al partito nazista, ma neanche lo criticò apertamente. Ricevette la Croce al merito di guerra per il suo impegno nell’intrattenimento delle truppe. Tra i film che girò in questo periodo, si ricordano La principessa Turandot (1934), La regina Luisa (1935) e La signora di Montecristo (1936).Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Lil Dagover riprese la sua carriera, alternando il cinema al teatro e alla televisione. Tra i suoi film più noti di questo periodo, ci sono Rose d’autunno (1955), Il diario di Anna Frank (1959) e Il castello (1968). Nel 1979 ricevette il Filmband in Gold per il suo contributo al cinema tedesco. Morì nel 1980 a Monaco di Baviera, all’età di 92 anni. 

LOCANDINA TEDESCA DEL FILM

PLAY FILM► 



METROPOLIS


IL CAPOLAVORO DI FRITZ LANG TRA ESPRESSIONISMO E FANTASCIENZA


Metropolis è un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang, considerato il suo capolavoro. Lang ambienta il film in un futuro distopico (nel 2026, ossia 100 anni dopo rispetto a quando è stato scritto) in cui le divisioni classiste sembrano accentuarsi. Il film è tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Guerre stellari.
La trama del film ruota attorno agli scontri tra la classe dominante, che vive in lussuosi grattacieli, e la classe operaia, costretta a lavorare in condizioni disumane nel sottosuolo della città. Il figlio del potente Joh Fredersen, Freder, si innamora di Maria, una giovane profetessa che predica la pace e l’armonia tra le classi. Il padre di Freder, però, ordina al suo scienziato Rotwang di creare un robot a immagine di Maria, per seminare il caos e la rivolta tra gli operai. Freder dovrà quindi salvare la vera Maria e impedire la distruzione di Metropolis.
Il film è stato di grande impatto visivo e tecnico e ha richiesto 17 mesi di riprese e un budget di oltre 5 milioni di Reichsmark. La pellicola ha fatto uso di effetti speciali innovativi, come il compositing, il montaggio ritmico, le miniature, le animazioni e il rotoscope. Il film ha anche introdotto il concetto di robot antropomorfo, con la celebre scena della trasformazione della donna robot.
Metropolis ha avuto una distribuzione travagliata e controversa, venendo tagliato e modificato più volte per adattarsi ai diversi mercati e alle esigenze politiche. Molte scene del film originale sono andate perdute o danneggiate nel tempo, rendendo difficile la sua ricostruzione. Solo nel 2010 è stata presentata una versione restaurata che ripristina quasi completamente il film originale, grazie al ritrovamento di una copia quasi integra in Argentina.
Metropolis è considerato un capolavoro del cinema e un’opera d’arte di grande valore culturale e storico. Il film è stato inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2001 e ha ricevuto numerosi riconoscimenti e omaggi da parte di critici, registi, artisti e musicisti. Il film ha anche influenzato il genere della fantascienza, sia letteraria che cinematografica, e ha anticipato temi e problemi della società moderna, come la tecnologia, la globalizzazione, la disuguaglianza e la crisi ecologica.


In questa card il regista Fritz Lang, mostra a Heinrich George, come dovrebbe afferrare Brigitte Helm nella scena del Film. 

Sotto la scena del Film.

Cards Posizione 1 e 2  pag. 101 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM

(collezione personale)


IL REGISTA

Fritz Lang

Card n.5 Pag.1  ABC (August Batschari Cigarettes) MERCEDES FILMBILDER AUSTöNENDEN FILMEN FILMALBUM 4

(collezione personale)


Fritz Lang, all’anagrafe Friedrich Christian Anton Lang, è stato un regista, sceneggiatore e produttore austriaco naturalizzato statunitense, considerato uno dei maestri del cinema espressionista e della fantascienza. Tra i suoi film più famosi ci sono Metropolis, M, La donna nella finestra e Il grande caldo. Lang ha avuto una vita avventurosa e travagliata, tra la prima guerra mondiale, l’ascesa del nazismo, l’esilio in America e il ritorno in Europa. Lang ha influenzato molti registi successivi, come Alfred Hitchcock, Jean-Luc Godard, Steven Spielberg e Ridley Scott.
Lang nasce il 5 dicembre 1890 a Vienna, in Austria, da una famiglia borghese. Suo padre, Anton Lang, è un celebre architetto, mentre sua madre, Paula Schlesinger, è ebrea. Lang non segue le orme del padre, ma si appassiona all’arte e alla letteratura. Frequenta l’Accademia delle Arti Grafiche di Vienna e inizia a lavorare come scenografo e pittore in diversi cabaret della città. Nel 1913, intraprende un lungo viaggio intorno al mondo, visitando l’Europa, l’Africa, l’Asia e l’America. Durante il viaggio, si guadagna da vivere disegnando fumetti per i quotidiani e dipingendo cartoline. Si interessa anche al cinema, che inizia a diffondersi come forma di spettacolo popolare.
Nel 1914, Lang torna in Austria in occasione dello scoppio della prima guerra mondiale. Si arruola volontariamente nell’esercito imperiale e combatte sul fronte orientale e balcanico. Durante i combattimenti, rimane ferito più volte e perde l’occhio destro. Nel corso del periodo della convalescenza, inizia a scrivere sceneggiature per il cinema, ispirandosi ai romanzi d’avventura e ai feuilleton che leggeva da bambino. Nel 1919, Lang debutta alla regia con il film Mezzosangue, un dramma esotico ambientato in India. Lo stesso anno, conosce Thea von Harbou, una sceneggiatrice e scrittrice tedesca, con la quale si sposa l’anno successivo. Von Harbou diventa la principale collaboratrice e musa di Lang, scrivendo le sceneggiature di quasi tutti i suoi film fino al 1932.
Lang si trasferisce a Berlino, dove diventa una delle figure più rappresentative del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che si caratterizza per l’uso di scenografie stilizzate, di luci e ombre contrastanti e di temi psicologici e sociali. Tra i suoi film espressionisti, si ricordano I ragni (1919-1920), una serie di quattro episodi di avventure esotiche, Il dottor Mabuse (1922), un thriller sulle gesta di un geniale criminale, e i due film dedicati alla saga dei Nibelunghi (1924), La morte di Sigfrido e La vendetta di Crimilde, che riprendono il mito germanico di Sigfrido e Brunilde. Il capolavoro di Lang, però, è Metropolis (1927), un film di fantascienza ambientato in un futuro distopico, nel 2026, in cui la società è divisa tra una classe dominante che vive in lussuosi grattacieli e una classe operaia che lavora in condizioni disumane nel sottosuolo della città. Il film è una grandiosa produzione, che richiede 17 mesi di riprese, un budget di oltre 5 milioni di Reichsmark e l’impiego di migliaia di comparse. Il film fa uso di effetti speciali innovativi, come il compositing, il montaggio ritmico, le miniature, le animazioni e il rotoscope. Il film introduce anche il concetto di robot antropomorfo, con la celebre scena della trasformazione della donna robot. Metropolis è un film di grande impatto visivo e tecnico, ma anche di forte valore simbolico e sociale, che esprime una critica al capitalismo, al totalitarismo e alla disumanizzazione della tecnologia. Il film è considerato un modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole come Blade Runner e Guerre stellari. Nel 1929 Fritz Lang gira Una donna nella luna, un film muto di fantascienza basato sul romanzo della moglie Thea von Harbou, in cui racconta di una spedizione spaziale alla ricerca dell’oro lunare.
Nel 1931, Lang realizza il suo primo film sonoro, M, il mostro di Dusseldorf, che narra la caccia a un assassino di bambine da parte della polizia e della malavita. Il film è un capolavoro di suspense e di analisi psicologica, che sfrutta al meglio le potenzialità del sonoro, come il motivo fischiato dall’assassino e le voci fuori campo. Il film è interpretato da Peter Lorre, che diventa famoso per il suo ruolo di maniaco. Il film è anche una denuncia della violenza e della corruzione della società tedesca, che sta per cadere sotto il regime nazista.

Nel 1933, Lang gira il suo ultimo film tedesco, Il testamento del dottor Mabuse, il seguito del film del 1922, in cui il criminale torna a seminare il terrore con i suoi piani diabolici. Il film è vietato dalla censura nazista, che vede nel personaggio di Mabuse una metafora di Hitler. Lo stesso Hitler, però, ammira il talento di Lang e gli propone, tramite il ministro della propaganda Joseph Goebbels, di diventare il responsabile dell’industria cinematografica del Reich. Lang, che ha origini ebree da parte di madre, accetta in un primo momento, ma poi rifiuta e lascia la Germania, temendo per la sua vita. Prima di partire, divorzia dalla moglie Thea von Harbou, che ha aderito al nazismo.
Lang si trasferisce a Parigi, dove gira un solo film, Liliom (1934), una commedia fantastica tratta da un’opera teatrale di Ferenc Molnár. Nel 1935, Lang si reca negli Stati Uniti, dove ottiene la cittadinanza e inizia una nuova carriera a Hollywood. Il suo primo film americano è Furia (1936), un dramma sociale con Spencer Tracy, che denuncia il linciaggio e la giustizia sommaria. Il film è prodotto da Joseph L. Mankiewicz, che diventa un amico e un sostenitore di Lang.
Negli anni Quaranta, Lang realizza una serie di film antinazisti, che riflettono il suo impegno politico e la sua esperienza di esule. Tra questi, si ricordano La donna del ritratto (1944), un thriller psicologico con Edward G. Robinson e Joan Bennett, Anche i boia muoiono (1943), un film di resistenza scritto in collaborazione con Bertolt Brecht, e Il ministero della paura (1944), un film di spionaggio con Ray Milland. Lang si dedica anche al genere western, con film come Il vendicatore di Jess il bandito (1939), il suo primo film a colori, e I cavalieri del Nord Ovest (1952), con Robert Young e Randolph Scott.
Negli anni Cinquanta, Lang si afferma come uno dei maestri del film noir, un genere che esplora i temi del crimine, della violenza, della corruzione e della fatalità. Tra i suoi film noir, si ricordano La donna nella finestra (1944) e Dietro la porta chiusa (1945), entrambi con Edward G. Robinson e Joan Bennett, Il grande caldo (1953), con Glenn Ford e Gloria Grahame, La strada della violenza (1954), con Robert Ryan e Ida Lupino, e La donna che visse due volte (1958), con Henry Fonda e Vera Miles. Lang si cimenta anche in altri generi, come la commedia musicale (Tu sei il mio destino, 1941, con Marlene Dietrich), il melodramma (La casa di bambola, 1943, con Joan Bennett), il film d’avventura (I pirati della Malesia, 1952, con Stewart Granger e James Mason) e il film storico (La tigre di Eschnapur, 1959, e Il sepolcro indiano, 1959, entrambi girati in India).Nel 1956, Lang torna in Europa, dove gira i suoi ultimi film. Tra questi, si ricordano La mille e seconda notte (1959), una commedia fantastica con Debra Paget e Oskar Werner, Il diabolico dottor Mabuse (1960), il terzo e ultimo capitolo della saga del criminale, e Il grande spettacolo (1963), un film di guerra con Hardy Krüger e Peter van Eyck. Il regista si ritira dal cinema nel 1964, a causa di problemi di salute e di vista. Muore il 2 agosto 1976 a Beverly Hills, in California, all’età di 85 anni. Viene sepolto nel Forest Lawn Memorial Park di Glendale. Lang lascia un’eredità artistica e culturale di grande rilievo, essendo stato uno dei registi più innovativi, influenti e originali della storia del cinema. Lang ha saputo esprimere la sua visione del mondo, spesso pessimista e critica, attraverso film di diversi generi e stili, che hanno segnato il cinema espressionista, il cinema di fantascienza, il film noir e il cinema politico. Lang ha influenzato molti registi successivi, come Alfred Hitchcock, Jean-Luc Godard, Steven Spielberg e Ridley Scott, che hanno riconosciuto il suo apporto al linguaggio cinematografico e alla cultura popolare.

Primo piano di Fritz Rasp per il Film "La Donna nella Luna"

Card Posizione 1 pag.117 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM


Sulla Luna. Scena dal Film "Donna nella Luna" con Willy Fritsch, Gerda Maurus e Gustl Stark-Gstettenbaur

Card Posizione 1 pag.97 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM


Scena tratta dal Film Dr. Mabuse (Rudolf Klein-Rogge) che stampa denaro falso, fa smistare le banconote false da persone non vedenti che non possono tradirlo.

Card Posizione 1 pag.59 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM


La foresta artificiale dello studio nel film "I NIBELUNGHI". Paul Richter nel ruolo di Sigfrido.

Card Posizione 1 pag.106 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM

(collezione personale)



IL CAST di METROPOLIS:

Alfred Abel

Card Posizione 6 pag.35 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM2

(collezione personale)

Alfred Abel nacque a Lipsia il 12 marzo 1879 da una famiglia di commercianti. Prima di dedicarsi alla recitazione, studiò silvicoltura, giardinaggio, economia e disegno artistico. Debuttò come attore teatrale in Svizzera e poi si trasferì a Berlino, dove lavorò con il celebre regista Max Reinhardt. Nel 1913, entrò nel mondo del cinema grazie all’attrice Asta Nielsen, che lo scelse per il suo film Notti veneziane. Da allora, apparve in oltre 140 film tra il 1913 e il 1937, collaborando con registi come Ernst Lubitsch, F. W. Murnau e Richard Oswald. Interpretò spesso personaggi di autorità o di nobiltà, mostrando una grande capacità di esprimere le tensioni psicologiche dei suoi ruoli con espressioni sobrie e raffinate. Il suo ruolo più celebre fu quello di Joh Fredersen, il tirannico padrone della metropoli, nel capolavoro di Fritz Lang Metropolis (1927). Abel fu anche regista e produttore di alcuni film, tra cui Narcosi (1929), un’opera influenzata dallo stile espressionista. Morì a Berlino il 12 dicembre 1937, a causa di un infarto. 

Gustav Fröhlich

Cards Posizione 3 e 4 pag. 10 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM 2

(collezione personale)

Gustav Fröhlich è stato un attore e regista tedesco, nato il 21 marzo 1902 a Hannover e morto il 22 dicembre 1987 a Lugano. È famoso soprattutto per aver interpretato il ruolo di Freder Fredersen nel film Metropolis di Fritz Lang nel 1927. Ha recitato in molti altri film, sia muti che sonori, spaziando dal genere drammatico a quello musicale e comico. Durante il periodo nazista, ha diretto alcuni film e ha continuato a lavorare come attore, senza però partecipare a pellicole di propaganda. Dopo la guerra, ha ridotto le sue apparizioni cinematografiche e si è ritirato definitivamente nel 1956. Si è sposato due volte: la prima con la cantante e attrice ungherese Gitta Alpár, da cui ha avuto una figlia, e la seconda con Maria Hajek, fino alla morte di lei.

Rudolf Klein-Rogge

Card n.205 pag. 21 SALEM FILMBILDER

(collezione personale)

Rudolf Klein-Rogge è stato un attore tedesco nato a Colonia nel 1885 con il nome di Friedrich Rudolf Klein. Si laureò in storia e letteratura e studiò recitazione con Hans Siebert, un famoso attore di Vienna. Debuttò nel teatro nel 1909 e nel cinema nel 1912. Nel 1914 sposò Thea von Harbou, una scrittrice e sceneggiatrice che collaborò con Fritz Lang, il regista che lo rese celebre in tutto il mondo. Klein-Rogge interpretò ruoli sinistri e memorabili in film come Il dottor Mabuse, I Nibelunghi, Metropolis, La donna nella luna e M - Il mostro di Düsseldorf. Nel 1921 von Harbou lo lasciò per Lang e Klein-Rogge si trasferì in Francia, dove partecipò a film di rilievo come Napoleone di Abel Gance e L’Atlantide di Georg Wilhelm Pabst. Con l’avvento del nazismo, si ritirò dalla scena cinematografica e morì in Austria nel 1955. 

Fritz Rasp

Card Posizione 5 pag.17 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM2

(collezione personale)

Fritz Rasp è stato un attore tedesco che ha recitato in più di 100 film tra il 1916 e il 1976. Era noto per aver interpretato spesso ruoli di cattivo o di personaggio ambiguo nel cinema tedesco degli anni '20 e '30. Alcuni dei suoi film più famosi sono Metropolis (1927), dove ha impersonato il misterioso “Der Schmale” (L’uomo magro), L’opera da tre soldi (1931), dove ha interpretato il truffatore “J. J. Peachum”, e Il diario di una donna perduta (1929), dove ha sedotto la protagonista Meinert.
Rasp è nato a Bayreuth, tredicesimo figlio di un geometra. Ha studiato recitazione a Monaco di Baviera e ha debuttato sul palcoscenico nel 1909. Ha lavorato con registi come Ernst Lubitsch, Fritz Lang, Georg Wilhelm Pabst e Bertolt Brecht, e con attori come Albert Bassermann, Joseph Schildkraut e Werner Krauss.
Rasp è morto di cancro a 85 anni a Gräfelfing, dove è anche sepolto. Suo figlio Andreas Rasp era un insegnante e poeta, sua figlia Renate Rasp una scrittrice associata al Gruppo 47. 

Theodor Loos

Card Posizione 4 pag. 20 BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER

(collezione personale)

Theodor Loos è stato un attore tedesco nato il 18 maggio 1883 a Zwingenberg, figlio di un orologiaio e costruttore di strumenti musicali. Ha lavorato come attore teatrale e cinematografico, recitando in più di 170 film, soprattutto nel periodo del cinema muto. È noto per aver interpretato numerosi ruoli nei film di Fritz Lang, tra cui il professor Georgy in Metropolis (1927) e l’ispettore Lohmann in M - Il mostro di Düsseldorf (1931). Durante il regime nazista, Loos fu membro del consiglio consultivo del presidente della Reichsfilmkammer, l’ente che regolava l’industria cinematografica tedesca. Dopo la fine della guerra, Loos tornò a dedicarsi al teatro, entrando a far parte del Staatstheater di Stoccarda. I suoi due figli morirono entrambi al fronte durante la seconda guerra mondiale. Loos morì a Stoccarda il 27 giugno 1954, all’età di 71 anni.  

Heinrich George

Card Posizione 2 pag. 10 BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER

(collezione personale)

Heinrich George, nato Georg August Friedrich Hermann Schulz, è stato un attore teatrale e cinematografico tedesco, attivo tra il 1912 e il 1945. Ha ottenuto alcuni dei suoi primi ruoli sul grande schermo nei film di Fritz Lang Metropolis e Berlin Alexanderplatz. Ha lavorato anche con registi come Richard Oswald, Wilhelm Dieterle, Leopold Jessner e Erwin Piscator. Prima della presa del potere da parte dei nazisti, era stato membro attivo del Partito Comunista Tedesco e di conseguenza non gli fu permesso di continuare a lavorare e venne inserito in una lista di attori "indesiderabili". Alla fine però venne a patti con il nuovo regime e durante la seconda guerra mondiale interpretò un certo numero di film di propaganda come Süss l’ebreo e La cittadella degli eroi. Heinrich George fu catturato dai russi nel maggio del 1945, quando le truppe sovietiche occuparono Berlino. George si trovava nella sua villa a Grunewald, dove aveva ospitato alcuni rifugiati e feriti. I russi lo arrestarono con l’accusa di essere un collaborazionista nazista e lo portarono nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Lì subì torture e maltrattamenti, fino a morire di fame nel settembre del 1946. 

Brigitte Helm

Cards Posizione 3 e 5 pag. 1 BUNTE FILM BILDER ALBUM 7

(collezione personale)

Nata a Berlino nel 1908, Helm iniziò la sua carriera cinematografica a 19 anni, dopo essere stata notata da Lang mentre lavorava come segretaria negli studi della UFA. Interpretò una trentina di film, tra cui La nave dei sette peccati (1928), Il denaro (1928), Alraune, la figlia del male (1930), Gloria (1931), Atlantide (1932) e Il marito ideale (1935).
Helm fu considerata per il ruolo di protagonista in L’angelo azzurro (1930), ma lo rifiutò e la parte andò a Marlene Dietrich. Lavorò con registi come G.W. Pabst, Marcel L’Herbier e Richard Oswald, e si distinse per la sua bellezza e il suo talento nel rappresentare personaggi di femme fatale.
Nel 1935 si ritirò dalle scene, in disaccordo con il regime nazista, e si trasferì in Svizzera con il suo secondo marito, l’industriale Hugo Kunheim, con cui ebbe quattro figli. Nel 1933, incise anche un singolo discografico, Fidèle/Prenez garde, Messieurs, con Eric Harden e la sua orchestra.
Brigitte Helm morì nel 1996 ad Ascona, in Svizzera, all’età di 88 anni. Nella sua vita, rifiutò sempre di rilasciare interviste sulla sua carriera cinematografica. È considerata un’icona del cinema muto tedesco e una delle prime dive della storia del cinema. 

Maria e il Maschinenmensch in Metropolis 

Brigitte Helm

Brigitte Helm è l’attrice tedesca che interpreta sia Maria che il Maschinenmensch in Metropolis. Helm dimostra una grande abilità nel cambiare espressione e atteggiamento a seconda del personaggio. La scelta di usare la stessa attrice per i due ruoli è significativa, perché sottolinea il contrasto tra la purezza e la corruzione, tra la vita e la morte, tra l’umano e il meccanico. Helm fu scelta da Lang dopo aver partecipato a un provino tra migliaia di candidate. Helm subì molte difficoltà durante le riprese, a causa del costume metallico del robot, che le provocava ferite e ustioni. Helm interpretò una trentina di film, tra cui La nave dei sette peccati, Il denaro, Alraune, la figlia del male, Gloria, Atlantide e Il marito ideale. Nel 1935, si ritirò dalle scene e si trasferì in Svizzera, dove visse fino alla sua morte nel 1996. Helm rifiutò sempre di rilasciare interviste sulla sua carriera cinematografica. 

Maria

Card Posizione 1 pag.130 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM

(collezione personale)

Maria è una giovane donna che vive tra gli operai e li guida con la sua predicazione pacifista e religiosa. Lei è l’unica che crede nella possibilità di una mediazione tra le due classi sociali, attraverso il “mediatore del cuore”. Maria è innamorata di Freder, il figlio del padrone della città, Fredersen, e lo aiuta a scoprire la realtà degli operai. Rapita dallo scienziato Rotwang, che la usa come modello per creare il Maschinenmensch. La donna riesce a fuggire e a salvare gli operai e i loro figli dalla catastrofe provocata dal robot. Maria è il simbolo della speranza e dell’amore tra i due mondi della città. 

Il Maschinenmensch

Card Posizione 2 pag.96 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM

(collezione personale)

Il Maschinenmensch, o donna-robot, è il robot creato da Rotwang, che lo modella sulle sembianze di Maria per usarlo come strumento di vendetta contro Fredersen. Il robot viene programmato per seminare il caos e la violenza tra gli operai, spingendoli a ribellarsi e a distruggere le macchine che li sfruttano. Il Maschinenmensch seduce anche Freder, facendogli credere che sia Maria, e si esibisce in una danza sensuale nel club Yoshiwara, dove attira l’attenzione di molti uomini potenti. Il Maschinenmensch è l’antitesi di Maria, perché rappresenta la falsità e l’odio che dividono i due mondi della città. Nella card ALFRED ABEL, RUDOLF KLEIN-ROGGE e la donna artificiale interpretata da BRIGITTE HELM in "METROPOLIS".

LOCANDINA TEDESCA DEL FILM

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The Man Who Laughs (1928)



L'UOMO CHE RIDE E LA NASCITA DI JOKER


L’uomo che ride è un film muto diretto da Paul Leni nel 1928, tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo. Il film è ambientato nella Londra del tardo XVIII secolo e racconta la storia di Gwynplaine, un giovane orfano con un volto sfregiato che gli conferisce un ghigno perenne. Gwynplaine si esibisce come fenomeno da baraccone, viaggiando da fiera a fiera con il suo fedele compagno Ursus, la piccola Dea (che è cieca) e il cane Homo. Quando Gwynplaine diventa adulto, scopre di essere in realtà il figlio di un aristocratico.
L’uomo che ride è considerato uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che si caratterizzava per l’uso di luci e ombre drammatiche, scenografie distorte e angolari, e temi cupi e inquietanti. Il film riflette anche il clima di crisi sociale ed economica della Germania degli anni Venti, segnata dalla sconfitta nella Prima guerra mondiale, dall’iperinflazione e dalla disoccupazione.
La figura di Gwynplaine con il suo ghigno disperato e la sua sofferenza ha influenzato profondamente la creazione del personaggio di Joker, il celebre nemico di Batman. Il Joker esordisce nel 1940 nel primo volume della serie a fumetti Batman pubblicato dalla DC Comics. Da allora, è diventato una delle icone con il maggior numero di trasposizioni cinematografiche e televisive, ma chiunque sia stato chiamato ad interpretarlo ha creato una propria personalissima versione del personaggio. Si pensi a Jack Nicholson nel film di Tim Burton, a Heath Ledger nel Cavaliere Oscuro, fino all’ultimo acclamato Joker di Joaquin Phoenix.
Il Joker di Todd Phillips, in particolare, presenta molti paralleli con l’uomo che ride. I tagli sulle labbra di Gwynplaine diventano la sindrome del riso incontrollato di Arthur Fleck. Ambedue vedono come unica via di fuga dalla loro emarginazione quella di far ridere la gente, sono i reietti di una società che li sbeffeggia e li denigra. Entrambi però si ribelleranno ognuno a modo suo, come ogni Joker che si rispetti.
Il film di Leni non è stata l’unica fonte di ispirazione per il personaggio di Joker. Nel corso della sua storia, il Joker ha avuto altre influenze, come il personaggio di Conrad Veidt nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), il giullare malvagio di Batman: The Killing Joke (1988), il serial killer John Wayne Gacy (1978-1994), e il comico fallito interpretato da Jerry Lewis in Re per una notte (1982). 

IL REGISTA

Paul Leni



Paul Leni è stato uno dei maggiori esponenti del cinema espressionista tedesco, un movimento che si caratterizzava per l’uso di scenografie distorte, luci e ombre drammatiche, angoli di ripresa insoliti e temi psicologici e fantastici. Leni ha iniziato la sua carriera come pittore e scenografo teatrale, collaborando con registi come Joe May ed Ernst Lubitsch. Ha debuttato alla regia nel 1916 con Das Tagebuch des Dr. Hart, un film a episodi che raccontava le vicende di un medico e dei suoi pazienti. Tra i suoi film più noti in Germania ci sono La scala di servizio (1921), una storia d’amore e tradimento ambientata in un condominio, e Il gabinetto delle figure di cera (1924), un film a episodi che mescolava horror, avventura e commedia, con protagonisti Emil Jannings, Conrad Veidt e Werner Krauss. Leni si distingueva per la sua abilità nel creare atmosfere suggestive e nel sfruttare gli effetti speciali, come il montaggio parallelo, le sovrimpressioni, le dissolvenze e le animazioni. Nel 1927, Leni si trasferì a Hollywood, dove fu ingaggiato dalla Universal Studios per dirigere film horror e thriller. Il suo primo film americano fu Il castello degli spettri (1927), un adattamento di una commedia di John Willard, che ebbe un grande successo e influenzò il genere del film di casa stregata. Seguirono The Chinese Parrot (1927), un film poliziesco tratto da un romanzo di Earl Derr Biggers, e L’uomo che ride (1928), un melodramma storico tratto da un romanzo di Victor Hugo, con protagonista Conrad Veidt nei panni di un nobile sfigurato da un ghigno permanente. Il suo ultimo film fu Il teatro maledetto (1929), un giallo ambientato in un teatro abbandonato, dove si ripete lo spettacolo in cui era avvenuto un misterioso omicidio. Leni morì lo stesso anno, a causa di una sepsi, lasciando incompiuto il suo progetto di adattare Frankenstein di Mary Shelley. Paul Leni è considerato uno dei precursori del cinema horror e fantastico, e ha influenzato registi come James Whale, Alfred Hitchcock, Tim Burton e Guillermo del Toro. 

IL CAST di The Man Who Laughs:

Conrad Veidt

Card n.54  Für UNSERE FILM-LIEBLINGE DAS ORAMI-ALBUM

(collezione personale)

Conrad Veidt, nato a Berlino nel 1893 da genitori di origine ebraica, fu uno dei più grandi attori del cinema muto tedesco. Si appassionò al teatro fin da ragazzo e frequentò la scuola di Max Reinhardt, uno dei più influenti registi dell’epoca. Salì sul palcoscenico per la prima volta nel 1914 e nello stesso anno esordì sul grande schermo. Collaborò con i più importanti cineasti tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più noto fu quello di Cesare, il sonnambulo manipolato dal dottor Caligari per uccidere, nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), un capolavoro del cinema espressionista. Il film si distingue per la sua scenografia angosciosa e deformata, che esprime lo stato d’animo dei personaggi e crea un clima di terrore. Conrad Veidt si specializzò in personaggi malvagi e tormentati, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Recitò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò alla versione cinematografica de Il conte di Montecristo. Nel 1933, dopo la salita al potere dei nazisti, Conrad Veidt abbandonò la Germania e si stabilì in Inghilterra, dove acquisì la cittadinanza britannica. Qui proseguì la sua carriera in film di successo, come Il ladro di Bagdad (1940), in cui impersonava il perfido gran visir Jaffar. Nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti, dove divenne cittadino americano. Qui interpretò ruoli di antagonista, come il maggiore Strasser in Casablanca (1942), uno dei film più celebri della storia del cinema. Morì nel 1943, per un infarto, mentre giocava a golf. Il suo ultimo film fu Al di sopra di ogni sospetto (1943), in cui vestiva i panni di un ufficiale nazista. Conrad Veidt fu un attore di grande fascino e bravura, che diede vita a personaggi complessi e sfumati. Fu anche un uomo di grande onestà e coraggio, che si oppose al regime nazista e che appoggiò la causa degli ebrei e degli alleati. Fu anche un benefattore, che devolse gran parte dei suoi guadagni a organizzazioni umanitarie e di aiuto. Fu ammirato e apprezzato da colleghi e amici, come il regista Michael Curtiz, che disse di lui: “Era un uomo meraviglioso e un grande attore. Non lo dimenticherò mai”. 

Mary Philbin

Card n.5 CINEMA STUDIES issued by NICOLAS SARONY & C°

(collezione personale)

Mary Philbin è stata un’attrice statunitense che ha recitato in diversi film muti negli anni venti. È famosa per il suo ruolo di Christine Daaé nel film del 1925 Il fantasma dell’opera al fianco di Lon Chaney, e per quello di Dea in L’uomo che ride del 1928. Entrambi i film la vedevano nella parte della “Bella” in vicende ricalcate sull’archetipo de La bella e la bestia.
Nata in una famiglia cattolica appartenente alla classe media di origine irlandese, iniziò la propria carriera di attrice dopo aver vinto un concorso di bellezza patrocinato dalla Universal Pictures. Debuttò sul grande schermo nel 1921 e nel corso degli anni venti diventò un’attrice di successo, prendendo parte a diversi film di primo piano, tra cui La legge dell’amore nel 1928, dove fu diretta da D. W. Griffith. Nel 1922, vinse la prima edizione del premio WAMPAS Baby Stars, un’iniziativa pubblicitaria promossa negli Stati Uniti dalla Western Association of Motion Picture Advertisers, che premiava ogni anno tredici ragazze giudicate pronte ad iniziare una brillante carriera nel cinema.
Tuttavia, come molte altre acclamate stelle dell’epoca del muto, la Philbin non riuscì a proseguire la propria carriera oltre l’avvento del sonoro agli inizi degli anni trenta. Prima di ritirarsi interpretò comunque alcuni ruoli parlati e soprattutto doppiò se stessa per la riedizione sonorizzata de Il fantasma dell’opera. Dopo essersi ritirata dalle scene dedicò la propria vita a prendersi cura dei suoi anziani genitori. Nel 1927 si era fidanzata con il dirigente della Universal Paul Kohner, ma aveva rotto il fidanzamento per l’opposizione dei genitori, dato che lei era cattolica mentre Kohner era un ebreo osservante di origine ceca. Non si sposò mai e si mostrò in pubblico molto di rado. Una delle sue poche apparizioni pubbliche fu negli ultimi anni trascorsi a Los Angeles in occasione della prima del musical di Andrew Lloyd Webber The Phantom of the Opera. Mary Philbin morì di polmonite nel 1993 all’età di 90 anni e venne sepolta al Calvary Cemetery di Los Angeles.

Olga Baclanova

Card n.16 CINEMA STUDIES issued by NICOLAS SARONY & C°

(collezione personale)


Olga Baclanova è stata un’attrice russa che ha recitato in diversi film muti e sonori negli Stati Uniti, tra gli anni venti e gli anni cinquanta. È famosa per il suo ruolo di Cleopatra nel film horror del 1932 Freaks, diretto da Tod Browning, dove interpretava una trapezista malvagia che tentava di uccidere il suo sposo nano per ereditare la sua fortuna. Un altro ruolo importante che ha avuto è stato quello della Duchessa Josiana nel film del 1928 The Man Who Laughs, dove era la “Bella” in una storia ispirata a La bella e la bestia. Josiana era una nobildonna capricciosa e volubile che doveva sposare Gwynplaine, il protagonista del film, per ordine della regina Anna. Josiana era attratta dal sorriso deformante di Gwynplaine, ma lo disprezzava per la sua origine umile. Nel film, Josiana tentava di sedurre Gwynplaine, ma veniva respinta da lui, che era innamorato di Dea, una ragazza cieca che lo aveva sempre accettato. Josiana era anche coinvolta in una cospirazione contro la regina, orchestrata dal suo amante Lord Dirry-Moir.     

Baclanova nacque a Mosca nel 1893 da una famiglia di artisti. Studiò recitazione al Teatro d’arte di Mosca e apparve in diversi film russi prima di emigrare negli Stati Uniti nel 1925 con una compagnia teatrale. Debuttò a Hollywood nel 1927 nel film The Dove e da allora partecipò a numerosi film di successo, come The Docks of New York, The Wolf of Wall Street e Downstairs. Baclanova si sposò tre volte e ebbe due figli. Si ritirò dalle scene nel 1955 e visse in Svizzera fino alla sua morte nel 1974. 


LOCANDINA AMERICANA DEL FILM

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